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INGROIA

Post n°8 pubblicato il 01 Marzo 2010 da sogni.e.realta
 
Tag: INGROIA

 IL PM DI PALERMO, INGROIA, A DEI LICEALI ROMANI: NEL DIBATTITO SULLA MAFIA SI TENDE A CONTRABBANDARE LE OPINIONI CON I FATTI

 

  di Giovanna Gueci

 

  “Non sottovalutatevi. E non sottovalutate il potere che avete di cambiare le cose”. Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia – l’allievo di Paolo Borsellino - ha aperto così l’incontro di ieri mattina con duecento ragazzi del Liceo classico “Visconti” di Roma. “Diffidate però di quello che io vi dirò – ha aggiunto provocatoriamente e con un sorriso – visto che secondo il Presidente del Consiglio alcuni magistrati sono peggiori dei criminali”. “Esercitate lo spirito critico – ha raccomandato poi ad una platea attentissima – informandovi il più possibile e tenendo presente che oggi, nel dibattito pubblico e politico sulla mafia, si tende sempre di più a contrabbandare le opinioni con i fatti”. Non manca il riferimento alla “trattativa” tra Stato e mafia: “Più che di antimafia, parlerei di un confronto continuo tra mafia e Istituzioni, considerando che lo Stato ha adottato sempre una politica di contenimento del fenomeno. Nulla di più. E come non c’è mai stata una politica antimafia dello Stato, così non c’è mai stata una politica anti-Stato da parte della mafia. Le strategie mafiose hanno un obiettivo   politico, talvolta destabilizzante e stragi-sta, ma sempre orientato a ristabilire il patto, per tornare – come si dice con un termine che va di moda – a trattare. E l’esistenza di una trattativa è una verità consacrata in sentenze definitive, anche se le indagini su protagonisti, tempi ed esiti, sono tutt’ora oggetto di indagine”.   investigativi da parte dello Stato. Una mafia sempre più liquida, penetrante, finanziaria, che esporta se stessa nel nord Italia e all’estero, ma che sopravvive grazie al consenso di alcuni e all’indifferenza di molti.   alimentate anche grazie ad un vasto movimento dal basso, dell’opinione pubblica e soprattutto dei giovani”.   . “Quello contro cui non bisogna smettere di combattere, però, - conclude – è la pretesa di impunità, che è invece alla base delle scelte legislative e politiche di questo governo. Lo scudo fiscale agevola la mafia, così come la legge sulle intercettazioni telefoniche e i tagli alla giustizia. E la pretesa di impunità è principio tipico del mafioso”. 

 

   La visita di Ingroia agli studenti, organizzata dall’Associazione stampa romana, è stata anche una riflessione storica sugli ultimi trent’anni di mafia e politica e su quel confronto a vicende alterne tra potere criminali e Istituzioni. “La mafia non è solo un problema di ordine pubblico – ha spiegato Ingroia – e Falcone stesso sosteneva che l’errore è sempre stato considerarla tale . E’ un vero e proprio sistema di potere criminale con straordinarie capacità di interagire con i poteri legali della politica e dell’economia”. Dunque, Cosa Nostra ma non solo. Una dimensione organizzativa militare, certo, violenta e criminale, ma che sempre di più lavora a rafforzare il collante esterno costituito dalla “borghesia mafiosa”, dai “colletti bianchi”, da tutti quei pezzi vitali della classe dirigente, blocco integrante del sistema mafioso garanzia di sopravvivenza anche durante i migliori successi

 

   “Non dimentichiamo mai che le due primavere palermitane, le stagioni di successo della lotta alla mafia degli anni ’80 e ’90, sono nate sull’onda emotiva seguita all’uccisione dei vertici dello Stato – Costa, Boris Giuliano, Vasile, D’Aleo, Reina, La Torre, Mattarella, Dalla Chiesa e Chinnici prima; Falcone e Borsellino poi-ma  si sono  alimentate anche grazie ad un vasto movimento dal basso, dell’opinione pubblica e soprattutto dei giovani

 

   “Cosa possiamo fare allora proprio noi giovani – chiede Pietro, III liceo – per creare quel movimento dal basso, al di fuori di stragi e delitti?”. “Dovete cogliere l’occasione, come hanno fatto i ragazzi di “Addio pizzo”, che in una notte hanno tappezzato Palermo di volantini con su scritto: un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità – ricorda Ingroia – Loro stavano per entrare nel mondo del lavoro e volevano sottrarsi al ricatto e alla schiavitù”

    Antonio Ingroia (FOTO ANSA)

 

 

 

 
 
 
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