proviamo pure questa

c'è un cielo strano oggi, ed una strana aria, ed un ancor più strano rumore, che ronza sommesso e dispettoso e pare bisbigliar segreti. E in questo cielo, in quest'aria e in questo ronzar sommesso, guardo il fiume che viaggia lento e pare strizzarmi l'occhio, sornione, e pare dir "te l'avevo detto io...".
Si.... lo so... dire in giro che i fiumi parlano non è cosa saggia (specie con sto caldo), c'è da finir ricoverati o, quantomeno, da suscitar sospetto se non, bonariamente, compassione; ma il fatto è che il fiume parla davvero e parla tanto, anche se lo fa quando, se, e con chi, gli pare e piace. E fra coloro cui parla il fiume c'è ovviamente la luna, no...non la luna paciosa, zuccherosa e ritagliata che appartiene agli innamorati ed ai baci perugina...quell'altra, quella che guarda tutto dall'alto in basso (e non potrebbe far diversamente...) accigliata e corrucciata e cerea e impettita. E quando parlano fiume e luna? elementare: parlan di giorno, vicino al tramonto, quando possono confrontarsi senza pericolo di specchiarsi l'una nell'altro. Perchè di notte si sa, il fiume riflette, e di notte si sa, la luna risplende, e conta poco se la sua sia luce riflessa e non luce propria; conta poco che la luna in fondo sia poco più che polvere aggrumata e nascosta sotto il tappeto celeste da un dio, da un fato o da un potere distratto e frettoloso; conta nulla, dicevo, perchè quando la luna si specchia nel fiume, non c'è verso, non c'è modo di riuscire a parlare, perchè l'uno diventa l'altra e l'altra si veste d'acqua e trasfigura i crateri in onde e la luce in guizzi di pescegatto (l'idea di pescegatto è quanto di meno romantico io sia riuscito a concepire). E insomma... il fiume parla alla luna, e gli racconta strani segreti, raccolti lungo la strada, e di genti strane, incontrate fra le canne, e strane terre che s'incuneano nel suo letto; e la luna ascolta ed annuisce attenta, silenziosa, accigliata, cerea ed impettita, come solo la luna sa fare; e stanno ben attenti ai riflessi, perchè basta pochissimo, basta un refolo di vento che increspa la superficie, basta che il tramonto trascolori nel crepuscolo, ed il pericolo di specchiarsi si raggiunge in un attimo, in un batter di ciglia, ed allora è tutto inutile, si ritrovan muti e sordi, e si dimenticano i segreti, le strane genti, le strane terre, si torna ad esser fiume e luna, uniti solo dall'accidentale gioco delle maree sul comune amico mare.

Germano reale - Anara
Moretta - Murètt
Moriglione - Magàss
Fischione - Sciòrss
Codone - Colànz
Folaga - Fòlaga
Alzavola - Pazètt
Marzaiola - Ruchètt
Svasso Maggiore - Fislàra
Tarabuso - Trentacòst
Pettegola - Piviròla
Mestolone - Fàfan
Canapiglia - Albàr
Airone - Sgàrz
Gallinella - Spurzlàna
Gabbiano comune - Crucàl

Evabbè...non è che fosse essenziale pubblicar st'elenco..fa nulla...

V'ho parlato della mia valle???

(oggi va così: voglia di lavorare zero...e allora scrivo)

sisi...avete capito bene la MIA valle. Vabè...non è mica mia di proprietà...ma è mia in pectore, è mia d'elezione, è mia emotivamente.

perchè la mia valle è la più bella valle che ci sia nel variegato mondo delle valli (che, notoriamente, è un mondo a parte, soggettivo e, anche, vallivo); perchè la mia valle ha un argine che pare fatto apposta per andarci sopra e pensarci su, e pensarci a lungo e con profitto, e sta cosa non è che ce l'abbiano tutte le valli del mondo: solo la mia valle a st'agine così profondamente...argine, appunto.

Ah e ci sono i fenicotteri, e le folaghe d'inverno, e i germani tutto l'anno (i germani, mica i tedeschi, che quelli si ferman prima della valle, in spiaggia) e moriglioni e morette e alzavole tanto veloci che sembran neanche vere quando t'arrivan sulla testa, e lo svasso che pare pigliarti in giro con quello sparir sott'acqua che sembra sfidarti ad indovinare dove riapparirà, e fischioni stupidi, e codoni, e gallinelle (le pollastre no, quelle son ferme anch'esse in spiaggia, coi tedesci), e gli orrendi cormorani, e le canapiglie e i cavalieri d'italia (calma...non tutti i cavalieri sono, per nostra fortuna, come il Cavaliere), e ancora mestoloni, pittime, pettegole...

e insomma, c'è un sacco di bestie strane nella mia valle, e di strane piante, e di luci che rimbalzano e suoni che strisciano, e odori marci che sanno di vita, e profumi dolci che parlano di morte, e forme e figure e colori e movimenti e suoni.

Beh...è o non è una bellissima valle????

casomai e putacaso, qualcuno, nel girellar remoto fra i meandri della rete, avesse a chiedersi sgomento, quale arcan significato, avesse mai lo nick del sottoscritto, andiamo oggi ad illustrare con dovizia e buon carattere, del nome l'origine, ed il suo significato, e le varianti, e storpiature, che nel tempo genti, di poca e punta educazion, d'esso nick fece, in ogni luogo.

(incomincia a piacermi un pochetto sta cosa del blog: mi permettere di dar libero sfogo ai miei lati peggiori)

andiamo ad iniziare...

erano quelli anni gai, e giovanili, e fausti...e un giovine tecnico s'affacciava pei primi passi, nell'oscuro e periglioso mondo della rete. nella fattispecie, il baldo giovinotto s'inoltrò nell'arcano e terribile pianeta della chat, in ogni sua giaia o terribile contrada.

(mi son stufato, proseguo senza tante pretese)

ora...nel corso delle mie assidue (sigh...la rimpiango) frequentazioni della chat, ebbi modo di rendermi conto di quale strano, esorbitante peso ed importanza si desse a sta storia del nick...

Voglio dire: s'assisteva ogni giorno a strenue battaglia, a cruenti duelli verbali, volti solo ed esclusivamente a preservare e difendere st'entità, sto capitale, chiamato nick.

e insomma...alla fine il nick finiva per pigliare un peso sempre maggiore o, peggio, predominante, rispetto alla persona che ci stava dietro.

Lo so...la chat è così, è parole, è nomi, è pixel colorati e poco altro....e in questa pochezza (che azz di parola: pochezza...uno si vergogna anche solo a scriverla sta parola) s'ha da difendere con le unghie il poco che c'è, e, fra quel poco, il nick, appunto.

Però sta cosa un pochetto disturbava...voglio dire...alla fine la gente s'aspettava da te, o meglio dal tuo nick, un determinato atteggiamento, un dato carattere, un preciso modo di scrivere, di porsi, di vivere.

In sostanza...si finiva per esser dominati dal proprio nick, si finiva per adeguarsi al proprio nick e, quindi, spersonalizzarsi.

vabè...le cose sono un pochetto più complicate...ma in definitiva la gente tende a sorvolare su ciò che scrivi, si concentra sull'immagine che ha di te, e l'immagine è finiva per essere costituita dal proprio nick...e poco altro.

e insomma... ho iniziato a cambiare nick ogni volta che entravo in chat. Occhio...cambiavo nick, mica personalità, non facevo mica giochetti, non mi divertivo coi quiz o i malintesi, non celiavo con i conoscenti forte d'un travestimento...semplicemente obbligavo i presenti a chiedersi chi ero (oppure a chiedermi, e in quel caso non avevo problemi a svelar pubblicamente la mia identità), ascoltandomi, prestando attenzione alle righe che scorrevano sul monitor.

Bene...s'entrava quindi col primo nome che veniva in mente, con la marca del pennarello sulla scrivania, con l'ultima parola sentita pronunciare o, semplicemente, con una parola della quale si amava il suono, la musicalità, al di là del significato.

(si...le parole son belle, qualche volta,  anche intrisecamente, per il loro suono, per il gioco che l'aria fa nel pronunciarle)

Fra essi, qualche volta, utilizzai "sopralapanca": era simpatico, mi piaceva anche foneticamente, per quell'idea che dà di un rotolare, di un precipitarsi a valle.

Il problema era rappresentato dal fatto che gl'astanti, spesso, attribuivano al nick un valore, per così dire erotico..lo so....non è da tutti arrivare a tanto, sta di fatto che mi trovavo a spiegare ogni volta che non si trattava d'una novella figura del sacro Kama Sutra, ma semplicemente un suono.

da qui...la necessità di modificarlo e, fra le prime modifiche, le infinite traduzioni: Aufderbank, Onbenc, e, naturalmente Surlebanc.

Tenendo presente la mia proverbiale ignoranza per le lingue ( almeno per quelle che non sono immediatamente riconducibili al vernacolo emiliano), mi riducevo alle automatiche traduzioni on line...con i prevedibili strafalcioni, con le pesanti stroncature che m'arrivavano dagli acculturati, poliglotti chatters.

Fra le varie versioni...solo Surlebanc (più tardi Surle e infine il minimalista Sur) conservava quel minimo di carattere dell'originale sopralapanca: volete mettere Surlebanc con Aufderbank??? non sentite quant'è duro ed ostico quell'auf?

e insomma...continuai a cambiar nick più spesso che mutande...ma a sto surlebanc son rimasto affezionato...

ah...se qualcuno si stesse chiedendo il perchè io occupi tempo, banda e risorse per parlar mezz'ora d'una scemenza simile...la risposta è: ma io SONO scemo...come dovrei mai impiegare il mio tempo????

au revoir

Magnifico!

nonostante la cronica imbranataggine che permea ogni fibra del mio essere, son riuscito, con fatica e sangue, a ridurre anche le immagini (grazie, meliaduse).

ok, ok...ci ho messo quattro terribili giorni, ore sottratte al lavoro, lo so...ma il risultato valeva la candela: et voilà! le mie magnifiche, splendide, emozionanti (lo so, son modesto qualche volta) immagini.

che bello!