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CULTURA E GIUSTIZIA
 

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Messaggi del 08/12/2023

TERREMOTO E RICOSTRUZIONI IN IRPINIA IL RESTAURO E I PIANI DI RECUPERO DEI CENTRI STORICI MINORI.

Post n°4025 pubblicato il 08 Dicembre 2023 da antonioi0

LE PRECEDENTI ESPERIENZE DI RICOSTRUZIONE: IL BELICE E IL FRIULI

LE RICOSTRUZIONI, NELLA FATTISPECIE QUELLE DOVUTE A EVENTI CATASTROFICI COME UN SISMA, HANNO LA

CAPACITÀ, A VOLTE, DI AMPLIFICARE IL DANNO AI LUOGHI ANZICHÉ RISANARLO O RIVITALIZZARE I LUOGHI STESSI,

PROVOCANDO UNA PERDITA DI IDENTITÀ IRREPARABILE O COMUNQUE L’INNESCO DI UN INARRESTABILE PROCESSO DI

DEGRADO. QUESTO È ACCRESCIUTO LÌ DOVE NON CI SI PUÒ AVVALERE DI UNA CULTURA ARCHITETTONICA AMBIENTALE

FORTE E CONSOLIDATA E DI UN PATRIMONIO GIÀ ORGANIZZATO DI CONOSCENZE E METODOLOGIE DI INTERVENTO284.

AFFRONTARE UNA RICOSTRUZIONE MASSICCIA, COME QUELLA DI INTERI PAESI DISTRUTTI DA UN SISMA, È COMPITO

CHE PUÒ PORTARE A DUE DIVERSI ESITI: L’ACCENTUAZIONE DI UNA SITUAZIONE DI SVILUPPO O, AL CONTRARIO, IL

RAPIDO ACUIRSI DI UNA CRISI GIÀ IN ESSERE. QUESTO, COME DETTO, DIPENDE DALLO STATU QUO SIA AMBIENTALE

CHE CULTURALE, IL CHE PORTA A CONDIZIONI CONSEGUENZIALI DIFFERENTI.

RISPETTO A QUESTO, SI PUÒ AGGIUNGERE LA DIFFICOLTÀ DI INDIVIDUARE UN APPROCCIO METODOLOGICO CONSONO

ALLA RICOSTRUZIONE, NELLA CONSIDERAZIONE DEI LUOGHI COME BENI CULTURALI. DI FRONTE ALLE DISTRUZIONI

PROVOCATE DAI DUE SISMI DEL 1968 IN BELICE E DEL 1976 IN FRIULI, LA CULTURA DEL RESTAURO SI TROVA

SPIAZZATA COME, POCO PRIMA, FU DI FRONTE ALLE DISTRUZIONI DOVUTE AI BOMBARDAMENTI DELLA SECONDA

GUERRA MONDIALE. ALLORA IL DOCUMENTO DI RIFERIMENTO ERA LA CARTA DEL RESTAURO DEL 1931, I CUI

PRINCIPI SI RITROVARONO OBSOLETI DI FRONTE ALLA SINGOLARITÀ DELLA CONDIZIONE. COSÌ, NEGLI ANNI 70, LA

RICOSTRUZIONE POST-SISMICA SI PONEVA COME VERIFICA E GIUDIZIO DELLE PIÙ AVANZATE CONCLUSIONI VENUTE

DAGLI ACCESI DIBATTITI DEI PRECEDENTI TRENTA ANNI A PROPOSITO DEL RESTAURO PROPRIAMENTE DETTO E DEL PIÙ

MODERNO CONCETTO DI RECUPERO DEI CENTRI STORICI. IL DOCUMENTO GUIDA, IN QUEGLI ANNI, ERA LA CARTA DEL

RESTAURO DEL 1972, DI CHIARA ISPIRAZIONE BRANDIANA, MESSA IN DISCUSSIONE FORTEMENTE DALLA DIFFICOLTÀ

DI TROVARE UN METODO DI INTERVENTO CHE RISPETTASSE ISTANZA ESTETICA E STORICA, PROPRIO DI FRONTE ALLA

DEVASTAZIONE DOVUTA AI TERREMOTI285. E’ COSÌ CHE TEORIE RIEGLIANE RIFERITE A SISTEMI DI VALORI COMPLESSI

POSSONO ESSERE RICONSIDERATE, A DISPETTO DELL’APPROCCIO, FORSE, PIÙ SCHEMATICO DEI “TIPI DI INTERVENTO”

GIOVANNONIANI, DI FRONTE A NUOVE E PIÙ COMPLICATE CONDIZIONI DI DEGRADO IN CUI IL PATRIMONIO STORICO

SI TROVA, NELLE CONDIZIONI DI ECCEZIONALITÀ DI UN SISMA. DERIVA, QUINDI, LA NECESSITÀ DI RELATIVIZZARE LA

CODIFICAZIONE, FORSE APRIORISTICA, COMUNQUE NEL CASO IN QUESTIONE IMPROPRIA, PUR SE BASATA SU UN

ASSOLUTO RIGORE, DI ALCUNE POSIZIONI METODOLOGICHE DI INTERVENTO. SEGUE, A QUESTO PUNTO, ALLA STASI

QUASI RASSICURANTE RAGGIUNTA IN QUEGLI ANNI NELLA CULTURA DEL RESTAURO, UNA CRISI CHE RIAPRE IN QUALCHE

MODO IL DIBATTITO O NECESSITA DI FARLO.

NELL’ITALIA DEGLI ULTIMI 50 ANNI LE ESPERIENZE LEGATE ALLE RICOSTRUZIONI POST TERREMOTO, BELICE 1968 E

FRIULI 1976, COSTITUISCONO “CASI” PARADIGMATICI, STATI “ULTIMI” DI DEGRADO AI QUALI LA TEORIA DEL RESTAURO SI APPROCCIA IN MANIERA NUOVA E TALI DA COSTITUIRE INEVITABILMENTE BAGAGLIO CULTURALE DAL

QUALE SI ATTINSE POI NELL’APPROCCIO ALLA RICOSTRUZIONE DELL’IRPINIA, DOPO IL TERREMOTO DEL 1980.

 

BELICE 1968: IL TERREMOTO E I CRITERI DELLA RICOSTRUZIONE

LA NOTTE TRA IL 14 E IL 15 GENNAIO 1968, UN TERREMOTO DEL X GRADO DELLA SCALA MERCALLI COLPISCE UNA

VASTA ZONA DELLA SICILIA OCCIDENTALE, COMPRESA TRA LE TRE PROVINCE DI AGRIGENTO, TRAPANI E PALERMO,

INTERESSANDO UNA POPOLAZIONE DI OLTRE 1.300.000 PERSONE ED UN’AREA DI 6000 CHILOMETRI QUADRATI286; I

COMUNI PIÙ COLPITI ERANO RACCHIUSI IN UN TERRITORIO NOTO COME LA VALLE DEL BELICE, COSÌ CHIAMATA DAL

FIUME OMONIMO CHE L’ATTRAVERSA. LA ZONA, IN REALTÀ, NON ERA CONSIDERATA SISMICA; IL TERRITORIO, NEL

PASSATO, ERA STATO SOLTANTO LAMBITO DAI TERREMOTI. L’EVENTO DEL ’68 SCONVOLSE LE STATISTICHE STORICHE.

L’EMERGENZA FU AGGRAVATA DALLE COMUNICAZIONI INTERROTTE E LE STRADE, GIÀ FATICOSAMENTE PERCORRIBILI,

ERANO INAGIBILI IN DIVERSI PUNTI; ALCUNI PONTI ERANO CROLLATI, E I PAESI, QUINDI, RISULTAVANO DIFFICILI DA

RAGGIUNGERE ANCHE PER PORTARE I PRIMI NECESSARI SOCCORSI (LA PROTEZIONE CIVILE NACQUE SOLO QUALCHE

ANNO PIÙ TARDI SULL’ONDA DEI TERREMOTI DI FRIULI ED IRPINIA).

LA SICILIA OCCIDENTALE ERA, COME ORA, UN TERRITORIO RICCO DI TESTIMONIANZE STORICO-ARCHITETTONICHE DI

RILIEVO E DI SITI DI GRANDE INTERESSE NATURALISTICO. IN PARTICOLARE, LA VALLE DEL BELICE ERA, ED È,

CARATTERIZZATA DA UN SISTEMA COLLINARE E DA PICCOLI E MEDI CENTRI URBANI DIFFUSI, LE MASSERIE AGRICOLE

FORTIFICATE PUNTEGGIAVANO IL TERRITORIO ACQUISENDO IN QUALCHE CASO LA DIMENSIONE E LA RICCHEZZA DI

VILLE SIGNORILI. IN GENERALE, BENCHÉ IL SISTEMA PRODUTTIVO FOSSE PREVALENTEMENTE AGRICOLO, LE

CONDIZIONI AMBIENTALI NON FAVORIVANO UNA PROFICUA PRODUZIONE, A CAUSA DELLA SCARSA QUALITÀ DEI

TERRENI E L’INSUFFICIENTE CAPACITÀ IDRICA, MIGLIORABILE SOLO ATTRAVERSO SISTEMI DI DIGHE SUL FIUME

BELICE, INFRASTRUTTURE, QUESTE, MAI COSTRUITE. IN GENERALE SI PARLA DI UN TERRITORIO CON INSEDIAMENTI

RISALENTI AL XVI E XVII SECOLO, NATI COME EMANAZIONE DI FEUDI PIÙ GRANDI PER RIPOPOLARE IL TERRITORIO

E INCENTIVARE UN ECONOMIA DI TIPO AGRICOLO, CHE PERÒ NON RIUSCÌ MAI A DECOLLARE REALMENTE,

MANTENENDO, I CENTRI, LA DIMENSIONE DI PICCOLI NUCLEI. L’ARCHITETTURA ERA QUELLA COMUNE A TUTTI I CENTRI

STORICI SICILIANI DI PICCOLA ESTENSIONE, OSSIA POCHE EMERGENZE MONUMENTALI, TRACCE DI FORTIFICAZIONI E

MOLTI COMPLESSI RELIGIOSI E PALAZZI SIGNORILI. IL RESTO ERA UN’EDILIZIA CHE SI SVILUPPAVA E MODIFICAVA

NEL TEMPO, MANTENENDOSI SUL VECCHIO IMPIANTO REGOLARE DI ISOLATI DIVISI DAI VICOLI E CARATTERIZZATI DAI

CORTILI INTERNI.

QUESTA, IN SINTESI, LA CONDIZIONE FINO AL SISMA DEL GENNAIO DEL 1968. LA GRAVITÀ DELL’ACCADUTO NON FU

IMMEDIATAMENTE EVIDENTE AGLI OCCHI DELL’INTERO PAESE, PER MANCANZA DI COLLEGAMENTI ADEGUATI,

COME GIÀ DETTO, E QUINDI DI NOTIZIE TEMPESTIVE. INIZIALMENTE SI PARLÒ DI SCOSSE E DANNI LIEVI E, SOLO

ALL’ARRIVO DEI PRIMI SOCCORSI IN ZONA, SI PALESÒ LA REALTÀ GRAVE DELL’EVENTO. INTERI PAESI COME

GIBELLINA, SALAPARUTA, POGGIOREALE E MONTEVAGO FURONO COMPLETAMENTE DISTRUTTI. LE VITTIME FURONO

 

370, I FERITI UN MIGLIAIO E I SENZATETTO CIRCA 70.000. ALTRI DIECI PAESI AVEVANO SUBITO DANNI GRAVI.

 
 
 

L’ENORME “OCCHIO” CINESE SULLE STELLE

Post n°4024 pubblicato il 08 Dicembre 2023 da antonioi0

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