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Setoseallegorie

BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi del 09/10/2012

ESISTENZE FEMMINILI

Si intersecano dolcemente effimeri chiaroscuri

in un modellare torsioni di colori sull'arco di un violino

estenuante gocce di musica

In provocanti movenze

insiste un evolversi di raffinati modi femminili


ove schiuse parentisi

adagiano marcati sottofondi di parole,

echeggianti amplessi, dolorose percussioni

in una gamma risonante d'esiti

coinvolgenti segreti misteri d'angeli imperfetti


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati gennaio 2011


 

 

 
 
 

LA LAUREA CHE NON SERVE

Post n°575 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da das.silvia

Avere una laurea, in Italia, porta ancora qualche vantaggio nell'approccio al

mondo del lavoro? Sì, ma sempre meno. Al giorno d'oggi, il titolo accademico

non offre più vantaggi significativi e il passaggio tra l'università e il lavoro risulta

sempre più difficoltoso.

 Il rapporto 2012 sull'Educazione firmato dall'Ocse è chiaro: i giovani laureati

italiani si misurano con una realtà diversa da quella che incontrano i laureati del

resto d'Europa e si devono accontentare di un titolo accademico che fa

guadagnare solo poco di più di quanto garantisca un diploma superiore. Nel

dettaglio, lo studio Ocse rileva che tra i giovani laureati tra 25 e 34 anni le

retribuzioni sono solo il 9% più elevate rispetto a quelle dei diplomati, mentre nei

Paesi Ocse la differenza media è del 37%.

La situazione è radicalmente diversa per i lavoratori con qualche anno in più. I

laureati che rientrano nella fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni guadagnano

il 96% di più rispetto ai coetanei con un diploma di istruzione secondaria superiore

(quando la differenza media Ocse e’ del 69%). Se il dato puramente economico

non può suscitare entusiasmi, più di qualche preoccupazione la destano anche i

numeri che riguardano la transizione tra università e lavoro. Nello specifico, il

tasso di occupazione fra i 25-64enni laureati è diminuito tra il 2002 e il 2010 dal

82,2% al 78,3%, mentre il tasso di occupazione degli adulti con istruzione

secondaria superiore è rimasto stabile (72,3% nel 2002, 72,6% nel 2010).

Una situazione non facile, quella del nostro Paese, in cui tra i giovani non possono

che aumentare gli scoraggiati. In Italia, i giovani che non studiano e non lavorano

rappresentano ormai il 23% dei 15-29enni,  percentuale che vale il nostro Paese il

quinto posto tra i paesi Ocse (la media europea è del 16%). (W E B)


 
 
 

 

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