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« Messaggio #8QUARTA PARTE »

TERZA PARTE

Post n°9 pubblicato il 31 Gennaio 2006 da faly

Il cappotto rosso, ancora mancante dei due bottoni, la avvolgeva. Il ciuffo eternamente ribelle, una ciocca biondo oro che si riversava impertinente sulla fronte…quelle piccole efelidi che le incorniciavano il viso tondo e aggraziato.. la piccola cicatrice sul sopracciglio destro.. e quel sorriso che la distingueva tra mille.
Claudia.. era la mia piccola Claudia, l’angelo dall’eterna risata argentina. Rideva di “ Jhonny Giravolta” , il pupazzo di neve che noi chiamavamo così in onore del nuovo compagno di classe, un ragazzino dai capelli rossi e l’andatura dinoccolata, un po’ strambo, un ballerino si definiva lui, piovuto dal cielo in una tiepida mattina di primavera, arrivato dritto dritto  da Cleveland, nel lontano Ohio.
Jhonny Giravolta al solito si compiaceva di farle un inchino, merito certo di un baricentro mancato. Ma  a lei piaceva vederlo come un invito a ballare, e si lasciava trasportare dalla cantilena studiata dal “gruppo” nelle ore di svago, durante i racconti di paura che a turno inventavamo, ciambelle calde alla mano, il capolavoro della mamma di Fabio, il giullare della comitiva.
Guardare Claudia intenta nel suo ballo con Jhonny Giravolta ebbe l’effetto di una doccia calda. Non sentivo più il freddo, non vedevo più l’aria grigia, né  le piccole nuvolette dense del mio respiro che si materializzavano per svanire subito dopo, non sentivo più i miei piedi immersi nella neve.
In un attimo, completamente in preda a una frenesia assurda, decido di unirmi al ballo e di stringere la mano inguantata di lei. Nell’allungare la mia mano, la rivedo quella  di un tempo, quella del ragazzino un po’ troppo magro e dalla testa tanto dura, l’orgoglio di papà e la disperazione di mamma. Il ballo mi riporta indietro di almeno una trentina d’anni, rivedo i miei jeans tutte toppe, quelli con cui mi sentivo il più bello della compagnia, e risento nascere dentro il vigore e la forza di Davide “il sognatore”.. già il sognatore, questo il nomignolo che mi avevano affibbiato a scuola. Sognavo di fare il medico, di avere una bambina, una casa con il giardino, un cane e una voliera da mille e una notte.
E sono stato cosi bravo a sognare che oggi mi manca solo il cane, o meglio c’era, ma Tilly è scomparsa un mese fa.
Nella testa la musica si alza di volume.. un vortice di pensieri, flashback, parole, emozioni, che mi portano a sentirmi fluttuare nell’aria leggero come un fiocco di neve.
Claudia e la sua timidezza, Claudia e quel primo bacio strappato sotto la quercia del parcheggio, in quella notte di luna piena in cui suggellammo quello che consideravamo il nostro amore eterno. C’era.. si… mi sembra di vederlo … dio se lo vedo… quel piccolo oggetto metallico dal significato cosi profondo, tirato fuori con grande emozione dalla mia tasca e  nascosto tra sorrisi suadenti e parole non dette in quella piccola fossa scavata nella terra dura e ciottolosa ai piedi dell’albero, con le nostre stesse nude mani.
Mentre mi ritrovo a danzare sotto una miriade di fiocchi candidi che, complici dei miei pensieri, sembra proprio mi stiano ammiccando riportandomi di getto nel tempo migliore della mia vita, Claudia prende le forme di quella splendida adolescente di cui mi sono perdutamente innamorato, dal corpo cosi sinuoso e attraente, ma al tempo stesso fragile e delicato. Rivedo le lunghe chiacchierate sotto “mamma quercia”, le fantasticherie sul futuro, le  nostre effusioni, le mie mani avide di lei e i suoi occhi vogliosi di me. Ho sposato Claudia una domenica pomeriggio d’autunno, Rebecca sarebbe arrivata nella nostra vita da li a 8 mesi.
E Claudia ci avrebbe lasciato il giorno del suo arrivo, fermando per sempre nel tempo, come in un’istantanea, quegli occhi nocciola profondi come l’oceano e quel sorriso carico di magia.
Quel ballo ha il sapore dolce del miele e mi ha riportato in vita, mi ha fatto nuovamente scorrere il sangue nelle vene e ha ridato al cuore un battito perfetto.. ma adesso lo sguardo di Claudia ha qualcosa di innaturale, di sbagliato.. una luce strana, non sua, e… Jhonny Giravolta ha perso quell’aria da ballerino per assumerne una più inquietante.
Come un colpo di frusta, un rumore assordante, qualcosa di palpabile, mi desta e cattura immediatamente la mia attenzione. La musica finisce, come un disco rotto, e la neve scende più copiosa che mai…e una improvvisa luce accecante simile a un lampo, accompagnata da un caldo innaturale mi riempie gli occhi e le viscere….

 
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