La Lettera inviata da Anthony Weatherill al CCTC
Pubblichiamo la lettera che Anthony Weatherill ha inviato al Centro Coordinamento Toro Clubs granata in occasione della riunione che il Coordinamento ha organizzato alle 21.15 di stasera presso il TC Borgo Vittoria per dibattere, tra gli altri argomenti, anche della tessera del tifoso.
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di Anthony Weatherill
Cristiano Ronaldo scende in campo per la partita di qualificazione decisiva del suo Portogallo ai mondiali 2010 e si infortuna, scatenando le ire del suo club di appartenenza, il Real Madrid. Cassano probabilmente non andrà ai mondiali con gli azzurri, Amauri invece sì. Tardelli esulta come un forsennato in panchina, al gol dell’Irlanda contro l’Italia. Manco fosse nato nella contea di Cork, piuttosto che nell’italica Garfagnana. Sono fatti apparentemente slegati fra di loro, ma solo apparentemente. Questi fatti sono tra le tante spie di qualcosa che sta sempre più allontanando il calcio dai suoi valori originari. Io so che sto parlando alla platea giusta, sono infatti a conoscenza della difesa ad oltranza dei tifosi dal toro di ciò che resta del mitico Filadelfia, ormai ridotto a perimetro dei loro ricordi e dei loro valori d’appartenenza. Sicuramente loro capiranno il mio stupore nel vedere le proteste di un club, che pretenderebbe di superare le ragioni del cuore di un giovane ragazzo portoghese, che piuttosto dovrebbe essere pronto a scendere con le stampelle sul campo, per onorare la sua gente e il posto dove è nato. L’infortunio lo terrà lontano un mese dai campi di gioco? Metterà in crisi l’enorme investimento economico della Casa Blanca? E allora? Forse che uno per i soldi uno deve persino dimenticarsi chi è e da dove viene? I soldi del calcio moderno sono giustificati a comprarsi un’anima, se solo lo ritenessero giusto per il loro moltiplicarsi? E ancora: può un brasiliano, per quanto forte, andare ai mondiali con la casacca azzurra al posto di un italiano? Può un uomo entusiasmarsi dopo aver colpito le proprie radici? E’ questo il motivo per cui abbiamo amato il calcio? Mi verrebbe da dire che questo è un mondo che sta lentamente impazzendo sempre di più. Impazzendo in modo inesorabile, verrebbe da dire. Allora va anche bene che un ministro possa distruggere la voglia di rendere le mie azioni imprevedibili. Ho sempre visto lo stadio alla stessa stregua di una donna amata, che mi attende sospirando dal balcone dei miei desideri. Mi alzo la mattina, guardo fuori dalla finestra, e decido improvvisamente di andarla a trovare la mia donna. Allora mi vesto di corsa, perché la passione ormai mi sta prendendo sempre di più. Poi ad un tratto ricordo che non ho la tessera del tifoso del ministro di turno, e allora non posso andarla a trovare questa donna amata. Il mio amore o è schedato, o non è vivibile. Nemmeno la tessera del pane del ventennio fascista era così paradossale(quella infatti non era un paradosso, ma una cosa tragicamente seria). Ed è in questo paradosso(come quello di Ronaldo, Cassano, Tardelli), che si sta consumando l’ennesimo colpo mortale al nostro amato gioco del calcio. Perché il paradosso, si sa, se non si corregge, rischia facilmente di scivolare nel dramma. E quale è il dramma peggiore che può colpire uno sport come il calcio? Sicuramente l’apatia all’evento sportivo come avvenimento d’amore e di passione. Ormai il tifoso sta sempre più diventando telespettatore, e la sua visione di una partita di calcio è soggetta più alla curiosità dell’evento che alla partecipazione di un atto d’amore. E senza amore non c’è nostalgia, e senza nostalgia non c’è leggenda. La vera colpa della tessera maroniana è proprio quello di essere l’ennesimo complice che la televisione trova sulla sua strada, nella pervicace demolizione di ogni fantasia umana. Il processo, non mi stancherò mai di ripeterlo, è culturale. Mi duole dirlo, cari amici del toro, ma di questo passo i vostri figli assisteranno ad un partita di calcio con le stesse emozioni di un gioco alla play station. Tutto artefatto, tutto virtuale. Tutto strutturato per essere una macchina di soldi e potere. Perché il calcio, oggi, o viene utilizzato per macinare soldi, o per macinare visibilità. Io credo che i tifosi non debbano cadere in questo meccanismo perverso, e che debbano andare nel cuore delle cose. Come ho già detto in altre occasioni, essere uniti non vuol dire annullare le differenze, che sono il sale di ogni competizione sportiva. Il giorno in cui i tifosi riusciranno a trovarsi tutti insieme all’interno di una carta di appartenenza da loro gestita, sarà l’inizio di una magica avventura che potrà contribuire a fare ritornare ciò che il calcio è sempre stato: uno sport che crea memoria, passione, divertimento, racconto. La tessera di Maroni non può andare non perché schedi qualcuno o qualcosa( sarà bene essere chiari su questo punto: nelle società moderne siamo talmente attorniati da mezzi tecnologici e informatici che non è proprio possibile non essere schedati), ma piuttosto perché si è scippata un’idea ai tifosi per traghettarla verso il nulla del biglietto nominativo. Io credo che, tra qualche tempo, cesserà l’utilità politico/mediatica della tessera del tifoso, che verrà accantonata e dimenticata in qualche polveroso archivio del Viminale. Allora di tutte queste polemiche di oggi cosa sarà rimasto ai tifosi? Nulla, temo. La Carta del Tifoso, per funzionare e lasciare una traccia nella storia, deve essere uno strumento di azione attiva, un catalizzatore di creatività ancora inespresse. Le vicende di Cristiano Ronaldo, Cassano e Tardelli stanno lì a dimostrare che si tende sempre più ad annullare i valori fondanti del successo del gioco del calcio, che è strettamente collegato all’identità. Spesso, molti osservatori ed intellettuali, con aria snob ricordano che il calcio non è come il rugby, che dal rugby gli appassionati di calcio dovrebbero imparare qualcosa, come il famoso terzo tempo, per esempio. Questi intellettuali, che rimangono silenziosi e immobili di fronte al consegnare il calcio alle tv per trasformarlo in spettacolo di intrattenimento televisivo, dimenticano che i tifosi del calcio non sono, appunto, come quelli del rugby. Che i due sport sono, appunto, differenti. Che se i tifosi del calcio fossero attirati dal sistema rugby seguirebbero, appunto, il rugby. Il calcio ha una sua filosofia e una sua storia, che ha fatto entrare questo sport nell’immaginario di generazioni di milioni e milioni di persone. Il calcio è una difesa di un’identità, e lo sventolare orgoglioso di tale identità. In ogni confronto identitario, c’è un inevitabile scontro. Ciò crea le giuste differenze. Fa specie che proprio ad un ministro leghista, di una Lega che ha nella genesi del suo successo proprio l’orgoglio identitario, sfugga questo concetto. Questo vuol dire accettare la violenza nel calcio? Ovviamente no. Solo chi è in malafede per secondi fini può pensare che gli ultrà vadano allo stadio per picchiare qualcuno. Io rilevo solo che, se si dimentica che il calcio è un esaltazione di un’identità, allora un giorno si arriverà sul serio ad un Cristiano Ronaldo che non scende in campo con la nazionale del suo Paese, per salvaguardare gli introiti del suo club di appartenenza. Quel giorno sarà un triste giorno per il nostro amato gioco, e ci pentiremo, se non prenderemo provvedimenti al più presto, di non averlo saputo difendere adeguatamente. La Carta del Tifoso non può essere un autobus da cui si sale e poi si scende, dopo averla sfruttata per propri interessi. La Carta del Tifoso deve diventare la vera casa istituzionale del tifo organizzato e non, perché è solo diventando un’istituzione che potrà durare in eterno. Di questo ha paura chi gli è ostile, ed ecco perché stanno cercando di neutralizzarla, addirittura copiandola per fagocitarla e poi distruggerla definitivamente. Io sono inglese e mi piace ricordare sempre il primo punto della Common Law, la nostra Costituzione consuetudinaria: “che il Diritto prevalga”, dice il primo articolo fondante della costituzione inglese. Credo molto a questo concetto, su cui si basano tutti i valori fondanti della nostra vita nazionale, del nostro essere british. Io credo che la battaglia sulla Carta del Tifoso debba essere una battaglia per un Diritto che deve assolutamente prevalere sugli interessi economici e di potere. Io credo che la Carta del Tifoso debba essere dei tifosi. Io credo che questa battaglia può, e deve essere vinta, per amore di un gioco che mai potrà essere cancellato dai nostri cuori.
Con Affetto
Anthony Weatherill
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