Creato da StregadellaFavola il 01/09/2006

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Strega della Favola ovvero Fata Ignorante

 

 

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Post n°1124 pubblicato il 09 Maggio 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,
tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso, l’onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?

Maternità - Tagore


 
 
 

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Post n°1123 pubblicato il 16 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

La prima volta mi sono innamorato
dello splendore dei tuoi occhi
del tuo riso
della tua gioia di vivere
Adesso amo anche il tuo pianto
e la tua paura di vivere
e il timore di non farcela
nei tuoi occhi
Ma contro la paura
ti aiuterò
perchè la mia gioia di vivere
è ancora lo splendore dei tuoi occhi

Erich Fried.  

 
 
 

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Post n°1122 pubblicato il 15 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Quante parole vanno perdute. Lasciano la bocca e perdono il coraggio, e se ne vanno in giro finché finiscono nel cataletto di scolo come foglie morte. Nei giorni di pioggia, passando, si sentono i loro cori:
ErounabellissimaragazzaTipregononandarteneCredoanch’iocheilmiocorposia-
divetroNonhomaiamatonessunoPensodiesseresimpaticaPerdonami...

C'era un tempo in cui non era insolito usare un pezzo di filo per guidare le parole che altrimenti avrebbero faticato ad arrivare a destinazione. Le persone timide si portavano in tasca un rocchetto di filo, ma anche chi aveva facilità a esprimersi sentiva di averne bisogno dal momento che, chi era abituato a farsi ascoltare da tutti, spesso si trovava in difficoltà quando voleva essere ascoltato da una persona in particolare. La distanza fisica tra due persone che usavano il filo spesso era minima; talvolta più piccola era, e maggiore era la necessità di usare del filo.
L'abitudine di attaccare un bicchierino a ciascun capo del filo nacque molto tempo dopo. Alcuni sostengono che sia legata all'impulso insopprimibile di portarsi alle orecchie le conchiglie, per ascoltare l'eco della prima espressione del mondo. Altri dicono che fu inaugurata da un uomo che teneva un capo del filo srotolato da una sponda all’altra dell'oceano, fino a una ragazza partita per l'America.
Quando il mondo divenne più grande e non ci fu abbastanza filo per impedire che le cose che gli uomini volevano dire scomparissero nell'immensità, fu inventato il telefono.
A volte non c'è filo abbastanza lungo per dire quello che è necessario. In quei casi, il filo non puo fare altro che accompagnare il silenzio degli uomini.

Nicole Krauss – La storia dell'amore 

 
 
 

un pensiero..profumato !

Post n°1121 pubblicato il 14 Aprile 2009 da stelladanzanteforeve

 
 
 

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Post n°1120 pubblicato il 09 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

La fioraia sorrideva mentre offriva i suoi fiori ai passanti,sul suo viso rugoso risplendeva una gioia particolare. Per impulso, presi uno dei suoi fiori e le dissi: "Sembra molto felice questa mattina, signora". "Certo"! esclamò "Ho tanti motivi per esserlo". Eppure quella donna vestiva con abiti molto semplici, ed aveva l'aspetto di una persona alquanto povera. Inoltre sembrava tanto gentile che il suo atteggiamento mi intrigò. "Ho l'impressione che, pur avendo problemi come tutti, lei riesca ad affrontarli senza lasciarsi deprimere", le dissi. La donna allora mi spiegò: "Quando croceffissero Cristo, il venerdì, fu il giorno più triste della storia. Ma tre giorni dopo, Cristo Gesù il Signore risuscitò, trionfando sulla morte. Così anch'io, quando ho dei problemi, quando le cose vanno male, oppure ogni volta che c'è qualcosa che mi affligge, ho imparato ad aspettare tre giorni confidando nell'aiuto di Dio. E succede sempre che, in un modo o nell'altro, le cose cambiano durante quei tre giorni". Poi mi salutò, continuando a sorridermi. Le sue parole mi rimasero impresse nella mente che le ricordo ogni volta che sto in difficoltà. Ripeto a me stesso: "Devo aspettare tre giorni, e confidare in Dio. Tutto si aggiusterà

dal web

 
 
 

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Post n°1119 pubblicato il 08 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Un giorno un'aquila piombò nel nido dell'allodola e fece strage dei piccoli. Quando l'allodola madre ritornò a casa, scoppiò a piangere disperatamente. Si recò allora dal Re del bosco per essere vendicata.
Il Re rimase silenzioso di fronte alla richiesta dell'allodola. Poi disse: "Guarda, guarda laggiù. Vedi quella famiglia di moscerini che danza felice?"
"Sì, la vedo", rispose l'allodola, "E allora?"
Non fece in tempo a concludere la frase che in quel momento sbucò dai rami, all'improvviso, un'altra allodola che piombò sui moscerini divorandoli.
"Vedi?" disse il Re del bosco, "Tutte le creature viventi sono crudeli, ma tutti pensano alla sofferenza propria, non a quella degli altri; al male che ricevono, non al male che fanno."
L'allodola ammutolì e volò via in silenzio.

dal web

 
 
 

l'amicizia

Post n°1118 pubblicato il 04 Aprile 2009 da scugnizza63

anche se siamo mancate dal bog per un po di tempo non vi abbiamo nmai dimenticate

 
 
 

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Post n°1117 pubblicato il 04 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Non aveva ambizioni. Era solo una matita, che scriveva, tratteggiava, si fermava, trovava, la strada lungo una pagina oscura. Ma amava il suo destino. Ci sono persone pennarello, che sottolineano la vita con l'evidenziatore. Persone stilografica, attente e nostalgiche. Persone biro: veloci, rapide. E poi persone matita, che attraversano la vita leggere, ma senza paura di essere cancellate

dal web

 
 
 

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Post n°1116 pubblicato il 03 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Questione di razza


-Che cane buffo! E dove l' hai trovato? -
Er vecchio me rispose: -è brutto assai,
ma nun me lascia mai: s' è affezzionato.
L' unica compagnia che m' è rimasta,
fra tanti amichi, è ' sto lupetto nero:
nun è de razza, è vero,
ma m'è fedele e basta.
Io nun faccio questioni de colore:
l'azzioni bone e belle
vengheno su dar core
sotto qualunque pelle.

Trilussa

 
 
 

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Post n°1115 pubblicato il 02 Aprile 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Cerca di pensare che la vita è una scatola di biscotti. [...] Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. E' quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola di biscotti.

(Haruki Muratami, Norwegian Wood)

 
 
 

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Post n°1114 pubblicato il 28 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

La monaca buddhista conosciuta col nome di Ryonen nacque nel 1797. Era una nipote del famoso guerriero giapponese Shingen.

Il suo genio poetico e la sua seducente bellezza erano così grandi che a diciassette anni era già tra le dame di corte dell'imperatrice.

Nonostante la sua giovanissima età, la fama già le schiudeva le porte.

L'amata imperatrice morì improvvisamente e i sogni e le speranze di Ryonen crollarono.

La fanciulla prese dolorosamente coscienza dell'instabilità della vita in questo mondo. Allora le venne il desiderio di studiare lo Zen.

Ma i suoi parenti non furono dello stesso avviso, e praticamente la costrinsero al matrimonio.

Ryonen, ottenuta la promessa che avrebbe potuto farsi monaca dopo aver messo al mondo tre figli, finì con l'acconsentire.

Prima ancora di compiere venticinque anni, aveva già ottemperato a questa condizione.

Allora il marito e i parenti non poterono più dissuaderla dal suo proposito.

Ella si rase il capo, prese il nome di Ryonen, che vuol dire realizzare chiaramente, e cominciò il suo pellegrinaggio.

Andò nella città di Edo e chiese a Tetsugyu di accettarla come discepola.

Il maestro la respinse alla prima occhiata perché era troppo bella.

Allora Ryonen andò da un altro maestro, Hakuo.

Hakuo la rifiutò per la stessa ragione, dicendo che la sua bellezza non avrebbe procurato che guai.

Ryonen si fece dare un ferro rovente e se lo appoggiò sul viso.

In pochi istanti la sua bellezza era sparita per sempre.

Allora Hakuo la accettò come discepola.

Commemorando questo avvenimento, Ryonen scrisse una poesia sul retro di un piccolo specchio:

 

Al servizio della mia imperatrice bruciavo incenso per profumare le mie belle vesti,

Adesso, mendica senza dimora, brucio il mio viso per entrare in un tempio Zen.

 

Quando stava per lasciare questo mondo, Ryonen scrisse un'altra poesia:

 

Sessantasei volte questi occhi hanno guardato la mutevole scena dell'autunno.

Ho parlato abbastanza del chiaro di luna,

Non domandare altro.

Ma ascolta la voce dei pini e dei cedri quando non c'è un alito di vento.

 

Tratto da " 101 storie Zen "

 
 
 

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Post n°1113 pubblicato il 27 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Mio carissimo ragazzo,

questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l' incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.

Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice.

Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l' Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all' Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos'è l'amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di quell' amore non è stata compresa.

Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te.

Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie.

Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze ; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspettami! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale

Oscar Wilde


 
 
 

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Post n°1112 pubblicato il 26 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Il cuore che ride

La tua vita è la tua vita.

Non lasciare che le batoste la sbattano

nella cantina dell’arrendevolezza.

Stai in guardia.

Ci sono delle uscite.

Da qualche parte c’è luce.

Forse non sarà una gran luce

ma la vince sulle tenebre.

Stai in guardia.

Gli dei ti offriranno delle occasioni.

Riconoscile, afferrale.

Non puoi sconfiggere la morte

ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.

E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.

La tua vita è la tua vita.

Sappilo finché ce l’hai.

Tu sei meraviglioso

gli dei aspettano di compiacersi in te.

Charles Bukowski

 
 
 

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Post n°1111 pubblicato il 23 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Era un giorno piovoso di Tammuz. EnKi e Nimnah, dèi assiri, ubriachi di birra, pensarono d'eludere lo sconfinato pomeriggio proponendosi enigmi. L'astuta Nimnah fabbricò con l'argilla dei prototipi umani manchevoli e maestosi. Inventò lo zoppo, la donna sterile, l'eunuco, il cieco, il muto.....vi soffiò sopra la vita, e fece poi sfilare l'ingegnosa miseria davanti a Enki.
Ora che c'era il male nel mondo, stava a Enki collocarlo. La fronte di Enki, il dubitoso, presto si distese: che a tutti aveva trovato una ragione. L'eunuco a guardia delle donne altrui, le donne sterili a guardia della virtù. I ciechi per scorgere le forme arcane che sfuggono a chi vede, i muti, per serbare i segreti.
Egli presentò a Nimnah un vecchio: afflitto da tutti i mali della vecchiaia.
Che cosa ne farai Nimnah, le disse? ti è concesso tutto, fuorché dire "che muoia".
Nimnah pensò invano. Poi schiumando di rabbia e di birra abbassò il capo.
Perdo la scommessa, Enki. Il tuo enigma è insolubile.


il vangelo secondo maria - barbara alberti

 
 
 

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Post n°1110 pubblicato il 21 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Mentre fuggiva da te a precipizio lungo il fiume,
non vide, la fanciulla già segnata da morte,
nell’alta erba, il serpente che abita le rive.
E il coro delle compagne Driadi riempì di lamenti
I monti più elevati; e piansero le vette del Ròdope
E gli alti Pangei e la terra guerriera di Reso,
e piansero i Geti e l’Ebro e l’attica Oritia.
E consolando con la cetra l’amore perduto,
te dolce sposa, te sul lido deserto,
te al nascere, te al morire del giorno, egli cantava.
Ed entrò pure nelle gole del Tanaro, profonda
Porta di Dite, e nella selva cupa di nera paura,
e s’accostò ai Mani, e al loro re tremendo,
e a chi non sa addolcirsi alle preghiere umane.
E subito dal più profondo Erebo, commosse al canto,
ombre venivano leggere e parvenze di morti:
a migliaia, quasi stormi di uccelli che si posano
tra le foglie, quando la sera o l’aspra pioggia d’inverno
li caccia giù dai monti; donne e uomini, e corpi
di magnanimi eroi morti, e fanciulli e fanciulle,
e giovani arsi sul rogo davanti ai genitori.
E ora il fango nero e la squallida canna del Cocito,
e la palude lurida con la sua acqua pigra
li stringe d’intorno, e lo Stige con nove giri li rinserra.
Stupirono le case di Lete e i luoghi più remoti
del Tartaro, e le Eumenidi dai capelli azzurri di serpi;
e Cerbero restò muto con le tre bocche aperte,
e la ruota d’Issione si fermò insieme al vento.
E già Orfeo tornava, vinto ogni pericolo,
ed Euridice veniva verso la luce del cielo
seguendolo alle spalle (così impose Proserpina),
quando una follia improvvisa lo travolse,
da perdonare, certo, se i Mani sapessero perdonare.
Orfeo già presso la luce, vinto d’amore,
la sua Euridice si voltò a guardare.
Così fu rotta la legge del duro tiranno,
e tre volte un fragore s’udì per le paludi d’Averno.
“Quale follia” ella disse, “rovinò me infelice,
e te, Orfeo? Il fato avverso mi richiama indietro,
e il sonno della morte mi chiude gli occhi confusi.
E ora, addio: sono trascinata dentro profonda notte,
e non più tua, tendo a te le mani inerti”.
Disse; e d’improvviso svanì come fumo nell’aria
leggera, e non vide più lui che molte cose
voleva dirle e che invano abbracciava le ombre;
ma chi traghetta le acque dell’Orco
non gli permise più di passare di là dalla palude".



(Virgilio, Orfeo ed Euridice - Georgiche) traduzione di Salvatore Quasimodo

 
 
 

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Post n°1109 pubblicato il 21 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Se mi sento colpevole, credo, è perché l'ho lasciato sognare quando io non sognavo nemmeno tanto così. Cercavo solo di guadagnare tempo per migliorarmi un po': sapevo benissimo che non sarei mai diventata una diva del cinema. È troppo difficile e, se si è intelligenti, troppo imbarazzante. I miei complessi d'inferiorità non sono abbastanza inferiori; si pensa che essere una diva del cinema e avere un ego bello, grande e grosso siano tutt'uno: invece è essenziale non avere affatto ego. Non voglio dire che non mi interessi diventare ricca e celebre. Sono cose che ho in programma e un giorno o l'altro cercherò di raggiungerle; ma, se dovesse accadere, il mio ego me lo voglio portare ancora appresso. Voglio essere ancora io quando mi sveglierò una bella mattina e andrò a fare la prima colazione da Tiffany.


Truman Capote, Colazione da Tiffany (1958)

 
 
 

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Post n°1108 pubblicato il 20 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

.........Se oggi dovessi raccontare la mia vita a qualcuno, potrei farlo in maniera tale che mi giudicherebbe una donna indipendente, coraggiosa e felice. Nient'affatto. A me è proibito menzionare l'unica parola che è più importante degli undici minuti: "amore".
Per tutta la vita, ho concepito l'amore come una sorta di schiavitù accettata. E' una menzogna: la libertà esiste solo quando è presente l'amore. Chi si abbandona totalmente, chi si sente libero, ama al grado estremo.
E chi ama al grado estremo, si sente libero.
Perciò, nonostante adesso io viva e faccia e scopra tantissime cose, nulla ha senso. Spero che questo periodo passi velocemente, affinche io possa tornare a cercare me stessa, incontrando un uomo che mi capisca, che non mi faccia soffrire.
Ma che stupidaggini sto scrivendo? Nell'amore, non si può ferire nessuno. Ogniuno di noi è responsabile di quello che prova, e non può incolpare l'altro.
Io mi sono sentita ferita quando ho perduto gli uomini dei quali mi ero innamorata. Oggi sono convinta che non si perde nessuno, visto che non si possiede nessuno.
Questa è l'autentica esperienza della libertà: avere la cosa più importante del mondo, senza possederla.

....La passione ti fà smettere di mangiare, di dormire, di lavorare, di vivere in pace. Molti si spaventano perchè, quando compare, distrugge tutto ciò che di vecchio incontra.
....Altri individui pensano esattamente il contrario: si abbandonano senza riflettere, aspettandosi di trovare nella passione la soluzione di tutti i loro problemi. Attribuiscono all'altro il merito della propria felicità, e la colpa della propria possibile infelicità. Sono sempre euforici perchè è accaduto qualcosa di meraviglioso, oppure depressi perchè un evento inatteso ha fnito per distruggere tutto.
Sottrarsi alla passione, o abbandonarsvisi ciecamente: quale di questi atteggiamenti è il meno distruttivo?
Non lo sò.

.....Il desiderio profondo, più reale, è quello di avvicinarsi a qualcuno. Da quel momento, cominciano le reazioni, e l'uomo e la donna entrano in gioco. Tuttavia ciò che accade prima - l'attrazione che li ha uniti - è impossibile da spiegare. E' il desiderio immacolato, nel suo stato puro.
Quando il desiderio è ancora in quello stato, uomo e donna s'innamorano della vita, vivono ogni attimo con venerazione e in modo consapevole, aspettando sempre il momento giusto per celebrare la prossima benedizione.
Queste due persone non hanno fretta, non fanno precipitare gli eventi con azioni inconsapevoli: sanno che l'inevitabile si manifesterà, che ciò che è autentico troverà sempre una maniera di mostrarsi. Quando arriva il momento, non esitano, non perdono l'occasione, non si lasciano sfuggire un solo attimo magico perchè conoscono e rispetano l'importanza di ogni secondo.

.....il marchese De Sade diceva che le più importanti esperienze dell'uomo sono quelle che lo portano all'estremo. Soltanto così apprendiamo, perchè ciò richiede tutto il nostro caroggio.
"Quando un capo umilia un sottoposto, o un uomo ferisce la dignità della sua donna, è solo un vigliacco, oppure si stà vendicando della vita. E' un essere che non ha mai osato guardare nel fondo della propria anima, che non ha mai cercato di scoprire da dove provenga il desiderio di liberare la fiera selvaggia, di capire che cosa siano il sesso, il dolore, l'amore: sono esperienze-limite dell'uomo".
"E soltanto chi conosce queste frontiere può dire di conoscere la vita. Il resto è solo un far passare il tempo, un ripetere lo stesso esercizio, invecchiare e morire senza avere realmente saputo che cosa si stava facendo."..........Ho soltanto udito i tradizionali commenti sul sadismo: "Arriviamo a conoscerci soltanto quando raggiungiamo i nostri limiti."E questo è vero. Eppure può anche esser considerato erroneo, perchè non è importante conoscere tutto di noi stessi. L'esser umano non è fatto solo per ricercare la saggezza, ma anche per arare, piantare, raccogliere e fare il pane.
Io sono due donne: una desidera sperimentare tutte le gioie, tutte le passioni, tutte le avventure che la vita può dare; l'altra vuole esser schiava della routine, della vita familiare, delle cose che si possono pianificare e raggiungere.
L'incontro di una donna con se stessa è un gioco che comporta seri rischi. E' una danza divina. Quando ci incontriamo, siamo due energie sovrannaturali, due universi che si scontrano. Se nell'incontro non c'è il rispetto dovuto, allora un universo distrugge l'altro.

.....E. escogitò un sistema per evitare che sentimenti così belli si trasformassero in sofferenza: ogniqualvolta le fosse sovvenuto qualche pensiero positivo legato a E.R. e poteva riguardare la vita quotidiana, oppure essere un'idea di cui avrebbe voluto discuterne con lei, o semplicemente la piacevole ansia di sapere quando sarebbe tornata, avrebbe interrotto ciò che stava facendo, per sorridere al cielo e ringraziare di essere vivo e di non aspettarsi nulla dalla donna che amava. Se, invece, il suo cuore avesse reclamato per quell'assenza, o per le cose sbagliate che aveva detto durante i loro incontri, lui si sarebbe detto: "Ah vuoi pensare a questo? Va bene,d'accordo, continua pure a fare ciò che vuoi, mentre io mi dedico a fare cose molto più importanti."E continuava a leggere, oppure, se era per strada, si sforzava di concentrare l'attenzione su tutto ciò che la circondava......

...Quando non ho avuto più nulla da perdere, ho ricevuto tutto. Quando ho smesso di essere chi ero, ho incontrato me stessa.
Quando ho conosciuto l'umiliazione e la sottomissione totale, sono stata libera. Non sò se sono malata, se è stato un sogno, o se accade una volta sola. Sò che posso vivere senza tutto ciò, ma io vorrei incontrarlo di nuovo, ripetere l'esperienza, spingermi oltre il punto in cui sono arrivata.
Avevo paura del dolore, anche sè non era forte quanto l'umiliazione - era solo un pretesto....mi sono sentita più vicino a Dio.....

....lui riuscì a decifrare, attraverso la pittura dei miei quadri, quello che stavo vivendo e sperimentando. Il giorno seguente mi cercò e mi chiese se ero felice. Se lo fossi stato, avrei dovuto continuare a fare ciò che mi piaceva. In caso contrario, mi sarebbe convenuto seguirlo...."Mi fece camminare sui sassi, a piedi nudi. Mi fece patire il freddo. Mi costrinse a capire la bellezza del dolore: ma di un dolore inferto dalla natura, non dall'uomo. Lui lo chiamava Shugen-do: era una pratica millenaria.
"Mi disse di essere un uomo che non temeva il dolore, e questo era un bene, perchè per dominare l'anima bisogna imparare a dominare il corpo. Mi disse anche che stavo usando il dolore in maniera sbagliata, e questo era un grosso male.

....voglio capire il dolore....l'hai sperimentato ieri e hai scoperto che conduce al piacere, l'hai provato oggi e hai trovato la pace. Non abituarti, perchè è assai facile vivere con il dolore, è una droga potente, presente nel nostro quotidiano, nella sofferenza nascosta, nelle rinunce che facciamo, quando diamo la colpa all'amore per la sconfitta dei nostri sogni. Il dolore spaventa allorchè mostra la sua vera faccia, ma è seducente quando si ammanta di sacrificio, di rinuncia. o di vigliaccheria. L'esser umano, per quanto lo rigetti, trova sempre una maniera per stare in sua compagnia, per corteggiarlo, per fare in modo che sia parte della propria vita...Nessuno desidera soffrire, eppure quasi tutti ricercano il dolore e il sacrificio, e allora si sentono giustificati, puri e meritevoli del rispetto dei figli, dei mariti, del prossimo, di Dio.....Sappi soltanto che non è la ricerca del piacere a far muovere il mondo, ma la rinuncia a tutto ciò che si reputa importante. Il soldato va forse in guerra per ammazzare il nemico? No, và a morire per la patria.Alla moglie piace mostrare al marito quanto sia contenta? No, vuole che veda quando gli è devota, quanto soffre perchè lui sia felice. Il marito che si reca al lavoro per la propria realizzazione professionale? No, versa lacrime per il bene della famiglia........dolore e sofferenza che giustificano ciò che dovrebbe arrecare solo gioia: l'amore......

tratto da "11 minuti" di P. Coelho

 
 
 

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Post n°1107 pubblicato il 18 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare,
anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando mi sono allontanato da te.

 Poesia indiana

 
 
 

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Post n°1106 pubblicato il 14 Marzo 2009 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Un uomo si era perduto nel deserto e si trascinava da due giorni sulla sabbia infuocata. Era ormai giunto allo stremo delle forze.
Improvvisamente vide davanti a sè un mercante di cravatte. Non aveva con sè nient'altro: solo cravatte. E cercò subito di venderne una al pover'uomo che stava morendo di sete.
Con la lingua impastoiata e la gola riarsa, l'uomo gli diede del pazzo: si vende una cravatta a uno che muore di sete?
Alla sera il viaggiatore assetato, che strisciava ormai sulla sabbia, alzò la testa e rimase allibito: era il piazzale di un lussuoso ristorante! Una costruzione grandiosa, assolutamente solitaria, in pieno deserto.
L'uomo si arrampicò a fatica fino alla porta e, sul punto di svenire, gemette: "Da bere, per pietà!". "Desolato, signore", rispose il portiere, "qui non si può entrare senza cravatta".

 
 
 

Auguri !

Post n°1105 pubblicato il 06 Marzo 2009 da stelladanzanteforeve

Buon 8 marzo, a tutte le donne
A quelle che non hanno il dono di un sorriso
A quelle che non hanno una carezza sulla pelle
A quelle che non conoscono la dolcezza
A quelle che in silenzio subiscono la violenza.
A quelle che non possono sciogliersi i capelli al vento
Buon 8 marzo, a tutte le donne
A quelle che abbracciano con amore
A quelle che illuminano l'anima
A quelle che parlano dentro oltre lo sguardo
A quelle che sorridono con i colori dell'arcobaleno
A tutte quelle che danno energia alla libertà della vita.

 (Michele Luongo)

un piccolo pensiero creato da me.. con affetto !

 

 

 

 

 
 
 

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Ho aspettato per anni parole che non sono arrivate.

Ho incollato zampilli di silenzio alla sorgente viva del mio dolore,

prigioniera di un tempo mascherato di generoso impegno.

Tra lettere di lacrime derise sono rimasta sola a perquisirmi l'anima,

per salvarmi la vita quel tanto che basta e aspettarti...

L'attesa mi ha regalato saggezza, pazienza, frammenti di felicità.

 

 

(Anna Magnani)

 

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Che è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

E tu dici una bussola, dovevi almeno portarla con te,
una bussola potevi almeno spiegarmelo come si usa
una bussola, scusa....

Ci sono amori che non si ricordano
e baci che non si dimenticano,
persone che passano e non si salutano e sputano,
e cani bianchi che a volte ritornano.

E tu dici la vita dovevi almeno capire perché,
la vita, il tempo che cambia col vento che arriva
quest'anima stanca che pure respira
quest'angolo piatto che gira, quest'anima
dolce e cattiva, che dice "guardami..."
dice "perché non parli...?" dice "sbrigati
prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli?
Fermati prima che
sia troppo tardi...."


(Francesco De Gregori)

 
immagine
 
...e quando Psiche riaprì gli occhi, si rese conto, ancor prima di guardarsi intorno, che tutto era stato solo un gioco della fantasia...

non c'èra il bel palazzo...

non c'erano damigelle a curare la sua bellezza...

sopratuttutto non c'era Amore....

si rese conto che non era vero niente...

ne le parole...

ne i gesti...

ne le emozioni ricevute...

le parve di essere in preda alla pazzia... lei era stata sincera, era stata come è...credendoci più che in se stessa...poi senti una fitta provenire dalla schiena...

si sfiorò con la mano e senti una lama fredda conficcata tra le scapole che scendeva fino al cuore...

lei aveva perso un'illusione ma rimaneva come è...vera. 


Amore, invece, aveva perso la vita...il vivere...

condannato ad essere un morto vivente...

per sempre.

 

immagine

 

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Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Sant’Agostino

 
 
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