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Setoseallegorie

BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi di Dicembre 2013

ERA NUOVA (2014)

Post n°964 pubblicato il 30 Dicembre 2013 da das.silvia

Nel distillato d’amore

e tessuti incontaminati

rivolti

a un’era nuova

assimilare radiose latitudini

e stelle onniscenti

che diano lustro

a passi scalpitanti

da posare su armoniose cattedrali di vita


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COME CURARE L'ANSIA

Post n°963 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da das.silvia

Per curare l’ansia il trattamento psicologico e in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, sono risultati molto efficaci. La terapia cognitivo-comportamentale è costituito da due componenti. La prima componente, la terapia cognitiva, è uno dei trattamenti più comuni per curare l’ansia. Essa si basa sull’idea che siano i nostri pensieri a rispondere con comportamenti e sentimenti negativi a eventi e situazioni (spesso non è un evento che causa disagio, ma l’interpretazione che facciamo del determinato evento). 

Lo scopo della terapia cognitiva è quello di aiutarci a identificare le credenze inutili e i modelli di pensiero, che sono spesso automatici, negativi e irrazionali, e sostituirli con modelli più positivi e farci sviluppare un pensiero critico e razionale al problema. La seconda componente della terapia cognitivo-comportamentale prevede la modifica dei comportamenti che sono associati all’ansia, come elusione (sottrarsi a qualcosa) o irrequietezza. Ai metodi per curare l’ansia vengono applicati l’apprendimento di tecniche di rilassamento e indotti dei cambiamenti al modo in cui vengono gestite da noi certe situazioni.

Altri trattamenti utilizzati per affrontare e curare l’ansia includono farmaci e modifiche allo stile di vita, come un aumento dell’esercizio fisico, cambiamenti nella dieta e riduzione di caffeina e altri alimenti eccitanti.(WEB)

                                

 
 
 

LUPO

Post n°962 pubblicato il 28 Dicembre 2013 da das.silvia

Discendente canidi
selvaggio lupo
branco insinua
sterpose foreste

Armonico grigio pelo
canini affila ricurvi

Notturno silenzioso
predilige brio

Feroce
domina
maschio in coppia
Cuccioli veraci
lesto predano

Ludico
vive giorno
inframezzati
riposa rami

Aggressivo
delimita territorio
Nutre domestici animali
Carcasse
predilige e rifiuti

Grande adattabilità
montano territorio
percorre
selvatico ululato

Specie umana
sempre persegue
Estinzione
sfiora sua specie

Grande utilizzo
addestrati esemplari
soccorso alpino
Estrazione
persone disperse
macerie o valanghe


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L'ARTE DI ARRANGIARSI IN INDIA

Post n°961 pubblicato il 26 Dicembre 2013 da das.silvia

Chalta Hai rispecchia  una certa democratica tolleranza tanto per il pressapochismo, le negligenze e, in fondo, anche per i soprusi altrui, quanto quella per la propria mediocrità applicata ad ogni genere di attività, il cui eventuale buon esito finale viene affidato molto più frequentemente alla sorte, che non al proprio impegno pieno e responsabile. L'espressione viene quindi impiegata come esclamazione soprattutto all'ora di giustificarsi o di adeguarsi davanti a disservizi grandi e piccoli, a infrazioni, furberie e malversazioni, consolandosi con l'ampia diffusione delle stesse e l'impossibilità del singolo di porvi rimedio: Chalta Hai! Che ci vuoi fare? E' così che funziona e quindi bisogna adeguarsi. Allo stesso tempo, l'espressione racchiude in sé anche il concetto del fluire del tempo e delle circostanze, rispecchiando così l'antichissima vocazione indiana all'accettazione delle conseguenze del passato sul presente e all'impermanenza dell'esistenza: nobili sentimenti che però, nella pratica, finiscono spesso per tradursi in una tendenza all'immobilismo, al fatalismo, e dunque anche nel non assumersi la responsabilità degli eventi e nel continuare a seguire passivamente la corrente, eseguendo magari ordini assurdi, subendo indefinitamente ingiustizie o svolgendo le proprie mansioni col minimo impegno possibile, col risultato di reiterare poi all'infinito dinamiche, disfunzioni e persino tragedie.

  Jugaad è invece un po' l'equivalente della nostra Arte d'arrangiarsi e indica dunque qualsiasi invenzione o attività che risolva senza farsi troppi problemi una situazione, un'avaria, una carenza, supplendo alla scarsità cronica o temporanea di servizi, pezzi di ricambio, utensili appropriati, mezzi economici, tecnici o istituzionali utili allo scopo che si intende raggiungere: un creativo compromesso tra la necessità e le circostanze, insomma, che quando si limita al settore pratico privato, senza mescolarsi all'atteggiamento Chalta Hai o senza tradursi semplicemente in truffe, produce anche capolavori d'ingegno e di praticità. Senza Jugaad lo svolgimento della vita quotidiana, in India come altrove, risulterebbe infatti ancora più arduo per milioni di persone; ma grazie all'inventiva, all'arte del riciclo e alla capacità di uscire dagli schemi guardando con occhi freschi il problema da affrontare, popolazioni intere e geni estemporanei riescono a sopravvivere alle avversità e alla miseria più disperata, creando quel che serve con quel che c'è, piuttosto che fermarsi lamentandone la mancanza. Ed è proprio dall'esercizio di questo genere di creatività di necessità che spesso poi emergono anche invenzioni capaci di fare la differenza per tanti, com'è stato per esempio il caso del Piede di Jaipur, o quello delle luci ad acqua e candeggina partite dalle bidonvilles delle Filippine, ( ma inventate in origine nel 2002 dal brasiliano Alfredo Moser) suggerendo a volte vere innovazioni tecnologiche per l'industria globale (WEB)

                     

 
 
 

MESSAGGIO D'AMORE

Post n°960 pubblicato il 24 Dicembre 2013 da das.silvia

In quei gingilli

girovaghi e tintinnanti

s’esfoliano

giorni emotivi

ch’esaltano

cosmiche visioni

Accentuano

il miracolo evoluto

d’una nascita

povera e eclatante insieme

che farà emergere

un fondamentale messaggio

d’amore universale


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AMORE E POTERE

Post n°959 pubblicato il 22 Dicembre 2013 da das.silvia

"Comandare è meglio di f…... "afferma un detto popolare pieno di consapevolezza. Come dire che il potere è all’apice dei desideri, e deve avere un qualche rapporto con l'amore e con il sesso.
Il tema del potere, a lungo connotato ideologicamente, in effetti merita un esame pragmatico che ne definisca i contorni reali e pratici, almeno nelle relazioni private.
Gli psicologi hanno a lungo trascurato, paradossalmente, l’amore e il potere, forse perché sono le chiavi della vita psichica e pochi se la sono sentita di affrontare il nocciolo di tutte le questioni.
In questa rubrica, ho proposto qualche riflessione sull’amore, e torneremo sicuramente sull’argomento che appare davvero inesauribile. Proverò ora a fare qualche considerazione sul potere.
Possiamo affermare che il potere è la capacità di soddisfare i propri bisogni. Ha più potere chi si trova nella condizione più favorevole per far prevalere la propria aspirazione rispetto a quella di altri.
Il potere può essere concreto e supportato da una forza fisica, oppure psicologico, legato alla percezione reciproca dei bisogni.
In qualsiasi relazione tende ad avere più potere chi ha, o percepisce, meno bisogni.
L’amore, quando inteso come sentimento altruista, è un concetto che serve ad attenuare la durezza della matematica del potere, non so se esista davvero come sentimento, o sia solo un concetto.
Nelle relazioni amorose, quelle caratterizzate dal desiderio, l’ampiezza del proprio tende a consegnare potere al partner, che in relazione alla propria percezione lo userà secondo il proprio stile personale.
Le leggi e le norme servono apposta per temperare gli squilibri di potere fra i soggetti che si trovano invece in relazione d’interesse.
Le relazioni d’amore sono caratterizzate dal fatto che l’oggetto del desiderio, e del contendere, è l’altro. In quelle d’interesse, è un oggetto terzo.
Il potere è in qualche modo l’interfaccia dell’amore (inteso come desiderio).
Non è un sentimento, è un’opportunità, una potenzialità, che può essere fruita o meno.(WEB)

                                  

 
 
 

PENSIERI NEL MICROCOSMO

Post n°958 pubblicato il 21 Dicembre 2013 da das.silvia

In quell'altopiano sconosciuto

ma consueto divenire dolce ritrovo

si dirigono flemmatiche oscillazioni del pensare

intrattenendosi nel verde boscoso

ove umettate radici odorose

rammentano il tremulo proporsi all'amato

provocato da dolci miscele di desideri

 

Infrange un instabile silenzio

avvolgente brusìo

di slanciate rondini spartane

estasiate

da climatico contesto temperato

e da un taglio di luce altera...

 

Lentamente affievolisce

trainando in una sopita luminescenza

che circumnaviga fuori dal cerchio

ove penombre offuscate

si inchinano nel crepuscolo

velando sinuose movenze d'anche

 

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AMORE ( E BATTAGLIE)

Post n°957 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da das.silvia

"In battaglie d’amor vince chi fugge". Questo si sa, ma cosa decide chi insegue, e chi fugge?
La "prova del fuoco".
All’inizio, i due vanno uno verso l’altro. Prevale la ricerca del piacere, il gioco è ludico.
Poi, uno si ferma, fa un passo indietro, l’altro si sgomenta e… lo insegue.
Se l’inseguimento si ripete ancora una o due volte, i ruoli reciproci sono decisi. Il gioco è fatto.
Oppure, l’altro resta immobile o fa, a sua volta, un passo indietro.
Si possono allora avere: la rottura del rapporto, poiché nessuno dei due ha superato la prova, oppure un capovolgimento della situazione, ove il primo, che aveva osato indietreggiare, in relazione alla reazione dell’altro, non riesce a sostenere la propria mossa e, a sua volta, inizia un inseguimento.
Anche in questo caso, di solito, il gioco è fatto.
Il passo indietro si fa attraverso un silenzio, una stranezza, un’incoerenza o una cattiveria.
Perché si sottopone l’altro a questa prova? Per verificare se potremo contare su di lui oltre i limiti della reciprocità, cioè per stabilire chi guiderà o comanderà e chi invece pagherà i conti. E soprattutto, chi soffrirà.
Il gioco amoroso, da ludico, diviene gioco di potere.
Si fa per proteggere la propria insicurezza o per dare sfogo alla prepotenza, ma anche, come direbbe un antropologo, per garantire un genitore davvero affidabile per i propri figli.
Le vicende descritte accadono, comunemente, al di fuori della piena consapevolezza degli interessati, che le attuano guidati da programmi biologici e culturali arcaici.(WEB)

                                

 
 
 

IL NON SCRITTO

Post n°956 pubblicato il 19 Dicembre 2013 da das.silvia

è quel non scritto
di percezioni ed empatie
inserite nello spazio d'un giro d'occhi
a dare corpo
a una crescita consapevole di memoria
nel plagio dissuadente d'un'era nuova
capace magiche trasmutazioni...
saranno solo passate peripezie
corrette nell'ottimismo
a dare impulso a un cammino oneroso
alla ricerca d'un mito magico in cui immedesimarsi
per non sentirsi sconosciuti..


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LA RABBIA

Post n°955 pubblicato il 18 Dicembre 2013 da das.silvia

Quando il nostro cuore e la nostra mente reagiscono ad un evento, diciamo allora che stiamo provando un’emozione. Se il sangue bolle e le mascelle si contraggono mentre i pensieri corrono ad immagini di lotta o di vendetta, l’emozione che stiamo provando si chiama rabbia. Di solito ci arrabbiamo per un evento che vediamo come un danno o una svalutazione.
Accade quando un amico parla male di noi ingiustamente, mettendoci in cattiva luce con persone importanti, o dice una battuta mostrando a tutti una nostra debolezza.
L’emozione rabbia è utile al fine di attivare le energie necessarie per affrontare e, se possibile, cambiare situazioni sgradite. Quando siamo pressati dalla rabbia ciò che facciamo può essere corretto, improduttivo o dannoso, in relazione al risultato delle nostre azioni.
Che cosa possiamo fare quando siamo arrabbiati? In primo luogo possiamo lottare. E’ una reazione istintiva e primordiale.
Se ci stanno aggredendo fisicamente, può essere l’unica valida, dopo aver valutato la forza dell’avversario. A volte è infatti meglio fuggire spinti da una sana paura.
Possiamo altresì usare la rabbia per chiedere cambiamenti in modo chiaro e assertivo. E’ un comportamento efficace, a patto che si sia espliciti circa l’evento che si considera dannoso – "quando tu ritardi mezz’ora agli appuntamenti, io perdo inutilmente tempo (danno) e sento di non contare nulla per te (svalutazione) - nonché altrettanto chiari ed espliciti su ciò che chiediamo – pertanto ti chiedo d’essere puntuale!".
Imparare questo costruttivo modo d’uso della rabbia può favorire l’espressione in coloro che se la vietano, considerandola, in ogni caso pericolosa e distruttiva.
I ritardi dell’amico nell’esempio precedente possono essere in relazione a scelte profonde e inconsapevoli, in questo caso li vedremo certamente ripetersi. La questione può allora risolversi solo con una gestione saggia ed adulta: accettare i limiti e la personalità dell’altro, contenendo i danni per noi.
Possiamo considerare improduttiva la rabbia che ci teniamo dentro senza cambiare o accettare gli eventi sgraditi.
Taluni coltivano rancori e risentimenti per lunghi periodi fino a farne il sapore fondamentale della propria esistenza, l’angolo dove rifugiarsi, buio, ma conosciuto e rassicurante.
Altri, invece, esprimono la rabbia come se fosse l’unica emozione possibile. Un amico che ho frequentato per lungo tempo si mostrava arrabbiato sia quando era triste o impaurito, e non voleva che gli altri lo sapessero, sia quando era verosimilmente allegro e gioioso, ma sospettoso di ciò che gli altri potessero pensare di lui.
Singolare la situazione di colui che diventa il personaggio della rabbia. E’ il "giusto incazzato": appare perennemente scontento, tutto per lui è sempre sbagliato e da rifare, oppure, negando la complessità e le diverse interpretazioni possibili dei fatti della vita, si pone alla guida di un movimento e si oppone, sempre sacrosantamente "incazzato" ai soprusi ed alle ingiustizie, reali o immaginarie.
La società deve probabilmente molto alla loro perseveranza per la soluzione d’importanti problemi, ma certamente si tratta di un modo limitante ed unilaterale di vedere le esperienze della vita.
In conclusione, la rabbia può essere un’amica naturale e sostenerci nei confronti quotidiani così come ha sostenuto i nostri antenati nelle lotte contro animali feroci o nemici in battaglia. L’importante è evitare di confondere l’uso che faremmo della rabbia in una battaglia con quello opportuno per i nostri più complessi rapporti sociali.(WEB)

                            

 
 
 

A D A G I

Post n°954 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da das.silvia

Eccoti di nuovo a me

nelle stoccate implacabili

del tempo

reclinando antiche remore

d’arsure pungenti

soffuse fin su l’apice d’amarsi…

 E’precipitato

nell’oscuro d’uno stallo implacabile

ove frenetici ostaggi

hanno indossato

pretesti insanabili

estranei alla corporeità

della ragione vera

divenuta estasi

negli intensi adagi vissuti in simbiosi


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SCELTE DI VITA

Post n°953 pubblicato il 15 Dicembre 2013 da das.silvia

Che cos’è, in fondo, una scelta di vita? Si tratta semplicemente di una decisione che non riguarda semplicemente un aspetto particolare e limitato di noi, ma la nostra intera esistenza. Quel che non comprendiamo è che spesso le scelte di vita sono piccole catene di decisioni, apparentemente di poco valore, che trasformano la nostra vita giorno dopo giorno.

Siamo più inclini a pensare, invece, che una scelta di vita debba essere una mega decisione, qualcosa che stravolge la nostra esistenza, che la modifica in modo rapido e spesso radicale, e che trasforma chi siamo e coloro che ci sono vicini. Pensiamo ad una scelta di vita quella di cambiare lavoro, oppure trasferirci in una città diversa o magari in un altro Stato, oppure cosa studieremo, o chi sposiamo. Anche un figlio è una scelta di vita. Vero, e tutte queste importanti decisioni, naturalmente, hanno un enorme impatto sulla nostra vita, ma se pensiamo solo ad esse sembra che di scelte di vita rilevanti ne prendiamo una manciata in tutta la nostra esistenza, mentre le cose non stanno proprio così.

Una scelta di vita, infondo, non è che una decisione che influenza il nostro modo di vivere. La nostra vita è fatta più di piccole scelte quotidiane che non di grandi cambiamenti epocali. Da sempre scrittori e registi si sono occupati di come piccoli dettagli possano capovolgere il corso degli eventi e di come spesso sono scelte banali che cambiano la nostra vita. In realtà non esistono scelte che non siano importanti: alcune coinvolgono aspetti ampi del nostro essere e del nostro vivere, altri meno, ma tutte hanno un comun denominatore, ossia dipendono da quello in cui noi crediamo.

Ogni scelta, per quanto piccola possa sembrare, indica la strada che abbiamo deciso di seguire, ciò che riteniamo giusto o sbagliato e rafforzano questa consapevolezza interiore ogni giorno. Magari consideriamo queste piccole scelte insignificanti, ma ogni giorno esse rafforzano le convinzioni che poi ci guidano anche in decisioni molto più rilevanti. Una scelta di vita non passa solo nei grandi momenti, ma soprattutto in quelli piccoli, quelli in cui, cioè, si forma la nostra forza, la nostra sicurezza, ciò a cui attingeremo nei momenti in cui la decisioni da prendere saranno determinanti ai nostri occhi. In realtà, proprio quando crediamo di scegliere la direzione in cui andare, non faremo che confermare quella che, ogni giorno in modo quasi invisibile, abbiamo già scelto.(web)

                         

 
 
 

A YARA

Post n°952 pubblicato il 14 Dicembre 2013 da das.silvia

Sottrae quella irruenta crudeltà umana

elitario respiro d'adolescente giocosa

nella fugace traiettoria di pattini veloci

(destreggia esuberante alito di vita nei pochi barlumi

concessi dal fato)

 

Un gelido vento scompiglia inanellati riccioli mentre

scolpisce con l'esile fiato dolce suono d'amore materno

confuso nel nero tenebroso di seppia...

è quell'anelito solitario a guarnire l'emaciato volto

d'un angelo rapito alla luna d'un alba improbabile


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L'INDIFFERENZA

Post n°951 pubblicato il 13 Dicembre 2013 da das.silvia

L’indifferenza è arte. L’indifferenza è quella sottilissima arte che fa di colui che la coltiva un ingenuo artista del cinismo e della freddezza di spirito. L’indifferenza è un stato psicofisico che non ammette alcun sentimento. I sentimenti sono, per colui il quale usa l’indifferenza, come l’acqua del mare su un qualsiasi castello di sabbia: a mano a mano indebolisce i granelli che bagnati scivolano sul sale che avvolge la spiaggia lasciando spazio non più ad un castello ma a qualcosa di indefinito, segnato dalle crepe e impregnato di instabilità. Così, una persona che vuol usare indifferenza non può essere credibile se sfiorata dal sentimento, qualunque esso sia. Credo che a qualcuno di voi sia successo almeno una volta: cercare di essere indifferenti e riuscire solo nell’apparire goffi e imbarazzati. Questo accade perchè in fondo quella persona non merita la nostra indifferenza o semplicemente cerchiamo di attuare qualcosa che non è contemplata nel nostro “modus vivendi”. Essere indifferenti è come avere a che fare con una penna: la usi, la mangiucchi poi la metti a posto, la lasci lontana da qualche parte, imprechi se non la trovi e quando la trovi è la cosa più ovvia del mondo. Una persona che ci è indifferente, in effetti, la trattiamo un pò cosi: le parliamo, poi non ci serve, poi la salutiamo e le consigliamo e se non riusciamo a contattarla quando ci serve ce la prendiamo pure con lei, ma quando poi ci saluta è ovvio che sia cosi, ma per noi resta comunque una dei tanti. Essere indifferenti può risultare veramente utile, ma anche veramente dannoso; ci può dare un mano a soffrire di meno, ma ci si può rivoltare contro. L’indifferenza è l’apatico (ma non troppo) sotterramento di ogni sentimento umano che può durare una serata al pub, una settimana in vacanza o un anno intero… L’indifferenza è il lento incedere della morte del sentimento. Si, perchè un sentimento va coltivato sempre e comunque. Nessun sentimento vive senza sincera espressione dello stesso. Si, può tradire e amare. Ma non si può essere indifferenti e amare. Oppure essere indifferenti e giurare amicizia eterna, impossibile. L’indifferenza erode anche i sentimenti più veri, che per un motivo qualsiasi fanno spazio, o meglio, vengono seviziati e neutralizzati da questo potente anestetico che se usato in modo consapevole ed esatto (non giusto, “il giusto” è relativo) può creare danni enormi. Si usa l’indifferenza per dimenticare, per litigare, per non voler vedere, per evitare una persona che non ci piace o ci infastidisce. Quante volte abbiamo usato l’indifferenza per evitare qualcuno che “a pelle” non c’è piaciuto o perchè semplicemente non era il momento adatto per conoscere nuove persone? Quante volte per stanchezza? “Mamma mia, e ora questo a chi vuole rompere i coglioni…uff.” Quante volte per pigrizia o chissà cosa? Mille volte. Però l’indifferenza la usiamo anche, o forse soprattutto, per ridefinire il nostro passato.  (WEB)

                            

 
 
 

PENOMBRE

Post n°950 pubblicato il 11 Dicembre 2013 da das.silvia

fluttuano dolcemente
su evanescenti espansioni d'iride
crepuscolari astrazioni
nel loro soffondere ambigue penombre
e disarmanti ombre
approssimative nello sfiorire graduale
d'una coinvolgente speranza
che l'alba rappresenti un ritorno inconsueto
a soleggiata riconoscenza d'amore
trasfigurata in quei vicoli malinconici
ove fatalità impigliate
liberino lusinghe in slacciati steli d'aria


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LA GELOSIA

Post n°949 pubblicato il 10 Dicembre 2013 da das.silvia

L’attaccamento alle proprie cose, alle persone vissute come proprie, alle opportunità che pensiamo di avere, si chiama gelosia. E’ un sentimento che delimita ciò che appartiene da ciò che è invece indifferente o estraneo. Come tale ha un’importante funzione nella mappa affettiva che orienta la nostra mente.
E’ un sentimento comune e naturale che condividiamo con molte specie animali, mentre la declinazione nei significati e nei comportamenti di ciascuno di noi può invece essere molto diversa. Vale a dire che quando si prova un sentimento di gelosia si può utilizzare, nell’ambito dell’organizzazione della personalità, in modo diverso, dando luogo a comportamenti differenti.
I sentimenti, come le emozioni, possono, infatti, essere utilizzati almeno in due modi diversi: per sostenere azioni opportune, o per "trastullarsi", stimolare, cioè, la propria vita emozionale. La gelosia non fa eccezione.
Se "toccano" qualcosa di mio, sento gelosia e reagisco in modo adeguato al contesto. Oppure utilizzo la gelosia per attivare la mia vita emozionale: eccitarmi, arrabbiarmi, addolorarmi, straziarmi… O anche sostenere dei significati utili all’economia della mia psiche, e mi dico: l’oggetto del mio amore vale, per cui anche altri lo desiderano; se altri vogliono le mie cose, vuol dire che sono importanti; se il mio amore mi tradisce, vuol dire che non valgo nulla…
Il sentimento della gelosia concentra l’attenzione sull’oggetto, perciò il mondo del geloso si restringe e la sua dipendenza dall’oggetto è evidente.
La gelosia non è separabile da un forte investimento di valore, e quindi emozionale su un oggetto (persona o cosa) mentre è più facile gestire adeguatamente questo sentimento quando gli investimenti e gli interessi sono diversificati.
L’evoluzione dei modelli di vita sociale ha molto cambiato i comportamenti generati dalla gelosia, e penso che ancora di più li cambierà nei prossimi anni. (WEB)

                         

 
 
 

'A LUNA PIENA

Post n°948 pubblicato il 09 Dicembre 2013 da das.silvia

 

                          

Faceva li capricci come 'na bambina, perché voleva aspettà

er pupo e cresceselo... forse come 'nbambolotto

Annava a fasse visità da li mejo dottori pe' fasse prescrive

'e cure più pazze, pe' rimanè 'ncinta... ma gnente nun je riusciva

'Nber giorno 'a vicina de casa je spiega 'ntrucchetto facile facile

pe' raggiunge quer traguardo... e lei fiduciosa, abbocca...

'Nzomma co' 'ninfuso d'erba malandrina, quanno se faceva vedè

'a luna piena doveva recità 'na nenia 'rzigogolata

Prova che te riprova li risultati nun se vedeno.

Dopo quattro lune piene artorna da l'amica che stizzita je dice:

a bella, che te posso fa se mo pure quella lassù vo esse pagata?

TRADUZIONE

Faceva i capricci come una bambina, perché voleva aspettare

un bambino e crescerlo…forse come un bambolotto..

Si faceva visitare dai medici più famosi per farsi prescrivere

Le cure più strane, per rimanere incinta…ma nulla non vi riusciva

Un bel giorno la vicina di casa le spiega un trucco molto facile

per raggiungere quel traguardo….e lei fiduciosa le crede…

Insomma con un infuso d’eerba particolare, quando appariva

la luna piena doveva recitare una nenia intonata

Prova e riprova ma i risultati non ci sono

Doopo quattro lune piene torna dall’amica che stranita le dice:

cara cosa posso farci se ora anche la luna vuole essere pagata?


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

 

 

 
 
 

L'INNAMORAMENTO

Post n°947 pubblicato il 08 Dicembre 2013 da das.silvia

Capita che un desiderio disponga di noi, allora diciamo che siamo innamorati. Altrimenti disponiamo dei desideri per conoscere cosa abbia valore per noi e dove dirigerci. Nell’amore, negli affetti o nell’amicizia possediamo dei desideri, nell’innamoramento il desiderio possiede noi.
Recenti ricerche hanno ipotizzato che, nel periodo d’innamoramento, si attenuino, per via biochimica, le capacità critiche e razionali.
Il desiderio dell’innamorato è saziabile solo per tempi brevissimi, quelli in cui riesce a vedere nell’altro la fonte della propria felicità.
Questa suggestione è talmente seducente che resiste a lungo, anche quando i fatti quotidianamente la disconfermino. Gli occhi dell’innamorato si fanno però mesti e assenti, finché un istante d’illusione non li illumini in un attimo, per un attimo.
Sembra un’ironia, ma la condizione dell’innamorato è spesso un po’ buffa agli occhi di coloro che in quel momento ne sono indenni.
Altre ricerche indicano in diciotto mesi l’arco di tempo massimo in cui insistono le modificazioni biochimiche proprie dell’innamoramento.
L’esperienza di questo sentimento si esaurisce con la conquista dell’oggetto ispiratore o con la perdita della speranza di poterlo raggiungere.
La conquista dimostra che la felicità, cui l’innamorato agognava, non è stata trovata, perciò, in molti casi, ci si orienta verso obiettivi più concreti: matrimoni, figli, affari. Quando il sovraccarico depressivo derivante dall’eccesso di concretezza si farà intollerabile ci s’innamorerà di nuovo.
La perdita della speranza segue di solito un’esperienza traumatica in cui non si è potuto negare ulteriormente l’evidenza dei fatti. Sono in genere momenti duri, a volte però anche liberatori.
La partita che si gioca in questo sentimento prevede due ruoli diversi: l’inseguitore e l’inseguito. Solo il primo è il vero innamorato. Nel processo della vita, l’innamoramento consente di operare cambiamenti che in altre condizioni non saremmo capaci di compiere.(WEB)

                            

 
 
 

TARTARUGA

Post n°946 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da das.silvia

Notevole successo evolutivo
pregna avita tartaruga
grande interprete permiana era
Suoi posteri su intero globo
diffondono loro passo

Intensa familiarità con rettili
delinea sua pregiata specie
Vivace colorazione giallo ocra
ricama il guscio intervallato
sinuose scure macule

Flemmatica andatura
catturar fa solari caldi raggi
ch'elevano temperatura corporea
In buche nel terreno trova refrigerio

Nella briosa primavera predilige
accoppiarsi dopo il letargo invernale
Golosa d'insalata e agrumi
sceglie cibi vegetariani

Suo rigido guscio fin d'altri tempi
è utilizzato per preziosi monili
Splendido animale, longevo
raggiunge i cento anni di vita


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

                        

 

 
 
 

UN LUOGO FREDDISSIMO

Post n°945 pubblicato il 05 Dicembre 2013 da das.silvia

La valle di Rhemes è ritenuta, a detta di molti, una delle più suggestive ed incontaminate valli delle Alpi Graie, una meraviglia al naturale che offre agli amanti della montagna incantevoli ed affascinanti scenari alpini. Si tratta allo stesso tempo di uno dei paesi più freddi della Valle d'Aosta e delle Alpi occidentali il cui gelo può raggiungere una minima di - 25°, temperatura dettata dalla posizione di fondovalle che la vede collocato in una vallata profonda e alla sua altitudine. (WEB)

                           

 
 
 

 

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