Post n°13 pubblicato il 16 Luglio 2012 da stincodisantino
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Post n°12 pubblicato il 05 Luglio 2012 da stincodisantino
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Post n°11 pubblicato il 01 Giugno 2012 da stincodisantino
Incombe ormai, pur rallentata da perturbazioni inusuali per la nostra primavera di quaggiù, in un misto tra promessa e minaccia, l’ estate che in genere se comincia tardi poi non finisce più. E insieme alle cose buone che la bella stagione porta, (che fa a gennaio te ne vai a fare una nuotata a Mondello, o prendi baratti e barattelle e parti per una gita a San Vito ?), arrivano anche gli impegni che devi metterci per contrastare quelle meno gradevoli; tra le meno gradevoli io personalmente annovero la camurrìa delle zanzare e quelle derivanti dall’ arrivo del caldo umido. E’ soprattutto di notte che uno se la deve vedere con queste due sgradevolezze, e forse mai come in questo caso risponde a verità il detto che i guai non arrivano mai da soli. Capitolo zanzare : a) piantine di citronella dappertutto b) accettarsi e fare accettare di maleodorare tutta la notte per via dello spray o della crema repellente c) retine alle finestre e luci spente quando si prende aria d) piastrine anti zanzare da inserire sui fornelletti elettrici prima di andare a letto perché le cose elencate in precedenza non bastano
Capitolo caldo & umido a) condizionatori a tutto spiano b) siccome non li sopporto condizionatori a metà e metà c) ascoltare i soliti annuali consigli inutili degli esperti (cotone e non lana è la cosa più ripetuta!) c) pensarci bene prima di andare a letto d) gelati e soprattutto … GRANITE ! La più semplice delle granite è quella di limone, ma non pensiate che sia facilissima da preparare, occorre mediare bene il gusto agro del limone con il dolce dello zucchero e la neutralità fredda del ghiaccio. La sera sono più indicate quelle alle mandorle o ai gelsi neri (avendoceli ) !!! Ma nei pomeriggi estivi, specialmente quando vengono a trovarti amici che meritano, una granita di caffè va benissimo. Se la prendi di sera, già c’è il problema del caldo, se poi la caffeina ti tiene sveglio, allora te le vai cercando proprio ! Per un’ottima granita di caffè, da gustare sul terrazzino o per i meno fortunati in una veranda dove ci siamo ricordati di abbassare le retine anti zanzare e lasciare passare il filo d’aria che ci tenga in vita, bastano solo tre ingredienti, semplici semplici . Avete indovinato : zucchero , caffè e acqua ! Vediamo il dettaglio : Ingredienti per quattro persone (se sono di più ovviate in maniera aritmetica): 150 g di zucchero, mezzo litro di acqua, 4 tazze di caffè. Come si prepara : In un pentolino scaldare a fuoco basso l’acqua e lo zucchero. Quando lo zucchero si sarà sciolto, togliere dal fuoco il pentolino (dal manico e non scordate di spegnere la fiamma che il gas è aumentato !). Prepariamo le 4 tazze di caffè e uniamole allo sciroppo ottenuto. Giriamo il preparato e travasiamo tutto in un recipiente con il coperchio : mi raccomando prendete le misure prima in modo che possa entrarci nel congelatore. Io ho dovuto sacrificare la vaschetta di gelato e per non perderla l’ ho dovuta mangiare da solo nell’ attesa degli amici. Lasciamo raffreddare e poi poniamo il recipiente con la granita ancora liquida nel freezer o nel congelatore. Qui dobbiamo dimostrare amore e pazienza, perché ogni santa mezz’ ora dobbiamo girare il tutto con un cucchiaio, meglio se di legno, in modo che si formino le famose scagliette che distinguono un comune pezzo di ghiaccio dalla fantastica granita. In tutto in circa due - tre ore, sarà pronta per i nostri amici. Mi raccomando non la sprecate, e non sprecatevi ! Se non sono amici non ne vale la pena, comprate quelle confezionate sotto casa, per loro bastano e avanzano ! |
Post n°10 pubblicato il 14 Febbraio 2012 da stincodisantino
Oh San Valentino ... vestito di nuovo, come i pacchetti nelle vetrine, tu fai cantare , ballare e sognare, almeno per quattro , cinque o sei dì; se poi per caso durasse di più, allora penso che ti convenga, lasciare da parte, per ogni evenienza, una traccia con le molliche, onde trovare, finita la festa, quello che manca della tua testa ! |
Post n°9 pubblicato il 19 Dicembre 2011 da stincodisantino
La prima volta che la rividi, dopo tanto e tanto tempo, non la riconobbi affatto. Ero in libreria, e giravo tra i tavoli imbanditi di volumi, messi lì come fossero pietanze, lucidamente colorati e perfino odorosi per attirare i sensi prima che il cervello; come sono cambiati i libri: prima erano quasi tutti dello stesso colore, col titolo e l’ autore scritti piccoli piccoli, e adesso invece sembrano trailer di film, con prefazione, critiche positive e note sull’ autore già in prima di copertina: d’ altronde siamo o non siamo nell’ era dell’ apparire ? Lei invece sì che mi riconobbe, e mi salutò, nonostante ci fossimo lasciati malissimo anni prima e per evidente colpa mia; riconobbi il suo sorriso prima ancora che la sua voce, che pure era sempre la stessa. Come stai, e tu, io bene, che fai sei tornata in città, si i figli sono sposati e non avendo niente che mi tenesse a Torino sono tornata a casa di mia madre, e tu che mi dici, mah solita vita, lavoro ancora, figli grandi, abito sempre nello stesso quartiere, strano che non ti abbia ancora vista nei paraggi, per forza sono tornata ieri, e giù una risata. Era, ancora e di più, bellissima. Allora ci si incontra, certo ci si vedrà, ciao, ciao. Ci salutammo con due baci sulle guance come parenti o vecchi amici, e a toccare nuovamente la sua mano mi sorpresi stupidamente emozionato. Mi chiesi chissà come sarebbe stata la vita con lei, che di tanto in tanto ricordavo, ma senza particolari rimpianti, soltanto nei momenti un po’ così. Dopo qualche giorno da quello invece non riuscivo a non pensarci, a casa ero distratto, la mia compagna cominciò a chiedermi cosa avessi da un po’ di tempo, niente qualche preoccupazione di lavoro, ma niente di serio, stai tranquilla. Feci di tutto per rivederla, per rincontrarla, e a pensarci adesso non fu difficile, anzi. E infatti quella settimana stessa la rividi alla fermata dell’ autobus, tornando a casa, io scendevo da quello di ogni giorno, lei da un altro che arrivò nello stesso istante. Ci salutammo, in modo naturale percorremmo la strada insieme, come fosse abitudine farlo, chiacchierammo, poi lei mi chiese se conoscessi un bravo dentista, si che lo conosco, anzi devo andarci proprio dopodomani pomeriggio, se vuoi andiamo insieme, magari chiamo per sapere se c’è spazio. Mi diede il suo numero, per controllare le feci uno squillo, ci salutammo. La sera nel controllare il cellulare trovai un suo sms, era un sorriso fatto con i caratteri :-) : nel buio sorrisi a mia volta. Per niente al mondo potevo permettere che qualcosa rimandasse quell’ appuntamento col dentista, per la prima volta nella mia vita non vedevo l’ ora di andarci : in un angolino remoto della mia capacità di intendere e volere qualcuno ammise che si trattava di un orribile pensiero. Il giorno dopo la chiamai per confermarle l’appuntamento, sarei passato a prenderla l’ indomani alle cinque, ti ricordi dove abito ? , mentii e le chiesi di ricordarmelo, figurarsi, c’ero passato due volte con la macchina sperando di vederla. Arrivai sotto casa sua con un quarto d’ora di anticipo, ma non la chiamai, eppure lei scese prima, disse di avermi visto dalla finestra. Non ricordo come guidai e che strade presi in quel tragitto verso lo studio, ma ricordo benissimo ogni sciocchezza che dissi, improvvisamente e miserevolmente loquace, come le cose di lei, assolutamente saggia, brillante, colta, arguta e … bellissima quando la guardavo, sempre troppo a lungo per uno che stia guidando. Facemmo presto, lei rimediò ad una otturazione un po’ troppo frettolosa, il mio era solo un controllo: benedetti, santi tutti i controlli ai denti. La riaccompagnai, non sapevo come strapparle un altro appuntamento, non potevo chiederle di tornare ancora dal dentista. Lei mi anticipò e mi chiese se avessi voluto salire a prendere qualcosa, ma si volentieri balbettai come un cretino. Adesso non so dire quale fu il momento o la parola che ci fece abbracciare, baciare, sconvolti e affannati sul divano di sua madre, fortunatamente, o forse opportunamente, a cena a casa dell’ altra figlia, ma di quella prima e unica volta che facemmo l’ amore ricorderò sempre i suoi occhi, splendenti e sereni anche nei momenti più animati. La chiamata per sapere dove diavolo fossi finito per fortuna arrivò solo mentre parlavamo delle cose accaduteci dopo esserci persi di vista: si sono uscito adesso dal dentista, c’è stato un caso urgente che ha spostato tutti gli appuntamenti in avanti, ho preferito aspettare, scusa se non ti ho avvertita, sto arrivando. Lei sorrise, vai è davvero tardi, mi baciò lievemente sulla guancia e andò verso la cucina, lasciandomi elegantemente libero il bagno. Vigliaccamente pensai che sarebbe stato impossibile togliere le tracce del suo profumo, e ancor di più del suo odore. Feci una veloce e per quanto potei non profumata doccia, sciacquandomi più volte e stando attento ad asciugare bene i capelli, chissà magari l’ odore sui vestiti dello studio avrebbe coperto tutto. Evitai di salutarla ancora e scesi, incamminandomi verso le mie rinnovate incertezze. Quando la richiamai, il giorno dopo, non rispose, né lo fece le altre volte che provai. Mi feci coraggio e chiamai a casa di sua madre, mi disse che Francesca era tornata su a Torino, sua figlia doveva partorire, non volli chiederle un numero fisso. Pian piano, nel corso dei mesi e poi degli anni che si sommarono a quel giorno, cominciai a pensare che nessuna fosse mai tornata, a riprendersi e a dare qualcosa rimasta in sospeso. Mi rimase, e mi rimane ancora, come unico segno che forse fu tutto vero, una faccina sorridente, fatta coi caratteri. Buon Natale, davvero, a tutti ! |
Inviato da: dancewiththesun
il 14/08/2012 alle 11:05
Inviato da: stincodisantino
il 12/08/2012 alle 00:56
Inviato da: dancewiththesun
il 10/08/2012 alle 11:15
Inviato da: stincodisantino
il 07/08/2012 alle 12:47
Inviato da: dancewiththesun
il 07/08/2012 alle 09:32