Creato da Simone.10o il 20/10/2011

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IL MIO LAVORO, LA MIA TRAGEDIA CHE ADORO...

Post n°37 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da Simone.10o

Stavo in reparto questa mattina, e parlavo con un ragazzo malato. Quello che mi ha stupito é la voglia e la volonta di questo ragazzo di vivere, ma allo stesso tempo il desiderio di cambiare aria, di andare via da questo paese che ormai non offre più futuro. Cosí, di getto, mi é venuta voglia di scrivere una lettera ad un ipotetico futuro collega… Ecco cosa vorrei dire agli infermieri che verranno…Caro Collega, non so se quando ti affaccerai a questo mondo qualcosa sarà cambiato. La nostra professione oggi, nel momento in cui ti scrivo, sta attraversano un periodo non propriamente roseo. Quella forza e quella voglia di cambiare le cose che c’era fino ad un decennio fa, sembra essersi affievolita, tutto va per inerzia. Il periodo di grandi cambiamenti che avevamo avviato, sembra aver trovato degli ostacoli. Ma andiamo per gradi così potrai capirmi meglio. In Italia in questa epoca non esiste più il lavoro sicuro, men che meno per noi infermieri. Nella Toscana, la regione in cui vivo io, é stato imposto il blocco del turnover per 5 anni a causa del debito pubblico sanitario. Sono nate così centinaia di cooperative, che con la scusa di darti lavoro, hanno trovato il modo di creare la schiavitù moderna: tanto lavorare poco pagare. I professionisti come noi, sono costretti ad accettare contratti di poche settimane, che oltre a non offrire alcun futuro non permettono nemmeno il mantenimento di un affitto, figuriamoci di un mutuo. Non c’é futuro. Come se non bastasse, i nostri colleghi più anziani piuttosto che lasciar spazio ad altri posti di lavoro, preferiscono caricarsi di straordinari e far finta che tutto vada come dovrebbe andare, senza far trasparire alla gente normale che spesso ci sono reparti di 40 malati allettati con solo 2 infermieri ad assisterli. A legalizzare il tutto c’ha pensato addirittura un articolo del nostro stesso Codice Deontologico, ovvero i nostri comandamenti. L’articolo in questione recita: “L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale.“Come puoi capire con una siffatta regolamentazione sarà difficile cambiare qualcosa, ma andiamo avanti. La cultura sanitaria medicocentrica, che credevamo di aver sorpassato con l’avvento dell’autonomia professionale, sembra aver messo radici troppo salde per essere espiantata dalla maggior parte dei nostri colleghi. Probabilmente frutto di un disagio psicologico-lavorativo, molti nostri colleghi preferiscono eseguire che provare a ragionare, e questo determina una morte lenta della Professione. Ci sono poi dei colleghi frustrati da questo lavoro, che montando ogni mattina in servizio pensano solo all’ora dello smonto, come biasimarli per certi versi in queste condizioni… Peggio ancora ci sono dei colleghi che hanno scelto questa Professione per ripiego, come si fa a scegliere una Professione per ripiego? Come si fa ad approcciarsi con i malati, che nella nuova concezione di sanità sono diventati utenti, se non si ha mai avuto voglia di farlo? Ma non basta, i pochi colleghi rimasti a voler cambiare qualcosa debbono fare i conti anche con la scarsa concezione della Professione infermieristica da parte della popolazione (non siamo in Canada sfortunatamente). Altri colleghi non sopportando tali pressioni, pur avendo le idee chiare su come lavorare, preferiscono emigrare dando vita ad una “fuga di cervelli” che è proprio quello che ora dovremmo evitare. Nel momento in cui ti parlo, non siamo ancora in grado di creare un gruppo coeso, unico, dove sia una sola voce a parlare, si preferisce sfaldarsi e cadere come piccole gocce nel mare. Alcuni miei colleghi credono addirittura che la formazione e l’aggiornamento siano solo una perdita di tempo, ignorando quanto questo sia fondamentale per la nostra stessa crescita. Spero che il mondo che vivrai tu sarà diverso da questo. Spero che riuscirai a trovare lavoro una volta laureato, spero che farai questo lavoro per la voglia di assistere le persone, e non solo per portare a casa la “pagnotta”, spero che sarai remunerato come compete ad una professione cosí importante, ma soprattutto spero che gli altri capiscano l’importanza di questa professione. Spero che l’infermiere riesca ad integrarsi come si deve in tutte le equipe sanitarie e che non ci siano più casi di sudditanza psicologica con il medico di turno. Spero che finalmente il nostro corpo professionale si comporti come un “corpo” e non come un insieme di organi malandati che attendono solo di ricevere una diagnosi infausta. Spero che chi ha voglia di cambiare, lo faccia qui e non vada altrove a disperdere saperi e conoscenze. Spero che tu e i tuoi colleghi possiate finalmente farvi sentire anche a livello politico, e spero che lo facciate senza dovervi vendere per forza al governo di turno. La mia più grande speranza é peró quella di continuare a pensare realizzabili tutte queste cose, e di avere la forza di cambiarle per garantire a te, Collega, un futuro migliore.

Simone®

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