Creato da TesseraDelTifosoNO il 12/09/2009

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Niente tessera sono inglesi, un pomeriggio da tifoso in Premier League

Post n°99 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da TesseraDelTifosoNO

La Spezia. Biglietto rigorosamente nominale in una mano, carta d’identità nell’altra e perquisizione post tornello. Procedura ormai ordinaria per tutti i tifosi italiani che assiduamente seguono la propria squadra del cuore e che da gennaio si troveranno ad aver a che fare anche con la famigerata e tutt’altro che attesa tessera del tifoso. Non proprio l’approccio ideale per quello che dovrebbe essere esclusivamente un appuntamento di passione magari impreziosito da una vittoria o da una bella partita; una sensazione ancora più frustrante qualora capiti di ritrovarsi Oltremanica per una qualsiasi partita di Premier League. Uno degli innumerevoli derby di Londra ad esempio, quello fra il West Ham di Gianfranco Zola ed il Fulham di Roy Hodgson nel quartiere popolare di Newham nell’est metropolitano. Nel viaggio dal centro cittadino verso Upton Park, i vagoni della metro, col susseguirsi delle fermate si riempiono dei colori Claret & Blue dei tifosi che una volta a destinazione si riversano nella lunga Green Street che porta allo stadio e alla statua che celebra Bobby Moore e gli eroi del Mondiale del ’66. Niente a che vedere con le recenti immagini degli scontri con i rivali di sempre del Millwall o le imprese dell’aspirante hooligan Frodo-Elijah Wood; la strada è invasa dei supporters di casa il cui religioso percorso verso il Boleyn Ground casa del West Ham, è contraddistinto dalle tradizionali consuetudini: l’acquisto del match programme, la birra e l’hamburger con gli amici e la tappa obbligata fra bancarelle e negozio del club per gli ultimi arrivi del merchandising. Non manca quello griffato “Inter City Firm”, il materiale della gang che negli anni Ottanta portava scompiglio negli stadi di Sua Maestà ed ora è acquistabile proprio di fronte all’ingresso principale. Il rispetto della coda, sia essa per un panino o per una maglietta è essenziale, ma quella che porta ai botteghini colpisce per rapidità di scorrimento ed il motivo è spiegato appena arriva il proprio turno. I biglietti preventivamente acquistati sul sito ufficiale del club, tre con un solo nominativo uguale per tutti, e pagati comodamente con carta di credito, vengono stampati e consegnati in brevissimo tempo e soprattutto senza l’esibizione di alcun documento; tutto viene affidato al codice numerico che si riceve via mail. La procedura, di per se sorprendete rispetto ai nostri standard, risulta ancora più semplice e snella al momento dell’ingresso. Mostrando solo il biglietto allo steward in pochi secondi si passa dal tornello al cuore dell’impianto. Niente carta d’identità, nessuna perquisizione ne tantomeno alcuna tessera da esibire; solo molta cordialità e la sensazione di apprestarsi davvero a vivere una partita di calcio. La conferma arriva una volta preso posto sugli spalti che in pochi minuti si colorano dei colori di casa e dei simboli che ne hanno fatto la storia, i martelli incrociati ed il numero 6 del capitano campione del Mondo. Quando tutti sono già sistemati nel proprio seggiolino, lo stesso di stagione in stagione, come testimoniano i saluti con i vicini di gioie e dolori, ecco l’inno “I’m forever blowing bubbles”. Tutti in piedi per seguire gli altoparlanti che dopo una strofa lasciano spazio solo al coro dei tifosi e al loro orgoglio. L’atmosfera testimonia perfettamente il senso di appartenenza del popolo degli Hammers alla propria squadra nonostante da anni sia lontana dai vertici della sempre più esterofila Premier, con i suoi dieci presidenti stranieri, padroni di casa compresi. Sul perfetto terreno di gioco però lo spettacolo non è dei più entusiasmanti nonostante il vantaggio dei locali dopo pochi minuti con Cole. Il gioco delle due squadre fa sicuramente rimpiangere il nostro campionato, ma ai tifosi bastano un tackle efficace o un tiro da venti metri per alimentare il proprio entusiasmo mentre il solo Diamanti sembra essere capace di fare la differenza fra i ventidue. Gli ospiti decidono di non stare a guardare il talento italiano e sospinti anche dal sorprendente calore dei propri sostenitori ribaltano il risultato nella ripresa nonostante l’uomo in meno. In quello che è anche un derby fra quartieri diversi per status sociale, la working class da una parte e quella più agiata dall’altra, l’esperienza di Hodgson sembra avere la meglio sull’abilità tattica di Zola, fino al novantesimo quando Stanislas appena entrato pesca il tiro fortunoso che regala il tanto sofferto pareggio al West Ham. L’applauso finale, sentito e convinto, sembra non risentire della classifica non proprio esaltante, e poco dopo i supporters delle due squadre si ritrovano nuovamente sulla strada verso la stazione, fianco a fianco in coda in attesa del treno, ognuno con i propri i colori e le prorprie sensazioni dopo un intenso pomeriggio come tanti dedicati al football. Perché il tifoso lo fanno il calcio e la passione, non una tessera.

 
 
 
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CRISTIANO MILITELLO: "NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO

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E' SCRITTO A 4 MANI DA

ANDREA & FULVIA

OGNI COSA SCRITTA E/O PUBBLICATA

E' PIENAMENTE CONDIVISA DA ENTRAMBI

A&F

 

oggi 6/10/2009 a Stadio Sprint c'è stato un sondaggio sulla

tessera del tifoso...

Siete favorevoli all'introduzione della tessera del tifoso?

Risultato finale :


NO al 71 % 

SI al 29 %

ci sarà una ragione?

 

SULLA COLLINA

Questo video ha un valore particolare
per uno  degli ideatori di questo  Blog
il mio consiglio a tutti è
di ascoltare e guardare dimenticando i colori
ma ascoltandone il contenuto

 

IL CIELO E' BIANCONERO

 

 

 

 

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l Daspo (da D.A.SPO. acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) è una misura introdotta con la legge 13 dicembre 1989 n. 401, al fine di contrastare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio.

Il Daspo vieta al soggetto ritenuto pericoloso di poter accedere in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive.

http://it.wikipedia.org/wiki/Daspo

 

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