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Setoseallegorie

BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi di Settembre 2013

FATE NELL'IMMAGINARIO

Post n°882 pubblicato il 29 Settembre 2013 da das.silvia

Nelle pagine del buio s’appressano irrequiete fate , addentrandosi

in quell’immaginoso nascosto e creativo, al sapore d’onirico, che sa

presagire, in parte, eventi fuori dell’usuale, stupendo le nostre tempie

concentrate nei solchi del giorno, da percorrere principalmente

col pensiero….

Fate eteree, dolcissime nel proferire parole fluttuanti, che si imprimono

nel nostro inconscio, lasciandovi un’impronta…forse sbiadita, ma che

riprende il suo nitido colore in fasi particolari del nostro giorno.

Siamo costretti allora ad avere dei ripensamenti, sulle nostre decisioni,

influenzati da quanto le magiche donzelle ci hanno narrato in

sogno….e piccole utopie e idee abbozzate prendono improvvisamente

vita, come trasferite da una realtà antecedente, che le ha preannunciate.

Le fate sono affascinanti e il suono della loro voce è avvincente e

positivo, e non appena ricordiamo il loro volto, un guizzo di euforia

si fa strada in noi, donandoci sicurezza in quell’universo sconfinato

della nostra vita, che non fa altro che sbalordirci per le sue meraviglie

 

Silvia De Angelis tutti i diritti riservati 

                        

 

 

 
 
 

P O S S E S S O

Post n°881 pubblicato il 28 Settembre 2013 da das.silvia

 

                            

 

E’ nella presunzione

di talun personaggio

l’aver possesso

d’altro mortale

che impagli fili di corda

nei suoi dintorni

Ne diviene focale ombra

e assiduo messaggero

per non sgretolare

l’assieme compatto

pensato inscindibile…

Mentre nel cammino

la terra coi suoi sobbalzi

sa mutare anche le impronte

soffiate da un vento costante


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

                   


 

 
 
 

DETRITI ROCCIOSI IN VAL DI TOVEL

Post n°880 pubblicato il 26 Settembre 2013 da das.silvia

  

 

L’accumulo sul fondovalle di gran quantità di detriti sciolti e soprattutto di blocchi di roccia di considerevoli dimensioni è una delle particolarità che immediatamente colpiscono il visitatore che si addentra nella Val di Tovel. Formazioni di blocchi come quella di Tovel, caratterizzate da estensioni di alcuni km2 e volumi dell’ordine delle centinaia di milioni di m3, nel Trentino occidentale prendono il nome di “marocche”. Questi ammassi di grandi dimensioni sono costituiti da blocchi a spigoli vivi di taglia molto variabile, la cui composizione (litologia) rispecchia quella dei versanti circostanti (dolomie, calcari e calcari marnosi). Derivano presumibilmente da eventi catastrofici di grandi dimensioni noti come “valanghe di roccia”, fenomeni franosi caratterizzati dall’improvviso distacco di ingenti porzioni di roccia che, rovinando verso valle a grande velocità, si frammentano in porzioni di varie dimensioni. La difficoltà di mettere in relazione gli accumuli di frana con le nicchie di distacco da cui dovrebbero provenire, ha suggerito di prendere in considerazione un altro fattore: il rimaneggiamento dei depositi da parte del ghiacciai durante l’ultima fase glaciale. E’ verosimile considerare le marocche della Val di Tovel non come semplici frane verificatesi in seguito allo scioglimento dei ghiacciai ma come franamenti avvenuti quando ancora il fondovalle era occupato dal ghiacciaio, responsabile poi di una almeno parziale rielaborazione dei detriti. Indizi di un intervento di natura glaciale sarebbero da una parte la presenza di affioramenti morenici (detriti meno grossolani costituititi da frammenti in parte arrotondati) disseminati tra la copertura di blocchi, dall’altra la superficie topografica irregolare (collinette convesse e coniche, depressioni circolari, cordoni lineari) che richiamano la tipica morfologia glaciale. (WEB)

 
 
 

OCCHI DI LUCE

Post n°879 pubblicato il 25 Settembre 2013 da das.silvia

Quel profilo importante

che sa di te

ha scandito

una sola volta

il rumore del mio approdo più esteso

Nel pastoso sapore

della tua persona

ho idealizzato

l’emblema dell’essere donna

donandoti con avvenenza

curve elevate

della mia passione

Ho oltrepassato i limiti

d’un accadere istintuale

inanellato

d’un progetto d’amore multiforme

messo a tacere

dal tuo dissenso inaspettato

Geografie esistenziali

hanno rimodellato d’essenza cosmica

i miei occhi di luce

Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

               

 


 

 
 
 

FIORIERE D'AUTUNNO

Post n°878 pubblicato il 23 Settembre 2013 da das.silvia

Infine la brutta stagione è arrivata: dopo mesi di temperature insperatamente miti per il periodo, cominciamo ora a sentire i primi freddi e i brividi tipici dell’autunno-inverno. Dopo aver detto addio a surfinie, petunie e gerani, dobbiamo ora optare per piante che ci regaleranno un balcone verde superando indenni questi mesi. Cosa scegliere? Nei garden le proposte abbondano: ciclamini a gogò, eriche, violette, edere, cavoli, pervinche e così via. Ecco come orientarsi per spendere meglio i nostri soldi…  

L’autunno, tra i fiori, ha un indiscutibile protagonista: il ciclamino. E’ lui che domina incontrastato nelle offerte dei vivai in tutte le sue incredibili forme e colori. Ma c’è tanto, tanto altro: ecco nomi e caratteristiche salienti di piante e fiori perenni, robuste e belle per una stagione fredda …vestita di verde!

CICLAMINI
Amante del fresco, il ciclamino è un ottimo candidato per le fioriere dell’autunno: basta solo tener presente il suo limite più grande, il gelo. Quando raffredderà troppo, soprattutto se si tratta di una pianta grande, bisognerà portarlo al riparo, pena la “lessatura” di foglie e fiori 

Eriche e Carex

ERICA (Erica calluna o Calluna vulgaris)
Anche lei adora il fresco ma anche il freddo più intenso non la spaventa: abituata a vivere in montagna tra le rocce, l’erica si accontenta di spazi contenuti. . Quando la piantate, ricordate di aggiungere un pugno di ghiaia per evitare ristagni d’acqua.

VIOLETTE
Ovunque potete, quante ne volete. Le violette sono compagne impagabili della brutta stagione: resistenti e coloratissime, vi porteranno fino alla bella stagione senza risparmiarsi, superando anche la neve!

EDERA (Hedera)
E’ lo sfondo ideale per le altre piante che sceglierete, ma tende ad occupare tutto lo spazio a disposizione: un’idea per evitare la sua “prepotenza” nelle balconette è piantarla con tutto il suo vasetto, coprendo bene i bordi con il terriccio, in modo che non siano visibili. (WEB)

                 

 
 
 

CHIURLO

Post n°877 pubblicato il 22 Settembre 2013 da das.silvia

Flautate note e dolci trilli
in dolce gorgogliata frequenza
accelerano in crescendo
un canto melodioso

Appariscente piumato bruno
su verdognole zampe
delinea
un palustre uccello
dal becco lungo, ricurvo
nidificante
nella penisola italica

Canterino trampoliere
nella fredda stagione
difende
il suo territorio
prediligendo
vermi e molluschi

Natura lo distingue
poco confidente
Defilar sè
con volo lento e rettilineo
raggiungendo
altezze elevate

Gregario socievole
si unisce a similari sua specie


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

                  

 
 
 

LA LINGUA ARAMAICA

Post n°876 pubblicato il 21 Settembre 2013 da das.silvia

A Maaloula, villaggio cristiano a 60 chilometri da Damasco, è stata posta la prima pietra dell’Istituto per l’insegnamento della lingua aramaica. Una scelta geografica non casuale per valorizzare e difendere una delle più antiche lingue conosciute: per i vicoli di Maaloula, che scivolano tra case fuse nella roccia e chiese ricavate da templi pagani, la gente parla ancora in aramaico come Gesù duemila anni fa. Appartenente alla famiglia delle lingue semitiche (come arabo ed ebraico) l’aramaico ebbe la sua fonte originaria proprio in Siria e per un lungo periodo fu usato come lingua principale nelle transazioni commerciali e nell’amministrazione in vaste aree del medio e vicino oriente; i primi documenti scritti risalgono al 900 a.C. e per i successivi sei secoli l’aramaico - con assiri, babilonesi e persiani – assunse una posizione dominante dalla Mesopotamia fino all’Egitto, sostituendo, a volte quasi in toto, gli idiomi locali come per gli ebrei che conservarono l’ebraico solo per le funzioni religiose. Un fenomeno attestato tra l’altro dalla presenza di alcune sezioni dell’Antico Testamento scritte in aramaico. Un passato glorioso seguito da una decadenza improvvisa che coincise con l’avvento dell’islam; l’arabo seguì di pari passo la diffusione della religione predicata da Maometto e ridusse in maniera drastica e rapida a partire dal VII secolo d.C. gli spazi occupati dall’aramaico. Oggi solo alcune comunità cristiane e giudaiche di poche migliaia di individui usano questa lingua trimillenaria in zone periferiche dell’area arabofona (in territori siriano, iracheno, turco e iraniano) ma in un situazione di bilinguismo che non ne facilita la sopravvivenza e la diffusione. L’istituto che sorgerà a Maaloula dovrebbe però contribuire a tenere viva l'antico e suggestivo idioma, in modo forse meno spettacolare ma anche più serio e permanente del film "Passion" di Mel Gibson, interamente girato proprio in aramaico (web)
                   

 
 
 

SU VESTI DISCOSTATE

Post n°875 pubblicato il 19 Settembre 2013 da das.silvia

Declinano parole ammorbidite su labbra scomposte
(ammutolite dal tuo piglio severo)
inaccessibile e impervio monte sei
nelle gelide folate
arrestano il rumore di bisbigli fioriti
lasciando trapelare
sillabe scompigliate nei ciottoli caduti
al di là dell'altura
è li che si quieta il tuo spasmodico demone
nel costato ingentilito dalle mie carezze
celate in agili mosse su vesti discostate...


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

        

 
 
 

STORIA DELLA MAGIA

Post n°874 pubblicato il 18 Settembre 2013 da das.silvia

La Storia della Magia è la raffinata e antica disciplina che si occupa dello studio e dell'analisi di fatti e avvenimenti del passato con l'uso di fonti e reperti, che ne sono la testimonianza. Il termine "Magia" è in uso dal IV secolo a.C. e derivato dal nome degli antichi sacerdoti persiani, i magi, che praticavano forme di divinazione ed esorcismo ispirate alla tradizione zoroastriana. Questo non significa che la magia sia nata con Zarathustra (chiamato dai greci Zoroastro: un riformatore religioso persiano che visse tra il settimo e sesto secolo avanti Cristo, il cui culto religioso fu appoggiato dall'imperatore Dario di Persia) e i suoi seguaci, è sempre esistita, ma non è sempre esistito questo comunissimo termine, usato anche nel mondo babbano. Ci sono sempre stati esseri umani dai poteri eccezionali, come sono sempre esistiti draghi, i grifoni ed altre creature magiche. La Magia è quindi nata con i primi uomini del genere Homo e della specie Sapiens Sapiens, nella preistoria. Per fare un esempio pratico, si può immaginare la magia come un talento particolare di un individuo o di un gruppo di individui. Ognuno nasce con un talento, quindi è comprensibile che alcuni nascano con la predisposizione a scagliare incantesimo, prepare pozioni e verso tutte le arti magiche. I maghi primitivi uccidevano gli animali selvatici facendo levitare una clava invece di usare la forza fisica. Abbiamo numerose testimonianze di utilizzi di magia anche in Egitto, soprattutto nelle Piramidi, protette da numerosi incantesimi contro chi voleva profanare le tombe. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico - delle lingue antiche - , che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. Gli egiziani credevano che la magia fosse un dono del dio Ra agli uomini, che l'aveva creata affinché essi avessero un'arma per difendersi nelle circostanze avverse della vita. Inoltre in Mesopotamia i maghi, gli astrologi e gli indovini erano dipendenti statali, poiché la divinazione era usata per lo stato ed il culto religioso era sempre integrato da rituali magici, incantesimi, invocazioni, esecrazioni e purificazioni; anche i medici usavano la magia, dato che alcune malattie erano causate da demoni, spiriti malvagi o da stregoni. La definizione univoca di Magia e una spiegazione della diffusione geografica e della costante presenza nella storia di quest'Arte sono abbastanza ardue, perché bisognerebbe considerare le strette relazioni che la magia ha intrattenuto con la religione, con la filosofia, con la scienza. (WEB)

                                 

 

 
 
 

RITOCCHI D'ALBA

Post n°873 pubblicato il 17 Settembre 2013 da das.silvia

In quegli strapiombi d’acqua

ove  s’addentra un verdeggiare

di macchie dilatate dalla calura del sole

esfoliano sbuffi d’aria massiccia

Difficile godere all’infinito

questo andar della natura

scompensato

da esigenze d’umani

alla ricerca

d’un più superfluo

devastante  dolci ritornelli d’ambiente

E’ nelle voci di coloro

che privilegiano il creato

ritrovare un idoneo naturismo

in un vibrar d’orizzonte

Sfiora i sensi e imprime saggi d’amore

sullo sfinire del giorno mescolato a ritocchi d’alba


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

         

 

 

 
 
 

MUSICA

Post n°872 pubblicato il 16 Settembre 2013 da das.silvia

 

                              

Musica…invincibile emozione, capace di far rivivere immagini del nostro passato

in modo del tutto naturale e inspiegabile.

Con la sua atmosfera e le note avvincenti, che sanno sapientemente accarezzare

i bordi dell’anima, sa effondere ebbrezze di particolare entità, che allargano gli

orizzonti della nostra mente, rendendola assai più malleabile a derminate

circostanze di vita.

Non è essenziale il modo di porsi della musica…morbida o accelerata, essa sa

accendere  pulsazioni non indifferenti, in grado di trasportarci in una dimensione

irreale, ma oltremodo capace di  trasmetterci un’energia notevole… una quasi

euforia che cammina al nostro fianco per farci sentire vincenti e in grado di

sopperire ad attimi di degrado dell’esistenza…

 

Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

 

 
 
 

IN RIVA AL LAGO

Post n°871 pubblicato il 15 Settembre 2013 da das.silvia

Digrada dolcemente
assorto
affievolir dell'anima
Si culla distratto
su grazioso ninnolo
d'ebbrezza cristallina

Duttile
gorgogliante
mormorio
sfiora
cangiante allusione
appesa a nitido riflesso
indissolto
su amorosa allegoria

In un crescente
sfocar d'immagini
su lucidi ciottoli
consuma
solitario attimo
ove battito di farfalla
sbriglia
intrigante fruscio
su petalo del cuore


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

                 

 
 
 

IL CAPPELLO

Post n°870 pubblicato il 14 Settembre 2013 da das.silvia

La storia del cappello come accessorio uomo - donna affonda le sue radici nel passato.

Presente in tutte le civiltà il cappello è un simbolo culturale che influenza i codici comunicativi, rappresenta visioni del mondo, è metafora della creatività di ognuno di noi.

I primi ad indossarlo sono stati gli antichi Egizi, i Greci e gli asiatici in generale.

In Europa si diffonde più tardi nell’epoca moderna come accessorio sinonimo di eleganza a partire dalla Francia e dall’Inghilterra per arrivare alla grande produzione italiana dell’Ottocento e del Novecento.

Nella nostra epoca il mercato del cappello rappresenta un fascia di nicchia ma non per questo  è meno importante.

In tutte le stagioni i vari di stilisti ripropongono i cappelli nelle diverse fogge con materiali differenti e contemporanei anche se la maggior parte continua ad essere prodotta  con materie prima più tradizionali

come cotone, lana e paglia.

Il cappello dà quel tocco di glamour in più soprattutto con gli stili elegante, sofisticato o eccentrico, anche se spesso sulle passerelle o per le strade lo vediamo declinato per il look sportswear-chic.

Il cappello ha caratterizzato alcune icone del nostro tempo.

Infatti come non ricordare Humphrey  Bogart con il suo borsalino? Oppure Audrey Hepburn  in “Sabrina” con il suo cappello a tesa larga o ancora Charlie Chaplin con la sua bombetta.

Di seguito alcuni divi che vengono associati al loro copricapo. (WEB)

                       

 
 
 

ATMOSFERA

Post n°869 pubblicato il 12 Settembre 2013 da das.silvia

Quegli ellissi sospesi
sul cono d'ombra
d'un fluttuante immaginoso
sempre più assottigliano
il temperato albore d'ottobre
adagiato su aranciati sgriglioli
e sipidi mosti
che nella penombra ammantano
l'attesa d'un alacre equinozio


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GLI ESCHIMESI

Post n°868 pubblicato il 11 Settembre 2013 da das.silvia

Il nome „eschimese“ deriva dall‘algoncino, una lingua indiana, che in modo dispregiativo chiama questo popolo „mangiatori di carne cruda“ (letteralmente si traduce „mangia crudo“).
Gli eschimesi chiamano invece loro stessi Inuit, che significa „veri uomini“.
La storia
Le prime documentazioni relative a insediamenti umani nel continente americano risalgono a circa 28.000 anni fa.
Questi popoli, definiti „protoindiani“, non abitavano ancora l’Artide, che ai tempi era ricoperta quasi completamente da un immenso ghiacciaio.
Circa 6.000 anni fa alcune di queste popolazioni iniziarono un movimento migratorio verso l‘odierna Alaska, cosicché dal 500 d.C. cominciano ad essere documentate le prime civiltà specializzate nella caccia in mare aperto.
Quando nel XVI secolo i grossi cetacei cominciano ad evitare l’Artide a causa dell‘irrigidirsi del clima, gli eschimesi si trovano costretti a cibarsi unicamente di foche; questo dà la spinta necessaria allo sviluppo di una nuova tecnologia che permetterà di pescare anche in pieno inverno: la pesca attraverso un foro nel ghiaccio.
Sempre in questo periodo avvengono i primi contatti con gli europei, che nel 1742 scoprono quello che in seguito verrà chiamato stretto di Bering.
L‘ecosistema
Gli eschimesi vivono in uno dei luoghi più inospitali del mondo, l’Artide, che può essere definita l'insieme dei mari e delle terre situati attorno al Polo Nord e compresi entro l'isoterma di 10 °C del mese meno freddo, all'interno del 70° parallelo nord. I territori che fanno parte di questa zona sono quelli del Canada, della Russia, della Groenlandia, della Scandinavia, dell’Islanda e dell’Alaska.
Il clima è caratterizzato da temperature rigide durante tutto l'anno, con punte minime che giungono fino a -70 °C nel periodo invernale. Questo clima eccezionalmente freddo causa la solidificazione dei mari che formano così la banchisa, cioè uno strato permanente di ghiaccio dello spessore variabile tra i due ed i quattro metri; questo ghiaccio può spaccarsi, ed i lastroni di ghiaccio possono accavallarsi fino a raggiungere altezze di 200 metri.(WEB)

                     

 
 
 

NELL'ATTESA DELL'AMORE

Post n°867 pubblicato il 10 Settembre 2013 da das.silvia

Nella levità di folte ciglia
flessuose nell'enfasi dolcissima
d'inusuale chimera d'amore
si fa forte a fior di pelle
il fascino d'un suono...
Assurge un'espansione d'atmosfere sottovoce
sommessa
dissuade la periferia d'un silenzio compatto
si dilegua in cadenze sussurrate
smussando attoniti echi di ritorno
mentre vibra intrigante l'ala d'un sentimento
innalzandosi ad enigmatiche
quanto avvenenti attese
negli occhi languidi in una strenna d'orizzonte


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FESTE E TRADIZIONI THAILANDESI

Post n°866 pubblicato il 08 Settembre 2013 da das.silvia

Uno degli aspetti più importanti della vita thailandese è rappresentato dalle feste. Amate dalla popolazione per il loro fascino, ricche di sfilate, esibizioni ed emozioni, sono spesso legate alla religione buddista, alla commemorazione dei re del passato e al ciclo annuale della coltivazione del riso.


Il festival delle luci
La festa delle luci (Loy Krathong) è la più famosa e suggestiva e si svolge solitamente a metà novembre. Durante la celebrazione, che avviene di notte, i fedeli depositano sui corsi d’acqua delle lanterne galleggianti fatte di foglie di banano e decorate con candele e bastoncini d’incenso accesi, e le lasciano trasportare dalla corrente. Questo rito ha lo scopo di allontanare la malasorte e di assicurarsi un futuro sereno. La cerimonia è accompagnata da fuochi d’artificio, danze e spettacoli teatrali.

Il capodanno Thailandese
Il capodanno Thailandese è una festa nazionale essenzialmente religiosa per celebrare l'anno nuovo secondo l'antica tradizione buddista. Durante il suo svolgimento, dal 13 al 15 aprile, i fedeli bagnano con acqua le statue del Buddha (ma anche parenti e amici…), in segno di buon augurio e per garantirsi un anno felice. Per questo motivo il capodanno Thailandese è conosciuto anche come “festa dell’acqua”.

Il raduno degli elefanti
Il terzo sabato di novembre a Surin, nel nord-est della Thailandia, si svolge una manifestazione decisamente originale: il raduno degli elefanti, gli animali più popolari nel paese. È una festa molto nota durante la quale più di 100 elefanti si esibiscono in sfilate, competizioni, persino in divertenti partite a calcio.(WEB)

      

 
 
 

ODE ALLA CITTA'DELLA SCIENZA DI NAPOLI

Post n°865 pubblicato il 07 Settembre 2013 da das.silvia

Ceneri preziose

nel loro involucro di sapienza

messa a tacere

da impronte demoniache

Ispirate

a un delirio devastante

hanno reso nulle

espressioni d’immane sapere…

Nuovi collage di cultura

risorgeranno a emanare

aurei impulsi letterari

elargendo nella guglia dei visitatori

notevole saggio emotivo

indimenticabile

nel suo pregio d’erudizione


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

               

 
 
 

FEMMINILITA'

Post n°864 pubblicato il 06 Settembre 2013 da das.silvia

La femminilità è una condizione intima, uno stato interiore, da leggere fra le righe, tra un portamento e un’espressione del viso, tra un discorso e un modo di camminare. È un punto di vista particolare, che porta a vedere le cose e a relazionarsi con il mondo in maniera differente.
Una donna può essere femminile anche quando è sola, lontana da sguardi indiscreti, perché il suo è un atteggiamento spontaneo e naturale, implicito nella sua essenza, non finalizzato.
La femminilità non ha niente a che fare né con cliché maschilisti e datati, né con criteri estetici particolari. (web)

                         

 
 
 

AIRONE CINERINO

Post n°863 pubblicato il 05 Settembre 2013 da das.silvia

Rilevante dimensione
assoggetta airone cinerino
a diversità dai consanguinei
accentuata da splendida livrea
grigio cenere

Radiosa primavera
dona corallati toni al becco giallastro
e alle brune zampe

A frequentar si diletta stagni, risaie
e costemarine evidenziando
immobile stabilità
tramutata in fulmineo balzo nel catturar
rane, rettili, piccoli molluschi

Nidificare ama in intense colonie
prediligendo alberi d'alto fusto
situati nel nord Europa
riscontrando per gelo
elevato tasso mortalità

Immensa capacità recupero
delinea il carattere della specie
diffusissima e sempre in crescendo
ad allietare sfondi naturali


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

          

 
 
 

 

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