ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 29/04/2010

29 APRILE: SANTA CATERINA DA SIENA VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA, PATRONA D'ITALIA

Post n°3491 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lo si dice oggi come una scoperta: "Se è in crisi la giustizia, è in crisi lo Stato". Ma lo diceva già nel Trecento una ragazza: "Niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia". Eccola, Caterina da Siena. Ultima dei 25 figli (con una gemella morta quasi subito) del rispettato tintore Jacopo Benincasa e di sua moglie Lapa Piacenti, figlia di un poeta. Caterina non va a scuola, non ha maestri. Accasarla bene e presto, ecco il pensiero dei suoi, che secondo l’uso avviano discorsi di maritaggio quando lei è sui 12 anni. E lei dice di no, sempre, anche davanti alle rappresaglie. E la spunta. Del resto chiede solo una stanzetta che sarà la sua “cella” di terziaria domenicana (o Mantellata, per l’abito bianco e il mantello nero). La stanzetta si fa cenacolo di artisti e di dotti, di religiosi, di processionisti, tutti più istruiti di lei. E tutti amabilmente pilotati da lei. Li chiameranno “Caterinati”. Lei impara faticosamente a leggere, e più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi messaggi è dettata. Con essi lei parla a papi e re, a cuoiai e generali, a donne di casa e a regine. Anche ai "prigioni di Siena", cioè ai detenuti, che da lei non sentono una parola di biasimo per il male commesso. No, Caterina è quella della gioia e della fiducia: accosta le loro sofferenze a quelle di Gesù innocente e li vuole come lui: "Vedete come è dolcemente armato questo cavaliero!". Nel vitalissimo e drammatico Trecento, tra guerra e peste, l’Italia e Siena possono contare su Caterina, come ci contano i colpiti da tutte le sventure, e i condannati a morte: ad esempio, quel perugino, Nicolò di Tuldo, selvaggiamente disperato, che lei trasforma prima del supplizio: "Egli giunse come uno agnello mansueto, e vedendomi, cominciò a ridere; e volse ch’io gli facessi il segno della croce". Va ad Avignone, ambasciatrice dei fiorentini per una non riuscita missione di pace presso papa Gregorio XI. Ma dà al Pontefice la spinta per il ritorno a Roma, nel 1377. Parla chiaro ai vertici della Chiesa. A Pietro, cardinale di Ostia, scrive: "Vi dissi che desideravo vedervi uomo virile e non timoroso (...) e fate vedere al Santo Padre più la perdizione dell’anime che quella delle città; perocché Dio chiede l’anime più che le città". C’è pure chi la cerca per ammazzarla, a Firenze, trovandola con un gruppo di amici. E lei precipitosamente si presenta: "Caterina sono io! Uccidi me, e lascia in pace loro!". Porge il collo, e quello va via sconfitto. Deve poi recarsi a Roma, chiamata da papa Urbano VI dopo la ribellione di una parte dei cardinali che dà inizio allo scisma di Occidente. Ma qui si ammala e muore, a soli 33 anni. Sarà canonizzata nel 1461 dal papa senese Pio II. Nel 1939 Pio XII la dichiarerà patrona d’Italia con Francesco d’Assisi. E nel 1970 avrà da Paolo VI il titolo di dottore della Chiesa. La festa delle stigmate di S. Caterina è, per il solo ordine domenicano, il 1° aprile.

PREGHIERA A SANTA CATERINA DA SIENA PATRONA D'ITALIA

O sposa del Cristo, fiore della patria nostra.
Angelo della Chiesa sii benedetta.
Tu amasti le anime redente dal Divino tuo Sposo: come Lui spargesti lacrime
sulla Patria diletta; per la Chiesa e per il Papa consumasti la fiamma di tua vita.
Quando la peste mieteva vittime ed infuriava la discordia, tu passavi Angelo buono di Carità e di pace. Contro il disordine morale, che ovunque regnava, chiamasti virilmente a raccolta la buona volontà di tutti i fedeli. Morente tu invocasti sopra le anime, sopra l'Italia e l'Europa, sopra la Chiesa il Sangue prezioso dell'Agnello. O Caterina Santa, dolce sorella patrona Nostra, vinci l'errore, custodisci la fede, infiamma, raduna le anime intorno al Pastore.
La Patria nostra, benedetta da Dio, eletta da Cristo, sia per la tua intercessione vera immagine della Celeste nella carità nella prosperità, nella pace. Per te la Chiesa si estenda quanto il Salvatore ha desiderato, per te il Pontefice sia amato e cercato come il Padre il consigliere di tutti. E le anime nostre siano per te illuminate, fedeli al dovere verso L'Italia, l'Europa e verso la Chiesa, tese sempre verso il cielo, ne Regno di Dio dove il Padre, il Verbo il Divino amore irradiano sopra ogni spirito eterna luce, perfetta letizia.
Così sia.
Autore: Domenico Agasso www.santiebeati.it - [Innamorati di Maria)

 
 
 

DROGHE INGANNEVOLI. GIOVANI IN PERICOLO

Post n°3490 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Deodorano e/o... sballano, costando quattro soldi: cosa chiedere di più? Smart drug le chiamano, che suona giovane e psichedelico: sono una nuova frontiera per dare più lavoro agli ospedali. Pulita, facile e, per gli smart shop, i negozi dove si acquistano, assai remunerativa: pulita perché legale, facile perché l’obiettivo prevede quasi solo ragazzini fra 13, 14 e al più 18 anni, assai remunerativa perché garantisce un bel po’ di soldi. Per carità, tutto in piena regola, almeno finora: prendiamo l’Infinity (dodici euro al grammo e chiunque può mettersela in tasca), un deodorante, un «profumatore d’ambiente» il cui aroma «potrebbe donare alcune ore di piacevoli sensazioni di contatto e armonia con la natura», suggerisce il sito www.alchemico.com, naturalmente invitando a usarlo secondo le sue finalità. Peccato che anche i muri degli smart shop ormai sappiano come in realtà i giovanissimi lo acquistino per fumarlo (o sniffarlo) e che i suoi effetti risultino fino a dieci volte più potenti di quelli della cannabis.
Certo, ci si può sballare anche sniffando colla o la benzina nel serbatoio del motorino. Però né la prima, né la seconda si trovano in uno dei 157 negozi in Italia (e nei loro siti internet) che vendono – sempre legalmente – anche ogni genere di kit e pipette per sniffare e fumare, semi, prodotti e manuali per la coltivazione casalinga e accurata della marijuana, della canapa indiana e di funghi allucinogeni (comprese lampade per tenere alla giusta temperatura le piantine). Tutto l’occorrente dunque per il fai-da-te dello sballo: dal primo all’ultimo passaggio. In vendita si trovano dunque sostanze pubblicizzate dunque miscele aromatizzanti per l’ambiente, ma anche semi di piante tropicali che provocano allucinazioni e si comprano legalmente. Appunto, una variegata gamma delle smart drug (o bio-droghe, all’italiana), letteralmente "droghe furbe". E serve a poco rincorrere le sostanze con le attuali velocità e capacità. "Spice" e "N-Joy", profumatori d’ambiente fumati e inalati da chi è in cerca di sballi legali, da pochissimo sono state inserite nelle tabelle ministeriali delle sostanze stupefacenti, tuttavia hanno già un erede in commercio e sul mercato. Si chiama "Infinity" ed è un mix di piante esotiche e sostanze aromatiche con tutte le carte in regola, visto che è sostanza molto simile alle precedenti, dalle quali differisce solo nella formula chimica, ancora più potente che in passato. Per i tossicologi questa "tecno-cannabis" – cioè riprodotta artificialmente in laboratorio – «si lega agli stessi recettori cerebrali dei cannabinoidi con effetti analoghi o superiori a quelli del Tch, il principio attivo presente in ogni spinello». Ma, soprattutto, ha effetti collaterali e ricadute sulla salute ancora sconosciuti. E neppure è rilevabile nelle urine e nel sangue. Intanto gli smart shop sanno come mettere (legalmente) le mani avanti: «Non intendiamo istigare o favoreggiare l’uso delle sostanze vietate dalla legge, ma esclusivamente informare la clientela secondo il legittimo diritto di libera manifestazione del proprio pensiero sancito dalla Costituzione». Così vendono cartine di ogni tipo e narghilé, le pipe della tradizione africana, serre e lampade, concimi e fertilizzanti e vasche d’irrigazione per coltivare i semi di marijuana. E la "clientela" – quando non finisce in ospedale come i sei casi solamente nel marzo scorso – ringrazia.

«A 14 anni nel baratro. Non cedete alle sirene»

Venne fuori la voce che all’Alchemico, a Riccione, si vendeva quella roba, noi già ci facevamo le canne...», racconta Franca (nome di fantasia, ndr, 22 anni, cesenate, minuta e carina. Mentre ti guarda dritto negli occhi. Perché di sbagliare poteva capitare – può capitare – a chiunque: specie a una ragazzina di 14 anni, specie se il papà non l’ha conosciuto perché abbandonò la madre quando rimase incinta. «Spesso, la mattina marinavamo la scuola, prendevamo il treno per Riccione e andavamo a comprarla» quella roba. La salvia divinorum (oggi fuorilegge): «Ci avevano detto che era un allucinogeno molto potente e che era legale». Avevano detto loro il vero: da 5 a 25 euro di spesa e lo sballo era servito. «Poi non rimanevamo a Riccione – continua Franca – tornavamo a Cesena, ci sedevamo ai giardinetti vicino alla scuola, fumavamo la salvia, bevevamo tantissimo e stavamo lì...». Tre, quattro, cinque ore. I soldi? «A quell’età spacciavamo un po’ di fumo. E io comunque lavoravo: in un ristorante e, a volte, in uno studio fotografico». Stessa storia altre volte, però di sera: «Andavamo a ballare dalle parti di Rimini o di Riccione, prima passavamo dall’Alchemico», che per mantenere florido il business aveva «un distributore automatico» nelle ore di chiusura. Alchemico, cioè una catena di negozi dalle insegne accattivanti e colorate, che da un bel pezzo vendono – legalmente – deodoranti ambientali, ma anche cibi, oggetti, semi, libri e quanto fa parte della "cultura" delle sostanze psicoattive: hanno il deposito a San Marino e punti vendita a Milano, Bologna, Trieste, Latina, Rimini e, appunto, Riccione. «Noi coltivavamo l’erba, grazie ai semi che compravamo all’Alchemico». Il punto era per Franca lo sballo, né più, né meno. Unica alternativa allo «stare male», come definisce e ricorda quegli anni: «Io conoscevo soltanto lo sballo e quello mi andava bene. Ero anche molto distruttiva, sempre portata agli eccessi. Non capivo che era pericoloso, sebbene più tardi, forse verso i 15 anni, me ne rendevo conto». Non importa. Non serve. Franca non si ferma. Via via manda giù o sniffa o s’inietta «tutto»: dall’eroina alla cocaina, dall’ecstasy alle droghe sintetiche, dagli acidi, alle pasticche, ai funghi allucinogeni. Spesso due o tre insieme. «Di un anno non ricordo quasi niente, perché ci facevamo di continuo»: quello fra i 16 e i 17.
Alla fine, ad un soffio dal baratro, smette. «Già volevo farlo, perché una ragazza che era nel mio giro, con la quale ero sempre insieme, andò in overdose e la ricoverarono in ospedale». Non tocca solo a lei, ma anche ad altri, che via via crollano, perché ogni fisico ha un limite. Neanche questo basta. Un giorno, quando frequenta la quinta superiore, la madre scopre che a scuola non va praticamente più da tanto tempo: «Tanto, quando andavo, due ore dormivo, due ore vomitavo e due ore ero in astinenza». La mamma scopre tutto, dall’inizio alla fine: «Le dissi – spiega Franca –: "Se non mi credi, guardami le braccia". Quasi svenne a vedere quanti buchi». Da lì a San Patrignano il passo fu meno che breve. «Anche la mia amica era finita in una comunità, lei ce la spedirono appena uscita dall’ospedale, nemmeno la fecero passare da casa». Cosa pensa Franca, adesso, degli smart shop? «Nell’incoscienza, nel voler strafare che può prenderti a quattordici, quindici anni, sono un buon ingresso in un certo mondo. Un ingresso molto facile». Eppure, in quelli italiani ogni giorno vanno centinaia, migliaia di ragazzini: che cosa direbbe loro, se potesse? «Tirate dritto davanti a quei negozi. Senza entrarci. Perché se cominci, poi smetti o ti droghi pesantemente, non c’è via di mezzo. Ma non ascolterebbero». -di Pino Ciociola - segnideitempi -

 
 
 

COSA SI NASCONDE DIETRO "L'INDUSTRIA DELLA SOLIDARIETA'"

Post n°3489 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Secondo l’università americana John Hopkins, tutte le Ong internazionali e nazionali messe insieme rappresentano la quinta economia del pianeta, con un bilancio annuale, per le sole emergenze dovute a catastrofi naturali e conflitti armati, di sei miliardi di dollari offerti dai governi e di altre centinaia di milioni di dollari donati dai privati. La Croce Rossa Internazionale stima che al momento in ciascuna delle maggiori situazioni di crisi operino in media un migliaio di Ong e circa 10 diverse agenzie Onu. Questi dati sembrano la confortante documentazione della generosità umana ben indirizzata e utilmente messa a frutto finché non si legge L’industria della solidarietà, il libro scritto da Linda Polman, una nota giornalista free lance olandese, docente di giornalismo presso l’Università di Utrecht. Vi si scoprono, raccontate da una professionista accreditata, sprechi, improvvisazione, protagonismi di operatori umanitari irresponsabili, cifre gonfiate sull’entità di un problema per ottenere più finanziamenti, concorrenza tra le Ong per aggiudicarsi l’attenzione dei mass media e quindi i fondi dei governi e degli organismi internazionali, rapporti più che approssimativi su spese e risultati conseguiti. Tuttavia, se si trattasse solo di questo, si potrebbe continuare a pensare che, ciononostante, le Ong svolgono una indiscutibile funzione positiva, insostituibile e irrinunciabile, e quindi che le disfunzioni e le distorsioni, per tante che siano, non devono minimamente mettere in discussione l’attuale sistema degli aiuti internazionali perché sarebbe come buttare via il bambino con l’acqua sporca. Ma Linda Polman affronta anche altri problemi che sollevano seri interrogativi sull’esito stesso delle attività umanitarie svolte in zone di guerra e che peraltro sono ben noti a tutti coloro che si occupano a vario titolo delle emergenze causate dai conflitti. Tra quelli descritti dall’autrice, vi è il fenomeno dei cosiddetti refugee warriors, i combattenti che si mescolano e si nascondono tra i civili accolti nei campi per profughi e sfollati. Si tratta di una tattica abituale al punto che – scrive Linda Polman – «secondo alcune stime, tra il 15 e il 20 per cento degli abitanti dei campi profughi del mondo sono refugee warriors che tra un pasto e un trattamento medico portano avanti le loro guerre». Un caso particolarmente grave si è verificato nei campi allestiti a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, per accogliere centinaia di migliaia di profughi dal Rwanda dopo lo scoppio della guerra civile che nella primavera del 1994 ha provocato la morte, secondo le stime governative, di 937.000 persone prevalentemente di etnia Tutsi in soli 100 giorni. A lasciare il paese inseguiti dall’esercito Tutsi erano gli Hutu, autori del genocidio, inclusi i militari e l’intera classe politica, che continuarono per qualche tempo il massacro dei Tutsi in patria e anche di quelli residenti in Congo, tornando ogni sera nei campi trasformati in quartieri militari sotto gli occhi degli operatori umanitari. Ma ancora più preoccupante è la quantità immensa di denaro e di beni destinati alle popolazioni in difficoltà, seviziate, spogliate di ogni bene e messe in fuga dalle milizie contendenti, che in un modo o nell’altro – sotto forma di dazi per il transito dei convogli, di estorsioni, percentuali concordate, furti sistematici e via dicendo – finiscono invece sistematicamente nelle mani dei combattenti, i quali perciò dispongono di essenziali risorse per continuare a lottare e a infierire sui civili inermi. «Grazie ai proventi delle trattative con le organizzazioni internazionali – spiega Polman – i gruppi in lotta mangiano e si armano, oltre a pagare i loro seguaci» e questo influisce in maniera decisiva sull’intensità e sulla durate delle guerre. Nel gergo degli addetti al lavoro, questi accordi tra Ong e combattenti vengono definiti «shaking hands with the devil»: patti con il diavolo. - http://annabono.wordpress.com/- segnideitempi -

 
 
 

NON SCHERZIAMO CON IL DIAVOLO. LE PRINCIPALI TAPPE E CARATTERISTICHE DEL SATANISMO MODERNO

Post n°3488 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Le principali tappe e caratteristiche del satanismo moderno. Domande che molti si pongono ma che spesso non trovano risposte

Se lo definiamo come l'adorazione in forma rituale del personaggio noto nella Bibbia come il diavolo o Satana, il satanismo è un fenomeno tipicamente moderno, da non confondere con i riferimenti al diavolo in contesti del tutto diversi come la stregoneria del Medioevo. Si manifesta per la prima volta nel gruppo attivo ai margini della corte del re di Francia Luigi XIV (1638-1715) intorno a Catherine La Voisin (11680). Con l'aiuto di un sacerdote cattolico rinnegato, l’abbé Étienne Guibourg (1603-1683), la La Voisin organizza per dame di corte le prime "Messe nere" nelle quali il diavolo è adorato per ottenere favori o vantaggi materiali. La La Voisin è condannata a morte, mentre Guibourg muore in carcere. Questo episodio, scandaloso ma circoscritto, acquista un'enorme notorietà europea grazie alle gazzette, in un'epoca in cui la stampa comincia a diventare socialmente importante. Così sorgono, sia pure in proporzioni modeste, imitatori. "Messe nere" e altre cerimonie sataniche sono celebrate nel Settecento in Italia - nel Ducato di Modena, ai margini più discutibili dell'eresia quietista -; in Inghilterra, fra i libertini che si riuniscono all'abbazia di Medmenham intorno al ministro delle Finanze sir Francis Dashwood (1708-1781), che danno tuttavia al satanismo un'impronta ludica, razionalista e anti-clericale; e forse in Russia, dove peraltro le fonti sono scarse. Nell'Ottocento le informazioni sul satanismo sono incerte e ambigue, e provengono spesso da personaggi che - pure avendo veramente indagato nella subcultura satanista - talora ne fanno in qualche modo parte, ovvero mescolano la fantasia con la realtà, come il giornalista Jules Bois (1868-1943). Quest'ultimo è uno dei principali informatori del romanziere Joris-Karl Huysmans (1848-1907), che nel 1891 pubblica il romanzo Là-bas ("Nell'abisso"). Questo testo contiene la più famosa descrizione letteraria di una "Messa nera", che è servita da modello a numerosi satanisti in carne e ossa. Nel romanzo, Huysmans ha utilizzato - certo rielaborandole - informazioni relative alle esperienze negli ambienti satanisti della sua amica Berthe Courrière (1852-1917), in seguito alle quali egli riteneva credibili le accuse rivolte al sacerdote belga Louis Van Haecke (1829-1912) - la cui effettiva colpevolezza costituisce ancora oggi argomento di fervente dibattito fra gli storici - di celebrare Messe nere e di essere, in realtà, un importante capo satanista. L'intera vicenda scuote profondamente Huysmans che, miscredente al momento della sua inchiesta e della pubblicazione del romanzo. Si converte e diventa un buon cattolico.

Il caso Taxil

Léo Taxil (1854-1907), un massone autore di virulente opere anticlericali di carattere pornografico, nel 1885 annuncia la sua clamorosa conversione al cattolicesimo. Dopo la pubblicazione di Là-bas di Huysmans e attingendo abbondantemente all'opera del romanziere belga, produce, con alcuni collaboratori, in pochi anni decine di opere e migliaia di pagine in cui rivela le attività dei palladisti che, ispirati direttamente da Satana, guidano segretamente la massoneria e controllano numerosi governi europei. Molti avversari della massoneria gli credono, ma non tutti; altri - nello stesso mondo cattolico - sospettano un inganno. Finalmente, di fronte alle pressioni, Taxil il 19 aprile 1897 confessa in una conferenza a Parigi di avere semplicemente simulato la sua conversione e di avere completamente inventato la storia del palladismo per prendersi gioco dell'estrema credulità di certi cattolici. La vicenda di Taxil rimane problematica e oscura - è certo che abbia abilmente mescolato documenti veri e falsi, mentre rimane un dubbio sulle sue motivazioni ultime - ma, per quanto riguarda il satanismo, il prevedibile effetto è quello di fare riemergere satanisti autentici che - per paura di essere confusa con le provocazioni del famoso impostore - la stampa, nei primi anni del ventesimo secolo, tratta perfino con simpatia. È il caso di Maria de Naglowska (1883-1936), che apre a Parigi un Tempio di Satana, descritto con singolare indulgenza dalla stampa e giustificato da una complessa quanto bizzarra teologia. Sono anche questi gli anni in cui si esercita sull'ambiente satanista l'influenza di Aleister Crowley (1875-1947). A rigore non satanista, in quanto non crede all'esistenza del diavolo - e anzi polemico con i satanisti, che accusa di credere al "nemico", cioè alla Bibbia cristiana -, Crowley influenza in modo decisivo John Whiteside Parsons (1914-1952), un ingegnere e scienziato californiano, celebre esperto di esplosivi, che elabora nella Loggia Agape un culto dell'Anticristo prima di saltare in aria nell'esplosione del suo laboratorio. Con Parsons ci troviamo alla vigilia del vero e proprio satanismo contemporaneo, che nasce con un cineasta underground di Hollywood, Kenneth Anger, e con il suo amico Anton Szandor LaVey (1930-1997), fondatori nel 1961 di un'organizzazione chiamata Magic Circle e nel 1966 della Chiesa di Satana. Negli stessi anni Mary Ann Maclean (1931-2005) e suo marito Robert de Grimston Moor (nato nel 1935 e tuttora vivente) fondano a Londra The Process, un'organizzazione oggi non più esistente costruita intorno a una teologia "luciferiana" particolarmente sofisticata. I primi anni della Chiesa di Satana di LaVey sono quelli del maggiore successo giornalistico, grazie all'adesione di personalità di Hollywood. La Chiesa di Satana è peraltro piagata, sin dalle sue origini, da problemi interni ed esterni. All'interno si sviluppa una tensione tra il satanismo "razionalista" di LaVey, che interpreta sostanzialmente Satana come il simbolo di una rivolta razionalista e atea contro la religione e la morale, e un'ala "occultista", il cui leader è il luogotenente stesso di LaVey, Michael Aquino (all'epoca colonnello dell'esercito americano, specializzato in guerra psicologica e disinformazione). Queste tensioni portano nel 1975 a uno scisma e alla fondazione da parte di Aquino del Tempio di Set. Da questo satanismo degli adulti, che si articola in gruppi che hanno una continuità dottrinale e rituali, capi identificabili, sedi, talora anche pubblicazioni, si deve distinguere un satanismo giovanile, talora chiamato satanismo "acido", per la sua associazione assai frequente con la droga. Quest'ultimo è composto da gruppuscoli di giovani, privi di una continuità organizzativa e rituale e di contatti con i gruppi del satanismo organizzato, che mettono in scena rituali satanici "selvaggi" o caserecci sotto l'influsso di film, trasmissioni televisive, fumetti, musica. I due filoni - adulto e giovanile -hanno tra loro collegamenti solo indiretti. Ma degli eccessi del secondo il primo non può dirsi innocente, perché gioca il tipico ruolo del "cattivo maestro".

Il problema del "satanismo giovanile"

Nei gruppi giovanili è più facile che sia completamente perso il senso del limite fra metafora e realtà, e che quindi - spesso sotto l'influsso della droga - si trascenda in atti di violenza carnale, e in casi molto rari (ma non inesistenti) si verifichino anche sacrifici umani, come mostra il gravissimo episodio italiano delle Bestie di Satana venuto alla luce in Lombardia nel 2004 con la scoperta di almeno tre omicidi perpetrati da un gruppuscolo di satanisti del Varesotto. Il caso di Varese è un monito per tutti quelli che dimenticano che il satanismo - se rischia talora di essere sopravvalutato nelle sue dimensioni quantitative - non è però mai innocuo. In Italia, prima del caso delle Bestie di Satana, un campanello d'allarme era del resto già suonato il 7 giugno 2000 con il caso di Chiavenna (Sondrio), li quando una religiosa della congregazione delle Figlie della Croce - Suore di Sant'Andrea, suor Maria Laura Mainetti (1939-2000), era stata uccisa da tre ragazze, tutte minorenni, che avevano dichiarato di voler sacrificare la suora a Satana. La religiosa - di cui è iniziato nel 2005 il processo di beatificazione - era morta chiedendo a Dio di perdonare le sue assassine. Le tre ragazze non erano in contatto con nessun gruppo organizzato di satanisti, e avevano tratto da Internet i loro rituali fai da te. Neppure le Bestie di Satana facevano parte, peraltro, di potenti network nazionali o internazionali di satanisti: i processi lo hanno esplicitamente escluso. Forse i media farebbero bene a sottolinearlo, perché ipotizzando fantasiosi complotti mondiali dietro questi drammi dello squallore giovanile il rischio è che qualcuno - specie tra i giovani psicologicamente e culturalmente più deboli - rimanga non solo spaventato ma affascinato. Il modo più efficace di mettere in guardia i giovani è quello di mostrare questi satanisti del "fai da te" criminale per quello che sono: perdenti senza onore e senza idee, non potenti principi delle tenebre ma - molto letteralmente, e nel senso peggiore del termine - poveri diavoli.- Il Timone n.92 Aprile 2010 - di Massimo Introvigne -
Bibliografia
Massimo Introvigne, I satanisti. Storia, riti e miti del satanismo, Sugarco, 2010.
Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, L'ora di Satana, Piemme, 2009.
Don Gino Oliosi, Il demonio come essere personale, Fede & Cultura, 2008.
P. Morene Fiori O.P., Spiritismo, satanismo, demonologia, Aleph edizioni, 2009.
Annalisa Colzi, Come Satana corrompe la società. Con intervista esclusiva a P. Gabriele Amorth, Città ideale, 2009.

 

 
 
 

VENNE ABORTITO. OGGI E' UN RAGAZZINO VISPO

Post n°3487 pubblicato il 29 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anche Vittorino, non doveva nascere. Lo avevano condannato a morte una diagnosi errata – secondo cui sarebbe venuto al mondo con una malformazione cerebrale – e la scelta della sua mamma per l’aborto 'terapeutico'. Non doveva nascere, Vittorino, ma quel 27 febbraio del 1999 qualcuno si accorse che il piccolo respirava, e lottava per vivere.
È quasi sera, l’ambulanza entra d’urgenza al Policlinico San Matteo di Pavia, meta la divisione di patologia neonatale e terapia intensiva. Ai sanitari viene raccontato in fretta l’accaduto: quel 'feto', 'abortito', respira e si muove. Sono le parole della medicina, ma per i medici che le ascoltano, guardando le manine già ben disegnate del piccolo, suonano subito fuori luogo. Giorgio Rondini, all’epoca primario del reparto, ha ancora negli occhi il corpicino: «Era la prima volta in assoluto che ci capitava una cosa del genere – ricorda il professore –. Il piccolo pesava appena 800 grammi, aveva forse 25 settimane, più o meno 180 giorni di vita. E non aveva nessuno, era stato rifiutato dalla sua stessa mamma. Questo fatto ci commosse subito, bastò un attimo perché ci sentissimo tutti genitori, e facessimo il nostro possibile per proteggerlo e salvargli la vita».
L’équipe del San Matteo si concentra sul bimbo, 24 ore su 24: la culla termica, la ventilazione artificiale, l’alimentazione tramite fleboclisi. I giorni passano – cinque, dieci – e il piccolo continua a respirare, lotta. Le infermiere portano carillon e pupazzetti, colorano il muro dietro i macchinari, attaccano ciondoli e campanelle. E gli dannon no un nome, anche: scelgono 'Vittorino', «forse non un gran che per un neonato d’oggi, ma lui aveva vinto la sua battaglia per la vita, e doveva vincere quella per la sopravvivenza – spiega Rondini –. Ci parve l’idea migliore». Intanto gli esami portano a una incoraggiante, e insieme sconcertante, verità: i medici cercano la malformazione cerebrale di Vittorino, di cui a prima vista non c’è traccia. La cercano e la trovano. Scoprono solo una piccola emorragia, un versamento che poteva simulare all’ecografia l’ipotesi di un idrocefalo (una malformazione che compromette lo sviluppo del cervello), ma che può essere riassorbito con un piccolo intervento. Vittorino, rifiutato dalla madre perché creduto malato, è sano. I giorni continuano a passare, la storia del bimbo 'adottato' al San Matteo commuove tutti: il 16 marzo in ospedale arriva l’allora assessore ai Servizi sociali del Comune di Pavia, Sergio Contrini, con un’idea che piace subito a tutti: in accordo con il Tribunale dei minori di Milano, Contrini è pronto a diventare il tutore di Vittorino. «In questo modo – spiega lo stesso Contrini, oggi presidente dell’Azienda di servizi alla persona di Pavia – in tempi brevissimi sarebbe stato possibile darlo in adozione ». Già, perché nel frattempo alla storia di Vittorino si è interessata una coppia. Una coppia che gli assistenti sociali e lo stesso Tribunale trovano idonea ad accogliere il piccolo, considerando la sua drammatica storia e le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare nei primi mesi di vita: «Li incontrai di sfuggita – continua Contrini –, erano persone straordinarie». Vittorino cresce, si rafforza, arriva alle 30 settimane, le supera: al San Matteo non hanno più dubbi, il pericolo è scampato. «Ricordo ancora il giorno che arrivò l’ambulanza per portarlo via – ricorda Rondini –. Lo trasportarono in un ospedale di Milano, forse più vicino alla sua nuova famiglia. Oggi sappiamo solo tramite gli assistenti sociali che sta bene, che ha compiuto da poco undici anni, che non sa e non saprà mai nulla della sua storia, o di noi». Di quei medici che hanno creduto nella sua vita, e lo chiamano ancora Vittorino.
«Signora, ci sono gravi malformazioni cerebrali. Meglio abortire». Ma il piccolo sopravvisse all’interruzione ed era anche sanissimo. Al San Matteo di Pavia una gara di solidarietà tra medici e infermiere - Viviana Daloisio -Avvenire - segnideitempi -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30    
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963