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Blog ideato e sviluppato da Botturi Ilaria.
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DIARIO MUNDIAL 2007 n.3 - di P.Venerucci & Co.Poco prima della mezanotte ora italiana si è concluso il lungo viaggio di trasferimento della squadra junior verso l'Australia. L'ottimo Degre ci riferisce di un ".....bell'ambiente....Siamo tutti un po' cotti però super carichi...Fa un bel caldo qui anche se sono solo le 7.30 del mattino...". Sintetico ma efficace. Mi immagino il primo impatto dei ragazzi con la Gold Coast, per noi nel 1999 fu una folgorazione. Ricordo l'emozione intensa quando vidi per la prima volta il manifesto ufficiale del campionato, una nostra immagine scattata ai mondiali di Reus del 1997: di solito questo è un onore che viene riservato agli ex atleti e per noi che invece eravamo ancora in attività costituiva sicuramente motivo di orgoglio ma ci provocava anche una sorta di imbarazzo nei confronti dei nostri avversari. Le giornate successive al termine della gara erano trascorse in un clima di grande spensieratezza sulle splendide spiaggie di Surfers Paradise insieme agli altri compagni di nazionale liberi da impegni agonistici. Abbiamo colto ogni occasione possibile per calarci nella realtà di questo paese così lontano da noi in tutti i sensi, ricordo le lezioni prese per imparare a suonare il didgeridoo come uno dei momenti più belli e divertenti. Australia, istruzioni semiserie per l’uso L’Australia, terra del surf, dà esattamente questa vertigine da momento topico, la sensazione forte di costituire un punto nodale, un crocevia nell’esperienza umana di chi la vive per la prima volta. A questo stato d?animo ti predispone il viaggio che per molti di noi si è dipanato via via in un interminabile Bologna-Roma-Francoforte-Sidney-Brisbane, oltre a cento chilometri in pullman per raggiungere Surfers Paradise. Già in volo ti rendi conto delle dimensioni, dal momento in cui si inizia a sorvolare il territorio australiano fino a destinazione passa mezza giornata. La Gold Coast vista dall’alto è una lunga lama di spiaggia bianca conficcata tra la vegetazione tropicale dell’interno e l?azzurro dell’oceano, una teoria senza fine di grattacieli posti di fronte allo spettacolo sottomarino della barrier reef, la barriera corallina che si intuisce pulsante di vita appena sotto il pelo dell’acqua. Surfers Paradise è il capoluogo di questa località del Queensland, e qui erano sistemate le delegazioni presenti al campionato. Una città cresciuta a ritmi vertiginosi negli ultimi vent’anni grazie a generose iniezioni di capitali nipponici, un po’ Riccione e un po’ Miami, con alcune caratteristiche originali: finti surf di metallo piantati nel selciato del viale principale, spruzzi d?acqua a sorpresa dal basso verso l’alto, illuminazione notturna psichedelica per alcune delle zone più frequentate. Per i giovani australiani sono appena terminate le scuole e i primi giorni di vacanza vengono vissuti con un' euforia pari solo alla voglia di trasgressione. Dal nostro osservatorio privilegiato nella veranda all’aperto del ristorante italiano "La Porchetta" vediamo sciamare lungo Orchid Avenue una gioventù che appare più ingenua e meno sofisticata della nostra: anche qui ombelichi scoperti, zatteroni, piercing, tatuaggi ma più gaiezza e nessuna traccia di quel esibizionismo malinconico da dandy fine ottocento che si può percepire in alcuni nostri campioni metropolitani. In questa polveriera i ragazzi della nazionale talvolta vengono attratti dalle sirene come Ulisse, c'è qualche problema di “esuberanza”, diciamo così, soprattutto con gli juniores, ma alcuni interventi decisi dello staff normalizzano la situazione. Negli innumerevoli negozi dei centri commerciali il mondo marinaresco e l’artigianato delle zone interne costituiscono i temi dominanti dei souvenir per turisti. Il business omologa tutto, il mito moderno del surf viene esaltato sulle magliette così come la cultura ancestrale degli aborigeni, tradizione che rivive solo negli intagliatori di boomerang e didgeridoo o nei canti propiziatori della nazionale di rugby. Ho la consapevolezza che solo una piccola parte di questo territorio ci si appalesa e forse quella che vediamo noi non è neanche l’Australia più vera. La rapida puntata al parco Currumbin Sanctuary ci offre uno spaccato delle foreste dell’interno, con una vegetazione esagerata e strabordante per i nostri canoni di modesti giardinieri della domenica. Molte piante sono simili alle nostre, la differenza è che ogni fiore, ogni arbusto è grande almeno il doppio, come se si nutrisse di qualche linfa aliena. Per quanto riguarda gli animali passiamo in rassegna i canonici esemplari da cartolina, koala e canguri in quantità, ma quello che impressiona è una sorta di piccolo maiale, assolutamente sgraziato, che dicono essere voracissimo e in grado di divorare un uomo in pochi minuti. Le giornate del campionato corrono veloci e si avvicina l?incubo delle oltre trenta ore di volo per il ritorno. Pronti via, ora il vero problema è imbarcare i didgeridoo come bagagli a mano: sento che al check in qualcuno ci prova con una frase tipo "siamo musicisti della filarmonica aborigena". Da vergognarsi. Fabio Signorini
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Inviato da: streghettasolitaria
il 01/05/2007 alle 17:29