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Strega della Favola ovvero Fata Ignorante

 

 

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Post N° 1102

Post n°1102 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da StregadellaFavola


Se mi chiedessero di scrivere una lettera
a una bimba che sta per nascere, lo farei così.

Cosa hai sentito finora del mondo
attraverso l’acqua e la pelle tesa della pancia di mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie imperfette
delle nostre paure?
Riusiremo a volerti senza pretendere,
a guardarti senza riempire il tuo spazio
di parole, inviti, divieti?
Riusciremo ad accorgerci di te anche dai tuoi silenzi,
a rispettare la tua crescita senza gravarla
di sensi di colpa e di affanni?
Riusciremo a stringerti
senza che il nostro contatto
sia richiesta spasmodica o ricatto d'affetto?


Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni
 – segnali a volte sfacciati delle nostre assenze –
ma di attenzioni.
Vorrei che gli adulti che incontrerai
fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti:
qualità dei piú saggi.
La coerenza, mi piacerebbe per te.
E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai
esistono oltre alle regole, relazioni
e che le une non sono meno necessarie delle altre,
ma facce di una stessa luna presente.


Mi piacerebbe
che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni
come gli aquiloni fanno
con le brezze piú impreviste e spudorate;
tutte, anche quelle che sanno di dolore.
Mi piacerebbe
che ti dicessero che la vita comprende la morte.
Perché il dolore non è solo vuota perdita
ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione.
La morte è un testimone
che i migliori di noi lasciano ad altri
nella convinzione che se ne possano giovare:
cosí nasce il ricordo, la memoria piú bella
che è storia della nostra stessa identità.


Mi piacerebbe
che qualcuno ti insegnasse a stare da sola,
ti salverebbe la vita.
Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti,
né pietire uno sguardo o un’ora d’amore.


Impara a creare la vita dentro la tua vita
e a riempirla di fantasia.


Adora la tua inquietudine
finché avrai forze e sorrisi,
cerca di usarla per contaminare gli altri,
soprattutto i più pavidi e vulnerabili.
Dona loro il tuo vento intrepido,
ascolta il loro silenzio con curiosità,
rispetta anche la loro paura eccessiva.


Mi piacerebbe
che la persona che piú ti amerà
possa amare il tuo congedo come un marinaio
che vede la sua vecchia barca allontanarsi
e galleggiare sapiente lungo la linea dell’orizzonte.
E tu allora
porterai quell’amore sempre con te,
nascosto nella tua tasca piú intima.





Tratto da " Non siamo capaci di ascoltarli "


 
Rispondi al commento:
vita1954c
vita1954c il 28/01/09 alle 17:53 via WEB
Dolcissima.....davvero! Peccato che i grandi non ascoltino....
 
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...........

Ho aspettato per anni parole che non sono arrivate.

Ho incollato zampilli di silenzio alla sorgente viva del mio dolore,

prigioniera di un tempo mascherato di generoso impegno.

Tra lettere di lacrime derise sono rimasta sola a perquisirmi l'anima,

per salvarmi la vita quel tanto che basta e aspettarti...

L'attesa mi ha regalato saggezza, pazienza, frammenti di felicità.

 

 

(Anna Magnani)

 

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Che è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

E tu dici una bussola, dovevi almeno portarla con te,
una bussola potevi almeno spiegarmelo come si usa
una bussola, scusa....

Ci sono amori che non si ricordano
e baci che non si dimenticano,
persone che passano e non si salutano e sputano,
e cani bianchi che a volte ritornano.

E tu dici la vita dovevi almeno capire perché,
la vita, il tempo che cambia col vento che arriva
quest'anima stanca che pure respira
quest'angolo piatto che gira, quest'anima
dolce e cattiva, che dice "guardami..."
dice "perché non parli...?" dice "sbrigati
prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli?
Fermati prima che
sia troppo tardi...."


(Francesco De Gregori)

 
immagine
 
...e quando Psiche riaprì gli occhi, si rese conto, ancor prima di guardarsi intorno, che tutto era stato solo un gioco della fantasia...

non c'èra il bel palazzo...

non c'erano damigelle a curare la sua bellezza...

sopratuttutto non c'era Amore....

si rese conto che non era vero niente...

ne le parole...

ne i gesti...

ne le emozioni ricevute...

le parve di essere in preda alla pazzia... lei era stata sincera, era stata come è...credendoci più che in se stessa...poi senti una fitta provenire dalla schiena...

si sfiorò con la mano e senti una lama fredda conficcata tra le scapole che scendeva fino al cuore...

lei aveva perso un'illusione ma rimaneva come è...vera. 


Amore, invece, aveva perso la vita...il vivere...

condannato ad essere un morto vivente...

per sempre.

 

immagine

 

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Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Sant’Agostino

 
 
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