Davanti agli occhi ho la pioggia timida e umide le dita
davanti alla pioggia solo
la pioggia.
Non so più che farmene di tutte queste parole
delle mie congetture, e
delle vostre conclusioni.
Provo piacere nel soffrire, sì: un piacere smodato.
Si fa chiaro oltre la pioggia
lontano il tempo del perdono.
E suona come capitolare, abbandonare il salvagente e tentare con le nude mani.
"Capace di amare solo quello in cui percepisco caducità".
Per la fine imminente.
Per la spensieratezza di cui ti sento raccontare, che fa parte di un passato di cui non racconti mai.
Svanisce
mi lascia
appoggi la guancia rossa sulle mie mani gelate.
Quanta altra pioggia dovrà cadere, sradicata la panchina?
Tutto questo ha un senso preciso ma non so riconoscerlo mentre mi passa accanto.
E' seduto lì, fra le ragazzine che aspettano il loro turno dal ginecologo.
Nelle puntine degli ombrelli che si toccano.
So riconoscerlo nel profilo del tuo visino che non c'è
poi
rabbia.
Non mi viene da ridere: è stata un'arma per l'offesa tutta quesa malinconia
ora l'imbraccio a scudo.
Dove sono gli alberi, gli acini, il mio seno?
Con quale incoscienza ho potuto pensare che per me non sarebbe arrivata mai pioggia?
Suturare:
la cosa buffa è avere un salvagente e doverlo mollare.