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L'Elsa Morente

Post n°3 pubblicato il 13 Settembre 2012 da mccc8720

"Tu sei partito credendo di giocare alla fuga.
Era per fare il bravo, la tua smorfia d’addio.
Al solito! Che poi ti bandisci nella tua stanzuccia
minaccioso dietro le porte sbarrate
come un gran capitano nel suo forte supremo.
Guai per l’audace che si arrischi all’assedio!
Ma ti conosco. Che invece se nessuno si arrischia
ti strazi, e piangi nella tua rabbia infantile
perché non c’è amore al mondo e ti lasciano solo."

Conosco poco Elsa Morante, forse perchè la straziante e lunga lettura (obbligata) de "La Storia" ai miei occhi l'ha resa una sorta di Manzoni moderno, paragonabile ovvero in tal senso a cotanto odiato scrittore (odiato dalla maggior parte delle menti sollecitate dalla scuola dell'obbligo).

Echi dal mondo telematico, e reminiscenze lontane, mi fanno ricordare questa donna come compagna dell'amato (da me) e cagionevole Moravia, e come scrittrice tendenzialmente anarchica, ma consapevole del fatto che la battaglia anarchica è utopia, persa in partenza. 

Ricordo che in quel coro che si perde indistinto nella mia mente, il protagonista definito "anarchico" del sopra citato romanzo, è uno dei personaggi perdenti. Cercando in internet, scopro l'esistenza di una raccolta dal titolo allettante: "il mondo salvato dai ragazzini" e mi viene in mente Nietzsche. 

Se siamo schiavi, schiavi del nostro stesso sistema sociale ed economico, sottolineando economico, quello che possiamo fare è ribellarci, diventare Leoni, ma dopo questa fase, l'unico modo di costruire, reinventare, è guardare il mondo con gli occhi di un bambino.

"...ti bandisci nella tua stanzuccia
minaccioso dietro le porte sbarrate
come un gran capitano nel suo forte supremo."

Le roccaforti di cuscini in cui tutti i bambini, almeno una volta nella loro vita, si sono rifugiati, sono si una protezione, un'evasione, ma forse la Morante ha ragione nel momento in cui sottolinea che l'unica cosa che preme di più, quando ci si trova nella condizione infantile di arroccamento (che sia reale o semplicemente una condizione mentale), in realtà si sta solo aspettando l'elemento di disturbo, qualcosa che svegli dal torpore provocato dai cuscini...si aspetta perchè in fondo, chiudersi in sè stessi genera noia. 

Viviamo in un mondo in cui musiche parole e rumori arrivano schermate da cuscini, in cui è tanto facile dare voce ai pensieri e veicolarli velocemente, ma è difficilissimo farsi un'idea che sia univoca. Il mondo dell'informazione PSEUDO-lbera assale chi ha voglia di guardare con curiosità da troppi punti e con troppi input, e questo è un dato di fatto. 

Leggevo, in una stazione, su un treno che, andando, mi urlava insistentemente "apolide, sdradicata, sola, libera (?), ...veloce"...e mi rendevo conto che quel "sola" rappresentava anche la mia condizione mentale di bambina poco istruita (o forse troppo) su come va il mondo. 

La condizione è la seguente: siamo costantemente inondati da folla e rumore, corriamo e accumuliamo nozioni enciclopediche, alcuni con la pretesa di mettere insieme per tematiche tutte queste nozioni che di giorno in giorno si accumulano.

Nel giornale che avevo sotto mano, da una parte mi stampava foto enormi su due pagine relative ad una mostra fotografica (per gli interessati è a Milano) che rappresenta le condizioni in cui vivono i bambini in paesi depauperati dalle asperità climatiche causate dal riscaldamento globale, dall'altra un curioso articolo sull'ultima spettacolare produzione Hollywoodiana, la decantata trilogia del genio di Nolan, articolo che cito, citando una citazione, di modo tale che l'eco risulti ancor più lontano, come lo percepisco io:

"Nel film si fa lentamente strada il concetto di giustizia economica. Non credo che qui ci sia un punto di vista di destra o di sinistra. C'è solo un'onesta valutazione del mondo in cui viviamo, delle cose che ci preoccupano" dice Nolan.

Ora, dopo tanti paroloni spesi, mi sento in dovere di usarne una propria del mio linguaggio corrente: caro Nolan, questa frase per me è una gran paraculata!

Mi spiego: ci sono le elezioni, è giusto non prendere posizione. La critica vecchia come il mondo al sistema per cui ricchezze agi e possibilità sono tutte in mani di pochi è un clichè, come lo è la mortalità infantile in zone meno sviluppate, come lo è la mia critica alla dispersione randomatica, incompleta e falsata di notizie, che mette sotto i riflettori le potenziali pecche dell'informatizzazione, della velocità con la quale siamo costretti a convivere.

La verità, vista con gli occhi di una bambina arroccata lontana e confusa, è che noi oggi non siamo formiche operaie che lavorano per costruire, ma inoperose cicale che scimmiottano il produttivo metodo dell'organizzazione del formicaio, per poi cantare lamentele su quanto siamo caduti in miseria dopo aver dilapidato e sciupato, siamo degli ibridi malsani e, come insegna la fine del film, anche se cantiamo canzoni di rivolta, arriva sempre qualche eroe che fa finta di sacrificarsi per ristabilire l'ordine a cui siamo così tanto legati. Le cose si sono talmente complicate (la somma delle parti non è assolutamente uguagliabile all'informazione globale), che noi il sistema lo teniamo radicato nelle ossa e non ne vediamo altri, abbiamo paura di perderlo.

Velocità è Futurismo, è guerra e distruzione, così come lo è stato alla vigilia della guerra mondiale:

"La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia."

La differenza? l'entusiasmo: noi non "uccidiamo il chiaro di luna" noi siamo un misto di malinconia, ribellione apatica e sonniferi sociali, mangiamo e consumiamo tutto ciò che abbiamo, provando il gusto poi di lamentarci delle nostre stesse azioni, ci abbandoniamo e veniamo abbandonati perchè non siamo più disposti a rallentare, siamo mercenari, per poi arrivare a tirar le somme e farci mancare famiglia, affetti, costruzione, partiamo ormai dal presupposto che tutto ciò che può esser costruito è corruttibile, e quindi nessuno pensa più di tirar su una necropoli di Giza.

Probabilmente il nuovo spazzolino uscito in commercio ultimamente non verrà venduto per la sua migliore performance, ma perchè è "una gran figata" e sembra innovativo...probabilmente il nuovo spazzolino uscito in commercio è stato progettato proprio puntando a questo!

Probabilmente la mostra fotografica sui bambini disagiati sarà visitata perchè fa trend, e non so se dire che è una fortuna che noi siamo attirati da cose eclatanti e che fanno notizia perchè essere umanitari come il caro Wayne è di moda, perchè almeno anche chi è più sordo ai troppi richiami di degrado che il mondo ci invia possa rendersi conto, o pensare ancora una volta che ci sia qualcosa di sbagliato nel pagare per vedere disagio, tornare a casa commossi, e poi andarsi a fare un qualsiasi aperitivo in giro per il centro a cuor leggero, e con questo non sto dichiarando di avere io sola le mani pulite, io che in Sud Africa ho visto bambini sulla nuda terra, in baraccopoli, dire un "cheese" per esser fotografati in cambio di una manciata di caramelle, cosa posso mai fare?

La soluzione? forse non una ribellione, che tanto a ristabilire l'ordine ormai non bastano più guerre e catastrofi naturali. La soluzione è l'efficienza, una cosa che comporta forse più fatica della ribellione stessa...l'ordine, il lavoro consapevole, le poche chiacchiere su quanto siano scandalose cose vecchie e stravecchie ma che ora fanno notizia come gossip, solo perchè ci si può permettere di andare ad indagare, denunciare....e poi??

Parole parole parole... 

 

Cordialmente, infine, forse non finendo, inconcludente, saluto!

MC 

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