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Creato da: salvisjuribus_2009 il 06/05/2009
E' la formula d’uso che si utilizza di norma in calce ad una lettera quando si vuole manifestare l’intendimento di avvalersi di ogni mezzo e procedura per tutelare i propri diritti. La postilla latina corrispondente a “fatti salvi i diritti” che solitamente i legali accompagnano ad un invito o ad un atto di significazione dai toni moderati, spesso viene trascritta, anche da avvocati blasonati, erroneamente “salvis Juribus”, dimenticando che il diritto, la giustizia e la norma, erano indicati nell’antica Roma con il termine ius, dal quale derivano i termini di giurisprudenza, giurisperito ed altro ancora.

 

 

CARI DOTTI ..

Post n°5 pubblicato il 24 Luglio 2010 da salvisjuribus_2009

Se Galileo non avesse parlato con i costruttori di condotti d'acqua e non avesse appreso da altri artigiani che l'acqua non può innalzarsi molto oltre i trenta piedi in una pompa aspirante, ancora ignoreremmo il segreto circa il peso dell'aria, la macchina per il vuoto e il barometro" Ovvero, perchè mai i nostri dottrinari continuano a schifare quel che succede nei processi e scrivono delle opere del tutto inutili? Perché la nostra dottrina giuridica si è ridotta a una polentina di istanze pseudo politiche malamente digerite e del tutto insulse concettualmente? Non ci son santi: al bar del Tribunali si parla più di diritto che ad un convegno "scientifico". Questo, però, non va bene. Il discorso giuridico di anno in anno si impoverisce e diventa più barbarico. Non avere una dottrina di supporto, non poter disporre di qualcuno che sprechi un po' di tempo a distillare concetti rende tutto più grezzo e meno efficiente. Forse sarebbe il caso di stare un po' ad ascoltare i "meccanici". Spesso ne sanno più dei dottrinari.

 
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DISBRIGO DI PRATICHE

Post n°4 pubblicato il 16 Luglio 2010 da salvisjuribus_2009
 

Corte d'appello di ****. Sezione Penale.

Il Presidente è un omone grande e grosso e di carattere straordinariamente ombroso.

I processi però, ad un certo punto si interrompono: deve essere celebrato il processo di un detenuto: "non si può far aspettare la polizia penitenziaria".
Il processo di conclude in un lampo (patteggiano la pena e vanno sotto i due anni: condizionale) e, in Nome del Popolo Italiano, il Presidente, grande, grosso e pure incazzoso, ordina la immediata liberazione dell'imputato, comunque giunto fin lì legato alla catena, se non detenuto per altra causa.

L'imputato si alza e il solerte agente di polizia penitenziaria fa immediatamente scattare le manette ai polsi dell'immediatamente liberato.

C'é qualcosa che non funziona.
Se gli hanno dato due anni con la condizionale non può avere altre pene da scontare: la frase "se non detenuto per altra causa" è necessariamente di stile.
Quindi, perché l'imputato ha le manette ai polsi?
Chiedo lumi al suo difensore che bofonchia qualcosa sulle "pratiche di uscita dal carcere".
Continua a esserci qualcosa che non funziona.
Il Giudice, quello grande, grosso e pure incazzoso, ha ordinato l'immediata liberazione. Se deve ritirare lo spazzolino da denti, può passare dopo. Intanto l'immediatamente liberato potrebbe desiderare bersi un caffé al bar.
E così la detenzione si prolunga, perché debbono essere fatte le pratiche.
Scusate, ma mi sento preso in giro.

 
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CASSA FORENSE

Post n°3 pubblicato il 13 Luglio 2010 da salvisjuribus_2009
 

Anche gli avvocati sperano, in un futuro di andare in pensione.
Beh, non proprio pensione, ma di godere, allorché le forze scemeranno e la pazienza pure, di una rendita che consenta loro non di appendere la toga al chiodo (sarebbe disdicevole), ma almeno di mandare al diavolo i molesti senza troppe preoccupazioni.
A tal fine gli avvocati si pagano una cassa.
Fino al 2008 si pagava il 10% del redito prodotto, più si caricava al cliente un 2% (assoggettato a IVA).
Nel 2009, siamo passati al 12% + 2%.
Dal 2010, 13% + 4% a carico del cliente.
A fronte di ciò, tuttavia,
a) l'età pensionabile si eleva da 65 a 70 anni (sebbene si possa andare in pensione anche a 66, ma con forti penalità)
b) i coefficenti di conversione vengono abbassati e cioé a parità di anni e di contributi versati, si piglia di meno.

Signori, è molto semplice: le tariffe del sottoscritto verranno aumentate. E stavolta di brutto. Peccato che il cliente è sordo

 
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GIUSTIZIA ?

Post n°2 pubblicato il 13 Luglio 2010 da salvisjuribus_2009
 

Fare un atto, impostare una difesa significa, stringi stringi, capire un problema e offrire una soluzione. Rispetto ad un felice teoreta, l'avvocato ha l'ulteriore compito di trovare una soluzione che sia pure confacente all'interesse del proprio cliente: non basta una soluzione pur che sia, ma serve una soluzione "utile".
La perfetta dimostrazione della colpevolezza del proprio cliente potrà essere appagante sul piano teorico (risolve il problema), ma non è quello che dobbiamo fare.
La comprensione, però, è merce aerea, che ti sfugge sempre dalle mani.
L'unico sistema serio per stabilire se si è capito qualcosa è vedere se il ragionamento è ordinato.
Non se è corretto, perché questa è l'incognita.
Non se è giusto, perché a noi umani non è dato cogliere se non approssimativamente cosa sia la Giustizia.
Ordinato.
Purtroppo si possono mettere in bell'ordine anche cosa sbagliate.
Ogni volta che si chiude un atto, visto, rivisto, ricorretto rimane il dubbio: ma ho capito il problema?
Putroppo, difficilmente lo si può scoprire.
La sentenza aiuta (sia che ti dia ragione, sia che ti dia torto: non è corretto il ragionamento che ha portato ad una vittoria; anche il ragionamento sbagliato può portare ad una vittoria, se il giudice cade nel tuo stesso, ammaliante errore) perché almeno è un controcanto sul medesimo problema. Ma non risolve.
'Sta faccenda inizia a diventare un po' logorante.

 
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AVVOCATI .. ESSERI SUPERIORI

Post n°1 pubblicato il 12 Luglio 2010 da salvisjuribus_2009
 

C'é poco da fare: gli avvocati sono esseri superiori. Donne  e uomini di ferro, temprati alle più rudi esperienze e dotati di un fisico semplicemente bestiale.  Ma gli avvocati non erano fini, magari anche troppo, ragionatori, tutta testa e niente fisico? Manco per niente.
No, no, la Suprema Corte di Cassazione, sez. terza penale, all'udienza pubblica del 2.12.2008 ha così deciso:

[...] 3 - Vanno anzitutto disattese le eccezioni processuali

 In ordine alla istanza di rinvio dell’udienza dibattimentale del 21.4.2008, formulata dal difensore per essere affetto da colica renale (v. sopra n. 2,4), legittimamente la corte salernitana l'ha respinta, con una motivazione incensurabile in questa sede. Infatti, dopo aver rilevato che il certificato medico prodotto dal difensore a sostegno  della sua istanza risaliva ad alcuni giorni addietro e che l’istanza medesima non era tempestiva - come richiesto dalla costante giurisprudenza di legittimità- la corte di merito ha correttamente ritenuto che la patologia denunciata (colica renale) non poteva configurare un impedimento assoluto a comparire sia perché, secondo certificato medico, comportava soltanto tre giorni di risposo e non un intervento chirurgico o comunque un ricovero ospedaliero,  sia perché il dolore fisico che notoriamente accompagna le coliche renali poteva essere già cessato nel giorno dell’udienza per effetto delle cure e del riposo. [...]

 

Dal che si capisce che aver avuto una colica renale era solo uno squallido trucchetto del difensore per rinviare il processo e mandarlo verso la prescrizione. L'avvocato, uomo di ferro, dopo una colica renale è fresco e pimpante come un uccellino.

Pel resto, l'orientamento in tema di coliche renali non è nemmeno innovativo: sul punto specifico della colica renale avvocatesca cfr. Cassazione penale , sez. VI, 26 febbraio 2008, n. 24398, Cassazione civile, sez. III, 3.agosto 2005, n.16252, Cassazione penale sez.VI 26 gennaio 2000 n.2387, Cassazione penale , sez. III, 17 luglio 1987  (avrei pure voglia di ficcarci un ex plurimis, ma non voglio durare la fatica ad approfondire ancora la ricerca)

I dolori "colici" possono giustificare un rinvio dell'udienza solo nel caso in cui siano accompagnati da una gravidanza al nono mese:

Costituisce legittimo impedimento, idoneo - ove sussistano gli ulteriori requisiti posti dall'art. 486 comma 5 c.p.p. - ad imporre il rinvio dell'udienza dibattimentale, la deduzione, da parte del difensore in stato di gravidanza al nono mese, di dolori colici addominali, tempestivamente dedotti e documentati.

Così, Cassazione penale, sez.III, 4 maggio 1998, n.6672. Beh, qui c'é di mezzo qualcosa di più, pur residuando il dubbio che uno stato di gravidanza al nono mese, se comporta il divieto assoluto di lavorare per tutti, non valga per gli avvocati: se la collega fosse semplicemente stata incinta,  ma senza dolori "colici", il rinvio lo avrebbero concesso lo stesso? Boh, ai posteri l'ardua sentenza.

Tutto ciò non vale per i comuni mortali, così dimostrando di che tempra sono fatti gli avvocati:

La rimessione in termini - quando il mancato rispetto del termine dipenda da caso fortuito - è applicabile anche nel processo esecutivo, nell'ipotesi di decadenza dell'aggiudicatario senza sua colpa dal termine impostogli per il versamento del residuo prezzo ai sensi dell'art. 587 c.p.c. in tema di vendita forzata (nella specie, il termine, di trenta giorni, era stato superato d'un sol giorno, e il versamento era stato accompagnato da certificato medico attestante una colica renale che aveva comportato riposo e cure proprio negli ultimi giorni del termine).

come ebbe a specificare il Tribunale di Terni il 19 maggio 2005.

Genericamente, per i lavoratori non togati, il concetto di inabilità temporanea assoluta è ben più lato:

Ai fini della attribuzione della rendita INAIL per inabilità temporanea assoluta derivante da (infortunio o) malattia professionale, la nozione di impedimento - di cui all'art. 68 del T.U. n. 1124/1965, include oltre alla impossibilità fisica della prestazione lavorativa, anche la sua incompatibilità con esigenze terapeutiche dell'assicurato, posta l'assimilazione alla malattia professionale dell'esigenza prevenzionale ad essa correlata.

Disse Cassazione civile , sez. lav., 23 giugno 2005, n. 13479, mica mio cugino Gennarino (e qui, credetemi, potrei ben dire ex plurimis).

Eh .. mica storie, Superman mi fa una sega, mi fa.

 
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