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Desio,Roberto Corti ,tempo scaduto

Post n°71 pubblicato il 11 Maggio 2016 da stormbreking
 

 


Amici faccio riferimento all'articolo apparso sul Cittadino sabato 24/03/2012, che in modo crudo e obiettivo scatta un'istantanea della città di Desio.
Iacopo Bonomo, studente dell'università Bicocca, ha prodotto una tesi sulla nostra città delineando uno spaccato di vivibilità penoso e ai limiti della normalità.
Questo giovanotto afferma: i cittadini sembrano divisi in gruppi, sulla falsa riga delle appartenenze nazionali.
In un altro passaggio della tesi: sembra che tra i differenti attori ci sia un non contatto cioè una convivenza pacifica che si basa sulla mancanza di conoscenza, sull'evitarsi.
In piazza Conciliazione a pochi metri di distanza sono gli uni dagli altri, non si scambiano neanche i saluti.
Inoltre aggiungo: si ha la sensazione che questi ospiti stranieri abbiano come riferimento la piazza per socializzare tra loro occupando le panchine della stessa.
Ebbene ho citato alcuni passi del testo di laurea del giovane Bonomo, ma la realtà è impietosa
Il cuore di Desio animato esclusivamente da extra comunitari che socializzano esclusivamente tra di loro ,senza interagire con la società che li ospita.
Non bisognava che lo dicesse un laureando ,che le cose a Desio non vanno bene.
Qui non si focalizza esclusivamente il problema extra comunitario, ma si ragiona su una visione d'insieme della città di Desio.
Una città che ha perso la sua identità ;fallito il suo stimolo propulsivo commerciale /industriale, inevitabilmente è destinata a un prossimo declino economico e sociale.
Le cause sono diverse, fra le tante l'incapacità oggettiva delle amministrazioni a gestire la vivibilità di questo paese ,che fino a qualche anno fa era una tessera importante nel mosaico produttivo /economico della Brianza.
Non ci strapperemo i capelli, non ci stracceremo le vesti, ma qualcosa bisognerà fare senza piangersi addosso.
Scrollarsi di dosso l'apatia ,il qualunquismo ,ricostruire una fiducia sociale per recuperare la vivibilità e la normalità è un imperativo categorico.
Desio ,da sempre ha sofferto di una mancata integrazione sociale, facendo riferimento ai primi immigrati meridionali degli anni '50 fino all'invasione incontrollata dei nuovi arrivati extra comunitari.
A mio avviso bisognerebbe ritornare alle origini, essere più realisti, chiedersi cosa possiamo fare noi cittadini e cosa deve fare l'amministrazione.
Lo status quo è frutto di una politica poco attenta alla funzionalità del paese e al perseguimento di atti e comportamenti pseudo libertari.
La libertà ,il benessere deve essere garantito non a spot o convenienza ma secondo rigorosi principi.
Sarò essere più esplicito.
Non si può estendere il benessere a tutti compresi quelli che non hanno mai contribuito a crearlo, andando a ledere il legittimo diritto di chi lo finanzia con le sue tasse.
Questa tendenza di aiuti a pioggia indiscriminati ha scavato un solco profondo nel sociale e al cittadino contribuente.
Smettiamola con le sciocchezze che un pezzettino di torta hanno diritto tutti quando la torta qualcun' altro l'ha mangiata ingordamente ,non ci sono più posti a tavola ne seduti e ne in piedi.
Essere generoso ,farsi grandi riempendosi la bocca di solidarietà per ritorni meramente elettorali, è la causa di tutti i mali ,non si può impunemente sperperare le risorse della comunità già deficitarie, per favorire persone o progetti improponibili.
Si chiede un ritorno alla normalità ,all'oculata gestione delle finanze e delle risorse collettive, come farebbe un diligente buon padre di famiglia.
In sintesi si vuole una Desio che non sia più il rifugio degli accattoni ,senza tetto e dei nulla facenti, di questi ne abbiamo di nostro, favorire chi porta contributi positivi alla città anche in termini economici e non appesantirla di postulanti e bisognosi per mestiere.
Questa è la città che vorrei sindaco Corti !Concludo che sarebbe opportuno passare  il testimone a una forza politica più propositiva e attenta alle necessità e ai bisogni della città di Desio.Biagio Faruoli

 

 
 
 
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