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BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi del 18/12/2013

LA RABBIA

Post n°955 pubblicato il 18 Dicembre 2013 da das.silvia

Quando il nostro cuore e la nostra mente reagiscono ad un evento, diciamo allora che stiamo provando un’emozione. Se il sangue bolle e le mascelle si contraggono mentre i pensieri corrono ad immagini di lotta o di vendetta, l’emozione che stiamo provando si chiama rabbia. Di solito ci arrabbiamo per un evento che vediamo come un danno o una svalutazione.
Accade quando un amico parla male di noi ingiustamente, mettendoci in cattiva luce con persone importanti, o dice una battuta mostrando a tutti una nostra debolezza.
L’emozione rabbia è utile al fine di attivare le energie necessarie per affrontare e, se possibile, cambiare situazioni sgradite. Quando siamo pressati dalla rabbia ciò che facciamo può essere corretto, improduttivo o dannoso, in relazione al risultato delle nostre azioni.
Che cosa possiamo fare quando siamo arrabbiati? In primo luogo possiamo lottare. E’ una reazione istintiva e primordiale.
Se ci stanno aggredendo fisicamente, può essere l’unica valida, dopo aver valutato la forza dell’avversario. A volte è infatti meglio fuggire spinti da una sana paura.
Possiamo altresì usare la rabbia per chiedere cambiamenti in modo chiaro e assertivo. E’ un comportamento efficace, a patto che si sia espliciti circa l’evento che si considera dannoso – "quando tu ritardi mezz’ora agli appuntamenti, io perdo inutilmente tempo (danno) e sento di non contare nulla per te (svalutazione) - nonché altrettanto chiari ed espliciti su ciò che chiediamo – pertanto ti chiedo d’essere puntuale!".
Imparare questo costruttivo modo d’uso della rabbia può favorire l’espressione in coloro che se la vietano, considerandola, in ogni caso pericolosa e distruttiva.
I ritardi dell’amico nell’esempio precedente possono essere in relazione a scelte profonde e inconsapevoli, in questo caso li vedremo certamente ripetersi. La questione può allora risolversi solo con una gestione saggia ed adulta: accettare i limiti e la personalità dell’altro, contenendo i danni per noi.
Possiamo considerare improduttiva la rabbia che ci teniamo dentro senza cambiare o accettare gli eventi sgraditi.
Taluni coltivano rancori e risentimenti per lunghi periodi fino a farne il sapore fondamentale della propria esistenza, l’angolo dove rifugiarsi, buio, ma conosciuto e rassicurante.
Altri, invece, esprimono la rabbia come se fosse l’unica emozione possibile. Un amico che ho frequentato per lungo tempo si mostrava arrabbiato sia quando era triste o impaurito, e non voleva che gli altri lo sapessero, sia quando era verosimilmente allegro e gioioso, ma sospettoso di ciò che gli altri potessero pensare di lui.
Singolare la situazione di colui che diventa il personaggio della rabbia. E’ il "giusto incazzato": appare perennemente scontento, tutto per lui è sempre sbagliato e da rifare, oppure, negando la complessità e le diverse interpretazioni possibili dei fatti della vita, si pone alla guida di un movimento e si oppone, sempre sacrosantamente "incazzato" ai soprusi ed alle ingiustizie, reali o immaginarie.
La società deve probabilmente molto alla loro perseveranza per la soluzione d’importanti problemi, ma certamente si tratta di un modo limitante ed unilaterale di vedere le esperienze della vita.
In conclusione, la rabbia può essere un’amica naturale e sostenerci nei confronti quotidiani così come ha sostenuto i nostri antenati nelle lotte contro animali feroci o nemici in battaglia. L’importante è evitare di confondere l’uso che faremmo della rabbia in una battaglia con quello opportuno per i nostri più complessi rapporti sociali.(WEB)

                            

 
 
 

 

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