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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 12 Marzo 2006 da orchideablu.a

Il quesito è estremamente interessante, ma dare risposte nette quali un si o un no, può essere riduttivo e poco costruttivo, se non si fanno alcune riflessioni che possono essere condotte sia attraverso un’ottica laica che religiosa.

Propongo pertanto alcuni spunti di riflessione:

-         il ruolo di tutti i testi sacri, dalla Bibbia al Vangelo, dal Corano ai Veda, di natura

“ didattica”, ancor più che dottrinale, teso a conformare comportamenti per le società civili che si andavano consolidando, e questo può valere se si considera il passaggio da comportamenti di tipo istintivo, “ naturale” quali quelli che presiedono al mondo animale, a comportamenti di tipo sociale, quindi sottoposti a regole differenti da quelle istintive della sopravvivenza e della conservazione della specie;

-          il principio che presiede al mondo animale, in natura, ove non esiste la differenza tra il bene e il male, ma solo la differenza fra necessario e non necessario. I predatori uccidono per necessità di sopravvivenza, e per quanto basta, gli animali si accoppiano secondo il ritmo delle stagioni, e solo in determinati periodi, e solo per assicurare la continuità della specie, così come le madri scacciano la prole appena svezzata e i maschi non esitano ad eliminare i cuccioli per innescare nuove occasioni di fertilità e imporre al branco la propria discendenza. Unica differenza di rilievo i comportamenti di alcuni ceppi di scimmie ( guarda caso quelle antropomorfe) che assicurano alla prole le cure e le attenzioni parentali sia materne che paterne, sino alla completa autonomia della discendenza, e ne mantengono i legami associativi;

Premesse queste considerazioni si può tornare sui significati letterali e simbolici del racconto biblico. Da un lato si parla del Paradiso terrestre ove la natura provvedeva a soddisfare tutte le esigenze, ove non esisteva il Male come termine antitetico al Bene, dall’altra si parla del frutto della Conoscenza, del Bene e del Male, come capacità di discernimento fra l’uno e l’altro, quindi l’introduzione del libero arbitrio, la scelta, infine, simbolicamente, la figura del serpente e del frutto proibito, riconducibile facilmente al sesso.

Può essere utile considerare questa fase come il lungo passaggio del genere umano dallo stato animale alla condizione di comunità sociale, in cui la regola condivisa, o imposta, si rende necessaria, proprio perché si rende più forte ed efficace la capacità di scelta dell’individuo, in proprio favore o in danno altrui.

L’essere umano, in quanto dotato di capacità di scelta, è l’unico soggetto, in natura, che si accoppia e pratica sesso per puro piacere, indipendentemente dall’esigenza e la volontà di procreare, e questo lo differenzia dagli altri animali.

Di fronte a questa considerazione, forse, più che parlare di castigo Divino- tu donna partorirai con dolore e tu uomo faticherai con sudore- sarebbe più opportuno interpretare le parole come avvertimento, come nozione, ( se fai questo può succedere quest’altro, quindi sappiti regolare, e sappi che in virtù della tua condizione di essere pensante e capace di scegliere, non puoi sottrarti al compito di allevare sino alla completa autonomia la tua prole, e questo comporta fatica).

D’altra parte le traduzioni spesso si adattano agli scopi, e le parole possono assumere diverse sfumature: peccato può significare peso, peso può significare onere, onere può significare compito.

Peccato originale ? Proviamo invece a pensare a compito originale, cioè a quanto differenzia l’essere umano dall’animale. Forse tutto può diventare più lineare ed efficace

from:osiride47.

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