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QUALE PROGRESSO...!

Post n°5 pubblicato il 12 Agosto 2007 da socialtravel
 

L’Italia: una breve premessa

Il sistema politico e giuridico italiano non ha una solida tradizione in termini di competenze tecnologiche, scientifiche e innovative. Il nostro è un Paese che ha iniziato da zero la sua ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Allora era caratterizzato da un’economia principalmente agricola e le sue limitate risorse industriali erano andate distrutte. Nel 1960 c’era ancora un alto livello di analfabetismo, mentre lo sviluppo tecnologico continuava a essere notevolmente inferiore rispetto all’Europa occidentale.

Naturalmente c’erano, e ancora ci sono, figure di rilevo nel mondo scientifico e tecnologico. Inoltre, sono presenti nel territorio italiano società, grandi e piccole, tecnologicamente molto avanzate nei loro specifici settori di competenza. Tuttavia, nel mondo politico e giuridico, e in una buona parte dell’istituzione accademica, non c’è mai stata un’osmosi tra lo sviluppo scientifico e tecnologico e la percezione del governo, del diritto e della società. Le idee vecchio stampo, che risalgono alla cultura dell’epoca preindustriale italiana, influenzano ancora l’opinione delle persone al governo e al parlamento, oltre che il sistema scolastico, gli intellettuali e una discreta parte della popolazione.

Questo ambiente ha favorito le pressioni di lobbismo delle maggiori forze economiche che sono state in grado di influenzare la legislazione (e, in una certa misura, anche l’opinione pubblica) a favore dei loro interessi privati, ma a spese dei diritti civili e della libertà di espressione.

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Commenti al Post:
roman_dransky
roman_dransky il 09/09/07 alle 01:51 via WEB
mi rendo conto che poteva andarti megli con il tuo primo commento ma dato che mi piace il modo che hai di scrivere e mi interessano gli argomenti che hai trattato beccati questo mio post estirpato direttamente dal mio blog; vorrei sapere cosa ne pensi. esclusi ovviamente gli errori di battitura, ti chiedo scusa ma non ho ne forza ne voglia di coreggerli. buona lettura e fatti coraggio, ciao.

l' inflazione delle parole prima di tutto è necessaria una premessa; quando partecipo ad una discussione con qualcuno, o per esempio scribacchio malamente sul mio blog, quello che dico, o che scrivo, il senso che voglio comunicare al mio interlocutore, è veicolato dalle parole. certo esistono anche altri modi per veicolare un significato, ad esempio attraverso le immagini, ma in questo discorso menzionarle non sarebbe precisamente pertinente, o meglio, richiederebbe molto più spazio, e per questo magari rimandiamo momentaneamente la faccenda. colui che parla, quindi, attraverso le parole muove un significato verso un interlocutore, un tizio qualunque, che ha modo di comprendere il senso del messaggio che gli si sta tentando di trasmettere, a partire dal significato che egli stesso attribuisce alle parole che io scelgo. se quindi io uso la parola sedia chi mi ascolta capisce quello che dico in quanto ha ben presente nella sua testa cosa rappresenta la parola sedia, se a questa, infatti, lui associasse nella sua testa l' immagine di una bottiglia ecco che io e lui, pur utilizzando la stessa parola, non riusciremmo a comprenderci. tuttavia, al di la del significato reale di una parola, quello che possiamo trovare scritto in un vocabolario per esempio, la lingua è un' entità in costante mutamento, cambia infatti col cambiare delle mode, dei costumi, delle opinioni di quel certo gruppo di persone che quella lingua la parla; in altre parole una lingua cambia col cambiare del modello culturale di riferimento proprio di chi quella determinata lingua la utilizza, quotidianamente, per interagire all' interno di una certa società. di conseguenza se tutti gli italiani iniziassero ad associare alla parola sedia l' immagine di una bottiglia ecco che, nel giro di qualche tempo, in noi si fonderebbe la convinzione che una sedia è un aggeggio che serve a contenere dei liquidi. quando si analizza quanto sin qui detto in relazione a dei semplici oggetti la cosa, non c'è che dire, potrebbe risultare piuttosto priva di fascino, se però ampliamo questa riflessione a parole che veicolano concetti più elaborati, perchè magari non sono reali, tangibili, ecco che la cosa diventa un attimino più delicata. questo perchè le parole, per quanto siano entità immateriali, hanno la capacità di risentire di una certa usura, specie quando vengono usate a sproposito. prendiamo ad esempio l' uso massiccio che il marketing, la pubblicità, per parlar semplice, fa di certe determinate parole come libertà e rivoluzione. ia parer mio queste due parole hanno perso in un certo qual senso,come dire, del tono attraverso gli anni. spieghiamoci meglio: cosa succederebbe se io guardassi la tv per cinque ore al giorno, e se ogni giorno per cinque anni, ascoltassi per cinque volte la parola libertà associata alla pubblicità degli assorbenti ( la LIBERTA' di andare a fare ottocento km di jogging anche in quei giorni in cui la natura ti vorebbe inchiodata a letto in preda agli spasmi e agli isterismi), la pubblicità di una nota marca di abbigliamento sportivo ( la LIBERTA' di stare comodo ovunque ti pare), la pubblicità di cibo per gatti ( la LIBERTA' di viziare il tenero fuffi ) e chi più ne ha più ne metta? ecco se io sentissi centinaia di volte la parola libertà usata in questa maniera e poi sentissi il discorso di un minatore cileno, oppure quello di un operaio di mirafiori, in cui si prloclama il diritto alla libertà di vivere la propria vita dignitosamente, non credete che io, preso così, alla sprovista, affamato come un cinghiale ungherese in pieno inverno e dopo una giornata di duro lavoro, a sentir dire la parola liberta a quella maniera, tra un morso al cosciotto di pollo e una grattata all' ascella, non credete che io possa associare, dopo averne sentito fare continuamente un uso improprio, alla parola libertà un significato, un peso specifico inferiore rispetto agli intenti di quel minatore cileno o di quel operaio di mirafiori. in altre parole colui che parla e colui che ascolta sono privati della possibilità di comprendersi appieno perchè qualcuno, con l' intento di veicoare il concetto della parola libertà per fini commerciali, ha deciso di utilizzare questo termine per vedere un prodotto, perchè nell' intimo di ognuno di noi c'è un desiderio, un bisogno di essere liberi, tanto che è ovvio, se esiste qualcosa, un oggetto, che possa contribuire a farmi essere libero, a possedere la libertà, beh, per quale motivo quell' oggetto non dovrebbe essere mio? ma non solo le parole si usurano, e perdono di forza quando vengono utilizzate in maniera impropria, in alcuni casi, prima di sortire questo effetto inflazionante sulla comunicazione e sulle idee stesse, e le opinioni, spesso vengono usate per stravolgere la realtà fisica delle cose; se infatti ogni volta che mangio un frutto marcio dico che è maturo, qualora mio zio, che è un contadino, mi chiedesse di aiutarlo a raccogliere le mele mature dal suo albero, io non farei altro che raccogliere da terra le mele peggiori, questo perchè un valore intrinseco alla parola, maturo, viene traslato su qualcosa, il frutto marcio ai piedi dell' albero, che non ha nessun valore, nessuna bontà se non l' idea che sostà alla parola con la quale io arbitrariamente ho deciso di identificarlo. questo è quello che succede quando definiamo una dittatura democrazia o, per fare solo un altro esempio, quando chiamiamo un uomo che prende le armi in seguito all' occupazione della sua terra terrorista. ma affinchè si sviluppi un processo di questo tipo, affinche una parola si inflazioni e necessario standardizzare il nuovo significato che si intende farle veicolare, per far questo è necessario che tutti coloro che parlano una lingua siano portati ad attribuire a quella parola un concetto diverso dal significato originale che le era proprio; in altre parole è necessario che, non solo tutti quelli che usano la parola sedia lo facciano alludendo alla parola bottiglia, ma anche che tutti coloro che ascoltano la parola sedia pensino per prima cosa alla bottiglia. per imporre un processo di questo tipo, un certo standard di utilizzo è necessario poter raggiungere una grande quantità di persone insieme, in pratica, non è l' uomo della strada, ignorato da tutti, a lanciare una moda, ma è lo stilista, potendo contare su una certa quantità di clienti, a farlo, anche se magari ispirandosi all' uomo della strada; e così come sono i clienti a fare la fortuna dello stilista decidendo di indossare i suoi abiti, così anche noi, sotto l' influenza dei media come lo è il cliente rispetto alllo stilista, concorriamo ad inflazionare le parole quando ad esempio ci ostiniamo a definire democratici uno stato o un partito, quando questi per loro stessa natura sono delle entità fortemente gerarchizzate e , quindi, non possono essere democratiche nel senso reale del termine, oppure quando diciamo che ci piacerebbe avere la libertà, per esempio, di viaggiare in quello o in quell' altro paese quando in realtà a mancarci non è la liberta, nel senso puro della parola, ma i soldi. in questo caso facciamo coincidere alla parola libertà il concetto di ricchezza ed in questo modo screditiamo quello che è il senso stesso della libertà. tutto questo per arrivare forse a spiegare cos'è questo malessere che colpisce la nostra società; possibile che tutta questa confusione derivi dal fatto che abbiamo lasciato tutte le nostre parole migliori, quelle che veicolano i valori etici e morali più alti, in mano a degli affaristi senza scrupoli?
(Rispondi)
 
socialtravel
socialtravel il 14/09/07 alle 02:20 via WEB
Anche se un pochino lungo,capisco e sono sostanzialmente daccordo con il tuo concetto.
(Rispondi)
 
socialtravel
socialtravel il 18/05/10 alle 00:10 via WEB
Miai manato un poema infinito, anche se ineressante.
(Rispondi)
grazia.pv
grazia.pv il 09/09/07 alle 13:55 via WEB
La miseria e l' ingiustizia umiliano milioni di persone nel mondo, non si può accettare uno stile di vita basato sul consumismo e sullo spreco. Dobbiamo diffondere il valore della sobrietà come segno di condivisione nei confronti dei popoli oppressi ed impoveriti dal nostro progresso . E' colpa nostra se tanti bambini muoiono di fame e di malattie, colpa dei nostri valori sbagliati, della nostra cupidigia, del nostro egoismo. Quali sentimenti proviamo guardando i nostri bambini ben nutriti e sani, ben vestiti e felici? E quali sentimenti proviamo, invece, guardando gli occhi di quei bambini che non hanno nulla di che nutrirsi, vestirsi, essere sani e felici? Le grandi potenze hanno delle responsabilità, dei doveri verso questi popoli. Quante persone si potrebbero sfamare con il guadagno di una giornata di lavoro di un calciatore, un cantante, un attore, un politico? Eppure le cose non cambiano: i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sempre piu' poveri.
(Rispondi)
 
socialtravel
socialtravel il 14/09/07 alle 02:35 via WEB
Spesso mi succede di non capire molte cose di questo mondo variegato,ognuno sembra che possieda una sua ragione. Il solo pensiero ai differenti tenori di vita dei paesi poveri e ricchi,sono per me un occasione di grosse problematiche difficili da comprendere nella cruda realtà. Purtroppo credo che il divario sia destinato a crescere. La colettività ricca cerca sempre più ricchezza. La colettività povera in largaparte credo sia rassegnata al suo destino, spesso neppure cerca di cambiarlo. Difficile intervenire, difficile migliorare questo cancro. Purtroppo l'egoismo della società benestante avanza smisuratamente. Questi atteggiamenti insensibili,nulla anno di umano. Franco
(Rispondi)
 
socialtravel
socialtravel il 18/05/10 alle 00:12 via WEB
Bravissima,discorso saggio e condivisibile
(Rispondi)
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