ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 25/04/2010

MESSAGGIO DA MEDJUGORJE DEL 25 APRILE 2010

Post n°3470 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Cari figli, in questo tempo quando in modo particolare pregate e chiedete la mia intercessione, vi invito figlioli, pregate perchè attraverso le vostre preghiere possa aiutare quanti più cuori possibili ad aprirsi ai miei messaggi. Pregate per le mie intenzioni. Io sono con voi e intercedo presso mio Figlio per ciascuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
[Info da Medju] Fonte: www.medjugorje.hr

 
 
 

SACRA SINDONE: E' STATO ACCERTATO CHE NON E' UN FALSO MEDIOEVALE

Post n°3469 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dal 10 aprile a Torino il più importante reperto o reliquia – che vuol dire “resto” – della cristianità è in ostensione, ossia è visibile, in tutta la sua completezza. Il termine ostensione è un termine del linguaggio liturgico: sta ad indicare che quanto viene mostrato è qualcosa di sacro. Di fatto almeno due milioni di persone si sono prenotate e hanno iniziato a sfilare per vederla. Abbiamo posto alcune domande a Don Nicola Bux, Professore di Liturgia Orientale, che da poco ha pubblicato un libro proprio su Gesù con le edizioni Cantagalli di Siena.

Don Nicola ma non era stato accertato che la Sindone è un “falso” medievale?

Si riferisce certamente all’esame radiocarbonio cui furono sottoposti dei campioni prelevati dal celebre lenzuolo che nel 1988 sentenziarono che la forbice di datazione andava dal 1260 al 1330 o giù di li. All’epoca i risultati, condotti in tre laboratori diversi nei quali i campioni erano stati esaminati. Ma ben presto ci si accorse che il risultato era in contrasto con tutti gli altri dati scientifici che invece datano la Sindone alla prima metà del primo secolo dell’era cristiana.

Può per favore indicare uno di questi dati?

Come ha fatto un falsario del tredicesimo secolo a inventare la differente colatura di sangue venoso e sangue arterioso che è stata scoperta nel 1598? Come ha fatto a studiare la caduta del sangue se la legge di gravità è stata scoperta solo nel 1666? Per non parlare di una messe di dati che scienziati di ogni parte e di ogni fede hanno raccolto al punto da configurare una vera e propria branca scientifica che va sotto il nome di Sindonologia. Possiamo aggiungere un altro fenomeno evidente sulla Sindone, la formazione dell’immagine ultravioletta direzionale. Mi spiego. Se si avvolge un cadavere insanguinato o impregnato di aromi in un lenzuolo e poi lo si apre, ci si trova di fronte ad una immagine, per dir così, deformata. Invece, nella Sindone non solo le macchie di sangue sono nitide nei loro contorni, ma l’impronta del corpo risulta esattamente perpendicolare al lenzuolo sia nella parte frontale che in quella retrostante.

Facciamo un passo indietro. Dove è stata trovata la Sindone? Come è finita a Torino?

In occidente appare nella prima metà del XIV secolo nella Savoia, in possesso di un discendente dei crociati. Ma la ricostruzione del suo percorso all’indietro la vede presente a Costantinopoli e ancor prima a Edessa. Qui le ipotesi si diversificano, ma la più verosimile è quella che fosse rimasta nelle mani degli apostoli, inizialmente Pietro che la nascose perché, secondo i precetti giudaici si trattava di qualcosa di impuro in quanto era stata a contatto con un cadavere. Dunque sarà rimasta nascosta a Gerusalemme. Probabilmente, ripiegata in otto parti – il lenzuolo è lungo circa quattro metri e largo poco più di uno – al punto che si vedeva solamente il volto, cominciò il suo viaggio che la poneva sempre più al centro della venerazione dei Cristiani prima in oriente e poi in occidente, molto probabilmente dopo la quarta crociata del 1204: si ritiene infatti che possa essere stata trafugata in quell’occasione da Costantinopoli. Certo è che nel XIV secolo, come ho già detto, viene in possesso dei Savoia che la custodiscono a Chambery e poi a Torino. Oggi è ancora lì, sebbene non più custodita ripiegata nel reliquiario argenteo scampato miracolosamente, è il caso di dire, all’incendio della Cappella del Guarini nel 1997.

Perché mai tanta venerazione e tanto dibattito sulla Sindone?

Ecco qui dobbiamo fare un’altra annotazione: che è riscontrata dagli scienziati. Sotto le macchie di sangue, vero sangue del gruppo AB, non c’è l’impronta del corpo, il che significa che questa si è formata successivamente. Tale impronta poi, interessa solo la parte superficiale del tessuto, non è passata dall’altra parte. Dunque, da tutto quanto abbiamo detto, sebbene sinteticamente, le macchie di sangue attestano che l’Uomo della Sindone, come gli scienziati dicono, è stato torturato e percosso in specie con il supplizio della flagellazione e della crocifissione; ma l’impronta attesta un fenomeno singolare: una irradiazione, un lampo di millesimo di secondo. Per i credenti l’Uomo della Sindone è Gesù Cristo, tanto è impressionante la corrispondenza con la descrizione della passione che ci hanno lasciato i Vangeli. Concentrandoci particolarmente sul volto maestoso, questo si presenta con capelli lunghi e bipartiti e in alcuni punti impastati di sangue, due o tre ciocche sulla fronte, palpebre chiuse, arcate sopracciliari pronunciate, naso lungo e diritto, zigomi pronunciati, baffi oltre le labbra piccole, con piccole zone senza barba sotto il labbro inferiore, bipartita un po’ spostata su un lato.

Ma l’impronta a cosa è dovuta?

Si può supporre secondo alcuni che sia il segno lasciato da Cristo con la risurrezione. Possiamo immaginarci che questa abbia come svuotato il lenzuolo – Sindone è il termine greco corrispondente – senza aprirlo ma afflosciandolo su se stesso e lasciando ancora rigonfia la parte della testa. Tale fu la visione che si presentò a Giovanni e Pietro il mattino del primo giorno dopo il sabato, cioè l’odierna domenica, quando andarono al sepolcro("Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette").  La descrizione è reperibile nel Vangelo di San Giovanni.

Allora la Sindone è un enigma o un mistero?

Malgrado da talune parti si insista col definirla enigmatica, in realtà i numerosissimi riscontri della Sindonologia non lasciano margini di dubbio. Basta immergersi in essa e non si finirà di rimanerne affascinati e catturati. Piuttosto la Sindone è il mistero di una presenza irriducibile perché è il segno di un Uomo e nello stesso tempo di un Dio. Dunque il termine mistero, con il suo significato trascendente e l’unico adatto per definirla. Questa è la ragione vera per cui continua ad attrarre tantissimi come stiamo osservando in questi giorni. Chi riteneva che la datazione tardo medievale avrebbe fatto scemare l’interesse è rimasto deluso. - Salvatore Gentile - loccidentale -

 
 
 

MALARIA: UNICEF, INACCETTABILI 850.000 MORTI OGNI ANNO PER PUNTURE DI ZANZARE

Post n°3468 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E' "inaccettabile" che circa 850.000 persone ogni anno continuino a morire a causa di una puntura di zanzara. Cosi' il direttore generale dell'Unicef Ann M. Veneman nel suo messaggio in occasione della Giornata mondiale contro la Malaria che si celebra domenica. Quasi il 90% delle vittime, continua Veneman, "vive in Africa sub-sahariana e la maggior parte e' costituita da bambini sotto i cinque anni d'eta'. Questa disparita' e' ancora piu' scioccante e inaccettabile". Per il direttore dell'Unicef, l'obiettivo del segretario generale dell'Onu di controllare la malattia in tutti i Paesi in cui e' endemica "e' realizzabile e sono stati fatti progressi". C'e' stato un significativo aumento della copertura delle zanzariere trattate con insetticida (ITN) in diversi Stati africani, ha spiegato Veneman, soprattutto grazie a massicce campagne di distribuzione a livello nazionale che hanno raggiunto i gruppi piu' a rischio di contrarre la malaria: i poveri e le popolazioni rurali. "E' dimostrato", ha aggiunto, "che gli interventi di prevenzione della malaria funzionano, ma e' necessario aumentarli e renderli piu' sistematici per raggiungere l'obiettivo del 2010". Il doppio approccio nella lotta contro la malaria (una migliore copertura di zanzariere trattate con insetticida e un maggiore utilizzo di farmaci antimalarici basati sull'artemisina (ACT) per curare i pazienti) per il direttore del Fondo mondiale per l'Infanzia "e' cio' che serve per contribuire a salvare centinaia di migliaia di vite". E ha sottolineato: "Una forte collaborazione tra governi, donatori, organizzazioni internazionali, settore privato, societa' civile e organizzazioni religiose hanno consentito di ottenere dei risultati nella lotta contro la malattia e cio' deve proseguire. La lotta contro la malaria produce altri benefici: ridurre la malaria riduce il carico di lavoro di strutture sanitarie gia' al limite. Ridurre la malaria riduce il numero di persone che muoiono a causa dell'HIV e AIDS, la malaria e' una concausa significativa che contribuisce a queste morti. Ridurre la malaria riduce il numero di persone che muoiono di malnutrizione, poiche' coloro che sono gia' indeboliti dalla mancanza di cibo -se contraggono la malaria- hanno piu' probabilita' di morire". Infine, "ridurre la malaria significa migliorare la salute delle madri in gravidanza e quindi migliorare la salute dei loro bambini. La lotta contro la malaria puo' essere vinta e ora il mondo deve unirsi per garantire che nessuno muoia piu' per la puntura di una zanzara". -  www.ong.agimondo.it -

 
 
 

47MA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Post n°3467 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, Benedetto XVI esorta in modo particolare coloro che sono ordinati ad una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi. Il ringraziamento a “quanti con la preghiera e l’affetto sostengono il mio ministero di Successore di Pietro” e a quanti si dedicano alla prevenzione e all’educazione” dei giovani.

Genitori e sacerdoti sono chiamati in modo particolare a impegnarsi per le vocazioni: i primi coltivando “ogni piccolo germe di vocazione”, i secondi sentendosi impegnati “per una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”. La 47ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra oggi, domenica “del Buon pastore”, è stata ricordata con queste esortazioni da Benedetto XVI alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita del Regina Caeli. L’incontro è servito al Papa anche per ringraziare “quanti con la preghiera e l’affetto sostengono il mio ministero di Successore di Pietro” e ha rivolto un saluto particolare all’Associazione “Meter”, che da 14 anni promuove la Giornata nazionale per i bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza. “In questa occasione – ha detto - voglio soprattutto ringraziare e incoraggiare quanti si dedicano alla prevenzione e all’educazione, in particolare i genitori, gli insegnanti e tanti sacerdoti, suore, catechisti e animatori che lavorano con i ragazzi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni”. Benedetto XVI, prima della recita della preghiera mariana ha dunque parlato delle vocazioini, ricordando il tema dell’attuale Giornata: “La testimonianza suscita vocazioni”.”La prima forma di testimonianza che suscita vocazioni – ha proseguito - è la preghiera, come ci mostra l’esempio di santa Monica che, supplicando Dio con umiltà ed insistenza, ottenne la grazia di veder diventare cristiano suo figlio Agostino”. “Invito, pertanto, i genitori a pregare, perché il cuore dei figli si apra all’ascolto del Buon Pastore, e “ogni più piccolo germe di vocazione … diventi albero rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità”. “In questa Giornata di speciale preghiera per le vocazioni, esorto in particolare i ministri ordinati, affinché, stimolati dall’Anno Sacerdotale, si sentano impegnati ‘per una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi’ (Lettera di indizione). Ricordino che il sacerdote ‘continua l’opera della Redenzione sulla terra’; sappiano sostare volentieri davanti al tabernacolo; aderiscano ‘totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa’; si rendano disponibili all’ascolto e al perdono; formino cristianamente il popolo a loro affidato; coltivino con cura la ‘fraternità sacerdotale’”. Dopo il Regina Caeli, il Papa ha ricordato che oggi a Roma e a Barcellona, sono stati proclamati beati due sacerdoti: Angelo Paoli, carmelitano, e José Tous y Soler, cappuccino. “Del beato Angelo Paoli, originario della Lunigiana e vissuto tra i secoli XVII e XVIII, mi piace ricordare che fu apostolo della carità a Roma, soprannominato “padre dei poveri”. Si dedicò specialmente ai malati dell’Ospedale San Giovanni, prendendosi cura anche dei convalescenti. Il suo apostolato traeva forza dall’Eucaristia e dalla devozione alla Madonna del Carmine, come pure da un’intensa vita di penitenza. Nell’Anno Sacerdotale, propongo volentieri il suo esempio a tutti i sacerdoti, in modo particolare a quanti appartengono ad Istituti religiosi di vita attiva”. - (AsiaNews) -

 
 
 

L'ESORCISTA IN VATICANO ERA PAPA WOJTYLA

Post n°3466 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Così titolava il Corriere della Sera del 20/7/1993 parlando di un'indemoniata liberata dal papa Giovanni Paolo II. Del fatto ce ne informa lo scomparso arcivescovo francese Jacques Martin, che in un libro di memorie postumo, riferisce di come papa Wojtyla abbia scacciato Satana da una donna, vittima di possessione diabolica. "Qualche giorno fa - scrive nei suoi ricordi monsignor Martin - il vescovo di Spoleto monsignor Alberti, è venuto in udienza dal Papa con una donna ossessa, Francesca F, che si rotolava per terra urlando. Noi dal di fuori sentivamo le sue grida. Il Papa ha cominciato a pregare, pronunciando vari esorcismi, ma invano. Soltanto quando, alla fine, il Papa ha detto alla donna:" lo dirò per te la Messa domani", improvvisamente Francesca F, liberata dalla potenza malefica, è tornata normale". Giovanni Paolo II ha poi ammesso di essere rimasto "molto impressionato", spiegando che per la prima volta gli era capitato un caso simile: "Una vera scena biblica!" aveva esclamato. Don Gabriele Amorth, esorcista nella diocesi di Roma, commentando il fatto ha detto:"Sapevo degli esorcismi del Papa del 1984 ed ho saputo di altri esorcismi fatti dal Papa in seguito. Anche ultimamente. Non ero però al corrente di quello di cui si parla, fatto nel 1982. Non vedo in questo avvenimento nulla di eccezionale, perchè Gesù Cristo esorcizzava, gli Apostoli esorcizzavano, e reputo naturale che un vescovo, in quanto successore degli Apostoli, esorcizzi". Alla domanda "Perchè tanto interesse?" ha risposto: "Fa stupore, perchè da troppo tempo nella Chiesa cattolica si è lasciata morire la missione dell'esorcismo. Credo da 200 anni. Direi, in parte, per reazione alle esagerazioni del passato, in parte perchè c'è stato un razionalismo ed un materialismo, che hanno avvelenato anche il clero. Per cui si è cercato di spiegare tutto con motivi naturali, indirizzando le persone, anche se possedute dal Demonio, agli psichiatri". 1) G. Amorth: Un esorcista racconta, Dehoniane, Roma, 1994, pp. 139-145   - 2) Idem, p. 142 - Carlo Di Pietro - Pontifex -

 
 
 

LA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO - 25 APRILE -

Post n°3465 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
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Carissimi a Genazzano (Roma), nel luogo dove oggi sorge il Santuario della Madre del Buon Consiglio, esisteva un’antica chiesa del decimo secolo. Nella seconda metà del 1400, un'anziana vedova di nome Petruccia, mise a disposizione tutti i suoi beni per ingrandire e restaurare la vecchia chiesa ormai fatiscente. Ma il preventivo di spesa si rilevò insufficiente per portare a termine il progetto e i lavori furono sospesi. La popolazione, con sarcasmo, derideva la santa vedova per l’insuccesso della sua impresa. Ma Petruccia con fede e serenità rispondeva loro: "Figlioli miei, non vi preoccupate, perché prima che io muoia (ed era già molto vecchia) la Beata Vergine e S. Agostino porteranno a termine questa chiesa!". Non passò un anno dalla predizione perché nel 1467, il 25 di aprile, festa di S. Marco, un’immagine della beata Vergine  apparve miracolosamente su di una parete della chiesa. Secondo diversi testimoni, quell'immagine provenì volando da Scutari, un paese dell'Albania. L'immagine miracolosa aveva abbandonato la residenza originaria dove era in atto la persecuzione dei cristiani da parte dei musulmani, e aveva attraversato il mare trasportata da due angeli, fuggendo poco prima che la città fosse presa dai Turchi. Grande fu la commozione della popolazione non solo per il prodigioso evento, ma per i tanti miracoli e grazie con i quali la Beata Vergine volle manifestarsi attraverso la sua bellissima Immagine. Il 27 aprile, ovvero dopo appena due giorni dal suo arrivo, la Vergine compì il suo primo miracolo cui ne seguirono, alla data del 16 agosto dello stesso 1467, ben 160. Il ripetersi di questi fatti consigliò il notaio del paese a trascriverli in un apposito registro (Codice del Miracoli). Immenso fu il concorso di popolo che veniva dai paesi vicini e poi da ogni parte d’Italia a pregare la Santa Immagine. Diversi pontefici e anche la Beata Madre Teresa di Calcutta hanno manifestato una grande devozione verso la Madonna del Buon Consiglio.Preghiamo la Beata Vergine del Buon Consiglio, oggi ed in ogni necessità, perché sappia sempre aiutarci a scegliere cio' che Dio desidera da noi:
    
PREGHIERA:
    
Beatissima Vergine Maria, purissima Madre di Dio, fedele dispensatrice di tutte le grazie, deh! Per l'amore del vostro divin Figliolo illuminate la mia mente, ed assistetemi coi vostri consigli, sicché possa vedere e volere cio' che debbo fare in ogni circostanza della vita. Spero, o Vergine Immacolata, di ricevere per la vostra intercessione questo celeste favore; dopo Dio, ogni mia confidenza è in voi riposta.Nel timore però che i miei peccati possano impedire l'effetto alla mia preghiera, li detesto quanto posso, perché dispiacciono infinitamente al vostro Figlio. Mia buona Madre, io vi domando questa cosa sola: Cosa debbo fare? - [Innamorati di Maria]

 
 
 

SAN MARCO EVANGELISTA 25 APRILE 2010

Post n°3464 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
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La figura dell´evangelista Marco, è conosciuta soltanto da quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pietro e s. Paolo; non fu certamente un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe neppure, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo, che secondo il Vangelo di Marco, seguì Gesù dopo l´arresto nell´orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo; i soldati cercarono di afferrarlo ed egli sfuggì nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani. Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova benestante Maria, che metteva a disposizione del Maestro la sua casa in Gerusalemme e l´annesso orto degli ulivi. Nella grande sala della loro casa, fu consumata l´Ultima Cena e lì si radunavano gli apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battezzati da Pietro, che frequentava assiduamente la sua casa e infatti Pietro lo chiamava in senso spirituale "mio figlio".

Discepolo degli Apostoli e martirio

Nel 44 quando Paolo e Barnaba, parente del giovane, ritornarono a Gerusalemme da Antiochia, dove erano stati mandati dagli Apostoli, furono ospiti in quella casa; Marco il cui vero nome era Giovanni usato per i suoi connazionali ebrei, mentre il nome Marco lo era per presentarsi nel mondo greco-romano, ascoltava i racconti di Paolo e Barnaba sulla diffusione del Vangelo ad Antiochia e quando questi vollero ritornarci, li accompagnò. Fu con loro nel primo viaggio apostolico fino a Cipro, ma quando questi decisero di raggiungere Antiochia, attraverso una regione inospitale e paludosa sulle montagnae del Tauro, Giovanni Marco rinunciò spaventato dalle difficoltà e se ne tornò a Gerusalemme. Cinque anni dopo, nel 49, Paolo e Barnaba ritornarono a Gerusalemme per difendere i Gentili convertiti, ai quali i giudei cristiani volevano imporre la legge mosaica, per poter ricevere il battesimo. Ancora ospitati dalla vedova Maria, rividero Marco, che desideroso di rifarsi della figuraccia, volle seguirli di nuovo ad Antiochia; quando i due prepararono un nuovo viaggio apostolico, Paolo non fidandosi, non lo volle con sé e scelse un altro discepolo, Sila e si recò in Asia Minore, mentre Barnaba si spostò a Cipro con Marco.
In seguito il giovane deve aver conquistato la fiducia degli apostoli, perché nel 60, nella sua prima lettera da Roma, Pietro salutando i cristiani dell´Asia Minore, invia anche i saluti di Marco; egli divenne anche fedele collaboratore di Paolo e non esitò di seguirlo a Roma, dove nel 61 risulta che Paolo era prigioniero in attesa di giudizio, l´apostolo parlò di lui, inviando i suoi saluti e quelli di "Marco, il nipote di Barnaba" ai Colossesi; e a Timoteo chiese nella sua seconda lettera da Roma, di raggiungerlo portando con sé Marco "perché mi sarà utile per il ministero". Forse Marco giunse in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente rimase nella capitale dei Cesari, al servizio di Pietro, anch´egli presente a Roma. Durante gli anni trascorsi accanto al Principe degli Apostoli, Marco trascrisse, secondo la tradizione, la narrazione evangelica di Pietro, senza elaborarla o adattarla a uno schema personale, cosicché il suo Vangelo ha la scioltezza, la vivacità e anche la rudezza di un racconto popolare. Affermatosi solidamente la comunità cristiana di Roma, Pietro inviò in un primo momento il suo discepolo e segretario, ad evangelizzare l´Italia settentrionale; ad Aquileia Marco convertì Ermagora, diventato poi primo vescovo della città e dopo averlo lasciato, s´imbarcò e fu sorpreso da una tempesta, approdando sulle isole Rialtine (primo nucleo della futura Venezia), dove si addormentò e sognò un angelo che lo salutò: "Pax tibi Marce evangelista meus" e gli promise che in quelle isole avrebbe dormito in attesa dell´ultimo giorno. Secondo un´antichissima tradizione, Pietro lo mandò poi ad evangelizzare Alessandria d´Egitto, qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo. Nella zona di Alessandria subì il martirio, sotto l´imperatore Traiano (53-117); fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante. Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile verso l´anno 72, secondo gli "Atti di Marco" all´età di 57 anni; ebrei e pagani volevano bruciarne il corpo, ma un violento uragano li fece disperdere, permettendo così ad alcuni cristiani, di recuperare il corpo e seppellirlo a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.

Il Vangelo

Il Vangelo scritto da Marco, considerato dalla maggioranza degli studiosi come "lo stenografo" di Pietro, va posto cronologicamente tra quello di s. Matteo (scritto verso il 40) e quello di s. Luca (scritto verso il 62); esso fu scritto tra il 50 e il 60, nel periodo in cui Marco si trovava a Roma accanto a Pietro. È stato così descritto: "Marco come fu collaboratore di Pietro nella predicazione del Vangelo, così ne fu pure l´interprete e il portavoce autorizzato nella stesura del medesimo e ci ha per mezzo di esso, trasmesso la catechesi del Principe degli Apostoli, tale quale egli la predicava ai primi cristiani, specialmente nella Chiesa di Roma". Il racconto evangelico di Marco, scritto con vivacità e scioltezza in ognuno dei sedici capitoli che lo compongono, seguono uno schema altrettanto semplice; la predicazione del Battista, il ministero di Gesù in Galilea, il cammino verso Gerusalemme e l´ingresso solenne nella città, la Passione, Morte e Resurrezione. Tema del suo annunzio è la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, rivelato dal Padre, riconosciuto perfino dai demoni, rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli. Momento culminante del suo Vangelo, è la professione del centurione romano pagano ai piedi di Gesù crocifisso: "Veramente quest´uomo era Figlio di Dio", è la piena definizione della realtà di Gesù e la meta cui deve giungere anche il discepolo.

Le vicende delle sue reliquie - Patrono di Venezia

La chiesa costruita al Canopo di Alessandria, che custodiva le sue reliquie, fu incendiata nel 644 dagli arabi e ricostruita in seguito dai patriarchi di Alessandria, Agatone (662-680), e Giovanni di Samanhud (680-689). E in questo luogo nell´828, approdarono i due mercanti veneziani Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, che s´impadronirono delle reliquie dell´Evangelista minacciate dagli arabi, trasferendole a Venezia, dove giunsero il 31 gennaio 828, superando il controllo degli arabi, una tempesta e l´arenarsi su una secca.
Le reliquie furono accolte con grande onore dal doge Giustiniano Partecipazio, figlio e successore del primo doge delle Isole di Rialto, Agnello; e riposte provvisoriamente in una piccola cappella, luogo oggi identificato dove si trova il tesoro di San Marco. Iniziò la costruzione di una basilica, che fu portata a termine nell´832 dal fratello Giovanni suo successore; Dante nel suo memorabile poema scrisse. "Cielo e mare vi posero mano", ed effettivamente la Basilica di San Marco è un prodigio di marmi e d´oro al confine dell´arte. Ma la splendida Basilica ebbe pure i suoi guai, essa andò distrutta una prima volta da un incendio nel 976, provocato dal popolo in rivolta contro il doge Candiano IV (959-976) che lì si era rifugiato insieme al figlio; in quell´occasione fu distrutto anche il vicino Palazzo Ducale. Nel 976-978, il doge Pietro Orseolo I il Santo, ristrutturò a sue spese sia il Palazzo che la Basilica; l´attuale `Terza San Marco´ fu iniziata invece nel 1063, per volontà del doge Domenico I Contarini e completata nei mosaici e marmi dal doge suo successore, Domenico Selvo (1071-1084). La Basilica fu consacrata nel 1094, quando era doge Vitale Falier; ma già nel 1071 s. Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima, al posto di s. Teodoro, che fino all´XI secolo era il patrono e l´unico santo militare venerato dappertutto. Le due colonne monolitiche poste tra il molo e la piazzetta, portano sulla sommità rispettivamente l´alato Leone di S. Marco e il santo guerriero Teodoro, che uccide un drago simile ad un coccodrillo. La cerimonia della dedicazione e consacrazione della Basilica, avvenuta il 25 aprile 1094, fu preceduta da un triduo di penitenza, digiuno e preghiere, per ottenere il ritrovamento delle reliquie dell´Evangelista, delle quali non si conosceva più l´ubicazione. Dopo la Messa celebrata dal vescovo, si spezzò il marmo di rivestimento di un pilastro della navata destra, a lato dell´ambone e comparve la cassetta contenente le reliquie, mentre un profumo dolcissimo si spargeva per la Basilica. Venezia restò indissolubilmente legata al suo Santo patrono, il cui simbolo di evangelista, il leone alato che artiglia un libro con la già citata scritta: "Pax tibi Marce evangelista meus", divenne lo stemma della Serenissima, che per secoli fu posto in ogni angolo della città ed elevato in ogni luogo dove portò il suo dominio. San Marco è patrono dei notai, degli scrivani, dei vetrai, dei pittori su vetro, degli ottici; la sua festa è il 25 aprile, data che ha fatto fiorire una quantità di detti e proverbi. -  Antonio Borrelli - santiebeati - [Innamorati di Maria]

 
 
 

25 APRILE L'ITALIA FESTEGGIA LA DATA DELLA SUA LIBERAZIONE

Post n°3463 pubblicato il 25 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

L'Italia tutta festeggia la data della sua Liberazione. Un momento significativo ed importante che,però, non va sprecato nella banalità e nella melassa delle solite celebrazioni  piene di retorica. Sarà opportuno ricordare che la Liberazione fu uno straordinario evento, al quale collaborarono tutti gli italiani di buona volontà, pertanto ci sembrano sbagliati quei tentativi di mettere il cappello sulla Liberazione. Ecco perché ci auguriamo che nelle manifestazioni odierne non compaiano le bandiere rosse, le orribili arcobaleno o di qualsivoglia partito, ma solo il tricolore. Che non si canti Bella ciao (le racchie non venivano salutate?), ma l' inno nazionale. Insomma é la festa di tutti gli italiani e non di una parte. Si lavori davvero per una riconciliazione ed una pacificazione, mettendo da parte odi e divisioni. Alla Liberazione diedero il loro contributo anche tanti cattolici e questo non va  dimenticato. Poi sarebbe giusto dedicare un pensiero non solo ai partigiani morti (va detto che non sempre i partigiani attuarono nel pieno rispetto dei diritti umani), ma anche a coloro che credendo comunque in un ideale, ci riferiamo ai giovani della Repubblica di Salò, perirono. Chi perde la vita in buona fede e per una idea, merita rispetto quanto i vincitori. E non dimentichiamo una cosa: il 25 aprile cade di domenica, giorno del Signore. Si faccia festa, ma nell'ottica di una sana lacità, si dia a Cesare quello che é di Cesare e a Dio quello che é di Dio. Insomma celebrazioni laiche, ma anche messa domenicale. - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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