Messaggi di Dicembre 2013
Post n°964 pubblicato il 30 Dicembre 2013 da das.silvia
Nel distillato d’amore e tessuti incontaminati rivolti a un’era nuova assimilare radiose latitudini e stelle onniscenti che diano lustro a passi scalpitanti da posare su armoniose cattedrali di vita Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°963 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da das.silvia
Per curare l’ansia il trattamento psicologico e in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, sono risultati molto efficaci. La terapia cognitivo-comportamentale è costituito da due componenti. La prima componente, la terapia cognitiva, è uno dei trattamenti più comuni per curare l’ansia. Essa si basa sull’idea che siano i nostri pensieri a rispondere con comportamenti e sentimenti negativi a eventi e situazioni (spesso non è un evento che causa disagio, ma l’interpretazione che facciamo del determinato evento).
Lo scopo della terapia cognitiva è quello di aiutarci a identificare le credenze inutili e i modelli di pensiero, che sono spesso automatici, negativi e irrazionali, e sostituirli con modelli più positivi e farci sviluppare un pensiero critico e razionale al problema. La seconda componente della terapia cognitivo-comportamentale prevede la modifica dei comportamenti che sono associati all’ansia, come elusione (sottrarsi a qualcosa) o irrequietezza. Ai metodi per curare l’ansia vengono applicati l’apprendimento di tecniche di rilassamento e indotti dei cambiamenti al modo in cui vengono gestite da noi certe situazioni.
Altri trattamenti utilizzati per affrontare e curare l’ansia includono farmaci e modifiche allo stile di vita, come un aumento dell’esercizio fisico, cambiamenti nella dieta e riduzione di caffeina e altri alimenti eccitanti.(WEB) |
Post n°962 pubblicato il 28 Dicembre 2013 da das.silvia
Discendente canidi Silvia De Angelis tutti i diritti riservati |
Post n°961 pubblicato il 26 Dicembre 2013 da das.silvia
Chalta Hai rispecchia una certa democratica tolleranza tanto per il pressapochismo, le negligenze e, in fondo, anche per i soprusi altrui, quanto quella per la propria mediocrità applicata ad ogni genere di attività, il cui eventuale buon esito finale viene affidato molto più frequentemente alla sorte, che non al proprio impegno pieno e responsabile. L'espressione viene quindi impiegata come esclamazione soprattutto all'ora di giustificarsi o di adeguarsi davanti a disservizi grandi e piccoli, a infrazioni, furberie e malversazioni, consolandosi con l'ampia diffusione delle stesse e l'impossibilità del singolo di porvi rimedio: Chalta Hai! Che ci vuoi fare? E' così che funziona e quindi bisogna adeguarsi. Allo stesso tempo, l'espressione racchiude in sé anche il concetto del fluire del tempo e delle circostanze, rispecchiando così l'antichissima vocazione indiana all'accettazione delle conseguenze del passato sul presente e all'impermanenza dell'esistenza: nobili sentimenti che però, nella pratica, finiscono spesso per tradursi in una tendenza all'immobilismo, al fatalismo, e dunque anche nel non assumersi la responsabilità degli eventi e nel continuare a seguire passivamente la corrente, eseguendo magari ordini assurdi, subendo indefinitamente ingiustizie o svolgendo le proprie mansioni col minimo impegno possibile, col risultato di reiterare poi all'infinito dinamiche, disfunzioni e persino tragedie. Jugaad è invece un po' l'equivalente della nostra Arte d'arrangiarsi e indica dunque qualsiasi invenzione o attività che risolva senza farsi troppi problemi una situazione, un'avaria, una carenza, supplendo alla scarsità cronica o temporanea di servizi, pezzi di ricambio, utensili appropriati, mezzi economici, tecnici o istituzionali utili allo scopo che si intende raggiungere: un creativo compromesso tra la necessità e le circostanze, insomma, che quando si limita al settore pratico privato, senza mescolarsi all'atteggiamento Chalta Hai o senza tradursi semplicemente in truffe, produce anche capolavori d'ingegno e di praticità. Senza Jugaad lo svolgimento della vita quotidiana, in India come altrove, risulterebbe infatti ancora più arduo per milioni di persone; ma grazie all'inventiva, all'arte del riciclo e alla capacità di uscire dagli schemi guardando con occhi freschi il problema da affrontare, popolazioni intere e geni estemporanei riescono a sopravvivere alle avversità e alla miseria più disperata, creando quel che serve con quel che c'è, piuttosto che fermarsi lamentandone la mancanza. Ed è proprio dall'esercizio di questo genere di creatività di necessità che spesso poi emergono anche invenzioni capaci di fare la differenza per tanti, com'è stato per esempio il caso del Piede di Jaipur, o quello delle luci ad acqua e candeggina partite dalle bidonvilles delle Filippine, ( ma inventate in origine nel 2002 dal brasiliano Alfredo Moser) suggerendo a volte vere innovazioni tecnologiche per l'industria globale (WEB) |
Post n°960 pubblicato il 24 Dicembre 2013 da das.silvia
In quei gingilli
girovaghi e tintinnanti
s’esfoliano
giorni emotivi
ch’esaltano
cosmiche visioni
Accentuano
il miracolo evoluto
d’una nascita
povera e eclatante insieme
che farà emergere
un fondamentale messaggio
d’amore universale Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°959 pubblicato il 22 Dicembre 2013 da das.silvia
"Comandare è meglio di f…... "afferma un detto popolare pieno di consapevolezza. Come dire che il potere è all’apice dei desideri, e deve avere un qualche rapporto con l'amore e con il sesso. |
Post n°958 pubblicato il 21 Dicembre 2013 da das.silvia
In quell'altopiano sconosciuto
ma consueto divenire dolce ritrovo
si dirigono flemmatiche oscillazioni del pensare
intrattenendosi nel verde boscoso
ove umettate radici odorose
rammentano il tremulo proporsi all'amato
provocato da dolci miscele di desideri
Infrange un instabile silenzio
avvolgente brusìo
di slanciate rondini spartane
estasiate
da climatico contesto temperato
e da un taglio di luce altera...
Lentamente affievolisce
trainando in una sopita luminescenza
che circumnaviga fuori dal cerchio
ove penombre offuscate
si inchinano nel crepuscolo
velando sinuose movenze d'anche
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°957 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da das.silvia
"In battaglie d’amor vince chi fugge". Questo si sa, ma cosa decide chi insegue, e chi fugge? |
Post n°956 pubblicato il 19 Dicembre 2013 da das.silvia
è quel non scritto Silvia De Angelis tutti i diritti riservati |
Post n°955 pubblicato il 18 Dicembre 2013 da das.silvia
Quando il nostro cuore e la nostra mente reagiscono ad un evento, diciamo allora che stiamo provando un’emozione. Se il sangue bolle e le mascelle si contraggono mentre i pensieri corrono ad immagini di lotta o di vendetta, l’emozione che stiamo provando si chiama rabbia. Di solito ci arrabbiamo per un evento che vediamo come un danno o una svalutazione. |
Post n°954 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da das.silvia
Eccoti di nuovo a me nelle stoccate implacabili del tempo reclinando antiche remore d’arsure pungenti soffuse fin su l’apice d’amarsi… E’precipitato nell’oscuro d’uno stallo implacabile ove frenetici ostaggi hanno indossato pretesti insanabili estranei alla corporeità della ragione vera divenuta estasi negli intensi adagi vissuti in simbiosi Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°953 pubblicato il 15 Dicembre 2013 da das.silvia
Che cos’è, in fondo, una scelta di vita? Si tratta semplicemente di una decisione che non riguarda semplicemente un aspetto particolare e limitato di noi, ma la nostra intera esistenza. Quel che non comprendiamo è che spesso le scelte di vita sono piccole catene di decisioni, apparentemente di poco valore, che trasformano la nostra vita giorno dopo giorno. Siamo più inclini a pensare, invece, che una scelta di vita debba essere una mega decisione, qualcosa che stravolge la nostra esistenza, che la modifica in modo rapido e spesso radicale, e che trasforma chi siamo e coloro che ci sono vicini. Pensiamo ad una scelta di vita quella di cambiare lavoro, oppure trasferirci in una città diversa o magari in un altro Stato, oppure cosa studieremo, o chi sposiamo. Anche un figlio è una scelta di vita. Vero, e tutte queste importanti decisioni, naturalmente, hanno un enorme impatto sulla nostra vita, ma se pensiamo solo ad esse sembra che di scelte di vita rilevanti ne prendiamo una manciata in tutta la nostra esistenza, mentre le cose non stanno proprio così.
Una scelta di vita, infondo, non è che una decisione che influenza il nostro modo di vivere. La nostra vita è fatta più di piccole scelte quotidiane che non di grandi cambiamenti epocali. Da sempre scrittori e registi si sono occupati di come piccoli dettagli possano capovolgere il corso degli eventi e di come spesso sono scelte banali che cambiano la nostra vita. In realtà non esistono scelte che non siano importanti: alcune coinvolgono aspetti ampi del nostro essere e del nostro vivere, altri meno, ma tutte hanno un comun denominatore, ossia dipendono da quello in cui noi crediamo.
Ogni scelta, per quanto piccola possa sembrare, indica la strada che abbiamo deciso di seguire, ciò che riteniamo giusto o sbagliato e rafforzano questa consapevolezza interiore ogni giorno. Magari consideriamo queste piccole scelte insignificanti, ma ogni giorno esse rafforzano le convinzioni che poi ci guidano anche in decisioni molto più rilevanti. Una scelta di vita non passa solo nei grandi momenti, ma soprattutto in quelli piccoli, quelli in cui, cioè, si forma la nostra forza, la nostra sicurezza, ciò a cui attingeremo nei momenti in cui la decisioni da prendere saranno determinanti ai nostri occhi. In realtà, proprio quando crediamo di scegliere la direzione in cui andare, non faremo che confermare quella che, ogni giorno in modo quasi invisibile, abbiamo già scelto.(web) |
Post n°952 pubblicato il 14 Dicembre 2013 da das.silvia
Sottrae quella irruenta crudeltà umana elitario respiro d'adolescente giocosa
nella fugace traiettoria di pattini veloci
(destreggia esuberante alito di vita nei pochi barlumi
concessi dal fato)
Un gelido vento scompiglia inanellati riccioli mentre
scolpisce con l'esile fiato dolce suono d'amore materno
confuso nel nero tenebroso di seppia...
è quell'anelito solitario a guarnire l'emaciato volto
d'un angelo rapito alla luna d'un alba improbabile Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°951 pubblicato il 13 Dicembre 2013 da das.silvia
L’indifferenza è arte. L’indifferenza è quella sottilissima arte che fa di colui che la coltiva un ingenuo artista del cinismo e della freddezza di spirito. L’indifferenza è un stato psicofisico che non ammette alcun sentimento. I sentimenti sono, per colui il quale usa l’indifferenza, come l’acqua del mare su un qualsiasi castello di sabbia: a mano a mano indebolisce i granelli che bagnati scivolano sul sale che avvolge la spiaggia lasciando spazio non più ad un castello ma a qualcosa di indefinito, segnato dalle crepe e impregnato di instabilità. Così, una persona che vuol usare indifferenza non può essere credibile se sfiorata dal sentimento, qualunque esso sia. Credo che a qualcuno di voi sia successo almeno una volta: cercare di essere indifferenti e riuscire solo nell’apparire goffi e imbarazzati. Questo accade perchè in fondo quella persona non merita la nostra indifferenza o semplicemente cerchiamo di attuare qualcosa che non è contemplata nel nostro “modus vivendi”. Essere indifferenti è come avere a che fare con una penna: la usi, la mangiucchi poi la metti a posto, la lasci lontana da qualche parte, imprechi se non la trovi e quando la trovi è la cosa più ovvia del mondo. Una persona che ci è indifferente, in effetti, la trattiamo un pò cosi: le parliamo, poi non ci serve, poi la salutiamo e le consigliamo e se non riusciamo a contattarla quando ci serve ce la prendiamo pure con lei, ma quando poi ci saluta è ovvio che sia cosi, ma per noi resta comunque una dei tanti. Essere indifferenti può risultare veramente utile, ma anche veramente dannoso; ci può dare un mano a soffrire di meno, ma ci si può rivoltare contro. L’indifferenza è l’apatico (ma non troppo) sotterramento di ogni sentimento umano che può durare una serata al pub, una settimana in vacanza o un anno intero… L’indifferenza è il lento incedere della morte del sentimento. Si, perchè un sentimento va coltivato sempre e comunque. Nessun sentimento vive senza sincera espressione dello stesso. Si, può tradire e amare. Ma non si può essere indifferenti e amare. Oppure essere indifferenti e giurare amicizia eterna, impossibile. L’indifferenza erode anche i sentimenti più veri, che per un motivo qualsiasi fanno spazio, o meglio, vengono seviziati e neutralizzati da questo potente anestetico che se usato in modo consapevole ed esatto (non giusto, “il giusto” è relativo) può creare danni enormi. Si usa l’indifferenza per dimenticare, per litigare, per non voler vedere, per evitare una persona che non ci piace o ci infastidisce. Quante volte abbiamo usato l’indifferenza per evitare qualcuno che “a pelle” non c’è piaciuto o perchè semplicemente non era il momento adatto per conoscere nuove persone? Quante volte per stanchezza? “Mamma mia, e ora questo a chi vuole rompere i coglioni…uff.” Quante volte per pigrizia o chissà cosa? Mille volte. Però l’indifferenza la usiamo anche, o forse soprattutto, per ridefinire il nostro passato. (WEB) |
Post n°950 pubblicato il 11 Dicembre 2013 da das.silvia
fluttuano dolcemente Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°949 pubblicato il 10 Dicembre 2013 da das.silvia
L’attaccamento alle proprie cose, alle persone vissute come proprie, alle opportunità che pensiamo di avere, si chiama gelosia. E’ un sentimento che delimita ciò che appartiene da ciò che è invece indifferente o estraneo. Come tale ha un’importante funzione nella mappa affettiva che orienta la nostra mente. |
Post n°948 pubblicato il 09 Dicembre 2013 da das.silvia
Faceva li capricci come 'na bambina, perché voleva aspettà
er pupo e cresceselo... forse come 'nbambolotto
Annava a fasse visità da li mejo dottori pe' fasse prescrive
'e cure più pazze, pe' rimanè 'ncinta... ma gnente nun je riusciva
'Nber giorno 'a vicina de casa je spiega 'ntrucchetto facile facile
pe' raggiunge quer traguardo... e lei fiduciosa, abbocca...
'Nzomma co' 'ninfuso d'erba malandrina, quanno se faceva vedè
'a luna piena doveva recità 'na nenia 'rzigogolata
Prova che te riprova li risultati nun se vedeno.
Dopo quattro lune piene artorna da l'amica che stizzita je dice:
a bella, che te posso fa se mo pure quella lassù vo esse pagata?
TRADUZIONE
Faceva i capricci come una bambina, perché voleva aspettare
un bambino e crescerlo…forse come un bambolotto..
Si faceva visitare dai medici più famosi per farsi prescrivere
Le cure più strane, per rimanere incinta…ma nulla non vi riusciva
Un bel giorno la vicina di casa le spiega un trucco molto facile
per raggiungere quel traguardo….e lei fiduciosa le crede…
Insomma con un infuso d’eerba particolare, quando appariva
la luna piena doveva recitare una nenia intonata
Prova e riprova ma i risultati non ci sono
Doopo quattro lune piene torna dall’amica che stranita le dice:
cara cosa posso farci se ora anche la luna vuole essere pagata? Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°947 pubblicato il 08 Dicembre 2013 da das.silvia
Capita che un desiderio disponga di noi, allora diciamo che siamo innamorati. Altrimenti disponiamo dei desideri per conoscere cosa abbia valore per noi e dove dirigerci. Nell’amore, negli affetti o nell’amicizia possediamo dei desideri, nell’innamoramento il desiderio possiede noi. |
Post n°946 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da das.silvia
Notevole successo evolutivo Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°945 pubblicato il 05 Dicembre 2013 da das.silvia
La valle di Rhemes è ritenuta, a detta di molti, una delle più suggestive ed incontaminate valli delle Alpi Graie, una meraviglia al naturale che offre agli amanti della montagna incantevoli ed affascinanti scenari alpini. Si tratta allo stesso tempo di uno dei paesi più freddi della Valle d'Aosta e delle Alpi occidentali il cui gelo può raggiungere una minima di - 25°, temperatura dettata dalla posizione di fondovalle che la vede collocato in una vallata profonda e alla sua altitudine. (WEB) |
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