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Post n°1033 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
Una voce fuori dal coro, dopo la condanna delle Pussy Riot, è quella del sociologo torinese Massimo Introvigne, coordinatore dell'Osservatorio della Libertà Religiosa costituito dal Ministero degli Esteri. “(…) non si può, come alcuni fanno, andare oltre ed esaltare il gesto per cui le Pussy Riots sono state condannate. Ho l'impressione che non tutti conoscano esattamente i fatti. Le Pussy Riot hanno cantato una canzone dove non si limitano ad affermazioni politiche ma chiamano il patriarca ortodosso 'puttana', e il cui ritornello fa il verso alla liturgia ortodossa ripetendo 'La merda, la merda, la merda del Signore'. E non l'hanno cantata in un loro locale, e neppure in una piazza, ma nella cattedrale di Mosca, uno dei luoghi più santi dell'ortodossia russa". "Come sempre - afferma Introvigne - trovare l'equilibrio fra la libertà di espressione e il diritto delle confessioni religiose a non essere offese, specie nei loro luoghi di culto, è delicato. Ma non è giusto aggredire la Chiesa Ortodossa russa quando presenta, non senza buone ragioni, la presunta performance 'artistica' delle Pussy Riot come una violazione dei diritti dei cristiani all'integrità dei loro luoghi di culto, che non possono indiscriminatamente diventare teatro di proteste politiche, anche giustificate, nel corso delle quali si offende la sensibilità della comunità cristiana". "Che alcuni sostenitori delle Pussy Riot siano talora animati da cristianofobia - conclude Introvigne - è confermato dal gesto delle 'contestatrici in topless' Femen, che nella piazza principale di Kiev hanno abbattuto con una motosega quella che non è, come è stato scritto, una semplice croce, ma un crocifisso con l'immagine di Gesù Cristo, che è stato gettato nella polvere urlando slogan anti-religiosi". (vaticaninsider.lastampa.it) |
Post n°1032 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
Una persona su venti nel mondo ha usato droghe nel 2010. Magari una sola volta. Per curiosità, per gioco: ha ceduto e l'ha provata. E' un dato; ma anche una tendenza che impallidisce rispetto ai 200 mila morti per stupefacenti che l'Unodc, l'Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine organizzato, denuncia nel suo rapporto annuale appena uscito. Ma il fatturato che sfiora ormai i 300 miliardi di dollari piazza il traffico clandestino di stupefacenti al secondo posto, dopo il turismo sessuale, nella scala del grandi business mondiali. Più delle armi e del petrolio. L'Asia centro meridionale è diventata il centro dei laboratori più o meno clandestini per la produzione delle droghe sintetiche. Le correnti e i flussi di traffico cambiano a seconda delle richieste e delle condizioni economiche. Se l'Afghanistan e la Birmania primeggiano di nuovo nella produzione del papavero di oppio, il Messico vanta quasi il monopolio del commercio di cocaina e marijuana. La Russia denuncia un'impennata nella diffusione dell'eroina e delle pastiglie dello sballo, come metanfetamina e ecstasy. L'oppio ha raddoppiato la sua presenza sul mercato, piazzando l'Afghanistan di nuovo al primo posto tra i paesi produttori. Raddoppiata anche la produzione di droghe sintetiche. Circa 230 milioni di persone, il 5 per cento della popolazione mondiale adulta ( tra i 15 e i 64 anni), hanno fatto uso di stupefacenti. Di questi 27 milioni, circa lo 0,6 per cento, sono tossicodipendenti dall'eroina e dalla cocaina: uno ogni 200 abitanti. La novità che spicca nel rapporto 2011 è il conclamato ritorno dell'eroina. Chi ha vissuto negli anni 70 del secolo scorso ricorda ancora la strage di migliaia di ragazzi e ragazze che si ritrovarono prigionieri della "Regina delle droghe": ridotti a larve, incapaci di reagire ad un'illusione assassina. La crescita esponenziale delle comunità di recupero, la battaglia per la prevenzione sanitaria con le carovane di pulmini di pronta assistenza che giravano (e girano) per strade e piazze distribuendo siringhe pulite e ritirando quelle usate, sono stati gli unici strumenti con cui i paesi hanno affrontato la strage. Non fu tutto inutile: moltissimi vennero strappati all'eroina e riuscirono a salvarsi; altri scoprirono di essere stati infettati dal virus dell'Hiv - per l'abitudine malsana di scambiarsi la stessa siringa e spesso condividere il buco; si ritrovarono non solo dipendenti da una droga subdola e pericolosa ma afflitti da diversi tumori che ebbero strada facile nell'aggredire fisici debilitati dagli stupefacenti. Sembrava un brutto sogno. Invece, l'eroina si è riaffacciata sul mercato quaranta anni dopo. A differenza di una volta, l'eroina ormai coinvolge persone di ogni età e di ogni strato sociale, comprese persone con lavoro stabile e situazioni familiari tranquille. (repubblica.it)
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Post n°1031 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
Il Consiglio dei muftì di Russia si schiera a favore delle Pussy Riot, la band punk femminista di cui tre membri rischiano il carcere per una performance blasfema in chiesa, con cui a febbraio chiedevano alla Madonna di liberare il Paese da Putin. La reazione del massimo organo giuridico dell'islam russo è arrivata dopo le parole pronunciate il 5 agosto dal presidente Vladimir Putin, secondo il quale «se delle ragazze avessero profanato un luogo santo per i musulmani, non avrebbero nemmeno avuto il tempo di essere messe in custodia cautelare». L'imam della moschea Al-Juma a Vologda e membro del Consiglio dei muftì, Nail Mustafin, ha precisato oggi che nel caso di una «preghiera punk» in una moschea, i musulmani «avrebbero lasciato andar via le ragazze», che sarebbero state giudicate da Dio. Citando anche la Sunna come base della sua dichiarazione, l'imam ha poi detto al quotidiano Moskovski Komsomolets: «Tutti noi pensiamo che queste ragazze debbano essere rilasciate e che la loro persecuzione debba cessare». Il leader musulmano ha poi denunciato l'eccessiva severità del procedimento penale contro le artiste, per le quali il giudice pronuncerà il suo verdetto il 17 agosto. «Non mi stupirei se venissero condannate al rogo sulla piazza Rossa», ha detto Mustafin, il quale ha poi auspicato che anche la comunità ebraica si esprima in sostegno delle ragazze. (vaticaninsider.lastampa.it) |
Post n°1030 pubblicato il 22 Agosto 2012 da lucfar1
Elena Poirier (1834-1914) era una umile ragazza di campagna, dotata di un buon carattere, camiciaia e lavandaia di mestiere. La sua vita sembra non essere stato altro che una lunga ossessione demoniaca. Eppure ella visse 80 anni. L’ossessione fu sostituita almeno a due riprese e per una durata di sei anni, da una vera e propria possessione diabolica. Vi è una notevole differenza fra l’ossessione e la possessione. Nel primo caso il soggetto viene tormentato, perseguitato, agitato; ma non si può scoprire con certezza la presenza di uno spirito diverso da quello della sua vittima. La vera possessione diabolica incomincia quando questo spirito si manifesta con chiara evidenza, con i seguenti segni indicati nel Rituale romano degli Esorcismi: conoscenza inspiegabile di lingue straniere che il soggetto non ha mai imparate – conoscenza di fatti lontani e segreti che non sono umanamente accessibili al soggetto – manifestazione di forza evidentemente sovraumana nel soggetto stesso. ... ... In Helena, i periodi di ossessione, più lunghi e più comuni, differivano poco dai periodi di possessione propriamente detta. Ma ella non consentiva né alla prima né alla seconda e quindi la sua vita era un vero martirio. Fu un susseguirsi inverosimile di vessazioni, di tormenti, di maltrattamenti d’origine diabolica. Fu sottomessa due volte con successo agli esorcismi della Chiesa. La seconda parte della sua vita, comporta delle straordinarie compensazioni con interventi del suo angelo custode, della Madonna e di Nostro Signore stesso. Il Canonico Champault scrisse un libro intitolato “Una posseduta contemporanea” e si fa garante dei fatti che riferisce sul suo conto. Non soltanto egli ha avuto fra le mani le testimonianze particolareggiate dei due altri sacerdoti della diocesi di Orléans, ma egli stesso ebbe al suo servizio per parecchi anni la stessa Elena Poirier e rimase in relazione con lei fino alla sua morte avvenuta nel 1914. Il canonico dichiara le seguenti cose: il diavolo picchiava spesso la povera ragazza in presenza di sua madre, le dava invisibilmente degli schiaffi sonori, dei calci e dei pugni oppure cercava di strangolarla. Il viso, le braccia e tutto il corpo di Helena Poirier portavano per mesi interi i segni di queste spaventose sevizie diaboliche. Altre volte il demonio la gettava a terra, si mostrava sotto qualcuna delle forme schifose, e le faceva sentire sul viso il suo alito pestifero oppure la opprimeva con il suo peso mentr’era in terra. Infestazioni dunque più terribili di quelle conosciute dal Curato d’Ars, verso la stessa epoca, venivano inflitte ad Helena. Durante la notte lo spirito infernale scuoteva le tende del suo letto facendole scorrere da un capo all’altro dei loro ferri, in un va e vieni che durava per ore, e tutto questo sotto gli occhi stupiti di venti testimoni i cui nomi sono elencati dal canonico Champault, molte volte, fu afferrata per i capelli, buttata giù dal letto, trascinata attraverso la sua camera, e persino sollevata da terra. La ritrovavano talvolta mezza strangolata sotto il letto! Una volta, in piena notte, venne afferrata per il capo e trasportata al disopra delle case vicine a una distanza di oltre quaranta metri. E’ difficile dubitare del fatto delle ossessioni e possessioni in un simile caso. E quanto vi si trova raccontato nel libro del Canonico è del tutto simile a ciò che s’incontra nei casi analoghi così numerosi attraverso la storia. Nonostante tutte queste durissime afflizioni demoniache Helena Poirier raggiunse un alto grado di santità. Don Marcello Stanzione |
Post n°1029 pubblicato il 22 Agosto 2012 da lucfar1
di Caelsius Mars "Se farò un governo io, la sua prima norma riguarderà il diritto dei figli di immigrati nati qui e che studiano qui in Italia a chiamarsi finalmente italiani". Fonte: Qelsi, 20/07/2012 |