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Setoseallegorie

BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi del 12/10/2012

FRUSCIO

Post n°582 pubblicato il 12 Ottobre 2012 da das.silvia
 

Mi ammalia

quell'ineguagliabile

fruscìo di seta

sbordante d'incensurata gonna

svolazzante

sui ghirigori dell'anima....

Si fa sinuoso il passo

e ancor più flautato

mentre si sveste la mente...

ignaro

ti allontani dalla mia prospettiva


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati  settembre 2010

          

 
 
 

L'INDUSTRIA DELL'ESPRESSIONE

Post n°581 pubblicato il 12 Ottobre 2012 da das.silvia

Il successo di una ricetta dipende dalla semplicità degli ingredienti. Quando il

substrato è umano, è semplice trovarne i migliori.  Nel tempo libero mi diletto

con la lettura animata; con l’aiuto prezioso dei libri e la collaborazione di un

pubblico sempre attento, i bambini. Il risultato è garantito: bastano fantasia e

un pizzico di spirito. Tutto si può spiegare con un bubusettete. Nessun trucco,

nessun virtuosismo particolare: si nasconde il viso coi palmi delle mani allineati

e lo si scopre come una finestra sul sole del mattino, gridando il magico

nonsense. E la semplicità di quel gesto regala un’emozione, un sorriso sincero,

una risata limpida, fragorosa, genuina. Solo un bambino è in grado di esprimere

gioia per un gesto che a noi sembra così piccolo, ma che racchiude tutto al suo

interno. Nascondere a un bambino, per un secondo, un viso vecchio o nuovo, fonte

di assoluta curiosità, crea un momento di suspense, un’attesa densa di pathos.

Quando si scopre il viso, il bambino gode la sorpresa che nasce dalla bizzarria del

nostro comportamento. È attratto dalle espressioni, rapito dagli occhi sgranati,

dalla voce modulata per quel piccolo teatro ad hoc. Una spontaneità innata

nell’infanzia; comprensibile se facciamo lo sforzo di immaginare cosa possa voler

dire nascere, essere catapultati in un luogo dove nulla di ciò che vediamo ha un

nome o un senso. Solo colori, consistenza, forme svariate, persone diverse, odori

pungenti, tappeti morbidi e oggetti duri e freddi, o caldi e multicolori. È una scelta

anche conservare la capacità di sorprendersi: serve allenamento, bisogna essere

pronti a ricevere qualcosa di nuovo e non cadere vittima dell’abitudine, del già

visto. Niente dejà vu.  Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia

e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Lo dice anche il

poeta.  ( W E B)


 
 
 

 

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