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CULTURA E GIUSTIZIA
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Post n°4043 pubblicato il 26 Dicembre 2023 da antonioi0
SI SCOPRÌ, COME POI ACCADRÀ ANCHE IN IRPINIA, L’ESISTENZA DI TERRITORI IN STATO DI ARRETRATEZZA GRAVE, DI CONDIZIONI COSTRUTTIVE PRECARIE CHE AVEVANO AGEVOLATO L’OPERA DISTRUTTIVA DEL SISMA E DI UGUALI CONDIZIONI SOCIALI, CON UNA POPOLAZIONE PRIVA DELLE BRACCIA DI LAVORATORI ANDATI GIÀ VIA IN CERCA DI OCCUPAZIONE. «LE DIMENSIONI DELLA TRAGEDIA SONO MOLTO PIÙ GRANDI DI QUELLI CHE SI POSSA DESCRIVERE. NON È SOLO QUESTIONE DI RICOSTRUIRE DEI PAESI, QUI SI È SPAPPOLATO QUEL TESSUTO UMANO CHE LA STORIA, VOGLIO DIRE LA CIVILTÀ CONTADINA SICILIANA, HA GENERATO INTORNO A TRE CELLULE: CASA, STALLA E ZAPPA», SCRIVE, PER L’ORA, GIORNALE SICILIANO, ROBERTO CIUNI, PRIMO GIORNALISTA A METTERE PIEDE SUI TERRITORI DEL TERREMOTO ALL’ALBA DEL 15 GENNAIO 1968. I DATI REALI SAREBBERO STATI DISPONIBILI SOLO CINQUE O SEI GIORNI DOPO E PROPRIO IL 21 GENNAIO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI VARÒ I PRIMI PROVVEDIMENTI A FAVORE DELLE POPOLAZIONI STANZIANDO CIRCA 46 MILIARDI DI LIRE PER LA PRIMA EMERGENZA. LA REGIONE SICILIA NE STANZIÒ ALTRI DODICI. IL GOVERNO PUR GARANTENDO L’OPERA DI SOCCORSO E ASSICURANDO DI INTERVENIRE CON INIZIATIVE CON PIÙ AMPIO RESPIRO, SUGGERÌ LA DISGREGAZIONE DELLE FAMIGLIE INCORAGGIANDO L’EMIGRAZIONE, OFFRENDO BIGLIETTI GRATUITI DI SOLA ANDATA A TUTTE QUELLE FAMIGLIE CHE AVESSERO VOLUTO LASCIARE LA PROPRIA TERRA, ANCHE VELOCIZZANDO LE PRATICHE PER L’OTTENIMENTO DEI PASSAPORTI287. IL TERREMOTO DEL BELICE FU LA PRIMA GRANDE CATASTROFE NAZIONALE DAL DOPOGUERRA. L’AREA INTERESSATA DAL TERREMOTO, O MEGLIO QUELLA CHE POI SAREBBE STATA INTERESSATA DALLA RICOSTRUZIONE, ALLARGÒ I SUOI CONFINI VELOCEMENTE FINO AD INCLUDERE QUASI TUTTA LA SICILIA OCCIDENTALE. DOPO IL GRANDE IMPEGNO INIZIALE E LA PROFUSIONE DI SVARIATI MILIARDI PER LA PRIMA EMERGENZA288, VIVERI ED INDUMENTI, REALIZZAZIONE DI TENDOPOLI, ASSISTENZA SANITARIA E SOCIALE PRESSO LE TENDOPOLI STESSE, MIGLIORAMENTO DELLA VIABILITÀ, PER I QUALI LE AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI SI SPESERO FORTEMENTE289, LA MACCHINA ORGANIZZATIVA DELLA RICOSTRUZIONE STENTÒ A RIMANERE IN MOTO. GRAZIE ALLE INIZIATIVE E ALLE LOTTE DELLE POPOLAZIONI DEL BELICE E DELLE LORO AMMINISTRAZIONI, ARRIVATE AD MANIFESTARE, SOSTANDO IN TENDA PER GIORNI, A PIAZZA MONTECITORIO, SI RIUSCÌ AD OTTENERE LA LEGGE 241, DEL 18 MARZO 1968, PRIMO TENTATIVO DI REGOLARE LA RICOSTRUZIONE. MA SIA QUESTA CHE LE ALTRE LEGGI FURONO COMUNQUE BASATE SUL PRINCIPIO DELLA “STRAORDINARIETÀ”. I PRIMI INTERVENTI SUL PATRIMONIO ARCHITETTONICO NON FECERO ALTRO CHE AGGRAVARE LE DISTRUZIONI: NUMEROSI EDIFICI VENNERO ABBATTUTI, SPESSO SENZA UNA VERIFICA SUGLI STESSI, IN NOME DELLA SICUREZZA, PERDENDO COSÌ NUMEROSE TESTIMONIANZE DI ARCHITETTURA ANCHE MONUMENTALE, CHE, QUANDO NON FURONO ABBATTUTE, VENNERO SACCHEGGIATE DEGLI ARREDI E DEI PARAMENTI. FU DEMOLITO UN PATRIMONIO DI 10.000 ABITAZIONI CIRCA. I PRIMI PROVVEDIMENTI STATALI OLTRE ALLE FACILITAZIONI ALL’EMIGRAZIONE, FURONO SOSTANZIALMENTE VOLTI ALLE OPERE EMERGENZIALI, COME SUDDETTO, QUINDI ALLA COSTRUZIONE DI BARACCOPOLI, CHE DURARONO IN REALTÀ DIVERSI DECENNI, OLTRE CHE ALLE OPERE PUBBLICHE, MENTRE GLI STANZIAMENTI PERIODICI PER LA RICOSTRUZIONE DELLE ABITAZIONI EBBERO DUE MODALITÀ DI INTERVENTO, UNA DIRETTO, DELLO STATO, L’ALTRA RIVOLTA AI PRIVATI CHE ACCEDEVANO AI CONTRIBUTI FINANZIARI STATALI. INTERVENTI, QUESTI ULTIMI, CHE DOVEVANO ESSERE DEDICATI ALLA RICOSTRUZIONE DELLE ABITAZIONI, AL RECUPERO DEI CENTRI COLPITI DAL SISMA. FU PROSPETTATA DA SUBITO LA POSSIBILITÀ DI TRASFERIRE GLI ABITANTI IN CENTRI DA COSTRUIRE EX-NOVO. NEL 90% DEI CASI QUESTA FU LA SCELTA, ED È IL CASO DI GIBELLINA, POGGIOREALE E SALAPARUTA. IN POCHI ALTRI CASI, SANTA NINFA, PARTANNA, SALEMI E VITA, SI DECISE O DI RICOSTRUIRE TOTALMENTE IN LOCO O DI DUPLICARE GLI ABITATI AFFIANCANDO O SOVRAPPONENDO PARZIALMENTE LE NUOVE ABITAZIONI290. LA RICOSTRUZIONE IN SICILIA EBBE DUE ACCEZIONI, UNA FISICA ED UNA ECONOMICA, UN PÒ RICALCANDO LE ORME DI QUELLE CHE DOVEVANO ESSERE LE IPOTESI DI SVILUPPO PER IL MEZZOGIORNO GIÀ VIVACEMENTE CALDEGGIATE FINO A QUEL MOMENTO: UTILIZZARE IL SISMA COME POSSIBILITÀ DI MODIFICARE O DI INNESCARE ANCHE UNO SVILUPPO ECONOMICO LEGATO AD UNA RINASCITA FISICA DEI CENTRI E DELL’INTERO TERRITORIO. UNA PRIMA FASE DELLA RICOSTRUZIONE È QUELLA CHE VA DAL 1968 AL 1978 CIRCA, DIECI ANNI DI INTERVENTO STATALE, DURANTE I QUALI IL GOVERNO CENTRALE TENTÒ DI GESTIRE LA RICOSTRUZIONE. DELLO STESSO PERIODO FU ANCHE IL PROGETTO PILOTA, PREVISTO DALL’ALLEGATO IV DEL PROGRAMMA ECONOMICO NAZIONALE 1971-1975 CHE DOVEVA COORDINARE TUTTI GLI INTERVENTI DELLA ZONA E LA CUI PROGETTAZIONE SAREBBE STATA PORTATA AVANTI DA UNA CONSULTA NELLA QUALE GRAN PESO AVREBBERO DOVUTO AVERE LE AMMINISTRAZIONI LOCALI: UN PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO, PROMOSSO DAL BASSO, ATTRAVERSO LA PARTECIPAZIONE E RESPONSABILIZZAZIONE DELLE POPOLAZIONI INTERESSATE291, PROGETTO CHE PERÒ RIMASE LETTERA MORTA. SUBITO DOPO IL TERREMOTO, LO STATO AFFIDÒ LA RICOSTRUZIONE A DUE ISTITUTI: L’ISES E L’ISPETTORATO GENERALE PER LE ZONE TERREMOTATE DELLA SICILIA, CHE OPERARONO ASSIEME ALLA GIÀ ESISTENTE CASSA PER IL MEZZOGIORNO. L’ISES, ISTITUTO PER LO SVILUPPO DELL’EDILIZIA SOCIALE, CON DUE SEDI, UNA A ROMA E L’ALTRA A PALERMO, AVEVA COMPITI DI ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE DESTINATARIE DEGLI ALLOGGI E L’AFFIDAMENTO DELL’INCARICO DI REDAZIONE DI PIANI URBANISTICI, NECESSARI AL RECUPERO DEGLI ABITATI DELLA VALLE, E SUCCESSIVAMENTE, LA PROGETTAZIONE E L’ESECUZIONE DI OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA, DELLE ATTREZZATURE PUBBLICHE E DEGLI ALLOGGI A TOTALE CARICO DELLO STATO; L’ISPETTORATO GENERALE ERA UN ORGANO DECENTRATO DEL MINISTERO DEI LL.PP. E GESTIVA L’APPROVAZIONE E LA REALIZZAZIONE DEI PROGETTI DI RICOSTRUZIONE DECIDENDONE IMPORTI, PRIORITÀ E ASSEGNAZIONE DEGLI APPALTI. SAREBBE DOVUTO RIMANERE IN CARICA 3 ANNI, ESATTAMENTE COME L’ISES SCIOLTO NEL 1971, INVECE SI PROTRASSE FINO ALLA METÀ DEGLI ANNI ’70. IL PROPOSITO ERA QUELLO DI REALIZZARE RESIDENZE ED INFRASTRUTTURE CHE POTESSERO MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA DEI SICILIANI, IMPOSTATE ANCORA, IN QUEI LUOGHI, SU UNA VITA CONTADINA ARRETRATA E CHIUSA ALLA MODERNITÀ. QUESTO ASSIEME ALL’EMERGENZA, DETTATA ANCHE DAL BISOGNO IMPELLENTE DI FORNIRE ALLOGGI A MIGLIAIA DI SFOLLATI, PORTÒ FACILMENTE A FAVORIRE SIA L’ABBANDONO DEI VECCHI CENTRI, REALIZZANDO SPESSO CITTÀ AVULSE DAI CONTESTI E RINUNCIANDO AD UN TENTATIVO DI RECUPERO DI TRADIZIONI ECONOMICHE, SIA L’UTILIZZO DI MATERIALI NUOVI E TECNICHE MODERNE, TRALASCIANDO L’ARCHITETTURA TRADIZIONALE ED INNESCANDO UNA DISCONTINUITÀ CON LA MEMORIA COSTRUTTIVA DEL LUOGO, PROVOCANDO LA PERDITA DELLE TECNOLOGIE LOCALI292. QUESTO FU SENZA DUBBIO AGEVOLATO DA UN PIOGGIA DI FINANZIAMENTI CHE FAVORIVA IL TRASFERIMENTO DI RESIDENZA E LA RICOSTRUZIONE TOTALE. LE RICOSTRUZIONI VENIVANO PAGATE PIENO PER VUOTO E L’ABBATTIMENTO DI CHIESE ED INTERE CITTÀ ERA CERTAMENTE PIÙ REMUNERATIVO CHE PREDISPORRE UN PIANO DI SALVAGUARDIA293. IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA SICILIA OCCIDENTALE, DI CUI L’ISES ERA INCARICATO, ERA ORGANIZZATO IN MANIERA GERARCHICA CON SOTTOPIANI COMPRENSORIALI. IL BELICE FACEVA PARTE DEL COMPRENSORIO 4. IL PIANO COMPRENSORIALE AVREBBE POI DOVUTO METTERE A SISTEMA I PICCOLI CENTRI, PER I QUALI ERANO STATI PREVISTI I PIANI DI FABBRICAZIONE. UNA GERARCHIA CHE ERA SOTTESA DA REGOLAMENTI FARRAGINOSI E DIFFICILI DA GESTIRE. NEL COMPRENSORIO DEL BELICE, INIZIALMENTE FU PREVISTA LA REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA ED UNICA CONURBAZIONE, PER I PAESI DI POGGIOREALE, SALAPARUTA E GIBELLINA, LUNGO LE DIRETTRICI DI SVILUPPO, RAZIONALIZZANDO LA REALIZZAZIONE DELLE GRANDI INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO E LE ATTREZZATURE DI SERVIZIO, CONCENTRANDOLE IN BACINI DI UTENZA MAGGIORI E NON SPARSI. L’IDEA DELLA GRANDE CONURBAZIONE FU CONTRASTATA VIVAMENTE DALLE STESSE POPOLAZIONI ABITANTI CHE PROVARONO A DIFENDERE ALMENO LA PROPRIA IDENTITÀ COMUNALE. SI DECISE QUINDI DI REALIZZARE TRE NUOVE CITTÀ, TUTTE DISTANTI DAI VECCHI CENTRI E TUTTE IN TERRITORI PRESSOCHÉ PIANEGGIANTI. QUESTO PROVOCÒ UN DISTACCO FISICO E SOCIALE, NEGLI ABITANTI, DALLE PROPRIE RADICI. ALLA PROGETTAZIONE URBANISTICA ED ARCHITETTONICA DEI NUOVI CENTRI PARTECIPARONO, NUMEROSI ESPONENTI DELLA CULTURA ARCHITETTONICA ED URBANISTICA ITALIANA, TRA I QUALI FIGURARONO VITTORIO GREGOTTI, LUDOVICO QUARONI, GIUSEPPE E ALBERTO SAMONÀ, MARCELLO VITTORINI, PIERO MORONI, FABRIZIO GIOVENALE E MARCELLO FABBRI, INTENZIONATI A VERIFICARE IN QUESTO TERRITORIO LE TEORIE DELL’ARCHITETTURA E DELL’URBANISTICA MODERNE. IN REALTÀ, NELLA CORSA VERSO LA MODERNITÀ, NON SI È AVUTA LA PREMURA DI CAPIRE QUALI FOSSERO LE VOCAZIONI DEL TERRITORIO, LE TRADIZIONI ECONOMICHE, MA ANCHE COSTRUTTIVE, PER CUI L’AGRICOLTURA, ELEMENTO CARATTERIZZANTE IL TERRITORIO, PRESENTE E RADICATA, FU TRASCURATA A FAVORE E IN NOME DI UNO SVILUPPO CHE POI SI TRADUSSE NELLA SOLA REALIZZAZIONE DI INFRASTRUTTURE VIARIE, SPESSO INIZIATE E MAI COMPLETATE: IN QUESTO, SOSTANZIALMENTE, SI CONCRETIZZA IL PIANO, COMPLETATO NELLA PROGETTAZIONE 10 ANNI PIÙ TARDI. NEGLI ANNI ’70 FURONO ISTITUITI ANCHE I PIANI DI RISANAMENTO PER QUEGLI ABITATI SOPRAVVISSUTI AL TERREMOTO; QUESTI PREVEDEVANO, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI LA SOSTITUZIONE INTEGRALE DEI VECCHI TESSUTI EDILIZI, ANCHE SCONVOLGENDO L’IMPIANTO PLANIMETRICO URBANO294: NON FURONO MAI REALIZZATI. TUTTA QUESTA MESSE DI STRUMENTI URBANISTICI NON SEPPE COMUNQUE DARE RISPOSTE EFFICIENTI, SOPRATTUTTO PERCHÉ IMBRIGLIATA DA UNA FUMOSA BUROCRAZIA E DALLA LATITANZA DI UNO STATO CHE IN PRINCIPIO SI ERA POSTO COME ORGANIZZATORE E GARANTE DELLA RICOSTRUZIONE E DELLA RIPRESA ECONOMICA DI QUESTE ZONE295. MOLTI DEI PAESI DISTRUTTI DAL SISMA, COME GIÀ DETTO, VENNERO QUINDI TRASFERITI. SPESSO LE MOTIVAZIONI DEI LORO TRASFERIMENTI VENNERO ANCHE AVALLATE DA STUDI GEOLOGICI CHE DIMOSTRARONO L’INSTABILITÀ DEI TERRENI SU CUI INSISTEVANO I VECCHI CENTRI, MA FORSE MOLTI DI QUESTI TRASFERIMENTI FURONO CONDIZIONATI DA ORIENTAMENTI POLITICI, VOTATI A FAVORIRE POCHI PROPRIETARI TERRIERI. QUALUNQUE SIA STATA LA MOTIVAZIONE PER I TRASFERIMENTI DEGLI ABITATI, SI DOVETTE AFFRONTARE LA RICOSTRUZIONE TOTALE, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI, O LA DIALETTICA TRA NUOVO E ANTICO IN SPORADICI ALTRI. MA QUASI SEMPRE IL CRITERIO CHE SOTTESE IL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE, SEBBENE PROVENIENTE DA RIFLESSIONI CULTURALI DIVERSE, SI BASÒ SULL’ESTRANEITÀ ASSOLUTA AL TERRITORIO E ALLE SUE PECULIARITÀ, SUL PRINCIPIO DEL FOGLIO BIANCO, NELLA CONVINZIONE CHE IL TERREMOTO AVESSE OFFERTO L’OCCASIONE, CANCELLANDO IL PASSATO, DI COSTRUIRE DI NUOVO TRADUCENDO IN REALTÀ TEORIE ILLUMINATE. LE NUOVE CITTÀ SICILIANE, PERCHÉ DI QUESTO SI TRATTA, DI NUOVA FONDAZIONE, EBBERO COME PRINCIPIO LA SOVRAPPOSIZIONE E L’IDENTIFICAZIONE DELL’URBANISTICA CON L’ARCHITETTURA: L’IDEA CHE, INDIVIDUATE ALCUNE LINEE GUIDA, ARMONICHE, CHE DISEGNASSERO IL TERRITORIO, SI POTESSE CREARE, IN ESSE, UN’ARCHITETTURA VIVIBILE E CONFORTEVOLE, ISPIRATA ALLA MODERNITÀ. QUESTA IMPOSTAZIONE, ACCADEMICA E TEORICA, SCOLLEGATA DALLO STUDIO E DALL’ESPERIENZA APPROFONDITI DEL TERRITORIO SICILIANO, PORTÒ ALLA CREAZIONE DI SPAZI ESTRANEI ALLA REALE VITA RELAZIONALE SICILIANA E ALLE TRADIZIONI COSTRUTTIVE. I CENTRI, SPOSTATI DAI LORO LUOGHI D’ORIGINE, EBBERO A DISPOSIZIONE, PER LA RICOSTRUZIONE SPAZI ESTESI, LA MAGLIA RIGIDA E LA RIPETITIVITÀ DEI TIPI EDILIZI CARATTERIZZARONO QUASI TUTTI I NUOVI INSEDIAMENTI FACENDO PERDERE IDENTITÀ AD OGNI SINGOLA CITTÀ SLEGATA DAL PROPRIO PASSATO. LA RICOSTRUZIONE EFFETTIVA INIZIA SOLO DAL 1978 E SI PROTRAE FINO AGLI ANNI ’90. ANCORA OGGI, PERÒ, PERMANE IL PROBLEMA DELLA NECESSITÀ O MENO DEL RECUPERO DI ALCUNI CENTRI ABBANDONATI, DIVENUTI
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