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Strega della Favola ovvero Fata Ignorante

 

 

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Post n°1114 pubblicato il 28 Marzo 2009 da StregadellaFavola

La monaca buddhista conosciuta col nome di Ryonen nacque nel 1797. Era una nipote del famoso guerriero giapponese Shingen.

Il suo genio poetico e la sua seducente bellezza erano così grandi che a diciassette anni era già tra le dame di corte dell'imperatrice.

Nonostante la sua giovanissima età, la fama già le schiudeva le porte.

L'amata imperatrice morì improvvisamente e i sogni e le speranze di Ryonen crollarono.

La fanciulla prese dolorosamente coscienza dell'instabilità della vita in questo mondo. Allora le venne il desiderio di studiare lo Zen.

Ma i suoi parenti non furono dello stesso avviso, e praticamente la costrinsero al matrimonio.

Ryonen, ottenuta la promessa che avrebbe potuto farsi monaca dopo aver messo al mondo tre figli, finì con l'acconsentire.

Prima ancora di compiere venticinque anni, aveva già ottemperato a questa condizione.

Allora il marito e i parenti non poterono più dissuaderla dal suo proposito.

Ella si rase il capo, prese il nome di Ryonen, che vuol dire realizzare chiaramente, e cominciò il suo pellegrinaggio.

Andò nella città di Edo e chiese a Tetsugyu di accettarla come discepola.

Il maestro la respinse alla prima occhiata perché era troppo bella.

Allora Ryonen andò da un altro maestro, Hakuo.

Hakuo la rifiutò per la stessa ragione, dicendo che la sua bellezza non avrebbe procurato che guai.

Ryonen si fece dare un ferro rovente e se lo appoggiò sul viso.

In pochi istanti la sua bellezza era sparita per sempre.

Allora Hakuo la accettò come discepola.

Commemorando questo avvenimento, Ryonen scrisse una poesia sul retro di un piccolo specchio:

 

Al servizio della mia imperatrice bruciavo incenso per profumare le mie belle vesti,

Adesso, mendica senza dimora, brucio il mio viso per entrare in un tempio Zen.

 

Quando stava per lasciare questo mondo, Ryonen scrisse un'altra poesia:

 

Sessantasei volte questi occhi hanno guardato la mutevole scena dell'autunno.

Ho parlato abbastanza del chiaro di luna,

Non domandare altro.

Ma ascolta la voce dei pini e dei cedri quando non c'è un alito di vento.

 

Tratto da " 101 storie Zen "

 
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Ho aspettato per anni parole che non sono arrivate.

Ho incollato zampilli di silenzio alla sorgente viva del mio dolore,

prigioniera di un tempo mascherato di generoso impegno.

Tra lettere di lacrime derise sono rimasta sola a perquisirmi l'anima,

per salvarmi la vita quel tanto che basta e aspettarti...

L'attesa mi ha regalato saggezza, pazienza, frammenti di felicità.

 

 

(Anna Magnani)

 

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Che è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

E tu dici una bussola, dovevi almeno portarla con te,
una bussola potevi almeno spiegarmelo come si usa
una bussola, scusa....

Ci sono amori che non si ricordano
e baci che non si dimenticano,
persone che passano e non si salutano e sputano,
e cani bianchi che a volte ritornano.

E tu dici la vita dovevi almeno capire perché,
la vita, il tempo che cambia col vento che arriva
quest'anima stanca che pure respira
quest'angolo piatto che gira, quest'anima
dolce e cattiva, che dice "guardami..."
dice "perché non parli...?" dice "sbrigati
prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli?
Fermati prima che
sia troppo tardi...."


(Francesco De Gregori)

 
immagine
 
...e quando Psiche riaprì gli occhi, si rese conto, ancor prima di guardarsi intorno, che tutto era stato solo un gioco della fantasia...

non c'èra il bel palazzo...

non c'erano damigelle a curare la sua bellezza...

sopratuttutto non c'era Amore....

si rese conto che non era vero niente...

ne le parole...

ne i gesti...

ne le emozioni ricevute...

le parve di essere in preda alla pazzia... lei era stata sincera, era stata come è...credendoci più che in se stessa...poi senti una fitta provenire dalla schiena...

si sfiorò con la mano e senti una lama fredda conficcata tra le scapole che scendeva fino al cuore...

lei aveva perso un'illusione ma rimaneva come è...vera. 


Amore, invece, aveva perso la vita...il vivere...

condannato ad essere un morto vivente...

per sempre.

 

immagine

 

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Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Sant’Agostino

 
 
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