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Aquileia, 16 ottobre 2011, un ottobre iniziato bollente e che ora sta già rabbrividendo.

Si avvicina la notte tra il 31 ottobre ed Ognissanti, la notte di Halloween. E’ la festa che si sovrappone perfettamente alle tradizioni locali, che si stavano ormai  affievolendo: ora riprendono forza e colore proprio grazie ai “cugini” americani, che in questa occasione usano festeggiare un Carnevale gotico, macabro, esorcizzatore di ogni paura. Dolcetto o scherzetto. Nella notte prima di Ognissanti i Morti escono in processione, ma non solo: a loro si uniscono ogni sorta di creature spaventose. Sorgono dalla terra, dalle tenebre, dal nostro inconscio e da ciò che per millenni lo ha personificato: emergono dall’abisso.

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La Basilica di Aquileia, col più grande pavimento mosaicato della cristianità d’Occidente, nella fascia pre-absidale rappresenta proprio il calderone delle paure umane, l’ignoto e, al contempo, l’Umanità stessa: il mare sconfinato, pieno di pesci. Gli angeli e  pescatori di uomini selezionano coloro che vengono invitati al “pranzo nuziale” del Signore. Molti sono i chiamati, ma non tutti i pesci saranno buoni.

Ecco, in questa ambientazione acquatica, abisso del tempo e della storia, l’episodio di Giona, gettato dagli impauriti navigatori in pasto ad un serpente marino, quasi immolato e poi risputato, dopo tre giorni, in salvo, per Volontà Divina. L’episodio prefigura la morte e risurrezione di Gesù, Agnello di Dio, emerso dagli inferi dopo tre giorni.

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Guardiamolo attentamente, questo mostro: non è un drago, non è un collage di animali noti, non è più assurdo che credibile.

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La cripto-zoologia studia animali dei quali si segnalino avvistamenti, anche entrati nella leggenda, ma non effettivamente ancora confermati dalla scienza ufficiale, sempre, doverosamente, molto prudente.

L’animale raffigurato non somiglia abbastanza a Nessie, il Mostro del Lago di Loch-Ness, presumibilmente un elasmosauro od un plesiosauro (dinosauri ritenuti estinti), o,  per convergenza evolutiva, qualcosa di simile, ma totalmente diverso, come un’ipotizzata foca-giraffa.

Appare, invece, praticamente identico al Cadborosauro, così denominato dalla baia di Cadboro in Victoria, British Columbia, sulla costa nord americana del Pacifico. Per amici e simpatizzanti: Caddy. Un serpente marino, dalla testa “equina”, con ampia pinna alla fine della coda e due arti  laterali, parimenti muniti di pinne.

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Carcasse di Caddy sarebbero state pescate e fotografate nell’ottobre del 1937 a Naden Harbour e poi nel 1947 a Vancouver Island, mentre testimoni viventi racconterebbero avvistamenti recenti.

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Non è superfluo ricordare che fino agli anni ’70, nei libri divulgativi di paleontologia italiani, i celacanti, famiglia di pesce preistorici dalle pinne “cicciotte”, dai quali si potrebbero essere evoluti gli anfibi muniti di arti terrestri, erano ritenuti estinti da almeno 65 milioni di anni. Tuttavia, già nel 1938 era stato pescato un esemplare di Latimeria chalumnae nel canale di Mozambico. Una seconda specie di celacanto, Latimeria menadoensis, fu rinvenuta nei pressi di Sulawesi in Indonesia nel 1999, depennandoli dalla lista dei “morti viventi” e riammettendoli di diritto tra gli animali odierni.

Godiamoci, dunque, i misteri della festa di Halloween e la luce del Giorno di Ognissanti.

Come cantavano nel film “Nightmare before Christmas” – “This is Halloween … life is not fun without a good scare …”: la vita non è divertente senza un po’ di paura.

E chi lo sa, magari alcune delle creature delle leggende, passata la notte, resteranno tra noi. 

Tiziano De Simone