Messaggi del 12/04/2012
Post n°185 pubblicato il 12 Aprile 2012 da das.silvia
Sono attimi impercettibili in cui si avverte sulla epidermide una particolare alchimia...quasi un senso di piacere che ci accosta al nostro interlucotore, mentre ascoltiamo le sue parole e osserviamo la sua gestualità, così spontanea e forse anche un pò simile alla nostra. Sono percezioni istintive, che ci giungono in modo inconscio, ma molto diretto e che difficilmente ingannano nell'impressione che trasmettono alla nostra coscienza. Senza dubbio una parvenza di simpatia e di contatto che si uniforma alla nostra personalità, spesso schiva nel mostrarsi generosa nei confronti del prossimo, ma in questo caso portata ad aprirsi ad un colloquio più profondo che apra nuovi orizzonti di conoscenza. Che poi si tratti di affinità o di avere risorse intellettuali in comune è una cosa che stabilirà solo il percorso del tempo, molto abile a modificare tutti i tipi di rapporto.... Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°184 pubblicato il 12 Aprile 2012 da das.silvia
Non v’è tremore che s’astenga nell’attimo levigato d’oscuro mostrar nudità della coscienza vibrante di perfidia seppur discostata dal pensiero Turbina a forza nello stridore di pelle e viscere lancia dardi eccitanti roboando a forza nell’urto benpensante ammainato in sordina per l’appiglio
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°183 pubblicato il 12 Aprile 2012 da das.silvia
Mostra ali suadenti l’autorità investita occultando bisbocce d’incontenibile ingordigia Lascia disperse orme di brogli nei sentieri oscuri celati da piume pigmentate di moralità Del pregiudizio disconosce l’arte adottando contesti subdoli e arroganti Pendono sui crani degli addetti a sacrifici universali per la sopravvivenza d’un paese imbevuto di malessere in bilico su trame d’eversione
Silvia De Angelis tutti i diritti riservati
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Post n°182 pubblicato il 12 Aprile 2012 da das.silvia
La sbarra verde di metallo si alza non appena i fari del pulmino e dell’ambulanza della Croce Rossa illuminano lo spazio al di sotto del cavalcavia. Due giovani romeni si avvicinano. Le mani callose, i volti segnati dalle rughe e dal freddo, salutano e ci invitano a entrare. Scarichiamo i sacchi con le coperte e il thè, poi ci addentriamo lungo il sentiero scavato nella terra che conduce sotto al cavalcavia. Radunate accanto a un secchio di latta che fa da braciere, quattro capanne di legno e cartone, poco distanti alcuni tavoli e un fornello a gas. L’insediamento è a pochi passi da uno dei templi dello shopping della Capitale: ci vivono in otto, tutti rom romeni che di giorno lavorano nell’edilizia e nei cantieri. Uno di loro, Marco (nome di fantasia) fino all’estate scorsa faceva il guardiano notturno. Accanto alle capanne lasciamo coperte e alcuni flaconi di sapone e detersivi. Ma in alcuni casi ai senzatetto vengono portati occhiali multifocale, libri e quanto può migliorare un minimo la loro vita di strada. Il tempo di capire come stiano gli abitanti di quel villaggio improvvisato e di scambiare quattro chiacchiere, poi ripartiamo verso un altro insediamento. Il furgone con le provviste precede l’ambulanza pronta a eventuali soccorsi. Arriviamo in zona Eur, una delle più residenziali di Roma. Tra le sterpaglie, oltre il limitare di una strada buia, una roulotte dove vivono due donne e una bambina. All’interno una televisione racconta una vita distante e diversa dal degrado quotidiano. Fuori la biancheria stesa sui rami degli alberi: asciugamani, pantaloni, slip, ogni ramo ha il suo capo di abbigliamento. La bambina salta giù dai gradini della roulotte e saluta i volontari. Beve un po’ di thè, dice di avere la febbre ma non vuole saperne di tornare dentro. ( W E B) |
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