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« BANCHIERI GANGSTERMessaggio #598 »

SAPERE E' IMPORTANTE IN POCO TEMPO E' MEGLIO

Post n°597 pubblicato il 09 Maggio 2008 da pianosindaci

Questo è stato realizzato da Salvatore Tamburro allo scopo di esporre la sua tesi di laurea in Economia e Commercio, dal titolo: "La Banca d'Italia, il Signoraggio e il Nuovo Ordine Mondiale". "Essenzialmente, l'attuale creazione di denaro ex nihilo operata dal sistema bancario e' identica alla creazione di moneta da parte di falsari. In concreto, i risultati sono gli stessi. La sola differenza e' che sono diversi coloro che ne traggono profitto" (M. Allais, premio Nobel per l'Economia 1988) 29/07/07
TESI - Introduzione


“ E' un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina. “

(Henry Ford)


Introduzione


A partire dalla fine della Seconda Guerra mondiale, l’evoluzione del sistema commerciale mondiale è caratterizzata da un costante utilizzo della retorica “sviluppista”.

Il commercio, da semplice strumento, è diventato un fine in sé, un’affascinante prescrizione politica, una panacea per risolvere con un colpo di bacchetta magica tutti i problemi.

Nonostante i vantaggi ottenuti nella nostra società, le ricette offerte dal sistema bancario, politico, da istituzioni nazionali e sovranazionali, dalla liberalizzazione commerciale hanno assunto una dimensione assoluta, che spesso trascende dalle specifiche condizioni economiche e sociali dei Paesi che sono chiamati ad applicarle.

Il presente lavoro è nato dall'esigenza di conoscere gli aspetti
economici della Banca d'Italia, del sistema bancario in generale e delle principali istituzioni del libero commercio.

L'argomento ha iniziato ad affascinarmi quando ho avuto il piacere di leggere un articolo in rete che elencava i cosiddetti partecipanti all’azionariato della Banca d’Italia e ne rimasi estremamente colpito, tanto da voler ampliare le mie conoscenze in merito. Nell’elenco risultavano, e risultano tuttora, le maggior banche italiane, generando così una sorta di conflitto di interesse, visto che da “controllante” la Banca d’Italia verrebbe delegata al ruolo di “controllata”, in pratica un’inversione di ruolo.

In seguito, documentandomi meglio, ho scoperto che tale conflitto riguardava anche altre banche centrali dei paesi esteri, tra cui anche la Banca Centrale Americana, ossia la Federal Reserve.

Appassionatomi all’argomento delle banche centrali, in seguito alle mie ricerche sono approdato inevitabilmente a un problema ben più grave di un semplice conflitto di interessi tra controllante-controllati, bensì a quello che alcuni definiscono un paradosso del sistema bancario, ossia il signoraggio.

Nel corso del mio lavoro, precisamente al secondo capitolo, ho cercato di illustrare le origini del signoraggio, i beneficiari e gli svantaggiati dell’attuale sistema economico.

Analizzando il signoraggio, mi sono soffermato sulla perdita della sovranità monetaria, sul concetto di valore indotto della moneta come espresso dal professore Auriti, sul metodo della riserva frazionaria usato dalla banche.

Concludo il capitolo esaminando il Trattato di Maastricht e in particolar modo determinati articoli in esso presenti, spunti di contabilità della Banca d’Italia e della Banca Centrale Europea, la nascita del debito pubblico e l’alternativa delle monete complementari ed alternative.

Proprio cercando di capire chi fossero gli eventuali beneficiari che traevano il massimo profitto da tutto ciò, non ho potuto fare a meno di toccare determinate tesi che alludessero all’esistenza di una èlite globale, composta da esponenti dell’alta finanza, politici, petrolieri, imprenditori e tutti coloro che hanno o possono avere il potere di manipolare a sua volta il resto dell’umanità per ottenere essenzialmente dei vantaggi a favore della loro piccola cerchia di “eletti”, tutti nomi del resto molto spesso ben celati alle persone comuni all’interno dei consigli di amministrazione delle multinazionali o nei direttivi di istituzioni sovranazionali.

In seguito a determinate letture ho portato alla luce della mia conoscenza delle dissertazioni che inizialmente sembravano soltanto utopistiche, irrealizzabili (come ad esempio il PNAC, ovvero Project for the New American Century, che espongo in un paragrafo a sé), ma addentrandomi nell’argomento ho conosciuto i progetti che illustrano una sorta di futuro manipolato, come quello descritto in “1984” di Orwell. Lo scopo finale, secondo la presunta èlite, sarebbe quello di realizzare un’economia globale, sotto una specie di dittatura globale, con un unico esercito e un’unica moneta.

L’ultima parte della trattazione illustra obiettivi e struttura delle due istituzioni più importanti dell’economia globale, ossia il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio, e successive critiche poiché spesso le loro ricette hanno, il più delle volte, creato svantaggi e crisi economiche soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il lavoro termina con un breve giudizio sulla teoria economica del liberismo con dati prelevati dall’US Census Bureau e in base alle considerazioni del matematico Ralph Gomory e dell’economista William Baumol.


postato da Sal @ 20.29

TESI - La Banca d'Italia (CAP.1)

LA BANCA D’ITALIA

1. LE ORIGINI DELLA BANCA D’ITALIA
L’articolo 1 dello Statuto della Banca d’Italia recita che:

“La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico.

Nell’esercizio delle proprie funzioni, la Banca d’Italia e i componenti dei suoi organi operano con autonomia e indipendenza nel rispetto del principio di trasparenza, e non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati.

Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC. Persegue gli obiettivi assegnati al SEBC ai sensi dell’art. 105.1del trattato che istituisce la Comunità europea (trattato).

La Banca d’Italia emette banconote in applicazione di quanto disposto dall’art. 4, comma 1, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43. assolve inoltre gli altri compiti ad essa attribuiti dalla legge ed esercita le attività bancarie strumentali alle proprie funzioni.”

Prima di giungere alla odierna definizione della Banca d’Italia espressa nel suo Statuto, esiste un percorso storico che andrebbe ricordato per capire le origini dell’istituto.

La Banca d’Italia nacque con la legge 10 agosto 1893, n. 449, in cui venne sancita la fusione della Banca Nazionale del Regno d’Italia con le due banche di emissione toscane: la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito per le industrie e il commercio d’Italia, al fine di costituire un istituto di emissione nuovo, in forma di società anonima (l’odierna società per azioni).[1]

Bisogna prima fare , però, un passo indietro nella storia e risalire al 1849, quando si costituiva in Piemonte la Banca Nazionale degli Stati Sardi, di proprietà privata. Il maggiore interessato, Cavour - che aveva interessi propri in quella banca[2] - impose al parlamento savoiardo di affidare a tale istituzione compiti di tesoreria dello Stato.

Si ebbe così una banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato.

A quei tempi l'emissione di carta moneta veniva fatta solo dal Piemonte. Il Banco delle Due Sicilie emetteva invece monete d'oro e d'argento.

La carta moneta del Piemonte aveva anch'essa una riserva d'oro - circa 20 milioni di lire - ma il rapporto era: tre lire di carta per una lira d'oro, dunque una sorta di "convertibilità in oro" .

Inoltre, per le continue guerre che i savoiardi facevano, anche quel simulacro di convertibilità crollò, tanto che la carta moneta piemontese - per l'emissione incontrollata che se ne fece - era diventata carta straccia già prima del 1861.

Una volta conquistata tutta la penisola, i piemontesi presero il controllo sulle banche degli Stati appena conquistati e dopo qualche tempo fu la banca Nazionale degli Stati Sardi a divenire la banca d'Italia.

In pratica, la Banca Nazionale nel Regno D’Italia deve considerarsi il successore diretto di quella sarda, essendosi semplicemente mutata la denominazione sociale di questa durante il periodo che seguì immediatamente l’unificazione politica e nel quale essa aveva intrapreso a estendere rapidamente la rete delle proprie filiali dall’ambito delle antiche province a tutta la penisola.[3]

La fusione con le due banche toscane e la liquidazione di quella romana[4] non portarono, tuttavia, a compimento il processo di unificazione delle emissioni. Occorsero altri trentatré anni, fino al 1926, perché ai due banchi meridionali venisse tolto il diritto di emissione di cui avevano continuato a godere dopo il 1893, sebbene dopo questo anno i rapporti di collaborazione con l’istituto maggiore fossero divenuti molto più stretti e fattivi che in passato.

In pratica con l'occupazione piemontese era stato immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie - diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia - di raccogliere dal mercato le proprie monete d'oro per trasformarle in carta moneta secondo le leggi piemontesi, poiché in tal modo i Banchi avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e sarebbero potuti diventare padroni di tutto il mercato finanziario italiano.

Quell'oro pian piano passò nelle casse piemontesi, nonostante la nuova banca d'Italia non risultasse averne nella sua riserva, nonostante appunto tutto quell'oro rastrellato al Sud. Si cercò di far confluire tutto quell'oro attraverso una via "sociale", naturalmente, quella del finanziamento per la costituzione di imprese al nord, operato da banche, costituitesi per l'occasione come socie della banca d'Italia: Credito mobiliare di Torino, Banco sconto e sete di Torino, Cassa generale di Genova e Cassa di sconto di Torino.

Le ruberie operate, e l'emissione non controllata della carta moneta ebbero come conseguenza che ne fu decretato già dal 1° maggio 1866, il corso forzoso: la lira di carta non poteva più essere cambiata in oro.[5]



La posizione della banca d'Italia subì profonde modificazioni ad opera di una serie di decreti-legge emanati negli anni 1926 e 1927, tra cui assume rilevante importanza quello n. 812 del 6/02/1926, che, unificando in capo alla banca d'Italia il servizio di emissione dei biglietti di banca, stabilì la cessazione dell'analoga facoltà per il banco di Napoli ed il banco di Sicilia.[6]

Cosicché la banca d'Italia assunse il monopolio dell'emissione dei biglietti di banca, rafforzando, anche con tale attribuzione, il ruolo di banca Centrale, cui era certamente predestinata fin dalla nascita.

L’ultimo stadio dell’evoluzione funzionale della Banca d’Italia si compì nel 1936, attraverso il R. D. L. 12/03/1936, n. 375 (convertito con modificazioni nella Legge 7 Marzo 1938, n. 441), e con il successivo statuto, approvato con R. D. 11/06/1936, n. 1067. Queste disposizioni legislative confermarono l'autonomia della Banca d'Italia, alla quale, per la prima volta, fu esplicitamente riconosciuta la qualifica di "Istituto di Diritto Pubblico", nonostante che fosse sostanzialmente mantenuta la sua organizzazione interna originaria, che, come si è accennato, era quella di una società anonima (oggi "società per azioni").

Da allora l’autonomia della Banca d’Italia è cresciuta sempre più nel tempo, fino ad arrivare alla legge 82/1992, che attribuisce al Governatore della Banca d’Italia il potere di disporre variazioni del tasso ufficiale di sconto senza concordarle più con il Ministro del Tesoro. Lo status giuridico di ente pubblico esclude la possibilità di fallimento della Banca d'Italia e, tramite il suo intervento nei casi di crisi, la possibilità di fallimento delle banche private, garantendo la stabilità dell'intero sistema bancario italiano.



2. LE PRINCIPALI FUNZIONI DELLA BANCA D’ITALIA

Tra le principali funzioni assolte dalla Banca d’Italia ricordiamo:

1)Emissione di banconote e politica monetaria

La Banca d’Italia, nell’ambito dell’Eurosistema, produce il quantitativo di banconote assegnatole, partecipa all’attività di studio e di sperimentazione di nuove caratteristiche di sicurezza dei biglietti, concorre alla definizione di indirizzi comuni per quanto riguarda la qualità della circolazione e l’azione di contrasto della contraffazione.

La Banca d’Italia coopera con le altre componenti dell’Eurosistema nell’azione di contrasto della contraffazione delle banconote. In via autonoma, con l’Ufficio Centrale antifrode dei mezzi di pagamento e con le Forze dell’ordine ha contribuito all’attività formativa, in materia di riconoscimento delle banconote contraffatte, delle Forze di Polizia nazionali e di altri paesi, degli operatori della pubblica Amministrazione e di gestori professionali del contante.



2)Vigilanza creditizia e finanziaria

Ai sensi dell’art. 5 del Testo unico bancario e dell’art. 5 del Testo unico sulla finanza, i poteri di vigilanza nei confronti delle banche, dei gruppi bancari e degli intermediari finanziari (società finanziarie, di gestione del risparmio e di intermediazione mobiliare) sono esercitati dalla Banca d’Italia avendo riguardo alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario, all’osservanza della normativa in materia creditizia e finanziaria. La legge prevede inoltre che l’attività di vigilanza si svolga in armonia con le disposizioni comunitarie.

La Banca d’Italia dispone di autonoma capacità normativa, esercita i controlli sugli intermediari, dispone di poteri di intervento e sanzionatori; propone al Ministro dell’Economia e delle Finanze l’adozione dei provvedimenti di amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta amministrativa degli intermediari. All’Istituto sono inoltre affidati compiti normativi e di controllo in materia di trasparenza delle operazioni bancarie.

Sui comparti della gestione del risparmio e dell’intermediazione mobiliare il Testo unico della finanza ripartisce i poteri di controllo fra la Banca d’Italia e la Consob[7]: alla Banca d’Italia compete vigilare sul contenimento del rischio e sulla stabilità patrimoniale degli intermediari che operano in questo settore, mentre alla Commissione spetta tutelare la trasparenza e la correttezza dei loro comportamenti.

Funzionale al perseguimento delle finalità che l’ordinamento assegna all’attività di vigilanza è un elevato grado di concorrenza dei mercati, nella cui promozione la Banca d’Italia è da tempo impegnata, nella consapevolezza che la competizione incentiva gli intermediari ad assumere comportamenti improntati all’efficienza nell’allocazione delle risorse finanziarie e nell’uso dei fattori produttivi.

I poteri di controllo sono esercitati nel rispetto della natura imprenditoriale dei soggetti vigilati, i quali determinano in autonomia strategie, modelli organizzativi e politiche di investimento nell’ambito di un sistema di regole generali di natura prudenziale.

L’azione di controllo nei confronti delle banche e degli altri intermediari viene svolta attraverso analisi e interventi finalizzati a individuare tempestivamente segnali di potenziale anomalia nei loro assetti tecnico-organizzativi e a sollecitarne la rimozione mediante appropriate misure correttive.

L’azione si articola in controlli di tipo documentale – basati sulla raccolta, l’elaborazione e l’analisi sistematica di un complesso di informazioni di natura statistico-contabile e amministrativa – e controlli ispettivi presso gli intermediari, diretti a verificare qualità e correttezza dei dati trasmessi e ad approfondire la conoscenza di aspetti organizzativi e gestionali.

Momento centrale del processo di controllo è l’esame annuale della complessiva situazione del soggetto vigilato, al quale concorrono le verifiche e gli approfondimenti compiuti nel periodo di riferimento nell’ambito dell’analisi documentale nonché le informazioni eventualmente acquisite in sede ispettiva.

La valutazione delle situazioni aziendali costituisce il punto di riferimento per la pianificazione dell’azione di vigilanza e la definizione delle priorità di intervento. L’attività di intervento è programmata tenendo conto del giudizio espresso, della natura e della rilevanza degli elementi di debolezza riscontrati, del grado di consapevolezza e affidabilità degli organi sociali. Essa può essere mirata a finalità conoscitive, allo scopo di approfondire assetti e moduli operativi di specifici comparti o profili di natura qualitativa; può assumere carattere preventivo, qualora si rilevino segnali di anomalia suscettibili di incidere sulla situazione del soggetto vigilato. In presenza di andamenti non soddisfacenti della gestione, la Banca d’Italia richiama i responsabili aziendali in ordine ai fattori di problematicità riscontrati, indicando le aree che richiedono misure correttive.

L’attuazione di queste misure è rimessa alla responsabilità degli organi aziendali; la Vigilanza ne verifica la coerenza con gli obiettivi indicati e ne segue la realizzazione.

La crescente integrazione internazionale dell’attività finanziaria ha indotto le autorità di vigilanza dei diversi paesi a formulare regole di condotta (best practices) e discipline prudenziali comuni, in modo da assicurare parità di trattamento per gli intermediari operanti su scala internazionale e prevenire fenomeni di arbitraggio regolamentare. La cooperazione fra autorità mira inoltre a rafforzare i controlli sulle banche con articolazione internazionale e, al tempo stesso, ad agevolare lo svolgimento dell’attività di intermediazione in una pluralità di paesi.

La Banca d’Italia partecipa attivamente ai comitati internazionali che realizzano la cooperazione nel campo della vigilanza finanziaria e alle sedi tecniche che contribuiscono alla predisposizione della normativa comunitaria e alla convergenza delle prassi di vigilanza. Crescente è il ricorso alla stipula di protocolli di intesa bilaterali o multilaterali con le autorità degli altri paesi responsabili della vigilanza dei gruppi bancari con insediamenti all’estero.

3)Analisi economica

La Banca d’Italia presta consulenza al Parlamento, al Governo e ad altri organi costituzionali in materia di politica economica e finanziaria; effettua ricerche, statistiche, analisi giuridico-economiche e le diffonde attraverso le sue pubblicazioni.

4)La Tesoreria statale e i servizi di cassa per conto degli enti pubblici

Dal 1894 la Banca d’Italia svolge le funzioni di Tesoreria provinciale dello Stato: esegue le disposizioni di pagamento emesse dalle Amministrazioni dello Stato; riscuote le somme dovute a qualsiasi titolo allo Stato, sia direttamente sia indirettamente attraverso le banche, le Poste e i concessionari della riscossione; riceve e custodisce depositi in buoni postali e contante. Nell’attività di tesoreria rientrano anche i regolamenti e la rendicontazione per i pagamenti dei Buoni ordinari del Tesoro e del debito pubblico. Presso la tesoreria statale sono inoltre aperti conti per la gestione delle disponibilità liquide degli enti pubblici assoggettati al sistema di tesoreria unica, introdotto con la legge n. 720 del 1984.

La Banca d’Italia svolge dal 1999 anche il servizio di tesoreria centrale dello Stato, prima gestito direttamente dal Ministero dell’Economia e delle finanze. L’innovazione ha consentito di unificare l’operatività nei confronti degli utenti e la gestione dei flussi finanziari pubblici; la conseguente semplificazione normativa e procedurale è stata la base di avvio della tesoreria telematica e ha dato la possibilità di predisporre un’unica rendicontazione nei confronti dello Stato e delle altre Amministrazioni.

La gestione della tesoreria statale è disciplinata dalle leggi che periodicamente ne hanno prorogato l’affidamento e dalle convenzioni, stipulate con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ne definiscono contenuti e modalità organizzative e contabili. Con l’ultimo rinnovo, stabilito dalla legge n. 104/1991, la durata della convenzione è stata innalzata da dieci a venti anni ed è stato introdotto il tacito rinnovo. Poiché le parti non hanno esercitato il diritto alla disdetta entro il 31 dicembre 2005, l’affidamento del servizio è stato rinnovato per altri venti anni.

La Banca d’Italia, ai sensi dell’art. 604 e seguenti del Regolamento di contabilità generale dello Stato, fornisce al Ministero dell’Economia e delle finanze rendiconti giornalieri e mensili sull’attività della tesoreria statale, essenziali per l’elaborazione dei documenti fondamentali della finanza pubblica. L’Istituto rende inoltre il conto giudiziale della propria gestione alla Corte dei Conti. In base alla convenzione di tesoreria, la Banca invia ogni giorno al Ministero dell’Economia una situazione riassuntiva di cassa che contiene i movimenti del conto disponibilità del Tesoro del giorno precedente, aggregati per categorie significative per l’analisi del fabbisogno del settore statale.

La Banca svolge l’attività di tesoreria con una struttura dell’Amministrazione Centrale (il Servizio Rapporti col Tesoro) e con dipendenze periferiche che hanno sede presso le Filiali; a Roma operano anche una Succursale, la tesoreria centrale e una Filiale che svolge compiti di gestione delle procedure informatiche di incasso e pagamento.

In collaborazione con la Ragioneria generale dello Stato, la Banca d’Italia ha da tempo avviato un’azione di rinnovamento della tesoreria diretta a: estendere le procedure telematiche e la dematerializzazione dei documenti previsti dalla contabilità pubblica, per realizzare gli obiettivi del Sistema informatizzato dei pagamenti della pubblica Amministrazione (SIPA); integrare le procedure della tesoreria statale in quelle del sistema dei pagamenti interbancari; attuare il Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (Siope), migliorando le informazioni contenute nei flussi della tesoreria utili anche per la stima del fabbisogno del settore statale.

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