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Il vecchio partito democratico

Post n°40 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da stefanomac
 

immagineIl '900 è finito da quasi dieci anni ma i leader politici non se ne sono ancora accorti. Siamo ancora imbambolati dalle farneticazioni berlusconiane sul "pericolo comunista" e dall'"apparato" burocratico dei DS.
I partiti che riscuotono il maggior numero di voti sono decrepiti, mummificati in posizioni che rispecchiano una società industriale che si è estinta almeno trent'anni fa. E per questo stentano a farsi capire, prendono decisioni anacronistiche e perdono voti in quantità crescente dopo ogni tornata elettorale.
Dopo la striminzita vittoria di aprile qualche stratega del centrosinistra si è accorto che forse qualcosa è cambiato e, su suggerimento di questi grandi politologi (nella speranza che non abbiano lasciato appunti artigianali su carta intestata alla Presidenza del Consiglio), Prodi, Rutelli e persino Fassino hanno varato l'era del partito democratico.
La cosa in se è positiva, questa politica pietrificata ha bisogno urgente di rinnovamento. Ma è il metodo che è sbagliato: come argutamente fa notare Curzio Maltese, sulle pagine di Repubblica.it, non occorre un partito grande, inteso come pura somma algebrica dei rottami oggi esistenti, ma un grande partito, fatto di idee innovative e, preferibilmente, di gente nuova.
Gli attuali leader politici sono le riserve della poco nobile classe politica che fu spazzata via nel lontano 1992 da "mani pulite": Casini era il fido portaborse di Forlani, Berlusconi era la "longa manus" di Bettino Craxi, di cui ne prese la comoda eredità. Fini era l'"enfant prodige" di Almirante, senza mai riuscire a raggiungerne le vette dialettiche.
Ma anche a sinistra le cose non sono migliori: D'Alema e Fassino, ai tempi di Berlinguer e Occhetto, contavano meno del due di coppe quando regna bastoni, ma nonostante questo erano già antipatici come se fossero il re e la regina di Prussia.
Prodi era il ragioniere dell'IRI, quando non era affaccendato con la Goldman-Sachs, banca di affari che casualmente fornirà la sua "preziosa" consulenza nella svendita dello stato che qualcuno ancora chiama privatizzazioni.
Fare il partito democratico a sinistra, o il partito popolare a destra, con le attuali "mezze calzette" e vecchie glorie "pduiste" significa prolungare l'agonia del nostro paese. Occorrerebbe un bel ricambio generazionale ed una nuova ed efficace legge elettorale, che premi le idee migliori e chi le sa mettere in pratica.
Ma provate ad iscrivervi ad un qualunque partito, brutto a piacere, e tentate di portare avanti queste istanze: sarete immediatamente isolati, quando addirittura non vi verrà chiesto di restituire la tessera.

(il link dell'immagine è tratto dal sito adnkronos.it)

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scurerossa
scurerossa il 25/10/06 alle 08:27 via WEB
vedi alcune delle cose che dici sono sacrosante ma come spesso accade poi bisogna renderle nella realtà. Ho detto cose simili tanti anni fa anche se i nomi erano diversi. Un professore mi chiese se volevo fondare un nuovo partito, perchè non avrei trovato uno con le mie stesse idee e che dovevo sceglierne uno che si avvicinasse alla mie. Io penso che il governo Prodi sia il miglior governo possibile dopo il disastro totale della destra. Una destra che ha al suo interno una lega nord che anche D'Alema ha avuto per alleato. Una destra che non ha eguali in Europa e che sulla questione morale non sarebbe nemmeno classificabile. Certo che il partito democratico non è il massimo, certo che ci vorrebbero nuove idee. Un discorso lunghissimo che dovrebbe partire da un discorso filosofico ed economico. Non diciamo nulla di nuovo in politica da troppo tempo. Riforma delle pensioni con tutta l'impopolarità che comporta, mandare a casa i boiardi che spolpano le casse dello stato. Eliminare la mafia dalla politica. Uno stato giusto e moderno in tema di divisione delle ricchezze. Scovare gli evasori, quelli grandi che vedo con ferrari nere per molte strade del nord. Riprendersi le fabbriche di chi le ha rubate con finanziamenti pubblici. Per fare queste cose però ci vuole potere, tanto potere e molto rischio per la democrazia. Scusa se mi sono permesso.
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