Ormai è proprio il caso di dirlo: la macchina da scrivere è diventato un vero e proprio pezzo d'antiquariato e trovarla in giro sta diventando sempre più difficile e complicato. Sembra quasi che la macchina da scrivere sia andata in pensione, e con questo è come se si chiudesse un capitolo importante della storia della scrittura e della comunicazione scritta. Come trovare oggi una macchina da scrivere?
Messaggi di Ottobre 2012
Post n°617 pubblicato il 31 Ottobre 2012 da das.silvia
S’atteggia a parvenza misteriosa
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati ottobre 2011 |
Post n°616 pubblicato il 31 Ottobre 2012 da das.silvia
Il fascino del Giappone risiede anche nella sua millenaria storia e nella felicissima armonia tra tradizioni secolari e modernità. Pensiamo, ad esempio, alla forma di stato che combina l'antico passato imperiale ed il sistema politico nato in seguito alla seconda guerra mondiale. Il Giappone è, infatti, una monarchia costituzionale ereditaria con l'imperatore che ricopre un ruolo simbolico, ma non per questo meno significativo per quanto concerne il rispetto rigoroso dei rituali. Le tradizioni permangono anche nell'arte e nella filosofia, ambiti nei quali il Giappone ha donato all'interno mondo esempi sublimi ed apprezzati.Pensiamo ad arti manuali come l'ikebana, l'artistica pratica di disporre fiori recisi, oppure all'origami, ovvero la creazione di figure piegando fogli di carta. Salendo verso pratiche maggiormente spirituali si può notare il seguito che riscuote il buddismo zen, nato in Cina e sviluppatosi in Gippone per poi diffondersi in molti altri paesi. I templi buddisti rappresentano alcune tra le mete preferite dai turisti che aspirano a ritrovare la serenità interiore passeggiando all'interno degli armoniosi giardini e dei luoghi sacri. Gli occidentali restano allo stesso modo incantati di fronte alla cerimonia del tè, un ottimo esempio della persistenza dei riti antichi nella società ipermoderna. La tradizionale arte zen registra infatti un ampio numero di ammiratori che cercano di ripercorrere i gesti rigidamente codificati per entrare nella cultura giapponese, nei suoi odori e sapori. (W E B) |
Post n°615 pubblicato il 30 Ottobre 2012 da das.silvia
Tag: accalorato, agile, alghe, aromi, consapevole, corallosi, cormorano, cresta, equilibrio, etere, fastose, flutti, linea, nicchie, oceanica, pigolano, salsella, semiaperte, sguizzanti, succulente Fastose e semiaperte ali sulla cresta oceanica
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati settembre 2011 |
Post n°614 pubblicato il 30 Ottobre 2012 da das.silvia
Uno dei pochi, forse l'unico, edificio nell'area a Sud-Ovest di Firenze che ha mantenuto praticamente intatte le originarie forme medivali fino ai nostri giorni è senza dubbio il Castello dell'Acciaiolo. La sua posizione nella valle dell'Arno ne faceva un importante centro strategico a controllo del fiume. Le prime notizie sul castello risalgono alla metà del 1300 quando la proprietà era dei Rucellai, fra il XV° e il XVIII° secolo appartenne a numerose altre famiglie fiorentine, fra le quali gli Acciaioli, di cui ancora oggi porta il nome. Nel XVI° secolo fu dei Davizzi e teatro di un truce fatto di sangue: Neri di Pietro Davizzi teneva rinchiusa fra le mura del maniero la moglie e in seguito, per liberarsene, la uccise avvelenandola. Scoperto il delitto fu condannato ed esiliato dal territorio Fiorentino. Nell'ottocento il maniero fu acquistato da Genitle Farinola e dal 1998 è proprietà del comune di Scandicci che sta portanto avanti una importante opera di restauro e recupero. Conosciuto anche come 'Villa' la costruzione si sviluppa come un vero e prorio castello di forma rettangolare dotato di due torri, ancora ornate da merlatura ghibellina a controllo delle due porte di accesso, e cinta muraria; il nucleo originario può essere individuato nella ex-casa torre in pietra dche svetta dalla facciata principale, attorno alla quale furono aggiunte le ali laterali. La Cappella, alla sinistra dell'ingresso, presenta forme tardo settecentesche. Il giardino all'italiana realizzato nel XVII° secolo è andato quasi completamente distrutto, rimane sul lato est un'esedra con tracce dell'originaria decorazione a mosaico. In generale l'aspetto del complesso è più quello di una residenza di campagna fortificata che di un castello vero e proprio. (W E B) |
Post n°613 pubblicato il 29 Ottobre 2012 da das.silvia
Tag: acclamano, goffo, ispessita, lamento, periferie, sbieca, scheggiare, sconfinata, sfaldate, sfingigranito, strappi, stupore, venature, zoppicanti Nel lamento goffo della stanza sconfinata a ricucire zoppicanti strappi pulsano frementi venature quasi a scheggiare impulsi di vento S’addensano toccando sfingi di granito sfaldate a poco a poco come petali sfioriti nella fragilità ispessita d’un segnale lontano mentre sguarnisce periferie sensibilizzate sfuggenti a dita che acclamano stupore nell’ora della prima luce che si fa sbieca… Silvia De Angelis tutti i diritti riservati ottobre 2012 |
Post n°612 pubblicato il 29 Ottobre 2012 da das.silvia
Era stato proprio Giuseppe Ravizza, un italiano, nel 1846 a inventare lo strumento per scrivere che forse oggi i più giovani neanche conoscono. Ma se siete alla ricerca di un modo per ricordare il passato non demordete: esistono ancora molti modi per trovare una macchina da scrivere anche ai giorni nostri.
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Post n°611 pubblicato il 28 Ottobre 2012 da das.silvia
Tag: addentri, amare, angoli, assensi, caduco, espansione, impreziositi, incapacità, lavici, legami, polsi, porzioni, realtà, rivivere, sagaci, scalpiti, sonorità, spiragli, tallone, trascendenti Nella tua incapacità d’amare ti addentri silenzioso negli spiragli lavici del mio sorprendere assensi di vita scalpiti sulla linea del tallone marcata da sonorità di realtà negate Si fan forti in quella mia espansione vitale sagaci porzioni di tempo ove far rivivere angoli in penombra impreziositi da sguardi consapevoli e slanci di polsi liberi da legami trascendenti il senso del caduco Silvia De Angelis tutti i diritti riservati agosto 2011
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Post n°610 pubblicato il 28 Ottobre 2012 da das.silvia
Eminente figura della letteratura italiana del 900 questo eclettico autore si è distinto nello scrivere , nel poetare ed in altre innumerevoli attività artistiche. Grande artista e intellettuale, dotato di peculiare versatilità, ha lasciato inverosimili, validi contributi nelle sue variegate opere. Si è soffermato profondamente sulla trasformazione della società italiana, dal dopoguerra sino alla metà degli anno ’70, suscitando diatribe per l’estremismo delle sue osservazioni fortemente critiche verso la borghesia e il consumismo, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Per Pasolini il friulano rappresenta la lingua essenziale, più intensamente lingua della madre. Troviamo in lui un duplice aspetto comportamentale, in parte molto coinvolto, dall’altra di distacco sperimentale di fronte all’argomento linguistico, definito da lui stesso come coesistenza di “un eccesso di ingenuita” con “un eccesso di squisitezza”. Nei suoi componimenti si riflette una tematica composta dal triangolo madre – giovinezza – morte. La presenza dell’essenza friulana si pregna di un mondo leggendario, quasi onirico, vissuto, in parte, come un senso di colpa, da chi non ne è partecipe fino in fondo. Tantissime le sue opere in friulano fra cui : Poesie a Casarsa, Suite Furlana, Tetro entusiasmo, Tal cour di un fruit e Poesie Dimenticate O me donzel di Pierpaolo Pasolini (dialetto friulano) O me donzel ! Jo i nas ta l’odòur che la ploja a suspira tai pras di erba viva… I nas tal spieli da la roja. In chel spieli Ciasarsa -coma pras di rosada – di timp antic a trima. Là sot, jo i vif di dòul, lontan frut peciadòur, ta un ridi scunfuartàt. O me donze, serena la sera a tens la ombrena tai vecius murs : tal sèil la lus a imbarlumìs. T R A D U Z I O N E O me giovinetto nasco nell’odore che la pioggia sospira dai prati di erba viva nasco nello specchio della roggia In quello specchio Casarsa come i prati di rugiada trema di tempo antico Là sotto io vivo di pietà lontano fanciullo peccatore in un riso sconsolato O me giovinetto, serena la sera tinge l’ombra sui vecchi muri : in cielo la luce accesa
Silvia De Angelis
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Post n°609 pubblicato il 27 Ottobre 2012 da das.silvia
Ce sta ‘n’rospo drento ‘n’acquitrino zozzo e mermoso che je piace de sguazzacce drento nel crepuscolo quanno er zole sta pe’ sparì der tutto E nun je pare vero quanno adocchia ‘n’verme conzistente che je fa’ solleticà er gargarozzo Allora s’apposta quatto quatto e co’ ‘no scatto d'a mandibbola tira fora ‘a lingua biforcuta pe’ ‘n’ghiottì ‘sta preda golosa e ‘nvece de godè da matti ‘sto verme maledetto je se mette de traverzo e je fa rimpiagne d’avè fatto quo scatto che nun è servito a gnente T R A D U Z I O N E C’è un rospo dentro un acquitrino opaco e melmoso a cui piace sguazzarvi dentro al crepuscolo quando il sole sta per scomparire completamente E non gli sembra vero di adocchiare un verme consistente che gli fa solleticare il gargarozzo Allora s’apposta silenzioso e con uno scatto della mandibola tira fuori la lingua biforcuta per inghiottire questa preda golosa e invece di godere tanto il verme maledetto gli si mette di traverso e gli fa rimpiangere di aver fatto quello scatto che non è servito a niente Silvia De Angelis tutti i diritti riservati settembre 2012
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Post n°608 pubblicato il 27 Ottobre 2012 da das.silvia
Come un turbine sembra prendere il sopravvento quel pensiero assillante e logorare, con la sua insistenza, le fibre mentali..quasi assottigliate nel percepire un senso di malessere oscuro e opprimente . Sembra incredibile, come il nostro senso di masochismo, sia a volte fortemente accentuato nella coscienza, quasi inabile a proporre, in quei momenti, considerazioni alternative o posarsi su inclinazioni mordenti, che possano, in qualche modo, risollevare l’andamento generale dell’organismo, fermentato di pigmenti negativi. E’ davvero inspiegabile questa forma di autolesionismo che si genera in noi, con una forza inarrestabile, diretta a sottolineare, energicamente, l’inestricabile situazione di cui siamo vittime, ingigantita all’ennesima potenza e avvolgente nelle sue spire soffocanti. Accade poi casualmente, che un’inezia del giorno, con la sua diversità, ci allontani da quelle sgradevoli sensazioni e, ripreso, da parte nostra, il controllo della mente, si indirizzi l’attenzione sugli eventi del momento, scanditi in un succedersi quasi innovativo che ci suggestioni e ci trascini in una dimensione mentale sconosciuta, apportatrice di nuove sfumature, inedite e riconducenti a un effetto inaspettato e piacevole che sembri risollevarci. In realtà siamo noi a instradare le vie del pensiero e a condurle in luminosi orizzonti o inabissarle in melmosi meandri intransitabili. E in quei momenti d’inquietudine, riuscire a intravedere risalite planetarie, significa avere l’esatta cognizione di noi stessi e la padronanza, in ogni attimo, delle nostre reazioni che sono controllabili e mutabili nel cromatismo della nostra volontà.
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°607 pubblicato il 26 Ottobre 2012 da das.silvia
Tag: accostante, emotività, girotondi, mordenti, planare, riccioli, scivolati, scompiglare, sotterfugi, trafelante, trafelati Distante dall’alito accostante d’amore mi soffermo sul planare di mordenti emotività passate Suppliscono un trafelante vento capace scompigliare riccioli di passione sbriciolata nei sotterfugi del tempo e nei verbi ruvidi indimenticati dal suono vulnerabile di vita Eppur quell’alchimia nel fiotto sottovoce ancora sa rincorrere girotondi di luce impalpabili richiami trafelati negli sguardi scivolati dalla mente Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°606 pubblicato il 25 Ottobre 2012 da das.silvia
Spregiudicati nella strada sdrucciolevole
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati agosto 2011 |
Post n°605 pubblicato il 24 Ottobre 2012 da das.silvia
Nella torsione mai arresa di fili di tempo immergo lo sguardo incredulo d’un equilibrio versatile che disperda fattezze e nostalgie brucianti della mente Spaesata nell’evoluzione inedita d’un soliloquio innovativo vagabonda in sconfini lontani rielaborando memorie care nel soffio di pensieri speziati toccanti il plesso d’amore in un confine immerso nel trapassato di lune amaranto Silvia De Angelis tutti i diritti riservati ottobre 2012
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Post n°604 pubblicato il 23 Ottobre 2012 da das.silvia
Nella penombra astrusa carpisce aliti d’esoterismo a vanto di presagire segreti e malìe la cartomante Adopra tonalità offuscate elabora mistici portenti nello stupore della platea muta ad amplessi ibridi scivolati sull’umore delle tempie Allegorie distorte assemblano traiettorie di pensieri velati d’occulto nelle lingue infuocate Mordono setosi riti magici nella bocca vorace avida d’un bacio di pura follia riflessa su sillabe al fruscìo di velluto… Silvia De Angelis tutti i diritti riservati ottobre 2012
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Post n°603 pubblicato il 22 Ottobre 2012 da das.silvia
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Post n°602 pubblicato il 22 Ottobre 2012 da das.silvia
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Post n°601 pubblicato il 22 Ottobre 2012 da das.silvia
Oggi la Costa degli Scheletri, il Namib e la Namibia, il paese che prende il nome dal suo deserto, non sono più il luogo duro e implacabile raccontato da Wilbur Smith. O meglio, esistono ancora le sue spiagge infuocate, i suoi angoli più selvaggi e i suoi spazi infiniti. Ma non sono di certo un luogo inospitale. Anzi, oggi la Namibia è un paese talmente organizzato e tranquillo da essersi guadagnato il titolo di "Svizzera dell'Africa". Grande tre volte l'Italia (la sua superficie è di 825 mila chilometri quadrati) la Namibia ha solo due milioni di abitanti, con un pil pro capite annuo di circa 7.500 dollari, tra i più alti del Continente Nero. Inoltre, repubblica autonoma dal marzo 1990 (prima dipendeva dal Sudafrica, che nel 1915 aveva strappato questo enorme territorio ai tedeschi), la Namibia ha un governo democratico misto, di bianchi e di neri insieme, con un presidente - Hifikepunye Pohamba - nero. Per chi ha sempre sognato di fare una vacanza in Africa, ma ci ha rinunciato per i disagi, i pericoli e la fatica che un viaggio del genere potrebbe comportare, la Namibia può quindi essere un'occasione unica. Perché questo paese è tante Afriche messe insieme. Ha dune bianche che si gettanto nell'Oceano Atlantico. Dune rosse che raggiungono i 500 metri: quelle di Sossusvlei sono le più alte del mondo e il suo deserto, il Namib, è tra i più antichi del pianeta. (W E B) |
Post n°600 pubblicato il 21 Ottobre 2012 da das.silvia
nell'alchemico scivolare di sillabe vocianti l'afflato di un angelo slegato da frantumi d'amore ha volto gli occhi blu damasco sul ricamo d'una rondine esule d'un paradiso dissolto da un insormontabile muro di piombo Silvia De Angelis tutti i diritti riservati maggio 2011
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Post n°599 pubblicato il 21 Ottobre 2012 da das.silvia
Bisogna sentire il suono delle corde a vuoto su ogni tasto della chitarra, dal mi basso alla nota più acuta: deve essere uguale come forza e auto sostentamento su tutte e sei le corde. Un buon suono basso è molto comune, anche nelle chitarre scadenti, ma un suono alto di ottima qualità, lo si può trovare soltanto su ottime chitarre, quindi non fatevi ingannare dalla potenza e chiarezza delle note basse. Attenzione agli armonici indesiderati. Le corde a vuoto danno evidentemente la loro nota quando vengono pizzicate. Guardando ed ascoltando attentamente mentre si fanno nei tasti le note che corrispondono al nome della nota di una corda, ci si accorge che la corda incomincia a vibrare e suonare senza essere toccata (anche se appartiene ad una ottava superiore). Questo è normale, ma non deve essere eccessivo. Ci sono delle chitarre nate male dove questi armonici permangono anche dopo essere passati ad un'altra nota, con conseguenze disastrose per le tonalità dei pezzi in esecuzione. Dato che questo disgustoso difetto ha bisogno di tempo per essere identificato, è bene eseguire pezzi molto armonici e lenti, quindi fare uno alla volta su i rispettivi tasti le note del Mi, La, Re, Sol, Si, Mi ed ascoltare se dopo lo stop della nota, continua a vibrare la rispettiva corda a vuoto e con quale intensità e durata. Nella scelta della chitarra non prendere mai la prima o la seconda che sembra essere più buona per voi, ma provatene tante, perché, passando da una chitarra all’altra, si sente il cambiamento di agio e di suono . Molti negozi fanno provare le chitarre in stanze con alta sonorità. Attenzione quindi ad esser fuorviati dall’acustica dell’ambiente e osservare bene che sia ben fornito di qualsiasi cosa, non vuoto. Nel caso in cui la stanza è troppo vuota, provarla in altra stanza. L’inganno viene anche da altre più subdole ragioni. Ci sono chitarre che hanno un suono terribile che possono magari diventare meravigliose semplicemente cambiandogli le corde, o aggiustandone un piccolo particolare, viceversa chitarre con un bel suono possono rivelarsi, in seguito cattive. Le chitarre buone devono avere una brillantezza di suono anche con corde vecchie. (W E B) |
Post n°598 pubblicato il 20 Ottobre 2012 da das.silvia
E' un afflato di grecale inaspettato Silvia De Angelis tutti i diritti riservati maggio 2011 |
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