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Il popolo delle segretarie di Milano

Post n°10 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da darkdiva_s
 

 

Facendo la vita da pendolare, mi capita “spesso” sul treno o sulla metro di imbattermi in quello che io chiamo “il popolo della segretarie di Milano. Queste Signore/ragazze che si vede chiaramente che lavorano in uffici a Milano ed evidentemente devono adeguarsi a degli standard etici di abbigliamento, conversazione e comportamento. Ecco alcune chicche.

 

Per essere una del popolo delle segretarie di Milano, d’inverno devi assolutamente indossare guanti, sciarpa chilometrica e berretto quanto più possibile bizzarro ed orrendo.

Quando arriva il treno devi correre dietro alla porta finchè il treno si ferma, saltare su al volo e correre dentro il vagone per trovare anche solo un cm libero per sedersi. L’equazione per capire qual’è il posto più adatto a te è semplice. Prendere la misura del proprio sedere in larghezza e dividerla a metà. La cifra ottenuta va divisa di nuovo a metà. Per esempio se hai il sedere largo 50 cm, diviso 2 fa 25 cm e diviso 2 fa 12.5. ESATTO la combinazione è giusta, tu in quei 12 centimetri e mezzo riesci a sederti (spiaccicando chi sta ai lati, ma chi se ne importa, la matematica non è un’opinione).

I metodi per sedersi sono due. Arrivare davanti al passeggero che con la sua borsa, o che con il suo corpo osa occupare quei 12.5 cm di posto e iniziare a fissarlo senza proferire parola. Lui capirà, toglierà la borsa con gli occhi bassi e la segretaria potrà sedersi. In questo metodo è fondamentale non dire mai “grazie”. Secondo metodo: lo fissi insistentemente e mentre indichi la borsa urli “Permeeeeessoooooooo scusiiiiiiiii” . L’urlo non deve rimanere assolutamente sotto i 135 decibel.

 

Una volta seduta devi inizare a parlare con le tue colleghe.

 I discorsi vertono su questi argomenti: in primis, lamentarsi del lavoro, degli idioti dei tuoi colleghi, del fatto che devi fare tutto da sola, che hai troppe cose da fare, che quegli idioti degli operai che lavorano nella tua ditta hanno mille pretese, si ok, loro portano i mattoni, saldano, lavorano il ferro, lavorano negli altiforni, pressano le lastre di plastica....MA VUOI METTERE insomma, IO DEVO FARE TUTTI GLI ORDINI e cosa vuol dire, anche io lavoro 8 ore al giorno, ma devo parlare anche in inglese, non capisco cos’hanno loro da lamentarsi.

Secondo argomento: devi parlare male degli stranieri extracomunitari, che non capiscono niente non sanno l’italiano. L’argomento è migliore se associato a lavori in casa per esempio, ah sai sono venuti quelli delle porte ma non hanno capito niente, per forza sono tuttio brasiliani cosa vuoi, da loro ci sono solo le banane, guarda ho chiesto la porta della cucina verde antico invecchiato e me l’hanno portata verde antico ma l’invecchiatura quasi non si nota.....puffffff che idioti non pagarli neanche. Si si non li pago io, ora voglio vedere ho ordinato il parquet color pino chiarissimo con i nodi del legno dello stesso colore, vedrai che me li metteranno in risalto invece...eh si eh brasiliani che capiscono del legno di pino...

Terzo argomento: spettegolare (classico e normale per tutte le donne).

 

Se rimani in piedi sul treno per sbaglio, devi guardare impettita col muso tutti quanti, continuando a muovere la testa, guardare in alto sbattendo le ciglia e sbuffando.

Se ti siedi e non dialoghi, devi assolumente leggere un libro. Si ricorda che non sono ammessi i libri sotto le 950 pagine. Per prendere il libro in borsa ci vuole un procedimento apposta. Dopo essere corsa come un furia, aver eseguito il calcolo matematico per il posto ed esserti seduta, devi levarti il cappellino sospirando. Dopodichè devi iniziare a frugare nella max borsa con tutte e due le mani, in modo frenetico, per almeno 5 minuti senza tirare fuori nulla. Dopo puoi estrarre il libro e dopo esserti guardata a destra e sinistra con aria di sfida per vedere se qualcuno ha un libro più voluminoso del tuo. Puoi iniziare a leggere.

La discesa dal treno è tutta al contrario. Arrivati in cadorna devi alzarti per ultima, oppure rimanere in piedi in mezzo al corridoio, camminando a passo di lumaca, assolutmanente senza interrompere il dialogo con la tua collega.

 

Per essere una vera segretaria di Milano, devi attenerti ad alcune semplici regole di vestiario. La cosa più importante sono gli anelli. Al dito medio (non importa di quale mano) devi avere un anello di un diametro non inferiore ai 20 centimetri, e di peso non inferiore ai 3 etti. Ovviamente parlando, dovrai ripetutamente gesticolare con la mano che indossa suddetto anello (sia mai che non si sia notato un’anello della grandezza di un cellulare). I tacchi sono obbligatori. Anche non saper camminare con i tacchi è obbligatorio. Ovviamente l’abbigliamente deve essere proporzionato alla tua corporatura. Se sei alta 1.45 e pesi 85 kili saranno perfette le minigonne con tacco 12, oppure i jeans attillatissimi infilati dentro gli stivali. Se sei alta 1.85 e pesi 45 kili saranno ottime le longuettes a tubo con tacco magari 5/6 e la frangetta cotonatissima, stile palo della luce che cammina. L’importante è ovvimente avere sempre i capelli con la messa in piega dal parrucchiere. Anche se guadagni 1000 euro al mese e tuo marito idem, i 180 alla settimana per andare dal parrucchiere li devi avere, pena l’esclusione dal popolo delle segretarie di Milano.

 

Ricordatevi comunque che per essere una vera segretaria di Milano la cosa fondamentale (a parte questa piccola e utilissima guida) è solo una: LAMENTARSI.

 

Lamentarsi di tutto, del lavoro, del marito, dei figli, delle pulizie da fare a casa, dei colleghi, degli extracomunitari, delle veline, dei treni, della metro, dello smog, della neve se nevica, della pioggia se piove, del sole, del traffico, dell’arredamento della tua amica, della gente sul treno, del caldo, del freddo, del capo, della tv, delle tasse, degli israeliani, dei palestinesi, dei kili in più, dei kili in meno, del “che ai miei tempi mio padre mi dava le sberle sui denti e dovevo stare zitta mica come adesso”, del “oh poverino mio figlio ha solo colorato tutta la scuola con le bombolette spray, ma è solo una ragazzata”, del colore dei capelli, di tuo marito che vuole trombare e tu non vuoi perchè se no come fai a vedere il grande fratello ecc. Ecc. LAMENTARSI, sempre e comunque e di qualsiasi cosa.

 

PICCOLO APPUNTO.

 

Io di lavoro faccio la receptionist, dovrei essere la top delle segretarie di Milano. Vado a lavoro in jeans e scarpe da tennis. Capelli raccolti perchè è più ordinato e non si inzozzano tutti di smog schifoso. Senza quella maschera di make up che d’estate di sembra di sciogliermi, Senza anelli giganti perchè mi danno fastidio mentre scrivo. Senza tacchi perchè dalla metro al mio ufficio ci sono 15 minuti di camminata e sono eleganti anche le ballerine (quelle poche volte che sono obbligata a metterle per riunioni). Senza avere un libro d’amore di 950 pagine da leggere ma solo “450” pagine su Aristotele da studiare (c-c-capite cosa intendo????? 450 pagine SOLO su Aristotele!) Senza lamentarmi dei brasiliani che mi hanno fatto la porta con una “nuances” che non mi garba, perchè non ho nemmeno la casa e quando l’avrò (dato che lo stipendo è faraonico) i mobili saranno quelli che passa il convento. Senza lamentarmi del lavoro perchè “purtroppo” e “guardacaso” sono proprio pagata per fare quello. Senza lamentarsi con i cretini degli operai, perchè mentre loro si spaccano la schiena al freddo, a portare pesi, a martellare ecc, io sono qui seduta comoda sulla mia seggiolina, tutto il giorno al pc. Che mi vergogno di dire la sera “sono stanca” al mio fidanzato, che passa 8 ore al giorno al saldare e imballare i bancali e mi viene a prendere la sera alla stazione sorridente. Che non ce l’ho su con gli extracomunitari che rubano il lavoro, e stuprano le nostre donne, perchè a lavare i cessi a 4 euro l’ora non ci andrei nemmeno io, e perchè è risaputo che il 90% delle violenze fisiche e sessuali avviene in famiglia. Solo che se ti violenta tuo marito, sembra che sia giusto, perchè sei una frigida che non gliela vuole dare. Se ti picchia tuo padre è giusto, perchè un pò di disciplina ci vuole.

Senza aspettare 82 anni a scendere dal treno, perchè se entro prima a lavoro mi pagano gli straordinari e buttali via anche solo 10 euro in più al mese. Che la gentilezza e il sorriso pagano più del tacco 12 senza saperci camminare, che la disponibilità e dire un grazie non ti costano niente. Che lamentarsi e basta, stando sempre seduta in quei 12 centimetro e mezzo di sedile, non portano proprio a nulla. Sorridi, ringrazia e accogli tuo marito con un sorriso. Fate anche l’amore magari. I problemi economici e non ci sono e ci saranno sempre. La vita è una sola invece.

 

CIAO POPOLO DELLE SEGRETARIE DI MILANO, BUON LAVORO!

 
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