MilleVoltiDaScoprireUnoNessunoCentomila |
Galatea, Il canto del colombo.
ninfa del mare è sempre sommesso
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Giornale di bordo [ un omaggio ----<<---<--@ ] .
<< Tempo variabile >> - Oggi è così che la butta:
Cerco il grillo; con la mia marionetta scendo dal carro di Mangiafuoco. Ho fatto comunque un altro passo verso la sapienza; morirò più saggio.
https://www.youtube.com/watch?v=YmI4nzxkVrM
<< ... so lacreme d'ammore e nunn'è acqua >>
https://www.youtube.com/watch?v=pNqWY5wT_q0
<< fenesta cò 'sta nova gelusia >>
Post n°152 pubblicato il 26 Marzo 2017 da sinesire
Verrà la mia vecchiaia … e mi vedrai vecchia. … che mi sporco quando mangio; … che non riesco a vestirmi. Abbi pazienza. Ricorda il tempo che io ho trascorso ad insegnarti tutto questo. Parlando con te ripeterò più volte le stesse cose ... … Non mi interrompere. Ascoltami, tuttavia. Quando eri piccolo chiedevi che ti raccontassi sempre quella stessa storia e tu ti addormentavi così: sereno, dal fantastico al sogno. … che non voglio lavarmi. Non biasimarmi e … non farmi vergognare. Ricorda di quando dovevo correrti dietro, mentre inventavi mille scuse per non fare il bagno. … ignorante sulle tecnologie nuove. Dammi del tempo; tutto quello necessario; non guardarmi con sorriso ironico. Ricorda con quanta pazienza, per prima, ti ho insegnato l’abc. Quando non riesco a ricordare … o perdo il filo … Dammi il tempo necessario; se non ci riesco, non ti innervosire. Non è importante quello che dico; non lo è più. E’ importante, … per entrambi, il bisogno mio di essere con te; di averti lì che ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentiranno di tenere il tuo passo, non considerarmi un peso. Ritorna verso di me, dammi le tue mani forti; nello stesso modo che io l’ho fatto con te quando muovevi i primi passi. E se mi sentirai dire che vorrei esser già morta, non arrabbiarti. Comprenderai un lontano giorno cosa mi spinge a dirlo, come la vita, da vecchi, può diventar sopravvivenza. Tieni in conto di poter capire un giorno che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te e che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo; dammi un po’ della tua pazienza ... e l'eco solamente ... della tua primavera. Dammi la spalla … ancorché non te la chiedo, su cui poggiare la testa come ho fatto io con te, prima che me la chiedessi. Aiutami nel cammino che mi resta da percorrere. Aiutami a completare il mio tempo; con amore e pazienza. Tu per regalarti un altro mio sorriso e per restituirmi in commozione l’amore immenso che ho per te; sempre e per sempre.
(non è mia; ce ne sono più versioni nel web; per prima me la fece leggere un'amica (!!), la quale mi esortava a leggerci oltre; a trovarci una coniugazione riflessiva: la cognizione dell' "io" vecchio e bambino. Letta sotto questa interpretazione ... bè... è ancora più spessa e toccante. L'ho solo reinterpretata come ho sentito; e, in verità, sul substrato dell'interpretazione propostami. :)
... E' salvo il riguardo e il merito all'autore. |
Post n°150 pubblicato il 19 Febbraio 2017 da sinesire
Stanotte invidio le piume del tuo migrare e l’ inappreso del tuo orizzonte Ho scritto per orme parole di ghiaia contate con la risacca stanotte che ancora ti chiamo
sinesire |
Post n°149 pubblicato il 27 Gennaio 2017 da sinesire
Ci sono parole. Mai più grandi. Mai più semplici. Mai più … autore più grande, parlare più umile, significato più pieno, contenuto più vero. E se vuoi darti trattato del semplice Non puoi che complicarlo. Cosi, mentre vuoi interpretare … Adulteri. Mentre parli e parli e parli … Non ascolti. E finisce che spogli il povero Per vestire i poveri. Che colpisci Per proteggere. Che ferisci Per lenir ferite. Che stupri Per amare. Che apri gli occhi Per chiudere il cuore. I più grande auditorio è nella dispensa della tua coscienza,
se non l’hai trasformata in soffitta. oltre_sire |
Post n°148 pubblicato il 23 Gennaio 2017 da sinesire
Come per passi chiamati Per valle a cattedrale A riconoscer l’aurora oltre le ombre della note Prima della notte del giorno prima che la rugiada muoia Camminarsi persona dall’anima all’essenza del muschio
(colonna sonora : https://youtu.be/WGTxqhSN8bE ) (control-clic) sine |
Post n°147 pubblicato il 05 Novembre 2016 da sinesire
https://youtu.be/hUw4txQyATc?list=RDhUw4txQyATc http://youtu.be/hUw4txQyATc?list=RDhUw4txQyATc _______ "Padre nostro ..." ... non "Padre mio" O si va tutti o... non si va da nessuna parte. Il sentiero dell'uomo ... passa per l'uomo
Una sirena canta una nenia Piange una nenia antica Culla conghiglie vuote
Eppure sorge ogni mattina Come dal marsupio la mano del seminatore di grano
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Post n°146 pubblicato il 22 Ottobre 2016 da sinesire
'Creuza de ma' traccia la brezza Creuza de ma e d'erbavento Vento col vento Finchè ci posa e porta via mememoria
Benigna eternità, Fabrizio |
Post n°145 pubblicato il 17 Ottobre 2016 da sinesire
assorbe il giorno nel lividore l’ovest attonita speranza e confusa notte
forse fu l’orto il patibolo per l’assenza e il silenzio la croce ebbe il conforto del dono |
Post n°144 pubblicato il 18 Giugno 2016 da sinesire
Torre di vedetta : a ciò eretta ; da cui scruti l'orizzonte profondo del mare e dell'anima;lì elevato nell'azzurro e sull'azzurro. Finché luce ti è data, a far luce. Lì avverti che non possiedi l’orizzonte e che il mondo non ti appartiene. Abbacinato tuttavia ne discendi, ché non reggi il coinvolgimento: possedere quella condizione d’essere è conquistata che solo può discendere dalla frequentazione assidua. Tenue forse, ma ripetuto ed urgente era il segnale inviato dalla radio di Nobile del dirigibile Italia,dall’altrove di ghiaccio , ma fu captato solamente lontano dal caos del febbricoso mondo, dal giovane radio-amatore Nicolaj , nel silenzio accorto vestito di essenzialità del villaggio russo. Vedetta si diventa ( non io ) con l’umiltà dell’ascolto e lo sguardo distolto dallo stomaco, fino alla condizione di “sentinella del mattino”. [Io,lì sopra,non son mai riuscito a salirci,così l’ho fotografata dalla strada :)]
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Post n°143 pubblicato il 18 Giugno 2016 da sinesire
Sulla via dell’estate,
quasi bianca fiumara di ciottoli
il torrente tra sparti e lentischi
che ha cantato alle sponte,
ho incontrato il mio autunno
che andava a suo uso.
D’ombra lunga
scacciata dal rosso del sole
e dai passi
alle spalle mitigava i contorni
la luna abbagliata.
Gli narravo di gemme e colori
e gli ardori del maggio,
e le corse e le soste
e il fervore dei sogni,
il profumo del fieno al mattino,
e del mosto …
e parlavo, parlavo …
M’ha mostrato i colori
del vero …
e una palma rugosa di frutti
e di sogni piegati,
come petali ai libri,
lungo pieghe adusate
e nei bordi consunti.
- “Non l’hai aperti ?”,gli ho chiesto;
- “Più volte … ed ancora”
Poi il silenzio toccante
ci ha preso nei passi.
E l’andare pacato
E il commosso tornare.
La primavera è una ragazzetta impaziente... elettrizzata, ti scappa avanti birichina ; l'autunno è un caro compagno pacato, che ti conosce è ti cammina partecipe a fianco; puoi raccontargli e sa ascoltarti e ti dona i suoi colori complessi e toccanti ed i frutti buoni, prima dell'inverno. sinesire
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Post n°142 pubblicato il 18 Giugno 2016 da sinesire
Già piove
Né serve vagando lo sguardo
all’amplesso
di muffe cangianti
che affligge vessa
ed ingravida il vento
l’azzurro e altro spazio
e altro tempo
vòcare
Farà presto maroso
di grani contati
composti e scomposti
rasa riva d’inverno
Sarà bruma dal mare e dal cielo
Lisi ceppi rimessi
draghi morti
causticati dal sale
Cederanno le ali lussate
alla rena
Riva rasa d’inverno
questo tempo sinesire
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Post n°141 pubblicato il 18 Giugno 2016 da sinesire
Lisi selci
d’asfalto sepolti
tra case consuete
ai miei passi compagni
e ai miei giochi
pentagramma dell’asino
accolgono ancora
l’odore dei mosti
Così ancora l’ho colto
per strade consuete
tra muri e vinacce pestate
ricordo dei passi nell’uve
Emozione muove passi
agli attrezzi dismessi del vino
ed ai cari ricordi
Commozione
e rimorsi
e speranze
ed attese
e presenze.
Muovo passi al prezioso
di vite passate. sinesire
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Post n°140 pubblicato il 16 Giugno 2016 da sinesire
La gemma sboccia, ché cerca il sole. Gaia conta suoi petali e galeotta all’ape schiude suo stigma Il frutto, a dolce polpa ammanta suoi semi e dal mattino al mattino li conta. Fa di se utero il suolo e all’acqua affida Poeta Amore. sinesire |
Post n°139 pubblicato il 16 Giugno 2016 da sinesire
Il mare coglie aneliti Sospiri Solchi di legni Graffi E se beve respiri Resta innocente Ma col maroso fosco T’insulta il lido e l’agio Ti urla lo sdegno Sveste l’orrore E te lo sputa Nelle sferzate spume
Mentre canti alla luna Passi nudi mena ai ciottoli
sinesire |
Post n°138 pubblicato il 16 Giugno 2016 da sinesire
Ho visto il grano trebbiare con i buoi il giogo e la macina a trave. Parar l'aia l’arabeschi di crepe accecare con la creta e lo sterco Tetraedri di spighe a fascine e coccarda abbagliante cicale cantarne la grazia Com'io auriga all’arena le redini e la macina biga nel luglio e nell'oro dei culmi Palmo d’uomo … trascinato graffiato sudato … nel coro del riso Ventilabro a far piover pepite Vento d’aia a far feltro di pula Bianca neve d’estate a far pace, tra uomo e creato. sinesire
Da ragazzetto portavo pure da solo il grano al mulino, in paese, a far farina per l'infornata settimanale. Una scocciatura, ché mia madre mi richiamava dai giochi in strada, ma pure un'emozione: sempre quella. Avvicinandomi al mulino, con il sacchetto in spalla, sentivo crescere la sua voce: un sordo ronzare malinconico, quasi un lamento, lo schiaffeggiarsi, nel vai e vieni, della larga correggia di cuoio tra motore distante e puleggia delle macine – due : per il grano e per il granone, a far polenta - e in prossimità del fabbricato avvertivo sotto le scarpe il suolo vibrare, anch’esso coinvolto nel prodigio. [C’erano sempre degli asini legati presso l’ingresso; della gente che dalle campagne portava la sua macina di grano e di granturco. E sempre uno o una che mi tranquillizzava col dirmi che il suo asino, stessi sereno, no ! … non li tirava i calci.] Dentro c’era un palco di circa tre metri per otto con la sua scaletta di legno; sotto l’impalcato, a vista, per ogni macina, una grossa ruota dentata che girava come una giostra e sopra il palco … il mistero! O meglio : i misteri. Ché eran due le macine . Due grossi cilindri a doghe di legno e su ognuno la tramoggia in cui il mugnaio riversava il contenuto del sacco, dopo averlo pesato ed aver apposto sulla tela, con un gessetto di cera blu, il peso rilevato. Quanto tempo ho osservato quel cilindro ronzante, sforzandomi nell’immaginare quale straordinario fenomeno trasformasse il grano ( meno spesso macinavamo il granone) in calda farina ! Così, di quel del fenomeno inspiegato, pur tenue, m’è rimasto non certo il mistero :) ma … il ricordo emotivo. Quante cose passano nel mulino della nostra testa, specie da adolescenti e poi nel nostro percorso d’esistere, a far la coscienza d’adulto, nel conflitto con la ragione corrente !! Lì, al mulino, un poco per gioco un poco per premura materna, un altro rito c’era : chiedere al mugnaio di pesarci. Si saliva in piedi nel piatto della grossa stadera ed avveniva la pesata. Immancabilmente, insieme alla “pesata” , “ l’infarinata”. E' si !... perché il simpatico mugnaio, gaio e cordiale, immancabilmente, con la scusa di tenerci fermi, ci stampava sui capelli l’impronta bianca della sua grossa mano, appositamente intrisa nella farina. Mi è piaciuto ricordare e raccontare.
E Tu sai come si inverte la rotazione della biga nel cerchio del trebbiato ? :). I buoi ... non hanno la marcia indietro. Solo una corda al naso! :) :)
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Post n°137 pubblicato il 16 Giugno 2016 da sinesire
Prenderò le mie ali di cera e le sotterrerò nella graniglia del torrente Lì aspetterò accovacciato come bruco la piena Le vedrò finalmente volare con la grazia e il tormento del fluido
Passerò il ponte d’asino come l’asino Non prima dei sogni Come l’asino sinesire |
Post n°135 pubblicato il 19 Maggio 2016 da sinesire
Ho capito che cosa è fede: Ti viene chiesto di credere sulla parola; in definitiva, ti viene chiesto di aver fiducia, di avere l’animo compagno del ben pensare. Ora, per aver fiducia, devi sgombrare l’animo dalle riserve, dalla prevenzione, dal preconcetto, che son figlie della “conoscenza” del male; devi dar per presupposto il bene, essenziale e implicito: l’innocenza. Questo lo fai solo rifiutando l’essenzialità del male come essenza prima, autonomamente esistente, divinità parallela. E’ così, credo, che si giustifica la necessità –disagevole passo- del “credere senza aver visto”. Ciò che ,infine, ci è chiesto. Che, forse, ci è chiesto perché non diversamente può essere.
Chi lo sa qual è il miglior sentiero che porta sul monte !? sine (ché sire ce n'è tanti) |
Post n°133 pubblicato il 01 Marzo 2016 da sinesire
Sirena culla conchiglie vuote alla rababah piange una nenia antica sinesire |
Post n°132 pubblicato il 01 Marzo 2016 da sinesire
Un battito mi sveglia ippocampo nel mattino fluido Un battito mi canta Genero cellule e sinapsi e gemme d’emozioni La mente si dispiega petalo di memoria a far papiro E sono al tuo seno mia mongolfiera Naca tiepida Nachè Al tuo seno conterò tacere il battito che mi canta l'ultimo dono L’ultimo dono accarezzarti il seno Che accarezzo ancora Volo nel sublime dei tuoi occhi sinesire |
Post n°131 pubblicato il 22 Febbraio 2016 da sinesire
se sapessi ben dire urlerei E tu ... conosci ... "urla del silenzio" ? sine
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Post n°130 pubblicato il 20 Febbraio 2016 da sinesire
Allegre frange, di sfrangiate vesti invelate e d’intriganti movenze odalische sinuose d’agili danze braccia fluttuanti e ammalianti viticci, per gaia brezza ludiche al sole al sole a far promesse. Al sole adombreranno di sole nutriti raspi. Sinesire |
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