STORIE

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E' golosa la PANTERA

Post n°25 pubblicato il 27 Agosto 2012 da SULTAS
Foto di SULTAS

E’ pericolosa la pantera. E’ nera, è affamata. Non si rende però conto di essere una pantera perdendosi, di conseguenza, importanti dettagli di se stessa. Dettagli da non sottovalutare. Tipo quello di avere il manto nero come petrolio brillante, tanto scuro da far pensare a negri Surma che cacciano nudi con gli occhi iniettati di sangue. Si aggira incerta per casa, portandosi dietro una bellezza inconsapevolmente crudele e fitta come le foreste dove dovrebbe abitare. Ma in casa sua alberi non ce ne sono. Pali della luce sì. Fuori però. Alti come Baobab urbani. Non ci sono nemmeno lemuri schiamazzanti arrampicati su liane nodose, ma i motorini che passano clacsonando, si fanno sentire bene, e ci si potrebbe ingannare facilmente scambiandoli per i mammiferi in questione. Gli edifici difronte sono parecchi, ma di grotte abitate da pipistrelli grandi come volpi e cascate che si mescolano a torrenti tropicali, nemmeno l’ombra. L’acqua che sente scorrere è solo quella che proviene dal bagno. La sua preda ora è nella doccia. Si compiace all’idea, come il cane che ha mangiato già ma l’osso lo ha conservato sotto terra, nel posto suo segreto. Ma lei non è un cane, è una pantera per dio! E soffre tanto quando ha crisi d’identità, perché non ricorda chi è stato a cacciare veramente. Questo per un felino così nero, con occhi così azzurri e zanne così latte non giova alla reputazione. Una cosa la sa. Sempre. Ha fame e sa cacciare. Bell’esemplare quello che sbuca dalla doccia, con l’asciugamano viola avvitato quanto basta per subodorare pezzi d’inguine ancora umidi e tiepidi. La pantera s’avvicina. Odora. Non aspetta Balza al collo come per marcare la sua natura letale.. e.. si ritrova stranamente distesa a pancia in su. Docile docile come un gattino. E’ qui che cominciano quelle crisi. “Fatti guardare bella!”. Perché si lascia comandare così? Dovrebbe sovrastare quel corpo, con la faccia immersa nelle carni a sbranare quel che resta della giugolare e poi leccarsi i baffi sporchi di sangue raggrumato. “Dai micetta apri le gambe, voglio vedere lo spettacolo!” Non è possibile lo sta facendo. “Sei splendida.” Le piace pure!!! “Lo so che ti piace giocare. Dai apri ancora un po' le gambe che voglio vedere come entra questo bel giocattolo". Lo vuole tutto dentro. Incredibile. E vuole essere guardata. Anzi, gioisce del fatto che lui si stia masturbando da solo, mentre con la mano le spinge il gommone rosa fra le cosce divaricate, compiacendosi di quella scena. Roba da matti. Lui è ipnotizzato. Non stacca gli occhi un attimo da quella rosa aperta e continua il suo entraesci con professionalità. Si fa una sega lentamente, poi veloce, poi di nuovo lentamente. Impugna la punta in un su è giù estatico, senza afferrare tutto il tronco con la mano ma solo usando le tre dita prensili. Le vene sembrano scoppiargli. Anche i testicoli. La pantera è sinuosa come fosse unta d’olio nel verso del pelo. Lei non si perde una mossa. Ecco perché si confonde. Perché per un po’ le piace da morire e finisce sotto allargando le gambe ubbidiente. Poi però qulacosa scatta e tutta la situazione si capovolge, rimandendo comunque statica. E’ lei che comincia a guardare e comincia a prendere potere. E’ una tecnica di adescamento. Sta cacciando. Però questo modo di farlo le sembra sempre che non arrivi da lei. Per questo ha crisi d’identità. La preda perde il controllo, non capisce più un cazzo.. è nel delirio! Deve fare piano con quelle dita ora, è così eccitato che deve muoversi più lentamente, e lei diventa di nuovo consapevole di non essere un micino ma un animale nero e spaventoso. Lui è immobilizzato, ipnotizzato da quella sontuosità fatta corpo che produce odori e liquidi spiazzanti, lei continua la sua danza divorando plastica made in Taiwan e ruggendo con occhi fissi e lucidi. Non si lascia scappare nulla, lo vuole sfinire per il colpo di grazia. Tremano. Aumenta la velocità. Fa muovere quel coso dentro di lei come fossero un tuttuno, è talmente bagnata che se fosse giorno, col sole poggiato proprio lì, provocherebbe luccichii da accecare gli occhi. Poi lentamemte come un’ancora tirata fuori dal mare, sputa l’enorme fallo e quel che rimane da guardare non è altro che un buco nero abbracciato da tanto roseo candore. Cola un po’ di liquido. L’ultima goccia la fa cadere sulla punta del suo giocattolino e se lo infila dietro. Sempre lentamente per non far perdere nessun passaggio fondamentale. Viene pure. Freme compostamente, visibile quanto basta per farlo notare, miagolando un po’ da brava gattina. A quel punto asciugamano viola in vita, perde il senno. Il manto moro ed uniforme della pantera si chiazza improvvisamente di bianco. Schizzo simile a quello del sangue quando si recide un punto vitale per nutrirsi. Nella foresta così si fa. Vittoria!!! Lui giace inerme. Morto fra i suoi artigli. Mentre si lecca le zampe felpate, compiaciuta e appagata ha un’altra piccola crisi. Sa cosa deve fare. Quella cioccolata extra fondente nel frigo le assomiglia tanto. E’ così nera. Tanto amara da far percepire il suo sapore.. e un languorino già s’insinua fra le zanne innocenti. Strappato il primo morso ribadisce di nuovo la sua posizione nell’habitat. E’ una pantera golosa…

 
 
 
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