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Strega della Favola ovvero Fata Ignorante

 

 

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Post n°1122 pubblicato il 15 Aprile 2009 da StregadellaFavola

Quante parole vanno perdute. Lasciano la bocca e perdono il coraggio, e se ne vanno in giro finché finiscono nel cataletto di scolo come foglie morte. Nei giorni di pioggia, passando, si sentono i loro cori:
ErounabellissimaragazzaTipregononandarteneCredoanch’iocheilmiocorposia-
divetroNonhomaiamatonessunoPensodiesseresimpaticaPerdonami...

C'era un tempo in cui non era insolito usare un pezzo di filo per guidare le parole che altrimenti avrebbero faticato ad arrivare a destinazione. Le persone timide si portavano in tasca un rocchetto di filo, ma anche chi aveva facilità a esprimersi sentiva di averne bisogno dal momento che, chi era abituato a farsi ascoltare da tutti, spesso si trovava in difficoltà quando voleva essere ascoltato da una persona in particolare. La distanza fisica tra due persone che usavano il filo spesso era minima; talvolta più piccola era, e maggiore era la necessità di usare del filo.
L'abitudine di attaccare un bicchierino a ciascun capo del filo nacque molto tempo dopo. Alcuni sostengono che sia legata all'impulso insopprimibile di portarsi alle orecchie le conchiglie, per ascoltare l'eco della prima espressione del mondo. Altri dicono che fu inaugurata da un uomo che teneva un capo del filo srotolato da una sponda all’altra dell'oceano, fino a una ragazza partita per l'America.
Quando il mondo divenne più grande e non ci fu abbastanza filo per impedire che le cose che gli uomini volevano dire scomparissero nell'immensità, fu inventato il telefono.
A volte non c'è filo abbastanza lungo per dire quello che è necessario. In quei casi, il filo non puo fare altro che accompagnare il silenzio degli uomini.

Nicole Krauss – La storia dell'amore 

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Ho aspettato per anni parole che non sono arrivate.

Ho incollato zampilli di silenzio alla sorgente viva del mio dolore,

prigioniera di un tempo mascherato di generoso impegno.

Tra lettere di lacrime derise sono rimasta sola a perquisirmi l'anima,

per salvarmi la vita quel tanto che basta e aspettarti...

L'attesa mi ha regalato saggezza, pazienza, frammenti di felicità.

 

 

(Anna Magnani)

 

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Che è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

E tu dici una bussola, dovevi almeno portarla con te,
una bussola potevi almeno spiegarmelo come si usa
una bussola, scusa....

Ci sono amori che non si ricordano
e baci che non si dimenticano,
persone che passano e non si salutano e sputano,
e cani bianchi che a volte ritornano.

E tu dici la vita dovevi almeno capire perché,
la vita, il tempo che cambia col vento che arriva
quest'anima stanca che pure respira
quest'angolo piatto che gira, quest'anima
dolce e cattiva, che dice "guardami..."
dice "perché non parli...?" dice "sbrigati
prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli?
Fermati prima che
sia troppo tardi...."


(Francesco De Gregori)

 
immagine
 
...e quando Psiche riaprì gli occhi, si rese conto, ancor prima di guardarsi intorno, che tutto era stato solo un gioco della fantasia...

non c'èra il bel palazzo...

non c'erano damigelle a curare la sua bellezza...

sopratuttutto non c'era Amore....

si rese conto che non era vero niente...

ne le parole...

ne i gesti...

ne le emozioni ricevute...

le parve di essere in preda alla pazzia... lei era stata sincera, era stata come è...credendoci più che in se stessa...poi senti una fitta provenire dalla schiena...

si sfiorò con la mano e senti una lama fredda conficcata tra le scapole che scendeva fino al cuore...

lei aveva perso un'illusione ma rimaneva come è...vera. 


Amore, invece, aveva perso la vita...il vivere...

condannato ad essere un morto vivente...

per sempre.

 

immagine

 

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Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Sant’Agostino

 
 
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