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Black Sabbath - After Forever (Dopo per sempre)

Hai mai pensato alla tua anima?
Può essere salvata?
O forse pensi che quando sei morto
stai nella tomba e basta.
Dio è solo un pensiero nella tua testa
o è una parte di te?
Cristo è solo un nome che hai letto in un libro
quando eri a scuola?

Quando pensi alla morte ti manca il respiro
o resti calmo?
Vorresti vedere il Papa all'estremità d'una corda?
Pensi che sia un folle?
Bè, conosco la verità.
Si, ho visto la luce e sono cambiato.
E sarò pronto quando sei solo
e spaventato alla fine dei tuoi giorni.

Può essere che temi cosa potrebbero dire i tuoi amici
se sapessero che credi in Dio lassù?
Dovrebbero realizzare, prima di criticare,
che è Dio l'unica via da amare.

La tua mente è così piccola che devi metterti in riga
col branco ovunque essi corrano?
Sogghignerai ancora quando la morte sarà vicina?
Dicendo che potresti anche adorare il sole.

Penso sia vero che le persone come te
hanno crocifisso Cristo.
Penso sia triste che l'opinione che avevi
fosse l'unica già espressa.
Quando il tuo giorno sarà vicino sarai ancora così sicuro
di dire che non credi?
Hai avuto la tua occasione ma l'hai rifiutata
ora non ti puoi salvare.

Forse ci pensi prima di dire
che Dio è morto e sepolto.
Apri gli occhi, realizza che lui è l'unico,
l'unico che adesso possa salvarti
da tutto questo peccato e questo odio.
O ti farai beffe di tutto ciò che ascolti?
Si! Penso che sia troppo tardi.

 
 

 

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Chiudiamo le scuole - 2^ parte

Post n°36 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da StefStarano

Per approfondire un attimo il discorso su ciò che la scuola dà ai giovani e ai bambini (e quindi sul concentrarsi a "studiare" in senso tradizionale) riporto un brano su uno scienziato (e genio) quale fu Alberto Einstein, e del suo atteggamento verso la vita.

«In una calda giornata estiva di uno degli anni venti, nella residenza di Laeken, la regina Elisabetta del Belgio era in attesa di un'illustre ospite, un professore straniero. Elisabetta era inquieta. L'autista in livrea, inviato su di una lucente automobile alla stazione ferroviaria, era tornato dicendo che non aveva visto nessuno, e la regina, che conosceva la puntualità del professore, cominciava a domandarsi se non gli fosse accaduto qualche incidente.
Passò così un certo tempo. Fina1mente, una dama di corte, dal parco della residenza reale, vide giungere un uomo che camminava di buon passo, fischiettando allegramente.Era un signore sulla cinquantina, dall'apparenza piuttosto dimessa; sembrava infilato per caso nel vestito che indossava. Aveva con sé una valigia ed un violino, ed era letteralmente coperto di polvere.
L'ospite atteso era lui: si chiamava Albert Einstein. Quando lo vide in quelle condizioni, Elisabetta, imbarazzata, gli disse dell'automobile che lo aveva atteso invano. Ed egli, con spontaneità: «Ma io non l'ho cercata. Ho delle buone gambe, perché non dovrei servirmene?». A sua volta l'esterrefatto autista, si giustificò dicendo: «Non ho visto nessuno scendere dalla carrozza di prima classe. Come posso immaginarmi che gli ospiti di Sua Maestà viaggino in terza?»

All'epoca di questo episodio Einstein aveva già ottenuto i riconoscimenti più ambiti, tra i quali il premio Nobel, e, soprattutto, clamorose conferme sul piano sperimentale delle teorie che aveva proposto. Nonostante ciò, recandosi in visita presso i reali del Belgio, semplicemente non gli passava per la testa che questi potessero aver inviato alla stazione un'automobile per lui.

 
 
 
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