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CULTURA E GIUSTIZIA
 

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Messaggi del 15/01/2020

Questa è l’ultima lettera di Paolo Borsellino

Post n°2534 pubblicato il 15 Gennaio 2020 da antonioi0

Questa è l’ultima lettera di Paolo Borsellino, scritta alle 5 del mattino del 19 Luglio 1992, dodici ore prima che l’esplosione di un’auto carica di tritolo, alle 17 dello stesso giorno, davanti al n.19 di Via D’Amelio, facesse a pezzi lui e i ragazzi della sua scorta.
Paolo Borsellino si alzava quasi sempre a quell’ora. Con quella sua ironia che riusciva a sdrammatizzare  anche la morte, la sua morte annunciata, diceva che lo faceva “
per fregare il mondo con due ore di anticipo“, e quella mattina cominciò a scrivere una lettera alla preside di un liceo di Padova presso il quale avrebbe dovuto recarsi a Gennaio per un incontro al quale non si era poi recato per una serie di disguidi e per i suoi impegni che non gli davano tregua.

La lettera è da leggere parola per parola, pensando proprio che sono le ultime parole di Paolo Borsellino.
Quando dice che non riusciva in quei giorni neanche a vedere i suoi figli, perchè stava cercando di allontanarsi affettivamente da loro, in modo che soffrissero di meno nel momento in cui lo avrebbero ucciso, è una lampante dimostrazione che sapeva, anzi era certo di dover morire molto presto.

Che quel giorno lo avrebbero ucciso Paolo Borsellino lo doveva quasi presagire, sapeva che a Palermo era già arrivato il carico di tritolo per lui. Lo sapeva anche il suo capo, Pietro Giammanco, che non gli aveva però riferito dell’informativa che gli era arrivato a questo proposito e Paolo, che invece lo aveva saputo per caso all’aeroporto dal ministro Scotti, aveva avuto con lui uno scontro violento.
Uno scontro che Paolo Borsellino ebbe con Giammanco anche la mattina del 19 Luglio, quando quest’ultimo gli telefonò alle 7 del mattino, cosa che fino allora non era mai successa.
Forse anche Giammanco sapeva che quello era l’ultimo giorno di Paolo e per questo gli comunicò che gli aveva finalmente concessa la delega per indagare sui processi di mafia in corso di istruttoria a Palermo. Delega che avrebbe permesso a Paolo di interrogare senza più vincoli il pentito Gaspare Mutolo che in quei giorni aveva cominciato a rivelare le collusioni tra criminalità organizzata, magistratura, forze dell’ordine e servizi segreti.
Racconta la moglie di Paolo che Giammanco gli disse: “
Ora la partita è chiusa” e Paolo gli rispose invece urlando “No, la partita comincia adesso“.

 

 

Dopo quella telefonata Paolo non scrisse più niente sul foglio e la lettera rimase incompiuta sul numero 4), dopo gli altri tre punti nei quali Paolo, rispondendo a delle domande postegli dai ragazzi del liceo, ci da tra l’altro, in maniera estremamente semplice e chiara, come solo lui era in grado di fare, una definizione della mafia che bisognerebbe  che tutti conoscessero e che fosse insegnata nelle scuole.
Dieci ore dopo un telecomando azionato da una stanza di una struttura ubicata sul castello Utveggio, poneva fine alla vita di Paolo ma non riusciva ad ucciderlo, oggi Paolo è più vivo che mai, è vivo dentro ciascuno di noi e il suo sogno non morirà mai.

 

 

 

 
 
 

“L’IMPATTO DELL’AUTISMO SULLA FAMIGLIA“

Post n°2533 pubblicato il 15 Gennaio 2020 da antonioi0

E IN ALCUNI CASI HA ESPLORATO LE RADICI STESSE DEL DEFICIT (PER LO PIÙ MENTALE) ATTRAVERSO LA LETTURA DEL SIGNIFICATO CHE LA DEBOLEZZA MENTALE ASSUME PER I GENITORI STESSI.


 

 

 
 
 
 
 

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