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Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 25 Giugno 2008 da massimoguevara

Quale futuro per l'Università?Il convegno del Consiglio nazionale per l'Università del 18/19 giugno

(23 giugno 2008)

Tra compiesse e compisse la neo-ministra alla Pubblica Istruzione e alla Università scivola incauta sul congiuntivo per rettificare prontamente quasi si trattasse di un lapsus. In fondo aveva anticipato alla stampa che alle tre I morattiane ne avrebbe aggiunta una quarta: l'italiano per l'appunto. Non che in passato altri non abbiano dato prova di mancamenti improvvisi o di almeno un uso creativo e personale del registro scritto. E' il caso di "Romolo e Remolo" e scendendo più giù, non troppo tempo, fa circolava sui siti dei sindacati confederali una missiva a firma dello stesso Mussi dove in poche righe risaltavano ripetizioni ridondanti. Lì si poteva ipotizzare il malessere di qualche collaboratore e la distrazione di un ministro preoccupato d'altro, ma oggi era la viva voce della Gelmini a commettere il fallo. E' risaputo che le coniugazioni verbali sono roba da scuola elementare perché nel tempio dell'eccellenza della ricerca (CNR) a forza di Briefing, Governance, Performance e quant'altro il gergo aziendale riesca a diffondere, le nozioni di base sono belle che superate.



Ospiti d'eccellenza per un dibattito sull'eccellenza del nostro sistema universitario sono annunciati nei due giorni 18 e 19 giugno 2008 in occasione del Convegno del CUN (Consiglio Nazionale per l'Università), in una sede che è una garanzia d'eccellenza: il CNR a piazzale Aldo Moro, 7 Roma.

Posti in sala solo agli accreditati, presenti anche i ministri delle passate legislature, Moratti esclusa perché in viaggio d'affari nello Yemen, come precisa il presidente del CNR, L.Maiani, al quale la funzione di introdurre il Convegno. Da "cattivo maestro"insieme agli altri 69 firmatari ai tempi della vicenda del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza, Maiani dà prova della sua bontà e bravura con grande fluidità oratoriale sottolinea il nesso storico tra l'Università e l'ambito della ricerca che va mantenuto per garantire la tradizione della nostra cultura. Qualche errore di calcolo gli fanno riferire cifre sul numero dei presenti da capogiro arrivando a vantare il tutto esaurito e addirittura il più che esaurito con 1000 partecipanti nella saletta attigua collegata alla sala convegni con un maxi-schermo, una quantità impensabile per quello spazio ( si e no una 20 di persone era il massimo che gli occhi di chi scrive poteva contare). E' vero che l'ottimismo è il leitmotiv ricorrente del suo discorso ma sui numeri diventa pura allucinazione: questo uno scivolone sul semplice far di conto o peggio confusione tra l'addizione e la moltiplicazione elementari operazioni da scuola dell'obbligo. Esce dalla matematica per immergersi in quello che è il suo campo di applicazione più proficuo: l'economia E così Maiani chiede agevolazioni finanziarie per le piccole imprese che vogliano investire in ricerca e potenziale umano nella grande competizione globale perché questa è la vera sfida per il futuro. Insomma se non ci sono fondi pubblici perché impegnati in altri progetti (vedi grandi opere, missioni militari all'estero, consulenze d'oro ecc) almeno che si faciliti l'investimento dei privati, poi cosa questi vogliano in cambio se si si tratti solo di detrazioni fiscali o magari qualche posto d'onore nei consigli di amministrazione è un particolare che tralascia, forse neanche lo ipotizza. Ci pensa per lui il presidente del Consiglio Nazionale dell'Università (CUN) Dr. Lenzi, vero autore del convegno che parte con velocità massima alla lettura del suo intervento. Nessuno spazio per la punteggiatura è concesso al fluire delle parole che si rincorrono senza fiato in un vortice di tecnicismi ormai assimilati dagli esperti del settore. Se la prende con la stampa che ha la colpa di evidenziare le pecche del sistema tralasciando i suoi pregi: chissà forse voleva riferirsi alle aggressioni della Sapienza ad opera di gruppi di estrema destra? Prima di iniziare la grande corsa premette di essere più uso nel parlare a braccio ma per l'occasione ha scelto un intervento scritto, e io aggiungo, e letto a braccio. Il nodo centrale del suo intervento è il reclutamento del personale docente e qui entra in ballo la valutazione di un'agenzia che sia super-partes lontana dalla politica e dagli interessi corporativi. Chissà da quale olimpo dovrebbero arrivare i valutatori dell'eccellenza della qualità! Poi però la natura umana della materia riemerge nel gran rush finale con l'ammissione che si tratta di un'arma (l'Università) intelligente e finalizzata. Termina lanciando lì una sfida alla politica a dare prova di saperla utilizzare. Raccoglie il guanto la giovane neo-ministra che, scivolone a parte, sa il fatto suo e annuncia di continuare sul tracciato dell'altra pidiellina, sindaco oggi imprenditrice a caccia di mercati mediorientali. Il suo intento è chiaro e limpido e lo sintetizza in trasparenza e autonomia piuttosto che nel centralismo statale. Più flessibilità per i docenti e più facilità per i singoli istituti a dare incarichi ad esterni, regole poche purché si vedano i risultati: non contano le procedure, e si potrebbe anche aggiungere le regolarità di queste, dichiara, ma i dati acquisiti. In cambio vuole trasparenza e correttezza: insomma i soldi dello stato sono pochi e non bastano per lo scopo, ma l'azienda università deve trovarli in giro. I sistemi ci sono e sono noti: convenzioni, collaborazioni, poli territoriali, largo alle imprese negli organi decisionali e il successo è assicurato. Certo con la discrezione della Governance (leggi inciucio) e con l'abilità che contraddistingue le politiche di tutti gli schieramenti in materia di sviluppo: la meritocrazia avanzata. La merce cultura non è diversa dalle altre, deve essere piazzata su un mercato globale, dove la coniugazione dei verbi e i tranelli della nostra grammatica non trovano posto trattandosi di fondi di magazzino. L'offerta e la domanda si articolano su nozioni virtuali che hanno il potere di far crollare mercati ed intere economie con fughe di cervelli pronti a darsi al miglior offerente come effetti collaterali. Tutto nell'etica mercantile della concorrenza e del profitto in salsa correct. per " un governo partecipato dello sviluppo dell'Università e del Sistema Paese" come recita il titolo del Convegno.



Il giorno dopo dell'eccellenza



Inizia con un ricordo del tempo che fu l'ex presidente del CUN, quando si poteva frequentare contemporaneamente più corsi di specializzazione: chi non ricorda i ricettari del nostro medico di famiglia che elencavano tutti gli ambiti specialistici acquisiti. Un elenco che dava autorevolezza a una semplice ricetta per il raffreddore potremmo aggiungere. Il lungo processo di riforma legislativa in tema di specializzazione poi ha spezzato questo costume soprattutto in considerazione del fatto che all'estero tali specializzazioni non venivano riconosciute. Fine delle belle lezioni accademiche per entrare dentro nel vivo della materia attraverso corsi mirati o adattati al ramo della specializzazione. Fare fisica non ha senso se non nella sua applicazione medica: ecco signori questo è il 3° livello. Il prof.Vittorio sempre su questo tema capovolge il 3+ 2 in 2+3, tralasciando la parte di base evidenzia il segmento più qualificato che lui sintetizza con una frase matching ambitious with responsability and resources. E' il dottorato il vero fiore all'occhiello del sistema universitario che, nonostante le picconate delle legislature varie, resiste ed è solido. Ma i punti sono altri e insopportabili: tra il 2002 e il 2004 si registra che il 50% dei ricercatori sono in età compresa tra i 30 e 34 anni e che l'80% mira ad essere assimilato nell'ambito universitario e così avviene. Come può diventare l'Università una cerniera tra il mondo della formazione e quello del lavoro? Incrementare i dottorati attraverso un transito continuo dalla laurea magistrale. In fine conclude che le responsabilità sono state prese ora si attendono le risorse. Matteucci si addentra sulla conciliabilità tra l'autonomia formativa e gli sbocchi professionali. Attualmente il sistema gode di un'autonomia molto forte eppure all'Università il compito di raggiungere 2 finalità diverse: la formazione e l'interpretazione degli sbocchi professionali. Percorsi altamente specializzanti senza che scompaiano quelli svincolati dalle esigenze del mondo del lavoro. Al laureato si chiede non soltanto la competenza tecnica ma anche quella culturale e allora autonomia a go go. Arriva il sottosegretario Pizza, giusto all'ora di pranzo, si proprio quel Pizza che stava facendo slittare la data delle elezioni per la questione della scudo-crociato rivendicandone la proprietà. Poi però giunto a miti consigli ha ritirato le minacce in cambio di un qualcosa. Eccolo infatti oggi nella veste di sottosegretario all'università. Da politico di vecchio pelo quale è (come lo presenta il presidente Lenzi) parte in quarta su analisi politiche del risultato elettorale incurante di trovarsi nel tempio del sapere. Poi nel recuperare il senso di quel pubblico di accademici cita il fallimento del socialismo reale paragonandola ad una scossa sismica, nei luoghi ad alto rischio tellurico, il cui unico rimedio è il De Rerum Novarum di Leone XIII, altro che Ratzinger. Nessuna obbiezione dalla comunità scientifica. Il suo animo democristiano riemerge quando parla del divario tra il Sud e il Nord anche in ambito educativo, il tono si accende e la sua radice meridionale palpita in un petto infuocato. Nazione e costituzione riempiono la sala, un brivido garibaldino sveglia il torpore degli astanti alle parole lanciate dal pulpito come un anatema: l''Italia va incoraggiata al nord come al sud, un ponte di costruzione di pace in Europa e al centro l'individuo e la sua dignità. Parole ad effetto sicuro in un contesto extra-padano: peccato che nessuno dei suoi alleati legaioli sia lì ad ascoltarlo. Termina il sottosegretario quasi sottovoce promettendo dialogo purché ognuno rimanga al suo posto: lui al sottosegretariato per esempio. Quality assurance per il prof..Luzzatto che parla di nucleo di valutazione aiutato da una proiezioni di dati e parole chiavi. In breve: attenzione ai bari perché spesso accade che dietro le attività affini e integrative si celano le stesse materie di base e caratterizzanti e tra simili, avverte, non ci si sposa. Oggi il sistema è più rigido rispetto a prima e l'autovalutazione è la condizione per una valutazione esterna. Cammelli se la prende con la stampa che non mette in evidenza quello che funziona (una rivalità fra caste?). La verità è che l'Italia spende 1500 euro in meno all'anno per studente rispetto alla media europea e "qualunque massaia sa che chi spende poco spende male". " La nostra industria occupa 9 laureati su 100 posti di lavoro e andando avanti così si arriverà che i laureati (320.000 l'anno) non serviranno più".. "Laureato chiama laureato"dice aggiungendo che solo il 14% dei nostri dirigenti ha un titolo di studio Chi poi si è fatto da sé (vedi piccola e media industria) diffida addirittura di chi si è formato all'università. E' vero poi, ammette, che il 50% dei laureati trovano, ad un anno dalla laurea, un posto di lavoro che all'inizio non dà certo un forte reddito ma è un investimento per il futuro oltre che culturale. Il vero problema ,alla fine confessa, è riportare un equilibrio nell'occupazione femminile e della popolazione del Sud vittima di una diversa dinamica occupazionale piuttosto che di una diversa capacità formativa di quelle università.

Ultimo intervento in programma è quello del rappresentante degli Istituti cattolici, Romagnoli, preoccupato così tanto dalla fuga dei cervelli che ha messo a punto una strategia per farli ritornare concedendo borse di studio sia in uscita che in entrata. Se poi neanche la pubblica amministrazione riconosce le lauree di primo livello come la mettiamo? E anche qui un consiglio: ritornare alle lauree come si facevano una volta almeno per assicurare una preparazione dignitosa. Chiosa: Lo chiedono gli studenti. Il punto finale lo mette il presidente Lenzi del CUN vero artefice del Convegno insieme ad una lista di amici e collaboratori che gli hanno permesso di pubblicizzare adeguatamente l'evento con pubblicazioni su riviste private (Galileo) e uffici stampa a tamburo battente. Ringraziandoli tutti ne elenca i nomi e gradi di affinità parentale. Non tralascia neanche lo stuolo di hostess affaccendate nei loro mini-abitini neri che rivela essere laureande dei suoi corsi. Insomma un'unica famiglia dentro il villaggio università anticipando quell'autonomia decantata dal ministro e poi da tutti visti gli interessi in gioco. Insomma anche la massima Istituzione, il CUN, al dunque maneggia il pubblico come se fosse privato e ai privati si riferisce pagandoli con i soldi o crediti pubblici. I conflitti di interessi sono tanti e si moltiplicano nelle varie direzioni e sui diversi livelli. Nessuno fa caso a tali dichiarazioni del presidente, una prassi scontata, intrattenendosi in scambi di email tra un aperitivo e un tramezzino: è il sistema paese, è l'università.

Di Enrica Palmieri

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nives_1987
nives_1987 il 25/06/08 alle 20:30 via WEB
Ciao, hai fantasia? T piace scrivere? Vieni nel mio blog e continua la storia!! Lo gradirei molto!! Grazie da Nives, un bacio.
 
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