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« Per te...I precetti di Katina »

Nostalgia. Canaglia.

Post n°32 pubblicato il 19 Febbraio 2012 da rodopiecassandra

 

Archiviato anche queso festival, non mi resterà ricordo alcuno dei motivi passati all'Ariston.

Non capisco: di certe trasmissioni degli anni Settanta e Ottanta - la mia giovinezza - ho in mente passi, ritornelli, pubblicità. Invece dell'oggi proprio nulla.

La mia memoria non funziona più. O meglio, non s'imprime nulla in essa, perché nulla mi tocca.

Non rido, non piango, non mi com_muove niente che passi in TV.

Non sto parlando dell'emozione stile Maria De Filippi, quella dei fazzoletti e lagrimatoi pianificati a tavolino con incontri fra amori perduti o famiglie disperse.

Parlo di quelle canzoni che ascoltavi e canticchiavi come colonna sonora del banale e di certi pianti empatici davanti a film che ti facevano sentire un po' meno solo e un po' meno  incompreso.

Adesso è tutto molto patinato. Persino la gaffe.

Anche lo sbaglio, indice di scarsa attenzione e ancor meno professionalità, ha una dignità televisiva: Morandi può dir scempiaggini a iosa e gli si perdona tutto perché la televisione ormai non è una dimensione educativa o di sogno, ma un prolungamento anche un po' più becero e perciò più rassicurante della  quotidianità.

Non so.

Rimpiango il tuca tuca della Carrà e la sua maghetta con l'ombelico di fuori.

L'ironia garbata di Dorelli e di Corrado.

E Fred Astaire che ballava il tip tap e faceva sembrare leggero ma pulito il mio minuto di relax...

 
 
 
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INFO


Un blog di: rodopiecassandra
Data di creazione: 12/07/2011
 

PER TE AMORE MIO

 

Mi ha detto che secondo lui la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesci a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana.

Alessandro Baricco, da “Questa Storia”

 
 

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