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Un blog creato da shagun il 28/12/2009

Parole...

...abbiamo un alto tasso d'inquinamento d'aria fritta

 
 

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Dei gusti e scelte altrui non faccio scherno
capisco con rispetto la passion diversa altrui,
ma a chi da tergo mi si pone grido: FERMO!
Sia pur brutta ma sia lei, giammai un lui.

 

Non dir di me se di me non sai parla di te e poi di me dirai.

Le mie sofferenze non sono mai state molto lontane dalla pazzia

Colui che ha subìto può non imporre ad altri la stessa sofferenza

 Contro il pericolo di avere un'opinione troppo buona degli altri c'è un solo antidoto: averne uno anche migliore di se stessi

 Se dovessimo tollerare negli altri ciò che permettiamo a noi stessi,la vita sarebbe insopportabile

 

ANIME IN PREGHIERA

 Non sono sicuro di nulla

se non della santità dei sentimenti del cuore…

e della verità dell’immaginazione.

 

Keats

 

Le parole sono state tutta la mia vita…tutta la mia vita!

 

Atonia Susan Byatt

 

L'amore non si vuole soddisfare,

 nè si prende alcuna cura di sè,

 ma per un altro dona la sua quiete,

 e costruisce un cielo nell'inferno. 
L'amore si vuol solo soddisfare,

 per legare un altro al proprio piacere,

 gioisce quando un altro non ha quiete,

 e nel cielo costruisce un inferno. 
W. Blake

 

"Se i mondi sono stati realmente costruiti dal Dolore è stato soltanto attraverso le mani dell'Amore perché in nessun altro modo l'Anima dell'uomo, per la quale sono stati creati i mondi avrebbe potuto raggiungere il pieno compimento della propria perfezione. Il Piacere per il bel corpo,ma il Dolore per la bella Anima." (OW)

 

Pensami quando certe ombre ti feriscono l’anima.

Fallo, quando ,stanca nel tuo passo,

non guardi alla vita…

pensami per le parole dette …

per i sogni sognati …ad occhi aperti.

Entra nel mio essere e vi troverai il tuo ...

libero di nuotare ….

Pensa che tra il mio e il tuo cuore non ci sono vicoli…

pensami quando altre ombre ti invitano ad amare… ...

tra quelle,ci sono io!

Vella Arena

 

STARS

 

too many heartsare broken

a lover'spromise never came with a maybe

so many words are left unspoken

the silent voices are driving me crazy

as for all the pain you caused me

making up could never be your intention

you'll never know how much you hurt me

stay can't you see that i

i wanna fall from the stars

straight into your arms i,

i fell you i hope you comprehend

 

Ci sono persone che entrano nella nostra vita...

e se ne vanno in fretta....

Ce ne sono altre che arrivano, 

si fermano e ci rimangono. 

E poi altre che entrano nei nostri cuori 

e a volte non se ne accorgono nemmeno...


osservo
cometa nella notte
la brace sembra
sigaretta
un paio d’anni fa
smisi di fumare
scrivo queste
povere cose
dietro è il non detto
la stella che si muta
in cenere
sporcando le lenzuola
ora ho ripreso
immaginando
di fumare
un astro

 

Sera tranquilla,

d'una quiete quasi di anima.

per chi è giovane o chi un tempo lo è stato,

quando Dio volle,per avere rare gioie...lungi,

e poterle dolcemente ricordare.


 


 

 

sailing

Post n°100 pubblicato il 25 Luglio 2017 da shagun
 
Tag: amori
Foto di shagun

... sailing … “ … Hey tu! … ! " Secco, perentorio, subdolo il richiamo risuonò, quasi telepatico nella mente. Mi guardai intorno cercando di capire chi mi avesse apostrofato in quel modo tanto sgarbato quanto deciso. Il bar era in penombra, seduto nell’angolo più isolato mi agitai sulla poltroncina di pelle mentre un bruciore acuto risaliva lungo il petto; guardai il quarto, forse quinto, short di Irish wiskey un po’ stralunato e con la bocca impastata. Era stata una giornata stanca; solita di problemi e di traversie quotidiane che, normali in periodi normali, erano diventate angoscianti e dure da risolvere dati i tempi neri di una crisi infinita. Nessuno badava a me; pensai di aver sognato; “ … forse ho bevuto troppo … “ mi dissi e, mentre quel bruciore si faceva più intenso, “ … vado a casa …” conclusi tra me e me. Lasciai un biglietto da venti sotto il bicchiere ed uscii nel pomeriggio inoltrato da sera imminente. La strada correva parallela alla ferrovia e le frecce alla mia destra si incrociavano a ripetizione portando a spasso vite diverse a diverse destinazioni e scopi impegnate. Alla mia sinistra il mare lontano, oltre la macchia boscosa lanciava riflessi del sole al tramonto con giochi di rossi infuocati a rendere quasi giallo un azzurro di cielo atteso al blu della notte a seguire. “ … hey tu! …” eccolo di nuovo; telepatico e prepotente il richiamo staccò il legame dei miei pensieri rendendoli sparsi ed inconcludenti mentre la macchina scartava, quasi di vita autonoma verso l’altra corsia, verso l’auto che veniva in senso opposto. Forte il bruciore in petto per un attimo mi tolse il respiro; con un colpo di sterzo, ancor più verso sinistra, evitando l’impatto con il veicolo in senso contrario virai bruscamente verso gli alberi a corrermi incontro. Un nero improvviso si accomunò al bruciore, ora lancinante, in mezzo al petto, alla base della gola e sino alle tempie a martellarmi forte senza tregua. “ Gran figlio di puttana “ gridai verso quel pazzo che per tanto così non mi aveva mandato fuori strada. “ Per la miseria “ ripetevo tra me “ mi sembra di esser passato attraverso l’albero ”; tremando di tensione, scesi dalla macchina appena dopo l’albero; le dune in lontananza una cinquantina di metri mi separavano dalla spiaggia e da quell’eco di marosi che me la suggerivano vicina. In viaggio da un paio d’ore, ero diretto … da nessuna parte; volevo soltanto allontanarmi dai miei pensieri e dal mio quotidiano e come faccio di quando sono un po’ così, mi ero diretto verso il mare: ho una predilezione per il mare, quella gran massa d’acqua, sempre viva, sempre in movimento mi dà la sensazione di essere alla presenza di un essere superiore e, anche per me, che sono nato praticamente a mare, ogni volta, il mare riesce ad essere un ‘esperia nuova e trascendente. Il mare ... Il sole all’orizzonte cominciava a percorrere il suo ultimo quarto: ad est il blu crescente di sua sorella la sera lo seguiva indifferente all’esplosione di rossi ed arancioni che al contrario incendiavano l’ovest. Mi arrampicavo, le scarpe piene di rena, su quelle dune sabbiose stando un po’ in piedi, un po’ carponi quando non proprio a quattro zampe, qualche striscia di un azzurro rosa quasi lilla si allungava dalla linea di confine tra mare e cielo fin sulla mia testa e questo, fonte di distrazione, bastava ogni tanto a farmi scivolare. Ero quasi in cima alla duna quando l’ennesimo scarto di sabbia mi tirò giù disteso a faccia sulla sabbia; sacramentando ogni parola del vocabolario ne rialzai il viso, sputacchiando granelli a destra ed a manca, prono com’ero poi, a forza di braccia, mi spinsi oltre la sommità, in fondo contento di sentirmi inzaccherato, ma libero mentre il vento profumato dallo iodio scivolava via sugli ultimi granelli dal mio viso. Lei era lì, qualche metro alla mia sinistra ed alla base della duna, coperta nient’altro che da un ridottissimo tanga e dalla sua pelle, se ne stava poggiata stancamente su di un gomito, osservando i tentativi del sole a resistere al proprio quotidiano destino. Scura d’abbronzatura, proiettava dietro le spalle un’ombra via via più lunga, mentre il suo esporsi al sole ne dava, illuminato come sotto uno spot, tutto il personale: gambe robuste ed affusolate, ben stese davanti a sé, terminavano ad innestarsi in un bacino con ogni particolare al posto giusto; dal tanga spuntava un serico ciuffetto che. al riverbero del sole, sembrava di un rosso acceso così come i capelli abbandonati sulle sue spalle; la linea alba dall’addome saliva fino a congiunger i due seni i cui capezzoli, tesi e puntuti verso l’orizzonte quasi a sfidare l’astro calante a tornare sui propri passi, si proiettavano sfacciatamente in mostra di sé. La riguardai e la squadrai lentamente, ritornando di continuo verso il suo ventre, non riuscivo a distogliere gli occhi da quel batuffolo rossastro … “ Ehi, oggi il mare mi ha fatto un regalo … “ pensai premendo il corpo sulla sabbia della duna. Eppure non era immagine erotica quella che si evocava nella mia mente; piuttosto quella ragazza sembrava una sirena sperduta in un mondo che non era di questo mondo: continuava a fissare l’orizzonte come se da questo, da un momento all’altro dovesse aprirsi il varco per ritornarvi; alle sue spalle, l’ombra, ormai lunghissima, mi diceva che il sole doveva esser sceso per salire in qualche altra parte del mondo, ma lei non si era mossa di un solo millimetro: statua di sale in attesa di sciogliersi, dimostrava di esser viva solo per l’ondeggiare dei suoi capelli alla leggera brezza marina a rinforzare man mano saliva la marea. Mi scossi dalla fissità contagiosa della ragazza e scivolando all’indietro cercai di mettermi in piedi per proseguire verso di lei con un fare un po’ più dignitoso e, sperai, disinvolto e fascinoso; superai, così, la duna ed in pochi passi e disinvoltamente scesi verso di lei. Il profumo della macchia mediterranea mixava lauro e ginepro, aghi di pino marino e sotto bosco fungino; la salsedine quasi si percepiva come solletico sulla pelle mentre il cielo scuriva lentamente alle spalle delle cime frondose a ricordare il passaggio di un vento stizzoso. Lontani, alti nel cielo, gabbiani vagabondi, lanciavano stridii improvvisi acuti ed ammalianti quasi sirene di Ulisse; mi sembrò volessero guidarmi al suo cospetto. “ E’ da molto che mi osservi ? “ mi disse lasciandomi attonito quando non fui distante che pochi centimetri “ ti ho notato sai …, è per questo che ti chiamavo … “. “ Io … veramente … “. Balbettai non sapendo cosa o come risponderle; mi lasciai cadere al suo fianco ed assieme continuammo a fissare il mare per qualche minuto, poi, come se fossimo amanti là ritrovatisi per un convegno di passione mi prese la mano e, girandosi verso me : “ non temere “ disse stringendomi le dita “ il più ormai è fatto …, oramai sei con me! “ . Un brivido di eccitazione e di piacere risalì lungo la mia schiena soffermandosi a dare ordini precisi nei vari distretti interessati, ma il suo tocco dapprima caldo e quasi lascivo, d’un tratto fu deciso e prepotente, assoluto e definitivo. Il viso, prima statuario ed immobile, parve fremere e vibrare di vita autonoma fino a sciogliersi dolcemente in uno sguardo rassicurante; eppure, qualcosa mi diceva di liberare la mia mano da quella stretta che diventava di secondo in secondo più forte, ma non riuscivo!; ed anzi più tentavo di liberarmi e più la sua stretta diveniva ferma; più strattonavo e più un macigno immaginario aumentava il proprio peso sul mio petto; più cercavo di allontanarmi e più sentivo mancarmi il respiro. Ancora una volta mi guardò; sorrideva con occhi profondi e carichi di intese non dette; era un sorriso così dolce e suadente che calmò improvvisamente la mia ansia respiratoria: oramai buio, il mare era diventato cosa fusa con il cielo e solo lo sciabordio dell’acqua sulla riva e la candida schiuma che ogni tanto ribolliva, mi dava il senso pieno della vita in divenire; tutto, al di fuori di quei pochi centimetri quadrati, era ovattato attorno a noi: mi sembrò non ci fossero più rumori: non c’erano luci, non c’era nulla che potessi toccare, soltanto quella mano stretta attorno alla mia e quel leggero profumo di biancospino in fiore che mi suonava però strano su di una spiaggia ed a pochi metri dal mare. … Il mare!? … Per quanto mi sforzassi di guardare, il mare non c’era più e non c’era più nemmeno la spiaggia, era come se fossimo seduti su … su niente; il nulla assoluto tutt’intorno con una luce soffusa che, da dove era tramontato il sole, sembrava sorgere verso di noi: quasi che il sole stesso, appena tramontato , avesse davvero deciso di fare ritorno. Troppo in wiskey bevuto; troppa la tensione accumulata; troppo lo stress di una vita sempre più angustiante ed indaffarata. “ Chi sei ? “ le chiesi tra il curioso ed un vago, quasi impercettibile timore “ … perché sei qui ? “. I suoi occhi di un azzurro così trasparente che ci si poteva affogare dentro guardavano in me, attraverso me, oltre me. Taceva; sembrava non volesse anticipare qualcosa di ineluttabilmente deciso, sembrava volesse godersi e che godessi di quegli istanti quasi fossero gli ultimi a mia disposizione; sembrava temesse la mia reazione ad una risposta inattesa, sgradita. Ritornò a vedermi nel guardarmi e: “So che vorresti, so che ti piacerebbe … , ma non voglio fare l’amore con te. “ sentenziò aggiustandosi il costume a coprire. Poi, “ Andiamo! … “ proseguì come responso definitivo ad ogni mia ulteriore curiosità “ … vieni, è l’ora !” Ci avviammo verso il bagnasciuga improvvisamente e di nuovo al suo posto. Il profumo del mare era adesso forte ed intenso; la salvia ed il ginepro e quello di uno strano biancospino erano quasi tangibili tanto erano intesi e carichi di un oblio crescente delle cose passate e future e, mentre ci inoltravamo, mano nella mano, in quel mare nero come la pece, mentre l’acqua ormai mi lambiva il mento, oltrepassava gli occhi e copriva i capelli una voce alle mie spalle, la stessa del richiamo, rassegnata sentenziò: “ … ora del decesso …, ma perché mai … berranno così tanto? … “. Capii d’un tratto perché non mi sembrasse strano camminare con lei sul fondo del mare ... . fb

 
 
 

Rovereto 2005

Post n°99 pubblicato il 13 Giugno 2017 da shagun
 
Tag: diario
Foto di shagun

Rovereto 2005 Ho pianto così tanto…

pianto per una “sconosciuta”,

o conosciuta nell’unico modo

che avevamo scelto per farlo:

con parole …e poesie.

 
 
 

Ciò che ora rimane

Post n°98 pubblicato il 04 Aprile 2017 da shagun
 
Tag: diario
Foto di shagun

Ciò che ora rimane

C’è un tempo per ogni cosa. È un infinito perdersi eritrovarsi,come le stagioni naturali,come le stagioni del cuore.

Nemmeno tu,mio caro amico,puoi immaginare le sensazioni dellatua scrittura…mi hanno tanto giovato. Di questo,ti sono riconoscente.

T’abbraccio

 
 
 

monti azzurri

Post n°97 pubblicato il 14 Gennaio 2017 da shagun
 
Tag: diario
Foto di shagun

Ieri –nonostante il freddo intenso- ho inforcato la mia moto(una Yamaha custom)approfittando di una magnifica giornata di sole:avevo infatti una voglia matta di riabilitare il vento! Così ho attraversato una prima catena di colli –i miei- per andare in un’altra catena di colli gemelli,a circa 20km di distanza dai primi. A mezza costa –in un ampio spazio- mi sono fermato,ho tolto il casco e i guanti ,mentre fumavo una sigaretta,ho potuto ammirare da lontano i colli da cui ero prima transitato e i monti che ora mi trovavo di fronte. Io li chiamo i Monti Azzurri(anche se il loro vero nome ti portano subito a quella fonte materna e di linfa indispensabile per superare gli inizi della vita),perché mai avvolti da foschie,con il mare alle sue pendici e di tonalità di colore che muta a secondo dell’ora della giornata e,che va da un grigio(alle prime ore del mattino)a un azzurro intenso(fino al tramonto),tutto ciò anche per l’effetto dei raggi del sole. Ho pensato: guardali i miei monti…sono lì da milioni di anni;eppure sembrano essere stati messi là da poco da una mano gentile,da una mano amica. E il loro profilo è così dolce e vellutato…e sono così belli! Una corsa nel sole,e una corsa nel vento:e ho dimenticato ogni cosa…ogni cosa che fa male dentro. Ci sarà pure da qualche parte una parola –un’emozione- per far sì che tu ritorni? Avevi promesso ricordi?- che i tuoi adii non avrebbero fatto male…

 
 
 

E ti verrò a cercare

Post n°96 pubblicato il 21 Ottobre 2015 da shagun
 
Tag: diario

E ti verrò a cercare

 

Vicinanza,

e sentire la tua voce,

e osservarti mentre sorridi…

ecco cosa mi manca.

 

Dunque ti verrò a cercare…

in quei silenzi dove ti rifugi,

tra i mille volti dove ti nascondi.

E sarò quel mare,o quel vento che ti parla,

un’idea –forse un’emozione- oppure un sogno

per fugare ogni tua paura

perché limpida è la natura

di questo mio volerti bene.

 
 
 
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In prosa, in poesia,

a volte un libro è l'incipit,
il profilo, la madeleine proustiana,
la dimensione notturna,
sotterranea.

    E tu,  lettore,lettrice,
ami spesso evocare la presenza
di un amoroso fondo di pensiero,
in uno sguardo a cui dare dignità,

con una stretta un verso,

a un brivido,

a un sospiro,
e al di là dei sussulti,
a quella gioia violenta.

 

 

Uno dei peggiori effetti della fretta,

o forse dell’angoscia che ne è la causa diretta,

è l’evidente incapacità degli uomini moderni

di rimanere con se stessi,

sia pure per breve tempo.

Questo è il mio peggior difetto!

 

 

 

Correva il mio destino
nelle spire degli affanni,
giostravano i pensieri
in lidi assai lontani,
e le orme tormentate
incidevano il mio suolo;
giungevi dal mistero
a colmare la mia sera,
ritrovavo nei mattini
il sorriso delle albe
e gioivano i miei baci
nell'azzurro del tuo sguardo.
Ti specchiavi nei tramonti
celestini del creato,
negli anfratti della sera,
fiorivan le passioni
e gli amori puberali
ritrovavo nell'incanto.
Rinasceva il mio ardire
brillando in nuovi giorni
e, con limpida purezza,
i miei palpiti felici,
univo già al tuo cuore.

 

Amare,
che sofferenza
Amare,
che delusione
Amare,
mi sento una stretta dentro
Amare,
queste ciliege son proprio
Amare

 

 

Vincitori e vinti

E così mi hai ingannato
sfiorandomi appena
sei passata su di me
mi hai travolto
annientato.

Ignaro
assordato dal clamore
abbagliato dalla luce
mi sono fatto sorprendere
e adesso
depredato del sogno
consegnato allo specchio
incapace di riconoscermi
attendo inerme
la verità nascosta.

Ancora un attimo...
lo vincerò il tempo.

 

Senza titolo

Mi sento oltremodo deluso e scontento
la nostra realtà é puro tormento.
Frenetica,fredda e priva di senso,
a lei non importa quello che penso.
Non fa per me non mi si addice
io chiedo solo di esser felice.
Che senso hanno internet e i suoi ‘accessi’
che valgono meno di carta da cesso?
Son altre le cose che danno piacere
un fiore, un tramonto, un bacio o il tacere!
Invece si sparla, si accusa e si offende
per farsi strada in un mondo carente.

 

Addio, ultimo sogno
di un'estate finita,
ti lascio e nel ricordo
c'è il rimpianto.
Addio, sogno sospeso
a mezz'aria,
colore soffuso e inebriante.
Voce dolce e sincera.
Strade lontane
e parallele, come a volte,
i binari della vita.

 

 

"Molti amarono la tua grazia felice
e amarono la tua bellezza

con amore falso o vero,
ma un uomo solo

amò la tua anima vagabonda,
e le pene del viso tuo

che incessante mutava"

Yeats

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L'ho vista
in trasparenza
il volto ancora pieno
della sua freschezza
il passo certo
di chi non conosce ostacoli.

e poi l'ho vista scendere
lenta
smagrita
lasciandosi alle spalle
azzurre memorie
tracce di gioventù

e l'ho amata
come si ama la vita
che nella superficie fredda
di un vetro
scivola
e si consuma.

 

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