07/02/2008 21:59:45
Ecco un articolo su OKSalute RCS non del solito sociologo etc etc .Bensì finalmente di uno psicologo.... Saluti! Elvis----------------------------------------------------- ---------- ------ --- -- -
Il vandalo che imbratta la città spesso è in conflitto con i genitori.
«Ho letto su Novella 2000 che Pierre Casiraghi, figlio di Carolina di Monaco, è stato sorpreso a disegnare graffiti a Milano. Come un teppistello. Com‚è possibile che in una famiglia aristocratica si cada tanto in basso?» Evelina D. (Poggio a Caiano)
Roberto Pani Psicologo Nato ad Ancona nel 1946, si è laureato a Bologna in filosofia e in medicina, poi si è specializzato in psicologia clinica a Milano. Oggi insegna psicopatologia dello sviluppo e del comportamento adulto all'Università di Bologna. Si occupa delle dipendenze non da droghe: shopping compulsivo, gioco d'azzardo, internet addiction, cleptomania. Sta per uscire dall'editore Cortina il suo saggio <Graffitismo sporco>. Sposato, ama l'equitazione, la scherma e i viaggi on the road negli Usa.
L'hanno beccato di notte, a Milano, armato di bomboletta spray: foto pubblicate e inevitabile scandalo.Pierre Casiraghi, terzogenito di Carolina di Monaco, da allora è il Principe dei graffitari. «Imbrattava un palazzo storico », secondo alcuni. «No, ha fatto un autoritratto creativo », per Vittorio Sgarbi. Sta di fatto che i writers, dotati o no, sono moltissimi. Al punto che città come Roma, Milano e Bologna sono scese sul piede di guerra: stufe di spendere miliardi per ripulire muri e monumenti, hanno annunciato pene severe per i graffitari, cercando di arginarne l'esuberanza in aree apposite. Un istinto primordiale Ma da dove nasce la voglia di spruzzare disegni o sgorbi per le strade? I bambini esprimono le loro prime emozioni coi colori. È un istinto creativo che risale all'età della pietra: si pensi ai graffiti rupestri. E può sfociare in vera arte, come a Belfast negli anni 70, dove quartieri squallidi sono diventati belli grazie ai murales di protesta politica. Di solito, però, i graffitari non sono Picasso.Vogliono solo lasciare un'impronta del loro passaggio. Una sigla- firma, uno scarabocchio o altro. L'identikit del writer? Ventenne, studente, agisce di notte per non farsi sorprendere ed è maschio in sette casi su dieci. Perché i ragazzi sono più facilmente aggressivi e impulsivi delle coetanee e hanno bisogno di sfidare l'autorità, di marcare il territorio con un «qui sono passato io». Si imita un leader Quasi sempre si muovono in gruppo. Il leader è il tipico provocatore, invidioso e rivendicativo perché ha alle spalle vicende familiari difficili, va male a scuola ed esprime la sua rabbia buttando fuori i fantasmi della vita interiore sui muri. Gli altri sono imitatori, spesso studenti modello, con famiglie normali, ma affascinati dal capo che ai loro occhi ha il coraggio di fare qualcosa di proibito. Quando la graffitomania è patologica? Se non è sporadica, ma un'abitudine che si trasforma in vandalismo. Il ragazzo è talmente ossessionato dal bisogno di imbrattare che non ha pace finché non lo fa, in uno stato di grande eccitazione, lo stesso che caratterizza tutte le dipendenze compulsive, come la bulimia. Non gli interessa che la sua opera sia bella: anzi, deve sfregiare la casa di tutti, ossia la città, anche perché lui non sente davvero sua quella dei genitori. I rimedi? La psicoterapia. Destinare zone apposite ai graffitari è ingenuo: proprio perché vogliono trasgredire, usciranno dal recinto. Roberto.Pani@ok.rcs.it ----------------------------------------------------------------- |
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il 08/06/2009 alle 02:24
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