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BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi del 09/01/2014

IL GATTO E I SUOI SIMBOLI

Post n°972 pubblicato il 09 Gennaio 2014 da das.silvia

Il saggio di Widmann che si articola su un registro interdisciplinare inizia con un ‘breve profilo identificativo’ che traccia la storia evolutiva del gatto dagli inizi, circa due milioni di anni fa, spaziando dalle leggende intorno all’origine del mondo che vedono leone e gatto creati rispettivamente da Sole e Luna e dunque fanno del gatto un leone piccolo, una belva in miniatura, alla divinazione del gatto in Egitto, dove era venerato come la dea Bastet, fino all’incontro con l’uomo. Il gatto è infine giunto a comodamente insediarsi nella casa dell’uomo e a convivere con lui, senza peraltro rinunciare alla sua abituale selvatichezza animale, assumendo così sul piano simbolico la figura di uno spiccato individualismo in contatto con il mondo inconscio e dei sogni. Infatti «animale utilitaristicamente inutile, il gatto dimostra la sua insostituibile utilità non sul piano fisico, ma su quello psichico. Per le sue proprietà istintuali e sensuali viene trasfigurato in immagine simbolica di affettività e per il suo aspetto, le sue dimensioni, la sua morbidezza, le sue fusa, le sue effusioni è oggetto di affezione concreta per un numero sempre crescente di persone»

Inevitabile dunque vedere il gatto come ‘un’imago magnificata di narcisismo’ e confrontarsi con la sua ‘autoreferenzialità al limite del narcisismo’, ‘introversione al limite dell’indifferenza’, ‘indipendenza al limite dell’insubordinazione’, ‘autosufficienza al limite del disadattamento’ da cui il loro fascino e potere di seduzione sull’uomo, pari a quello di alcune donne che, secondo Freud, evocano la magia di un’esistenza che si svolge su un piano di inaccessibile superiorità, come quello di alcune divinità, possiamo aggiungere, e che dunque è possibile solo adorare, sperando nel loro capriccioso favore. E poiché il gatto è immagine anche di introversione lo ritroviamo come amico del poeta, raffigurato silenziosamente acciambellato nello studio del filosofo e dello studioso, compagno di meditazione di monaci ed eremiti. «E’ immagine vivente del silenzio, ma non del vuoto; il suo è un silenzio denso, dove occhi che vedono sei volte più di quelli umani perlustrano le tenebre nella notte e penetrano il buio della coscienza, scrutano con lo sguardo trafittivo dell’intuizione ed esplorano alla luce lunare dell’immaginazione»  Ma molteplici sono le sfumature di questo stare silenziosamente accanto, tra cui, appunto un’autosufficienza al limite del disadattamento che evidenzia quindi un aspetto inquietante: ecco il gatto apparire come infedele, traditore, imbroglione, ladro.  (WEB)

                        

 
 
 

 

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