Scrivere sulle banconote...

Post n°11 pubblicato il 15 Novembre 2014 da campagna_verde
Foto di campagna_verde

Non mi capitava dai tempi della LIRA, di vedere banconote scritte. Allora (mi sembra di parlare come gli anziani) sulle banconote da Mille Lire in particolare, c'erano le dediche, le frasi d'amore anche o semplicemente solo nomi... chi se li ricorda? Ieri mi sono capitate per le mani queste banconote scritte, ed ho fatto un salto indietro nei ricordi, BELLA E GRANDE LIRA, DOVE SEI FINITA?

Un abbraccio e baciotto grande a tutti, Mari 

 
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Un saluto...

Post n°10 pubblicato il 13 Novembre 2014 da campagna_verde

Buona sera,

sono anni che non scrivo più in questo blog... ed ho deciso di riprendere a farlo.

Ma vorrei consigli da voi... di cosa volete che parliamo? 

Vi trascrivo le mie poesie?

Vi trascrivo i miei racconti?

Vi trascrivo le mie giornate?

Vi trascrivo quello che volete... 

lasciate commento senza problemi, con affetto Maria o semplicemente Mari 

 
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COLONNELLO "ULTIMO"

Post n°9 pubblicato il 09 Gennaio 2013 da campagna_verde
Foto di campagna_verde

« Mi sono chiamato ULTIMO quando ho capito che tutti volevano essere primi, volevano fare bella figura, volevano vincere, volevano farsi belli con i capi, volevano fare carriera con la K, e siccome a me non me ne frega proprio niente, dico a me, ma anche a tanti altri carabinieri, il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera e basta, e nel momento in cui lo facciamo perché vogliamo qualcosa in cambio siamo porci traditori. Mio padre comandava la stazione dei Carabinieri in un piccolissimo paese della Toscana... la domenica ci portava me, mia sorella e mia mamma, in un podere vicino in campagna, dove passavamo il tempo con una famiglia che aveva una figlia sordo-muta, e io non capivo che in quel momento quella era la legalità, e non capivo perché lui ci portava lì, e poi l'ho capito, ci portava lì perché era quella l'umanità per cui valeva la pena combattere, la bandiera, LA PATRIA. E tu poi per quella gente combatti, perché non hai più limiti, ti identifichi in loro, quindi diventi carabiniere perché vuoi difendere quella gente lì. Porto il guanto dei mendicanti, dei lavavetri che sono nostri fratelli, e così non mi dimentico di essere anche io mendicante, l'ingiustizia che fanno quando umiliano i "vu cumbrà" o il lavavetri al semaforo, umiliano anche te e me e dunque non deve accadere, la devi vivere come un'ingiustizia fatta a te, ecco allora sei un carabiniere, se no sei un professionista mercenario, la lotta è del popolo e deve rimanere al popolo...»             «Non amo la gente che porta la cravatta, i cravattari non sono per me, ma a volte certe realtà sono per chi vuole la cravatta più bella, la macchina più bella, o per chi vuole stare a lavorare vicino casa; a me di stare vicino casa non me ne importa nulla»

Colonnello "Ultimo"

 
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COLONNELLO "ULTIMO"

Post n°8 pubblicato il 09 Gennaio 2013 da campagna_verde
Foto di campagna_verde

Concludiamo con le parole di quest’uomo che, lontano dal successo e dalla notorietà, ancora oggi continua giorno per giorno la sua lotta per la giustizia:”La soddisfazione l’hai soprattutto quando lavori per strada, e arresti un latitante e ti rendi conto che di quelle persone puoi fare quello che vuoi, le umilii, come fanno gli indiani quando toccano la persona, perché per loro non è importante uccidere, perché sono gente pura, e noi ci sentiamo a quel modo e ci emozioniamo, non è lavoro, è lotta. Capisci che hai con te persone con le quali puoi andare a fare qualsiasi cosa, e che è gente bellissima, come le stelle del cielo, e gli vuoi bene e ti accorgi che siete la stessa cosa e quello che succede a loro è come se succedesse a te, e questo non lo impari nelle scuole o nelle università, ma sulla strada” (p.71). 
Grazie di tutto, eroe senza volto. COLONNELLO "ULTIMO"

 
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PER SAPER AMARE, BISOGNA AMARSI...

Post n°7 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da campagna_verde
Foto di campagna_verde

 

 

Una buona amante? E' una donna che ama se stessa.
Si tratta di un concetto fondamentale, che spesso dimentichiamo. L'amore che proviamo per noi stesse è il pilastro delle relazioni con gli altri. Solo con una grande fiducia in noi possiamo credere di essere amabili, e di essere in grado di dare piacere.
Fare l'amore significa poi avvicinarsi al compagno, rivelarsi, farsi conoscere in un senso profondo: solo chi si accetta veramente può tollerare un tale sguardo ravvicinato. Purtroppo, invece, tante donne malate di non-amore rimangono incastrate in una sessualità difensiva, in cui magari la performance è perfetta ma non c'è vero abbandono o reale apertura. (Il discorso vale ovviamente anche per gli uomini, che però spesso vivono il disamore di sé con dinamiche differenti).
La persona che non si accetta frequentemente non apprezza il proprio corpo, è timorosa nei gesti, ha paura del giudizio del partner, non osa esprimersi, provare nuovi comportamenti, espandersi.
Ma forse la caratteristica più evidente è l'abitudine a scegliersi il compagno sbagliato: negativo, critico, giudicante, incapace di amare, oppure non libero. La tendenza al rifiuto di sé, con tutte le sue conseguenze sulla relazione e la sessualità, è molto diffusa: "Donne che amano troppo", un libro della psicoterapeuta americana Robin Norwood, che analizza tali dinamiche, ha venduto più di dieci milioni di copie in tutto il mondo.
"Nemo dat quod non habet": nessuno può dare quello che non ha. E dunque è difficile instaurare una relazione basata sulla fiducia, il rispetto, l'attenzione se qualcuno non l'ha insegnato prima a noi, se in passato, in famiglia, non abbiamo sperimentato questo tipo di relazione. Ritrovare l'amore per noi stesse, se nessuno ce lo ha insegnato, o se ce lo hanno trasmesso con troppi limiti e condizioni, è possibile con un percorso di crescita non affannoso e non solamente razionale: non serve ripetersi che ci si deve amare, ma cercare, a poco a poco, nelle situazioni della vita, quel nutrimento emotivo che ci è mancato.

 

 
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