Creato da: piccodgl il 29/04/2006
AFFERMANDO LA MARGINALITA' DELLA META; A PATTO CHE SI PERCORRA ONESTAMENTE LA STRADA.

 

 
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A scuola di musica

Post n°375 pubblicato il 25 Agosto 2012 da piccodgl


Una doppia, fragorosa risata risuona nelle aule semi deserte della scuola di musica comunale. Veronica è seduta sullo sgabello del pianoforte e strimpella La stangata mentre Marta continua a mangiucchiarsi le unghie.
Sono le diciassette e trenta del dodici giugno del duemila e fuori si sentono le campane della chiesa.

"Torni a piedi?" chiede Veronica a Marta che colta in flagrante si toglie la mano dalla bocca e annuisce. "Io devo aspettare mia mamma - continua Veronica - mi fai compagnia?"
"Certo".
Raccolgono gli spartiti, Veronica chiude il pianoforte, le campane smettono di suonare. Si avviano verso la vecchia scala con i gradini consumati da innumerevoli passi, Veronica si ferma alla finestra e dopo aver frugato nella borsa tira fuori una sigaretta. Marta la guarda con disapprovazione e Veronica fa finta di niente, si accende la sigaretta e istintivamente agita la mano per diradare il fumo davanti a loro. " Vero, ma tua mamma si accorgerà che puzzi di fumo..." sussurra Marta, mentre tira fuori un pacchetto di gomme da masticare dall'odore dolce e nauseabondo. "E oh - risponde Veronica -non avrà voglia di litigare anche oggi, spero!". Marta sorride nel fumo che odora un po' di fragola. L'estate non è ancora formalizzata dal calendario ma già da un mese la città è arsa dal sole.
"Vero, ho deciso di lasciare Matteo"
"Perché?"
"... perché non riesco a parlargli di niente"
" C'entra qualcosa Giacomo per caso?"
"Va bè tanto Giachi neanche mi vede.. no è che veramente, cioè, ieri sera l'ho chiamato, stavo leggendo Kundera...cioè... ero un po' così, gli ho detto ma secondo te sono pesante? E lui, tutto svogliato, mi fa Ma daaai, Marta.. che vuol dire... noo.. ma in che senso.. noo... Cioè mica ha capito niente. Neanche ci ha provato a capire"
Marta porge a Veronica una gomma, Veronica spenge la sigaretta e inizia a masticare fragola e fumo.
"...gli ho detto guarda che me lo puoi dire, te l'ho chiesto io, sennò non te lo chiedevo! E non si sa come siamo finiti a parlare del fatto che deve comprare un basso nuovo e suo padre non gli vuol prestare i soldi. Cioè, io boh..."
Veronica si toglie la gomma da masticare dalla bocca e se la strofina sull'indice, per coprire l'odore di fumo che la sigaretta lascia sulle dita.
"Marti. Matteo è sempre stato così. Lo vuoi lasciare perché non ti ha detto che sei pesante?!"
"No ma che c'entra. Però dai, cioè proprio zero.. glie l'ho anche regalato quel libro, mica l'ha letto, non gliene frega niente. Gli frega solo quando mi vede scrivere sul diario, allora sì, ma è solo curioso. E geloso. Anche del diario". Veronica sorride.
"Pensaci un altro po', Marti. Mi sa che poi te ne penti.. Io invece ieri pomeriggio sono andata col motorino a casa di Luca. Gli ho portato Hesse, pensa te, quando sono arrivata gli ho fatto uno squillo e sono dovuta entrare dalla finestra, sono passata per il giardino di sua nonna, perché i suoi erano in casa..."
"...ma come - Marta irrompe - cioè ancora non glie l'ha detto ai suoi di voi due??"
"Ma che gli ha detto.. aspetta e spera. Comunque i suoi lo sanno perché ogni volta i cani abbaiano forte, e sua mamma dopo un po' lo chiama, lui scende di sotto, stanno giù a urlare per un po' e poi lui torna e si fa una canna. Ovvio... Comunque siamo rimasti lì a fumare, non siamo usciti neanche ieri. Guarda, io ci provo, ma quando si accuccia sul letto e mi guarda con quella faccia proprio non ci riesco a dirgli Oh dai, usciamo!".
Sputano la gomma praticamente all'unisono.
"Dai Vero.. secondo me non fa per te 'sto tipo... ma di che ci parli? Cioè come minimo prima o poi ti becca sua madre che entri dalla finestra e ti spinge di sotto!! Secondo me lo dovresti lasciare".
"Secondo te ci dovremmo tutti lasciare, ma io non ce l'ho la fila alla porta come te..."
"Ma che fila!!!Ma che stai a dì!!"
"Io non lo voglio lasciare... vorrei che cambiasse, un po', ma aspetta e spera. Alla fine però mi ha detto che vuole smettere con tutta quella robaccia. Magari è vero. Lui è totalizzante, è...come Werther ".


Due ragazzi e una bambina spuntano dalla rampa di scale, Veronica e Marta chiudono le borse, quasi all'unisono, senza dire nient'altro, e scendono le scale, occhieggiando fuori dal portone. 
"Mia mamma non c'è. Tu stasera lavori?"
"Sì, che palle...e poi dopo viene Matteo a prendermi, basta che non mi porta un'altra volta alle prove del gruppo sennò lo prendo a calci!"
"...allora non lo lasci" sussurra Veronica, rassegnata.
"No macché. Mia mamma l'adora. Anche mio babbo. E poi come faccio, sta a due metri da casa mia, viene a bere al pub dove lavoro. Sarebbe un disastro..."
Veronica non la guarda più, adesso scruta l'orizzonte con gli occhi a fessura. Non si lasceranno mai, sua mamma è costantemente in ritardo, nemmeno stasera la faranno uscire. Però non risponde. Marta guarda l'orizzonte, anche lei, fra il verde e il grigio. "Io devo andare. Ci sentiamo dopo, dai"
"Sì a dopo." Marta s'incammina, le sue gambe lunghe e abbronzate che profumano di fragola, le piattine di cartone comprate nel negozietto cinese, i suoi quattordici anni.
Veronica la segue con lo sguardo e sorride.
"Oh! " le grida dietro. Marta si gira, è a quindici metri "Come ha risposto la Clò alla prof di solfeggio? Scusi sono in ritardo, avevo lezione di danza - ma quando Claudia, oggi?..."
" ... No, ieri!!" urla Veronica, coi denti radi tutti in vista.
Due sorrisi grandi.
L'estate è più vicina di un passo.

 
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