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Post n°12 pubblicato il 28 Luglio 2011 da rodopiecassandra
Io vivo in Friuli, in una città non molto grande. Ordinata e abbastanza tranquilla. Oggi sono stata in ospedale per un agobiopsia. All'atto della prenotazione, in segreteria, a Giugno, un’infermiera era tutta agitata per la maturità del figlio. E’ passato un mese, sono tornata e ho trovato la stessa signora, così consegnando le carte le ho chiesto “Come è andata al suo ragazzo?”. Si è illuminata e mi ha risposto “Ah, si ricorda? Lei è una prof. vero? Mio figlio vuole entrare in aeronautica”. Mi ha sorriso compiaciuta e io ho ricambiato grata per esser stata riconosciuta a mia volta. Poi è arrivata una dottoressa. Sicura ma non spocchiosa. Gentile. Ferma e gentile. Io tremavo. Per un momento mi son detta che il mio mestiere, a confronto, proprio non serve a nulla. Che questa è la gente che davvero FA. Mi sono rialzata un po’ traballante e c’erano visi pacati, ritmi umani, un’atmosfera di prassi ma non svogliata né scostante. Sono uscita rasserenata. C’è una buona sanità. Esiste. E’ che nessuno ne parla. Perché se fai il tuo dovere è scontato. E non dovrebbe. |
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INFO
PER TE AMORE MIO
Mi ha detto che secondo lui la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesci a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana.
Alessandro Baricco, da “Questa Storia”