Creato da antonioi0 il 05/02/2009
CULTURA E GIUSTIZIA
 

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Messaggi di Marzo 2020

I FRATELLI

Post n°2623 pubblicato il 31 Marzo 2020 da antonioi0

L’INCERTEZZA

RIGUARDO ALLA

DISPONIBILITÀ DEL

PROPRIO PARTNER AD

AFFIANCARSI NELLA

CURA E LA

PREOCCUPAZIONE DI

COME CONCILIARE LE

ESIGENZE DELLA

PROPRIA FAMIGLIA

CON LA

RESPONSABILITÀ

VERSO IL FRATELLO

 

DISABILE. 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2622 pubblicato il 30 Marzo 2020 da antonioi0

CRESCENDO, POI, IL

PENSIERO DEI

FRATELLI SI RIVOLGE

AL FUTURO, CON LA

PAURA DI NON

ESSERE IN GRADO DI

FARSI CARICO DI LUI

 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2621 pubblicato il 29 Marzo 2020 da antonioi0

PERCHÉ HA ATTIRATO

SU DI SÉ LE

ATTENZIONI DEI

GENITORI E HA

OCCUPATO TUTTO IL

LORO TEMPO.

 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2620 pubblicato il 28 Marzo 2020 da antonioi0

CHE DA ADULTI

PRENDE FORMA NEL

TIMORE DI GENERARE

UN FIGLIO DISABILE

O, ANCORA, POSSONO

PRESENTARSI

SENTIMENTI DI

RABBIA E GELOSIA

NEI CONFRONTI DEL

FRATELLO AFFETTO

DALLA PATOLOGIA

 

 

 

 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2619 pubblicato il 27 Marzo 2020 da antonioi0

ALTRE DIFFICOLTÀ E

PROBLEMI POSSONO

DERIVARE DAL

SENSO DI COLPA PER

LA PRESA DI

COSCIENZA DELLA

PROPRIA NORMALITÀ

IN CONTRASTO CON

LA DISABILITÀ DEL

FRATELLO, DALLA

PAURA DI POTER

SVILUPPARE A

PROPRIA VOLTA LA

DISABILITÀ

 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2618 pubblicato il 26 Marzo 2020 da antonioi0

MANIFESTANO LA

PAURA DEL

GIUDIZIO DI AMICI E

CONOSCENTI E

SENTONO DI NON

AVERE NESSUNO TRA

I PROPRI AMICI CON

CUI POTER

CONDIVIDERE UNA

 

SIMILE ESPERIENZA. 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2617 pubblicato il 25 Marzo 2020 da antonioi0

ROEYERS

E MICKE (1995)

OSSERVANO CHE I

FRATELLI DI BAMBINI

CON AUTISMO

PRESENTANO

MAGGIORE

TOLLERANZA MA

ANCHE MAGGIORE

IMBARAZZO

RISPETTO AI

FRATELLI DI

BAMBINI NON

 

DISABILI

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2616 pubblicato il 24 Marzo 2020 da antonioi0

I BAMBINI CON

AUTISMO E I LORO

FRATELLI PASSANO

MENO TEMPO

INSIEME RISPETTO AI

BAMBINI CON

SVILUPPO

TIPICO O AI FRATELLI

DI BAMBINI CON

SINDROME DI DOWN

(KNOTT ET AL., 1995;

STRAIN & DANKO,

 

1995). 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2615 pubblicato il 24 Marzo 2020 da antonioi0

I BAMBINI CON

AUTISMO E I LORO

FRATELLI PASSANO

MENO TEMPO

INSIEME RISPETTO AI

BAMBINI CON

SVILUPPO

TIPICO O AI FRATELLI

DI BAMBINI CON

SINDROME DI DOWN

(KNOTT ET AL., 1995;

STRAIN & DANKO,

 

1995). 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2614 pubblicato il 23 Marzo 2020 da antonioi0

 

I BAMBINI AUTISTICI INOLTRE RARAMENTE CERCANO GLI ALTRI PER TROVARE CONFORTO, AFFETTO O PER INIZIARE UN’INTERAZIONE, COME AD ESEMPIO IL GIOCO, PER QUESTO LA RELAZIONE COI FRATELLI È CARATTERIZZATA DA SCARSI COMPORTAMENTI PROSOCIALI (KAMINSKY, 2001).

 
 
 
 

I FRATELLI

Post n°2613 pubblicato il 22 Marzo 2020 da antonioi0

LA MANCANZA DI RECIPROCITÀ NELLA CONVERSAZIONE, O LA TOTALE ASSENZA DI LINGUAGGIO, INIBISCONO GLI SCAMBI INTIMI TRA FRATELLI COME LA CONDIVISIONE DI PENSIERI E SENTIMENTI.

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2612 pubblicato il 21 Marzo 2020 da antonioi0

I BAMBINI AUTISTICI HANNO DIFFICOLTÀ A COMPRENDERE LA PROSPETTIVA ALTRUI, TENDONO AD ESSERE INSENSIBILI ALLE EMOZIONI DEGLI ALTRI, PERCIÒ POSSONO ESSERE GIUDICATI MENO AFFETTIVAMENTE SOCIEVOLI DAI LORO FRATELLI.

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2611 pubblicato il 20 Marzo 2020 da antonioi0

CAUSA DI QUESTE CARENZE POTREBBERO ESSERE I DEFICIT SOCIALI E COMUNICATIVI PROPRI DELL’AUTISMO.

 
 
 

VIOLENZA FEMMINILE SUI MASCHI NESSUNO MAI NE PARLA

Post n°2610 pubblicato il 20 Marzo 2020 da antonioi0

Cinque milioni di uomini ogni anno sono vittime delle violenze femminili

È raro che uccidano. Ma ricattano, umiliano e distruggono economicamente i compagni

Barbara Benedettelli - Dom, 20/11/2016 - 09:39

 

Senza nulla togliere alla gravità della violenza maschile sulle donne, credo sia giunto il momento di coniare un nuovo termine anche per il fenomeno opposto: maschicidio. Perché anche il maschio può essere vittima della violenza femminile.

Di certo lo è dell'informazione unidirezionale e di una cultura dominante che procede per stereotipi e pregiudizi: la donna è sempre docile incolpevole vittima e l'uomo sempre carnefice e bastardo. Ma la verità sta sempre in mezzo. Dopo l'elezione di Donald Trump e l'apertura del vaso di Pandora sui media che nascondono, insabbiano o discreditano modificando la verità secondo ideologia (o stereotipi), è emerso il bisogno di autenticità. Di una verità tale a trecentosessanta gradi, la sola capace di darci gli strumenti per risolvere il gap culturale che permette ancora differenze sostanziali tra uomini e donne. E che può fornirci forse perfino la soluzione per diminuire il numero dei femminicidi, costante nel tempo nonostante i passi avanti anche legislativi.

Non possiamo dunque non tenere conto, quando osserviamo il fenomeno del femminicidio, dell'altra faccia della medaglia: la condizione maschile, l'emancipazione psicologica dell'uomo, i pregiudizi legati al concetto di maschio e il tabù che riguarda la violenza femminile sul sesso opposto. Violenza che esiste - anche se raramente ha dinamiche omicidiarie - e che riguarda la psiche, il portafogli e perfino la sessualità. In Italia sono poche le indagini in questo senso. Una di queste - passata quasi inosservata - è stata effettuata nel 2012 da una equipe dell'Università di Siena su un campione di uomini tra i 18 e i 70 anni. La metodologia è la stessa utilizzata dall'Istat nel 2006, per la raccolta dei dati sulla violenza contro le donne e che ancora oggi vengono riportati con grande enfasi. Secondo l'indagine dell'Università di Siena, nel 2011 sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05); lancio di oggetti (51,02); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l'incolumità personale e portare al decesso.

Una differenza rilevante questa, che in parte giustifica la maggiore attenzione al femminicidio. Nella voce «altre forme di violenza» dell'indagine (15,7%) compaiono tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, investimenti con l'auto, mani schiacciate nelle porte, spinte dalle scale. Come gli uomini anche le donne usano forme di violenza psicologica ed economica se pur con dinamiche diverse: critiche a causa di un impiego poco remunerato (50.8%); denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%); paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori (38,2%); rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%); critiche per difetti fisici (29,3%). Insulti e umiliazione raggiungono una quota di intervistati del 75,4%; distruzione, danneggiamento di beni, minaccia (47,1%); minaccia di suicidio o di autolesionismo (32,4%), specialmente durante la cessazione della convivenza e in presenza di figli, spesso utilizzati in modo strumentale: minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%); minaccia di portare via i figli (58,2%); minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%); minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%). Nulla di nuovo rispetto alle ricerche sulla violenza nell'ambito delle relazioni intime condotte in altri paesi, dove c'è una maggiore propensione a studiare il fenomeno tenendo conto di entrambi i sessi.

In una ricerca effettuata nel 2015 nell'ambito del progetto europeo Daphne III sulla violenza nelle dinamiche di coppia e che coinvolge 5 paesi tra cui l'Italia, analizzando un campione di giovani tra i 14 e i 17 anni: le ragazze che hanno subito una forma di violenza sessuale variano dal 17% al 41% in base all'entità dell'aggressione e i ragazzi dal 9% al 25%. Allora, tenendo conto del fatto che la violenza femminile sugli uomini è di entità più lieve, non possiamo negarla. Dobbiamo prendere atto che il problema della così detta violenza di genere va affrontato da un nuovo punto di vista. Gli sportelli antiviolenza, per esempio, sono attualmente dedicati per lo più alle donne e, come afferma Luca Lo Presti, Presidente di Fondazione Pangea, non sono sempre in grado di gestire la richiesta di aiuto del sesso opposto. «Oggi siamo al paradosso - sostiene Lo Presti - che un uomo cosciente di avere un problema legato alla mancanza di controllo della violenza e che chiede aiuto perché ha paura di ferire a morte la compagna, si trova di fronte a muri altissimi. Quando si presenta in un centro antiviolenza ci sono casi in cui viene aggredito psicologicamente e criminalizzato come se dovesse pagare per tutti, in quanto ritenuto parte di una categoria di esseri umani sempre carnefici». Oppure capita che se un uomo è vittima di una forma di violenza e trova il coraggio di denunciare - nonostante il rischio di derisione perché dimostra una fragilità non consona allo stereotipo di virilità e forza -, allora non è creduto. Perché il cliché lo vuole capace di reagire al sopruso senza fare una piega. In un caso e nell'altro non c'è soluzione. Senza la capacità di ascolto e di aiutare gli uomini concretamente a gestire gli impulsi distruttivi o a risanare una ferita dovuta ad abusi subiti da una donna, non ci sarà mai la possibilità di risolvere un problema profondo e articolato come quello della violenza domestica. Oltre il genere però. Perché il centro di tutto non siano i maschi o le femmine, ma la persona.


 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2609 pubblicato il 19 Marzo 2020 da antonioi0

PROBLEMI DI INTERNALIZZAZIONE ED ESTERNALIZZAZIONE (FISMAN ET AL., 1996; 2000), DISTURBI DI ATTENZIONE (BÄGENHOLM & GILLBERG, 1991), DEPRESSIONE (GOLD, 1993), MINORE RECIPROCITÀ SOCIALE NELLA RELAZIONE CON I FRATELLI (KNOTT ET AL., 1995) E PROBLEMI DI RELAZIONE COI PARI (BÄGENHOLM & GILLBERG, 1991).

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2608 pubblicato il 18 Marzo 2020 da antonioi0

ALCUNI RICERCATORI RILEVANO EFFETTI NEGATIVI PER I FRATELLI NORMODOTATI, TRA CUI SOLITUDINE E FASTIDIO PER IL COMPORTAMENTO DEI FRATELLI (BÄGENHOLM & GILLBERG, 1991)


 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2607 pubblicato il 17 Marzo 2020 da antonioi0

LE INDAGINI VOLTE A DEFINIRE GLI EFFETTI DELLA PRESENZA DI UN FRATELLO CON AUTISMO NEI BAMBINI RIPORTANO RISULTATI DISCORDANTI.

 

 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2606 pubblicato il 16 Marzo 2020 da antonioi0

I BAMBINI CON SVILUPPO TIPICO CHE HANNO FRATELLI CON AUTISMO RIPORTANO PERCIÒ DI ESSERE A VOLTE DISTURBATI DAL COMPORTAMENTO DEI FRATELLI (BÄGENHOLM & GILLBERG, 1991; ROEYERS & MYCKE, 1995). 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2605 pubblicato il 15 Marzo 2020 da antonioi0

A QUESTI DEFICIT SI AGGIUNGONO I COMPORTAMENTI PROBLEMATICI COME VIOLENZA FISICA, CRISI COMPORTAMENTALI E ATTEGGIAMENTO DISTRUTTIVO NEI CONFRONTI DEI GIOCATTOLI (DONENBERG & BAKER, 1993). 

 
 
 

I FRATELLI

Post n°2603 pubblicato il 14 Marzo 2020 da antonioi0

AD ESEMPIO, IL REPERTORIO LIMITATO DI CAPACITÀ SOCIALI, DI GIOCO E DI COMPORTAMENTI AFFETTUOSI, LA DIFFICOLTÀ A STABILIRE UN CONTATTO OCULARE




 

LA COMPROMISSIONE NELLE ABILITÀ COMUNICATIVE E NELLA RESPONSIVITÀ SOCIALE (HARRIS, 1994; KNOTT ET AL., 1995; SANDERS & MORGAN, 1997). 

 
 
 
 
 

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