La Confraternita di S. Antonio da Padova

Post n°19 pubblicato il 02 Maggio 2006 da processo
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Nella prima metà del XVII secolo, nella Basilica romana dei Santi XII Apostoli, sotto la guida spirituale dei Padri Minori Conventuali, alcuni fedeli presero a riunirsi con lo scopo di fondare un sodalizio in onore della Vergine e di S. Antonio da Padova. Innocenzo X con un breve dato a Roma il 15 Giugno 1649 eresse l’ unione in Confraternita. Subito dopo i pii uomini presero a ricostruire la Cappella del Santo nella Basilica romana dove ebbero sede fino ai primi del ‘700 quando la cappella stessa venne demolita e ricostruita a spese del principe Livio Odescalchi nel 1703. Al sodalizio appartenevano molti nobili romani che in aggiunta agli scopi iniziali praticavano molta beneficenza in vari modi. Innocenzo XI il 7 Settembre 1684 elevò la Confraternita al rango di Arciconfraternita e l’arricchì di molte indulgenze. Quando lasciarono la Cappella di S. Antonio i sodali ebbero dai Frati Minori un oratorio sotto il Convento dal lato che guarda Piazza della Pilotta. Nel 1801 l’ oratorio venne soppresso e il locale venduto. Il 30 Giugno 1801 grazie all’ interessamento del Principe Odescalchi duca di Ceri, la Confraternita ebbe l’ Oratorio della Chiesa di S. Eustacchio, ormai chiuso da anni. Dopo i necessari restauri l’ oratorio venne inaugurato il 15 Agosto 1801. Cinque anni più tardi venne di nuovo abbandonato. La storia qui segna numerose altri sedi fino a quella di S. Nicola in Carcere dove la Confraternita si trova tutt’ora. Gli statuti vennero approvati per la prima volta nel 1750, lo furono successivamente nel 1775 e nel 1900. I Fratelli vestono di nero e cordone bianco quasi a richiamare l’ abito dei Minori Conventuali.La Confraternita veliterna venne eretta nel 1513 da P. Domenico da Ferentino. Vestivano i confratelli di color cenere non godeva di nessuna aggregazione particolare. Solennizzava la festa del Santo il 13 Giugno. Ricostituita per volere di alcuni devoti ad Antonio con decreto del Vescovo Erba oggi svolge la sua attivitá di culto nella Chiesa di S. Lorenzo. Essa peró non é una confraternita di fatto ma una associazione di fedeli che ne usa il nome. Questo in base alla normativa vigente che indica la data del 7 Giugno 1929 quale termine ultimo per ottenere l´iscrizione nel registro delle persone giuridiche ed essere riconosciuti come Ente con finalitá di culto.I sodalizi sorti dopo detta data sono associazioni di fatto che possono si chiedere l´iscrizione ma non hanno la possibilitá di essere riconosciute come Ente Ecclesiastici. Quindi é opportuno piú che creare nuove confraternite,far rivivere quelle esistenti. Tenendo conto i sodalizi di sciolgono dopo cento anni di inattivitá e per mancanza di soci. Sempre con la nostra ideale macchina del tempo entriamo nella Chiesa di S. Antonio da Padova che sorgeva vicino al complesso monumentale di S. Francesco. Le poche notizie su questa chiesa le troviamo nel volume II della Storia di Velletri del Canonico Tommaso Bauco. S. Antonio da Padova venne eretta nel 1513 ed officiata dalla Confraternita dello stesso nome. Nel 1870 a causa della rovina totale dell´edificio la statua del Santo venne trasportata con gli ex voto e gli arnesi della Confraternita a S. Antonio Abate dove é ancora possibile vederla. Il locale che un tempo era chiesa ai tempi del Tersenghi era ridotto ad una stalla.

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Le altre chiese sedi dell' Arciconfraternita

Post n°18 pubblicato il 02 Maggio 2006 da processo
Foto di processo

Seguendo la nostra guida nella Velletri scomparsa Augusto Tersenghi ora entriamo nella Chiesa di S. Giovanni in Plagis. Alcuni storici di Velletri dicono che essa prenda origine dal tempio di Ercole al quale accenna anche Tito Livio. La prima notizia certa che abbiamo di questa Chiesa è la bolla di Alessandro II del 1065 che la cita come Arcipretura con chierici. Nel 1400 essendo in cattive condizioni fu ceduta alla Confraternita del Gonfalone che iniziò a ripararla tenendola in piedi il più possibile. Nel 1449 i fratelli si decisero a riedificarla dalle fondamenta nello stesso luogo e nello stesso spazio. La Visita Gesualdo ci dice che era abbastanza grande aveva cinque altari oltre al maggiore con appesi gli strumenti della Passione di Cristo usati in precedenza per le Rappresentazioni in Piazza Caduti sul Lavoro. Nel lato destro all’ingresso della Chiesa c’era un urna cineraria antichissima sulla quale era scritto:Dis Manibus Secundae Il Visitatore scrupoloso ordinò che fosse tolta però i fratelli del Gonfalone sembra che non eseguissero l’ordine tanto che Teoli nel 1644 la trovò ancora al suo posto. Nel 1727 P. Volpi dice che l’urna era in una casa privata. Cardinali nel 1823 dice di averla cercata senza riuscirvi. Nel XVII secolo S.Giovanni ebbe bisogno ancora di lavori tanto che nel 1614 fu rifatta dalle fondamenta e a memoria di quell’ avvenimento venne murata sulla porta d’ingresso una iscrizione commemorativa. Durante la peste del 1656 la Chiesa divenne un lazzaretto si parla di un pozzo fondo 70 palmi con grotte sotto dove vennero gettati centinaia di cadaveri. Nuovamente danneggiata duramente il terremoto del 1806 venne abbandonata dai confratelli che si trasferirono a S. Giovanni Battista Sempre con Augusto Tersenghi andiamo a visitare la Chiesa di S. Giovanni Battista appellata tradizionalmente dell’ ospedale distrutta dai bombardamenti dell’ ultima guerra. Era d’ istituzione antichissima, subì notevoli rimaneggiamenti tanto che quando scrive il Tersenghi nel 1910 la dice di fattura moderna. Sull’ altare maggiore c’ era un bellissimo Battesimo di Cristo opera di Carlo Maratta, mentre sul secondo altare a destra dell’ ingresso c’era una bella caduta di Saulo opera di Pietro da Cortona. Sul primo altare a sinistra una bella immagine in affresco della Madonna della Cona. Va segnalata anche l’ iscrizione funebre di S. Romolo dono con il corpo del Santo del Cardinale Stefano Borgia e sul lato sinistro dell’ ingresso la lapide funebre del generale Conte di Beaufort che cadde a Velletri durante la battaglia del 1744.

 

 
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La Chiesa dei Santi Pietro e Bartolomeo

Post n°17 pubblicato il 02 Maggio 2006 da processo
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 Di origine antichissima fu parrocchia fino al 1583 quando venne concessa ai Padri della Dottrina Cristiana e il suo territorio venne annesso a quelle limitrofe. I frati dopo aver compiuto sulla chiesa una serie di lavori decisero di riedificarla dalle fondamenta e chiamarono per ciò l’architetto veliterno Nicola Giansimoni.La nuova chiesa venne ideata a tre navate con facciata decorata. La chiesa di fattura settecentesca non conserva niente di artistico. Al suo interno ci sono due altari uno dedicato a S. Bernardino da Siena con il quadro di S. Eligio e l’altro a S. Filippo Neri,mentre sull’altare maggiore troneggia una bella tela della Madonna tra i Santi titolari. Con l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’ Italia i Dottrinari dovettero lasciare il Convento e la Chiesa che venne concessa all’ Arciconfraternita di Maria SS.ma del Gonfalone che ancora oggi vi ha sede. Durante danneggiata dalla seconda guerra mondiale venne ostinatamente tenuta aperta dai pochi confratelli rimasti tra essi ricordiamo Augusto Montagna e Francesco Bianchini.Essi nonostante l’impoverimento materiale e spirituale del sodalizio sono riusciti a non far disperdere il grande patrimonio di fede e tradizione che da secoli custodivano. La chiesa dovettero attendere anni prima di vedere partire i necessari interventi di restauro che potessero vedere cicatrizzate le ferite della guerra. Nel 1981 la Confraternita supportata da un comitato cittadino con il contributo della Banca Popolare del Lazio riuscì ad eseguire i primi interventi necessari ad arrestare il pauroso distacco della timpano dalla facciata e a ricomporre l’intera orditura del tetto. Nel 1988 Mons. Fernando De Mei a sue spese fece rifare i transetti laterali. Il maestro Tullio Cipollari mise a disposizione la sua abilità artigianale  per il recupero degli stucchi interni. Nel 1985 l’ architetto Lamberto Zaccagnini disegnò le nuove finestre della navata centrale ripristinate a cura della Confraternita. Nel 1994 sono partiti i lavori a cura della soprintendenza che hanno visto il recupero totale della chiesa riaperta al culto nel 2001 il giorno dei Santi Pietro e Paolo.L’ attuale edificio che ospita gli uffici comunali merita la nostra attenzione perché esso è stato nella storia un importante luogo di studio. I frati fin dal loro ingresso in città attesero alla regola insegnando la dottrina cristiana, più tardi come stipendiati comunali iniziarono ad insegnare grammatica e filosofia. Questo loro lavoro venne ferocemente contrastato ai confratelli degli ardini religiosi presenti in città. Quindi l’ insegnamento venne affidato a turno prima ai Somaschi, poi a Minori Conventuali e poi ai Minori Osservanti. Nel 1798 nonostante i moti repubblicani i Dottrinari continuarono a dirigere le scuole pubbliche inserendovi personale laico. Nel 1799 con il ripristino del governo papale i frati vennero reintegrati nel loro ruolo e in S. Pietro aprirono anche un convitto reso fiorente da un grande numero di giovani forestieri. Tra il 1809 e il 1814 il periodo dell’ occupazione Napoleonica i frati di nuovo con l’ausilio di personale laico continuarono a svolgere il loro ministero. Intanto lo studium diventava una sorta di università con cattedre di Diritto Romano e Francese. Medicina e Giurisprudenza. Nel 1850 con l’ingresso a Velletri dei Gesuiti i religiosi persero il loro ruolo rimasero in città fino al 1874 quando le soppressioni li costrinsero ad andare via da Velletri.

 
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La Madonna del Gonfalone

Post n°16 pubblicato il 02 Maggio 2006 da processo
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Per concludere il capitolo relativo alla Confraternita del Gonfalone non possiamo non citare la tavola rappresentante la Madonna del Gonfalone patron a del sodalizio. Augusto Tersenghi cita la tavola presente nella Chiesa dei Santi Pietro e Bartolomeo e la riconduce al XV secolo. Essa ha seguito la Confraternita in tutti i suoi spostamenti ha una iconografia particolare, la Vergine ha il capo reclinato a sinistra mentre tiene in grembo il Bambino seduto con le gambe incrociate (all’ indiana) sotto il velo della Madonna inginocchiati in preghiera vestiti di sacco bianco e displina i fratelli. Tutto iscritto in una cornice tribolata con alla base la scritta recante il titolo. La tavola dal 1980 è in deposito temporaneo al Museo Diocesano dove venne portata perché la Chiesa dei SS. Pietro e Bartolomeo non era sicura.

 
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Il teatro della passione

Post n°15 pubblicato il 02 Maggio 2006 da processo
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Esso ha rappresentato una testimonianza determinante nella storia dell’ Arciconfraternita del Gonfalone. Era ubicato in Piazza Caduti sul Lavoro (lato Bar Savo ) composto da preziosi marmi d’ordine corinzio aveva una specie di palcoscenico dove i fratelli rappresentavano il Dramma del Golgota. In quest’occasione in  comune faceva erigere un palco dove prendeva posto  il magistrato. Nel 1765 visto che la struttura era ormai in disuso la Confraternita fece istanza al Comune per poterla demolire e costruirvi in suo luogo un granaio poggiandolo alle mura castellane. Nulla valse la protesta del dotto Stefano Borgia che non potendo vanificare la distruzione dell’ importante struttura ne fece tirare un disegno che oggi è l’unica memoria che ne resta oltre al portale del forno. Lo scopo determinate dell’ Arciconfraternita del Gonfalone è stata l’ attività assistenziale. Le prime tracce di un Ospedale affidato alla Confraternita del Gonfalone risalgono al XV secolo, quindi è da desumere che esso fosse stato fondato qualche anno prima. Nel 1481 il sodalizio manteneva un ospedaliere con la moglie per la cura degli ammalati d’ambo i sessi. Nel 1556 la guerra tra Filippo II e Paolo IV che scelse Velletri come teatro di battaglia causò la quasi totale distruzione della struttura per fortificare le mura cittadine. Gli ammalati vennero ricoverati a S. Antonio.Cessata la guerra i fratelli da soli non poterono ricostruire la struttura quindi quattro cittadini due nella parte bassa e due in quella alta andarono a questuare a favore del nuovo ospedale. Il comune intervenne nel 1557 applicando le rendite del quarto di Retarola. Nel 1560 la Confraternita prese di nuovo a dirigere l’ ospedale fino a quando con lo scoppio di una infezione contagiosa capì di poterlo più gestire. Vennero chiamati quindi i fatebenefratelli che dal 1587 iniziarono a lavorare a Velletri. I frati ebbero in uso la Chiesa di S. Giovanni Battista, l’orto e i locali annessi dove aprirono la farmacia era il 1593. Nel 1870 i frati persero la gestione diretta del nosocomio ma continuarono a lavoraci come stipendiati nel 1875 la struttura venne di nuovo ricostruita come la si vedeva prima del bombardamento del 22 Gennaio 1944. Nel 1903 i fatebenefratelli lasciano il posto alle figlie di S.Anna. Dopo la guerra queste suore lasciano il posto alle Serve di Maria Riparatrici che lavorano nella nuova sede di Via Orti Ginnetti

 
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