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Post n°68 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da assostrdabonaparte
Foto di assostrdabonaparte

 2 DICEMBRE 1805 AUSTERLITZ: La Battaglia dei tre imperatori

Nell'estate del 1805, Napoleone ha ormai abbandonato l'idea di invadere l'Inghilterra e, anche se a Boulogne sur mer è ancora accampato gran parte dell'esercito, ha deciso: attaccherà prima Austria e Russia, nazioni che per vicinanza e potenziale umano e militare, ritiene che siano, almeno momentaneamente, più pericolose di quella. A Vienna e Pietroburgo credono ancora che, come nella prima campagna d'Italia del 1796 e nella seconda del 1800, attaccherà sul fronte italiano, ma lui già ha occhi e mente rivolti altrove. Lascia 30.000 uomini a Boulogne sotto il generale Brune e con 200.000 marcia verso il Danubio.La strada è lunga, ma quella che ora è chiamata la Grande Armata, ordinata in corpi che avanzano distanziati di circa un giorno, senza l'impaccio della sussistenza - ma saccheggiando per sopravvivere, campagne, villaggi e città che hanno la disgrazia di trovarsi sul suo cammino - divora le distanze. In poco più di una dozzina di giorni, cannoni, cavalli, materiale da ponte e d'altro genere e 200.000 uomini, sono arrivati sulle sponde del Reno. Il piano di Napoleone è semplice: Murat attraverserà il fiume lasciando intendere agli austriaci che quella è l'unica forza francese, che vuole sferrare un attacco ad ovest del fiume Neckar e cercando di attirarli nelle gole della Foresta Nera. Mentre i nemici seguiranno Murat, lui, con Augerau, Davout, Soult, Lannes, Marmont e le loro armate, passerà il fiume più a monte, si dirigerà verso la Baviera si unirà a Bernadotte e insieme caleranno a sud per prendere alle spalle e di fianco gli austriaci, sconfiggendoli prima che si riuniscano ai russi di Kutuzov, Bennigsen e Buxdoven.   Murat, accompagnato dalla cavalleria e dalla fanteria (40.000 uomini in tutto), attraversa il Reno a Strasburgo in pompa magna e, facendo di tutto per farsi notare, s'inoltra in territorio nemico.A Vienna, ma anche il generale Mack e l'Arciduca Ferdinando, comandanti il loco dell'esercito austriaco la pensano a quel modo, si crede che quella di Murat sia una finta e che Napoleone abbia intenzione di attaccare in Italia. In previsione, il Consiglio Aulico ordina che l'Arciduca Carlo con 90.000 uomini si trasferisca nell'Italia Settentrionale, per impadronirsi di Peschiera del Garda, di Milano e della piazzaforte di Mantova.Il generale Mack e l'Arciduca Ferdinando, privi di notizie precise perché la cavalleria di Murat gli impedisce di raccoglierne, riuniscono l'esercito vicino alla città di Ulm e aspettano.Mentre aspettano, l'Imperatore e la Grande Armata, attraversato il Reno e giunti a Wurzburg, raccolgono il contingente bavarese e quello di Bernadotte e, piegando a sud-est, varcano il Danubio a Neuburg e, avanzando fino ad Augusta, li pongono il centro di operazione.I due lo ignorano, ma Napoleone è già sul loro fianco e presto potrebbe circondarli, di fronte hanno è soltanto e con forze di gran lunga inferiori, Murat.Sono inquieti perché hanno saputo che l'Imperatore ha passato il Reno e si domandano dove sia. Non sanno se ritirarsi verso il Tirolo o attaccare Murat ma, ragionano, se Napoleone è vicino potrebbe approfittarne per attaccare a sua volta Vienna.  Il problema è insolubile, frastornati e incerti aspettano ancora!Mandano la cavalleria per cercare l'imperatore, ma quella di Murat l'intercetta, l'attacca, la fa' a pezzi, la costringe a ritirarsi.In seguito ai combattimenti di Elchingen, Neustadt, Michelsberg, il generale Mack - l'arciduca Ferdinando si è sganciato seguito da 6.000 cavalieri - si rende conto che è completamente circondato, di non avere vie di scampo e decide la resa. Il 20 ottobre 1805, sotto gli occhi di Napoleone - che per riscaldarsi ha fatto accendere un falò che gli brucerà le code del pastrano - e della Grande Armata, schierata al completo sulle colline di Michelsberg, 30.000 austriaci depongono le armi.La gioia francese dura poco, dopo qualche giorno arriva la notizia che a Trafalgar la flotta dell'ammiraglio Nelson, ha annientato quella loro.   Il capo di Stato Maggiore, Berthier, invece gioisce: ha calcolato, che dall'inizio della campagna hanno catturato 60.000 prigionieri, centinaia di carri e cannoni, migliaia di cavalli, montagne di munizioni e materiali d'ogni genere, con pochissime perdite.Ma il 23 ottobre 1805, arriva improvvisamente a Braunau il generale russo Kutuzov con 40.000 uomini, che si uniscono ai 20.000 austriaci che già vi si trovano. Buxdoven con 30.000 è vicino, in Moravia, e Bennigsen si avvicina a sua volta. La Prussia, che ad Ansbach ha visto i suoi confini violati da Bernadotte è in procinto di impugnare le armi e allora 340.000 uomini, potrebbero da un momento all'altro, rovesciarsi sui francesiNapoleone ordina a Murat di prepararsi ad attaccare Vienna, spera che per difendere la città gli alleati si fermino a combattere. Ma Kutuzov è furbo e non si ferma, favorito dalla smania del Murat di conquistare la capitale austriaca, gli sfugge di mano. Napoleone giudica la situazione critica: gli alleati, con più di 90.000 uomini sono ad Olmutz e si rafforzano ogni giorno. Altri 90.000 risalgono dal Tirolo e 200.000 prussiani potrebbero arrivare in qualsiasi momento.Sa che soltanto sconfiggendo l'esercito austro-russo a Olmutz potrebbe trarsi d'impaccio e si prepara. Astuto com'è, quando gli austriaci - che aspettano le truppe del Tirolo - gli propongono una tregua, finge una gioia incontenibile, lasciando che l'ambasciatore austriaco si convinca che è debole e che, piuttosto che combattere, pensa di ritirarsi.

 

AUSTERLITZ

 

Accetta la tregua, ma vigila, saputo che colonne nemiche abbandonano Olmutz per avvicinarsi alla Grande Armata, ordina a Soult l'abbandono dell'altipiano del Pratzen, che è antistante alla cittadina di Austerlitz e fingendo il più completo disordine, ritirarsi dietro un ruscello che scorre ai piedi dell'altura, il Goldbach.Austriaci e Russi, increduli, vedono che i francesi abbandonano disordinatamente posizioni dominanti e convinti, come l'ambasciatore austriaco, che Napoleone non abbia alcuna intenzione di combattere, le occupano immediatamente. Il loro piano prevede che: approfittando del vantaggio numerico, tre colonne attaccheranno il fianco destro francese nei pressi del villaggio di Telnitz. Una volta che l'avranno travolto, risaliranno a nord per incontrarsi con una quarta colonna che, a sua volta, avrà distrutto il centro dei francesi a Puntowitz, insieme accerchieranno i resti dell'esercito nemico. Per impedire all'ala sinistra francese di aiutare il centro o la destra, i 15.000 fanti di Bagration l'attaccheranno continuamente.E' vero che così facendo il centro rischia di restare sguarnito e qualcuno lo nota, ma gli alti comandi pensano che se i francesi hanno abbandonato le alture del Pratzen senza sparare neanche un colpo di fucile, ciò significa che Napoleone si sente già sconfitto e, nonché combattere, si prepara invece a fuggire. Napoleone, che ha intuito il piano, prepara la contromossa: sulla destra la divisione Legrand, sulla quale graverà il peso principale dell'attacco nemico, rafforzata con altri 6.000 uomini dovrà resistere fino allo stremo delle forze. A sinistra, Murat e Lannes, dovranno proteggere il fianco e cercare di occupare l'altura del Santon. Al centro, le divisioni di Vandamme e St. Hilaire, sotto il comandi Soult, al momento varcheranno il Goldbach, saliranno sull'altipiano del Pratzen e attaccheranno le linee nemiche, sfondando il centro degli alleati.Se l'ala destra cederà é pronta la Guardia Imperiale e i granatieri di Oudinot!Per tutto il 1° dicembre 1805, l'Imperatore riceve buone notizie, tutto conferma che i nemici cadranno nella trappola, Detta un ordine del giorno che dovrà essere letto alle truppe, accompagnato da tripla razione d'acquavite e dice "Soldati, le posizioni che occupiamo sono formidabili e mentre i russi marciano sulle nostre batterie, io attaccherò i loro fianchi. Soldati, dirigerò di persona i battaglioni, ma mi terrò fuori tiro se, con la vostra usuale bravura, porterete il disordine e la confusione nelle schiere nemiche. Ma se la vittoria sarà anche minimamente incerta, vedrete il vostro Imperatore in prima linea".Alle quattro di un nebbiosissimo mattino del 2 dicembre 1805, gli austro-russi si muovono con la prima colonna, è quella del generale Doctorov che, seguita da altre due, deve sloggiare l'ala destra francese dal villaggio di Telnitz. Una volta eliminata quella, piegheranno a nord per andare incontro alle colonne di Langeron e Przbysewski che, al centro, dovrebbero avere scacciato i francesi da Sokolnitz e a quelle di Kollowrat e Miloradovic che completeranno il successo accerchiando il nemico: alla destra, Bagration e i suoi, continueranno ad attaccare la sinistra francese.La battaglia comincia ottimamente per loro: alle nove del mattino, nonostante gli sforzi disperati dei francesi, i villaggi di Telnitz e Sokolnitz sono già in loro mani ma, avendo subito perdite maggiori del previsto, sono a corto d'uomini e cominciano a prelevarli dal centro che - come Napoleone aveva previsto - s'indebolisce rapidamente.  E' il momento: alle otto e trenta a Soult, che comanda il corpo d'armata centrale ed è fermo con la truppa ai piedi del Pratzen chiede "Quanto credi che impiegheranno le tue divisioni a salire fin lassù?"; risponde "Meno di venti minuti Sire" e Napoleone, dopo avere seguito col cannocchiale due colonne che si stanno allontanando dal centro nemico, replica "In questo caso aspetteremo ancora un quarto d'ora".Alle nove, le divisioni di Soult, emergendo dalla fitta nebbia a baionetta inastata, sorprendono gli austro-russi, li scacciano dalle loro posizioni sul Pratzen e le occupano, allargandosi poi a ventaglio.  Il maresciallo Kutuzof, mentre avanza verso Sokolnitz per sbaragliare la destra francese, si accorge di quanto sta' accadendo e cerca di invertire la direzione di marcia. Ma alle nove e mezzo i francesi avanzano sul Pratzen e gli alleati si stanno ritirando. Alle dieci la divisione di St. Hilaire, è attaccata furiosamente e soltanto l'audacia del comandante, che ordina una disperata carica alla baionetta, impedisce la sua distruzione completa. Nonostante l'accanita resistenza, verso le undici e trenta l'intero pianoro è in mano dei francesi, che avanzano fino a trovarsi alle spalle delle colonne che qualche ora prima avevano conquistato Telnitz e Sokolnitz.Alla sinistra, Murat e Lannes, incessantemente attaccati da Bagration, riescono sempre a respingerloSoltanto l'ala destra preoccupa, sembra sul punto di cedere e l'Imperatore si vede costretto ad ordinare a Oudinot di accorrere con i suoi granatieri. Ma appena l'attacco di Soult si fa' sentirei, anche quel lato migliora.A mezzogiorno, Lannes e Murat, ai quali si è unito Bernadotte, sono quasi riusciti a circondare Bagration. Al centro Soult, ha il pieno possesso del Pratzen e avanza minaccioso; alla destra Davout ha arginato l'avanzata e accenna a contrattaccare. La vittoria è vicina ma non ancora completa, bisogna finire l'accerchiamento e distruggere il nemico, ed è quello che fanno.Inutilmente gli austro-russi cercano di sfuggire, ormai sono divisi in due tronconi senza collegamento e ambedue circondati: quello dov'è rinchiusa l'ala centrale e quella di sinistra e quello, minore, dove c'è la destra di Bagration. Alle tre del pomeriggio, i russi, per sfuggire all'annientamento completo, con la forza della disperazione riescono ad aprirsi un varco e fuggono seguiti dagli austriaci, ma sono in pochi. Alle cinque, su un terreno cosparso di cadaveri, feriti, rottami e illuminato dagli ultimi raggi di uno splendido sole "il sole di Austerlitz" che per tutto il giorno ha sfolgorato sul campo di battaglia, risuona finalmente il "cessate il fuoco".

 

Dopo Austerlitz, nessuno chiamò più per Napoleone "piccolo caporale", come affettuosamente lo avevano battezzato alla sera dopo la battaglia di Lodi i suoi soldati, ma per tutta l'Europa fu'solo e soltanto: l'Imperatore Napoleone! 

 

 Marco Baratto

 

 
 
 
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