Creato da robertocass il 22/03/2011
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Messaggi di Marzo 2016

 

Il Marittimo

Post n°66 pubblicato il 24 Marzo 2016 da robertocass
 
Foto di robertocass

1° Puntata






Non mi ricordo quando ho deciso di fare il marittimo, certo quello che mi ricordo bene che alla fine della terza media non sapevo assolutamente cosa scegliere.

Come puoi a 14 anni decidere quale scuola prendere?

Una scelta con la quale decidi bene o male il tuo futuro, una scelta che se sbagliata ti pregiudica e ti fa'perdere anni, anni di errori che non sempre si riescono a recuperare.

Una scelta drammatica, la scuola non ti aiuta e i genitori spesso non ne hanno la capacità, allora vai a naso, segui le scelte di qualche tuo amico o scegli la prima cosa che ti viene in mente.

E' la grande carenza della scuola, una scuola che dovrebbe indirizzarti verso quello al quale sei più naturalmente portato.

Io non sapevo che fare ed allora cominciai a comprare giornali, riviste, tutto quello che parlava di scuole, arrivai così a leggere un articolo sull'Istituto Tecnico Nautico, sulle possibilità di lavoro che offriva molto concrete.

E così decisi la mia scuola e quella che sarebbe stata nel bene e nel male la scelta della mia vita.

In classe un insieme molto eterogeneo di ragazzi che non avevano la più pallida idea di quello che avrebbero dovuto fare, c'era il figlio del pugile famoso, il ragazzo di vita che si vantava di conoscere Pasolini e di esserci andato, il grande sportivo e così via, ma nessuno che avesse chiaro che il lavoro a cui portava la scuola era andare per mare.

Era il 1967 e mi scrivevo al primo ma ci aspettavano anni turbolenti e le scelte scolastiche sarebbero andate comunque in secondo piano.

La scuola era in un vecchio fabbricato nel cuore di Roma, in un insieme di vicoli proprio dietro la Sinagoga, in quello che veniva chiamato in modo un pò dispregiativo il ghetto ebraico.

Al terzo anno ci spostanmmo nella nuova sede in Via della Vasca Navale e qui cominciarono i problemi.

Questa via si prende da Ponte Marconi, prima s'incontra l'Istituto Tecnico Cinematografico poi alla fine il nostro Istituto Nautico.

In quegli anni dovevi essere o di destra o di sinistra, non c'erano alternative, o eri della Lazio se eri di destra o della Roma se eri di sinistra, l'eskimo se eri di sinistra, il giubottino di pelle se eri destra e così via, e questo valeva per tutto, per il bar che si frequentava e per la discoteca, per tutto quello che si faceva.

Il Nautico era considerato di destra, il Cinematografico di sinistra ed erano sempre scintille.

Io mi consideravo simpatizzante di destra ma ascoltavo De Andrè e questo non andava bene, ero poco considerato, non avevo fatto una scelta politica definitiva e questo non andava benea nessuna delle parti in lotta.

Sì perchè di lotta si trattava, molto spesso a parole ma molto spesso anche a farsi male, sempre in modo molto goliardico ma anche con cattiveria.

I fascisti si sentivano protetti dalla Polizia che infatti raramente attaccavano, i comunisti si sentivano invece sempre braccati.

Erano gli anni di piombo, le Brigate Rosse erano realtà e la contestazione giovanile era al massimo in tutto il mondo.

Il terrorismo cominciava a farsi sentire e uccideva.

Si partecipava ai cortei, all'assemblee, ma su tutto c'era sempre l'alone più che la minaccia del terrorismo sia nero che rosso.

La polizia attaccava sempre e sul volto di quei ragazzi in divisa si leggeva la paura, erano impauriti e le reazioni erano sempre scomposte.

Ogni volta che c'era una manifestazione finiva sempre male, la polizia non riusciva mai a controllarla e attaccava sempre, e picchiava duro con i man- ganelli.

Questo a Roma e capitò anche a me, a me che cercavo sempre di non essere coinvolto più di tanto, a me che non mi sono mai schierato, a me che in fondo non me ne importava nulla.

Ho sempre cercato di defilarmi, di non essere troppo appariscente, ho sempre cercato di non essere al centro dell'attenzione.

E questo facendo anche scelte coraggiose e talvolta incoscienti.

Non ho mai creduto al solo nero o solo bianco, le sfumature fra i due sono tante e tutte potrebbero essere valide.

Ma quelli erano anni dove questo non era possibile, si doveva sempre scegliere da che parte stare.

Sono stati anni fondamentali per la musica, per l'arte, per tutto.

Dopo niente è rimasto uguale .

Noi ci siamo entrati senza esserne preparati, le cose sono cambiate all'improvviso senza darci il tempo di capirle.

Dopo tutto è cambiato e non tutto in maniera positiva.

 
 
 

Caro nipotino mio

Post n°65 pubblicato il 03 Marzo 2016 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Volevo parlarti di una malattia che ha colpito la tua generazione: la perdita della memoria.

E' vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno o dove sia Kuala Lumpur non hai che da premere qualche tasto e internet te lo dice subito.

Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto ed hai letto.

Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire in ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa.

La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce.

Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici, è perché sono stati concepiti sul modello del nostro cervello, che però ha molte più connessioni di un computer e cresce e s'irrobustisce con l'esercizio.

Il computer che hai sul tavolo dopo qualche anno lo devi cambiare.

Il tuo cervello invece può oggi durare fino a novant'anni e a novant'anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricordera' più cose di quello che ricordi adesso.

E gratis.

 

Umberto Eco

 
 
 
 
 

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